Ciao a
tutti!
Eccoci
al nuovo capitolo.
Ringrazio
chi ha inserito questa storia nelle liste preferite, ricordate o
seguite e per chi recensisce spronandomi a continuare e anche chi
semplicemente legge.
E ora
il capitolo. BUONA LETTURA!
---ooOoo---
Non
avrei mai creduto di
desiderare di essere orfana.
Era
un pensiero cattivo e
ingiusto, ma visto quello che stavo subendo da due madri invadenti e
invasive, quello fu un pensiero automatico. Che male avevo fatto per
dover sopportare tutto questo?
«Coraggio,
Rose,
entriamo» incitò mia madre davanti alla vetrina
dell'atelier dove
avremmo dovuto trovare i migliori abiti da cerimonia.
«Mamma,
non ti sembra un
pochino presto?» chiesi, nella speranza di evitare il
problema,
almeno nell'immediato.
«Non
è troppo presto.
Servono fiori, bomboniere, vestiti, addobbi, pranzi, cerimonia... non
hai idea cosa sia organizzare il tutto. Le tue nonne ci hanno messo
sei mesi per preparare in modo perfetto. Ero quasi intenzionata a
scappare da qualche parte e sposarmi in segreto» rispose lei
ridendo
al ricordo.
«Ma
allora se non
sopportavi questo stress, perché lo fai subire a
me?». Logica
inattaccabile, rispondimi a questo!
«Rose,
ho detto che sarei
scappata, ma non l'ho fatto e quando mi sono trovata alla cerimonia
ho apprezzato ogni fiore che era stato origine di interminabili
discussioni e il menù del pranzo che mi aveva fatto venire
una
terribile emicrania. È stata una giornata magnifica e,
sebbene non
rammenti tutto perfettamente, ne conservo un ricordo prezioso e di
questo ringrazio le nonne» mi rispose e, in un certo senso,
mi fece
vergognare.
Rinunciai
a lamentarmi
oltre ed entrai nell'antro infernale.
«Buongiorno,
signora
Malfoy, signora Weasley» salutò deferente madama
McClain avanzando
verso di noi. «Cosa posso fare per voi?».
«Siamo
qui per trovare un
abito da sposa per questa splendida ragazza!»
esclamò Astoria
indicandomi.
«Oh!
Un fausto giorno,
allora. Occorre trovare qualche cosa di assolutamente adatto e
divino» cinguettò la donna battendo le mani,
facendo così
comparire due commesse in divisa. «Cominciamo subito con le
ultime
creazioni... prego, da questa parte». Ci indicò
una porta e mi
trovai in una stanza circolare con parecchi specchi a figura intera,
con tantissimi vestiti appesi alle grucce che facevano da tappezzeria
su tutte le pareti.
Le
commesse cominciarono a
far volare alcuni modelli su un'asta fluttuante accanto alla pedana
centrale.
«Signorina,
si metta lì
sopra, diritta, grazie» ordinò madama McClain.
Cosa
volevano fare?
Perplessa salii sulla pedana e la commessa trasfigurò i miei
abiti
come il modello che teneva appeso alla gruccia. Magicamente i miei
pantaloncini e la mia canottiera comparvero sull'appendiabiti e il
vestito crema, tutto tulle e pizzi, comparve addosso a me.
«Merlino!
Sono una
meringa!» esclamai guardandomi allo specchio che avevo
davanti.
«Ma
no! Guarda che belli
questi ricami!» disse Astoria.
«Ma
sono cipolle!»
replicai guardando meglio i disegni attorno allo scollo e sulla balza
in fondo alla gonna scampanata.
«Cara,
sono boccioli!»
mi illuminò la mamma.
«Beh,
allora scusami ma
sono stati fatti davvero male. Poi questa gonna è
ingombrante! Non
mi piace». Decisa. L'unica cosa che mi avrebbe salvata dal
vestito
infernale.
«Allora
proviamone un
altro» propose Astoria.
Era
così facile?
Grandioso.
La
commessa arrivò con un
altro abito e fece il passaggio con quello che avevo addosso. In men
che non si dica mi trovai dentro a un vestito stile sirena, con una
profonda scollatura e una gonna che mi stringeva sui fianchi e
scendeva aderente per poi allargarsi all'altezza del polpaccio.
«Sembro
un pesce e qui
escono tutti i cuscinetti di cellulite» dissi indicando i
miei
fianchi. Non sapevo se era più fastidioso lo strizzare o lo
strabordare dei miei adipi.
«Direi
che sei
straripante di fascino» rispose invece mia madre decisamente
allegra.
«Desidera
qualche cosa da
bere?» chiese madama McClain per mettere a mio agio.
«Qualcosina
di bello
forte... devo sopportare tanto oggi» borbottai facendo cenno
di
cambiare il vestito.
«Oh!
Questo è
fantastico!» esclamò Astoria indicando il nuovo
vestito che stava
arrivando.
Di
un beige carico, con
una profusione di tulle quasi imbarazzante, aveva un bel bustino con
scollatura a cuore e senza spalline. Al gesto secco della commessa,
il vestito cambiò ancora e mi trovai con un body tutto
stecche,
talmente stretto che dopo pochi istanti cominciai ad avere problemi a
respirare.
«Ho
bisogno di una
bombola di ossigeno!» ansimai. «E anche di un pezzo
di stoffa in
più, qui sopra» aggiunsi, indicando il mio seno
che, spinto in su
dall'eccessiva strettezza del bustino, sembrava voler uscire e
volarsene via per i fatti suoi.
«In
effetti questo
vestito è decisamente scandaloso. A tuo padre verrebbe un
colpo a
vederti così».
«Per
non parlare di
Draco. Si imbarazzerebbe così tanto da non sapere dove
guardare»
aggiunse Astoria.
«Draco?
Imbarazzato?
Stiamo parlando dello stesso Malfoy che si sedeva in giro per
Hogwarts con la Parkinson sulle ginocchia?» chiese mia madre,
lievemente ironica. Oh, oh!
«Fortunatamente
si
matura, nella vita. Adesso se gli nomini quella... donna, se
così si
può chiamare, rischi di fargli venire conati di
vomito» rispose
Astoria, senza sbilanciarsi. Interessante.
«A
proposito, che fine ha
fatto quella... donna?». Avevo l'impressione che la
sospensione
sottointendesse altre cose.
«Quello
che pensi. Ha
sposato un uomo che aveva il triplo dei suoi anni ed era su una sedia
a rotelle, e continuava a cambiare autista e addetto alla piscina con
ragazzi giovani e prestanti».
«Niente
elfi domestici?»
ridacchiò mia madre.
Ma
come erano maligne
queste due!
«Non
potrebbero servirle
a molto... ti pare» rispose l'altra ridendo.
Io
e la commessa che
aspettava con un altro abito in mano, non sapevamo dove guardare per
rimanere serie. Cosa erano costrette a sentire le mie orecchie
vergini! Provai quasi un piacere maligno a chiedere spiegazioni.
«Cosa
intende per non
servirle gli elfi domestici?».
Le
due madri si fermarono
di botto e arrossirono. Divertente prenderle in contropiede.
«Ma
no... niente»
balbettò mia madre.
«Io
comunque non respiro
più e a Scorpius non piacerebbe questa vista
pubblica» conclusi il
discorso indicandomi il petto.
Subito
la commessa cambiò
l'abito e mi trovai con un vestito liscio e scivolato, sembrava quasi
un sacco infilato per la testa. Niente ricami, né pizzi.
«Sai
cosa mi ricorda? Le
suorine che avevano l'asilo nel quartiere dove abitavamo prima di
trasferirci» commentò la mamma.
«Chi
sono le suorine?».
«Sono
delle religiose che
si sono votate in castità al Signore. Religione
Cattolica» spiegò
a Astoria.
«Allora
sarebbe un abito
adatto per il matrimonio: casta e pura verso l'altare»
sospirò la
madre di Scorpius agitando le braccia come a dipingere la scena.
Raccapricciante.
«Appunto.
Io non sono una
suora, e mi rifiuto di vestirmi come tale» risposi e feci
cenno alla
commessa di cambiare modello.
Quello
successivo, quello
dopo ancora, e l'altro e poi ancora. In tutti c'era qualche cosa che
non andava. Il colore giallo chiaro che la faceva sembrare un limone,
la gonna con lo spacco da essere indecente, il corpetto troppo
stretto da impedire la respirazione o troppo largo da sembrare
già
incinta senza neanche aver fatto sesso. Il colletto altissimo da
sembrare la gorgiera della regina Elisabetta prima, la scollatura
profonda da passeggiatrice (per essere gentili) oppure accollata da
soffocamento. Colori dal bianco abbacinante dove era necessario
mettersi gli occhiali, a tutta una serie di colori pastello da
rendere smorti anche i miei capelli rossi che facevano a pugni con
tutto.
I
pizzi troppo trasparenti
o troppo pesanti. I cristalli applicati in ordine sparso, da sembrare
un lampadario come quello della bisnonna che faceva bella mostra
nella sala di casa. Tulle, tulle, nuvole di tulle da sentirsi in un
bozzolo. Insomma, una catastrofe.
Era
quasi mezzogiorno, io
ero esausta e non avevano ancora trovato niente di decente.
«Che
carino questo»
disse Astoria mentre guardava l'ennesimo vestito.
Certo
che queste due
avevano una resistenza invidiabile. Io non riuscivo più a
stare in
piedi e loro erano pimpanti e arzille come appena sveglie. Avevo
molti dubbi invece, sul loro gusto in fatto di vestiti da sposa.
Continuavano a gioire, fare urletti e apprezzamenti su tutto quello
che mettevo, che in generale era orribile oppure, semplicemente non
mi piaceva.
E
dire che, almeno
Astoria, mi sembrava una donna di gran gusto.
«Qui
abbiamo un altro
abito... guardi i ricami e le perle applicate...» fece la
commessa,
cambiando il mio abito per l'ennesima volta. Madama McClain era
già
andata a servire qualcun altro. Lei sì che era fuggita da
quella
follia appena avuto il sentore della durata delle prove.
«Sentite,
ho una
proposta» urlai, poi, visto che non mi ascoltavano, tirai
fuori la
bacchetta e declamai a voce alta: «Aresto momentum»
bloccando
all'istante le tre donne attorno a me e facendo cessare il
cicaleccio.
Tolsi
subito l'incantesimo
e, visto il momento di silenzio che si stava prolungando, esposi la
mia idea. «Visto che questa è una sartoria, che ne
dite se mettiamo
insieme le parti di vestiti che piacevano di più?».
Le
due donne erano
entusiaste, ma più di tutti lo era la commessa che
esalò un sospiro
di sollievo.
«Cosa
hai in mente?»
chiese mia madre.
«Pensavo
alla gonna del
vestito stile impero, molto scivolato, scollatura a cuore, corpino in
pizzo e quelle maniche sino al gomito che poi si aprono a corolla
fino al polso. Che ne dite?».
«Guarda
questo macramé!
Potrebbe andare bene?» propose Astoria con una pezza di pizzo
ecrù
in mano.
«E
questo ricamo? Magari
alcuni cristalli intorno allo scollo e alle maniche» fece eco
la
mamma.
In
pochi secondi il mio
vestito immaginario, semplice e di effetto, ridiventava una gonfia
meringa con crema. Scossi la testa sconsolata e con la bacchetta
disegnai per aria l'immagine del vestito che avevo in mente. Aggiunsi
qualche cristallo, per far contenta mia madre e il macramé
in onore
di Astoria. Il risultato era stupendo, importante ed etereo.
Con
un gesto invitai tutte
a guardare in alto. «Questo è quello che voglio.
Prendete pure le
misure e fate questo modello» ordinai.
Trasferii
il disegno su un
foglio in modo che la sartoria potesse seguire il modello e,
ubbidiente, mi feci prendere le misure dal metro automatico.
«E'
stata una gran
fatica, vero Hermione cara? Però, grazie alla nostra
perseveranza ce
l'abbiamo fatta».
«Hai
ragione, Astoria,
sono davvero esausta, ma ci siamo riuscite».
Per
poco la mia mascella
non rotolò sul pavimento. Non riuscivo a credere alle mie
orecchie,
io avevo sopportato stoicamente tutta la mattina sino a mezzogiorno
passato, con i crampi allo stomaco per la fame, e loro si prendevano
il merito?
Presi
un grosso respiro.
Non era il caso di dare in escandescenze. Questa mattinata era
già
stata sufficientemente stressante.
«Che
ne dite di andare a
mangiare prima di tornare a casa?» chiesi e la mia proposta
venne
subito recepita ed accettata.
Il
piccolo ristorante che
si apriva sulla piazza, davanti alla gelateria di Fortebraccio, era
discreto e con un menù ottimo. Non erano piatti
eccessivamente
ricercati, ma sembravano decisamente buoni, da quelli che passavano
accanto al tavolo.
«Questa
mattina mi sono
proprio divertita. È stato come tornare indietro nel
tempo» disse
Astoria con aria ridente e rilassata. Certo che si era divertita.
Aveva svolazzato da un lato all'altro del camerino e ammirato tutti i
vestiti per poi riposarsi sulle comode poltroncine e sorbire il
tè e
i biscottini offerti da madama McClain.
«Hai
ragione. Ricordo
ancora quanto era stancante cercare il vestito e tutto il resto. Non
mi è sembrato così pesante oggi»
rincarò mia madre. Ci credo! Non
era lei che è rimasta in piedi per ore a mettere e togliere
chilometri di stoffa.
Mi
premetti le dita sulle
tempie. Mi stava venendo una grande emicrania.
Mi
limitai a sorridere e
feci un commento sulla bellezza del posto, poi ordinai il pranzo e
quando arrivarono i piatti, iniziai a mangiare senza partecipare alla
conversazione. Non riuscivo a concentrarmi su niente altro che non
fosse il mio letto. Un bel riposino era quello che mi serviva.
Dopo
il dolce, mi sentii
decisamente meglio. Ero pronta per tornare a casa. Avrei parlato con
Scorpius verso sera.
«Cosa
ne dite di fare due
passi nella Londra babbana? Mia madre ha ricevuto un invito per
l'inaugurazione di un centro benessere in un albergo di lusso in
centro. C'erano anche quattro buoni per trattamenti, magari potrebbe
essere divertente» propose mia madre e Astoria accolse con
entusiasmo.
«Chi
potremmo chiamare
come quarta?» chiese.
«Pensavo
di invitare mia
cognata Ginny, la moglie di Harry Potter».
«Perfetto,
così
conoscerò un'altra donna della famiglia Weasley. Sai, non
frequentiamo tante persone... con quello che è successo
venti anni
fa» rispose Astoria.
Sicuramente
si riferiva
alla fine della guerra magica. Suo marito era stato un alleato di
Voldemort e, sebbene la sua famiglia avesse finito per salvare Harry,
il nome Malfoy non era più stato in auge come prima.
Scorpius
sembrava subire meno i rovesci di fortuna. Era ben inserito a scuola
e non erano poi tanti quelli che gli rinfacciavano le origini da
Mangiamorte.
Dopo
aver chiamato la zia
Ginny, la mamma ci accompagnò in questo nuovo centro
benessere.
Essendo cresciuta tra i babbani, pur adorando il mondo magico, aveva
voluto mantenere anche le peculiarità dell'altro mondo,
imparando a
gestirsi come adulta anche in quel contesto. Dopo aver preso un taxi,
ci trovammo prestissimo a destinazione.
La
facciata dell’hotel
era pretenziosa ma efficiente. Si sentiva il profumo del lusso
discreto e di classe. Sentii un sospiro estasiato provenire dalla mia
sinistra.
«So
che mi piacerà. Lo
sento» mormorò Astoria, rapita.
«Entriamo»
esortò mia
madre, marciando davanti alla truppa come un generale alle grandi
manovre.
L’ambiente
era
raffinato, lussuoso ma distinto, senza ostentazioni.
Ci
dirigemmo al bancone,
sbirciando in giro per ammirare l’arredamento della hall.
«Certo»
esordì
l’impiegata «Venite pure da questa parte. La Spa si
trova proprio
qui dietro» e ci condusse lungo un corridoio illuminato sino
a una
porta che si apriva in un ampio salone ricoperto tutto di marmo. In
mezzo alle colonne corinzie, una grande vasca piena d'acqua azzurra e
invitante, faceva da specchio alle volte impreziosite da mosaici
dorati.
Parecchi
lettini erano
posizionati intorno alla vasca, distribuiti a gruppi in modo da
creare dei veri salottini di conversazione.
Una
ragazza sorridente,
abbigliata con un camice bianco di ordinanza e la targhetta con il
nome Cloe, ci accolse gentilmente, mentre la nostra accompagnatrice
consegnava i coupon e tornava alla reception.
«Avete
un trattamento
completo... signore, posso consigliarvi un massaggio? Abbiamo sauna e
vasche idromassaggio. Se volete abbiamo diverse tecniche di
rilassamento orientali... avete delle preferenze?».
L'elenco
presentato
insieme alla brochure mi aveva confuso la testa ancora di
più. Per
me era così nuovo tutto quell'ambiente che guardai smarrita
le tre
donne che, in teoria, ne sapevano più di me.
«Sauna
e massaggio, per
cominciare» rispose Astoria.
«Da
questa parte,
allora».
Ci
condusse agli
spogliatoi dove lasciammo i vestiti e coperte con teli e piccole
spugne per il viso, fummo accompagnate in una stanza circolare con
tre gradoni dove sedersi. Pochi istanti dopo iniziammo a sudare
copiosamente per il calore che c'era.
«Rilassante»
sospirò
zia Ginny, coricata su un gradone con gocce che scendeva dalla pelle.
Beh,
rilassante... mi
mancava il fiato, ero bagnata fradicia tanto che avevo gli occhi che
bruciavano dal sudore e mi sentivo talmente fiacca da essere
sull'ordine dello svenimento. Il cuore mi galoppava talmente che
pareva voler uscire.
«Quanto
dobbiamo restare
qui?» chiesi impaziente.
«Dieci
minuti, non di
più» rispose mia madre, appoggiandosi e chiudendo
gli occhi.
«Poi
ci gettiamo nella
neve?». Avevo letto qualcosa del genere, sulla Finlandia.
«Non
credo ci sia la neve
qui» mi corresse Astoria.
Qualsiasi
cosa ma io
volevo acqua fresca.
Non
mi sembra vero quando
pochi minuti dopo, passiamo in una vasca più fredda, per poi
asciugarci, pronte per il massaggio.
Per
ora, più che
coccolata, mi sono sentita traumatizzata da caldo e freddo.
Mi
trovai insieme a zia
Ginny in una saletta con due lettini sui quali coricarsi per i
massaggi. Mia madre e Astoria avevano scelto di andare in coppia in
un'altra saletta. Avevo quasi paura pensare a quello che potevano
confidarsi e complottare per questo matrimonio. Già quello
che era
successo nella giornata faceva parte degli incubi. La cosa poteva
solo peggiorare.
«Buon
pomeriggio,
signore. Sono Amy e lei è Jane. Ci
occuperemo di voi oggi»
si presentò un'ombra alle nostre spalle, per poi mettersi al
mio
fianco.
Un
brivido mi scosse dal
profondo. Era un nome femminile, ma la sua voce era tutto tranne
portatrice di cromosoma XX. Era profonda, roca, maschile... ricordava
quella di Hagrid a Hogwarts.
Mi
voltai leggermente e
notai parecchia peluria sugli avambracci taurini e sul labbro
superiore. Mio Dio! Sembrava un uomo.
Accanto
a me, sentii zia
Ginny singhiozzare. O stava per mettersi a ridere o si era
spaventata. Io, per quanto mi riguardava, ero propensa alla seconda
ipotesi: quella massaggiatrice aveva due mani che sembravano pale e
mi avrebbe spezzata come un rametto di vischio strappato dal
cespuglio.
«Ma
che bella
ragazzina... bellissima schiena, perfetta... morbida ed elastica...
è
un po' contratta... è tesa?». La donna barbuta
borbottava
baritonale, continuava a parlare come un continuo ronzio nelle
orecchie. Dovevo rispondere oppure erano commenti retorici?
«Ehm...
è tanto che fai
questo lavoro?» chiesi, tanto per fare conversazione.
«Prima
facevo il
giardiniere» rispose.
Il?
Nello stesso momento
in cui mi facevo quella domanda, le sue dita affondarono nelle
scapole strappandomi un gemito. Oddio! Non sono un vaso di terriccio!
«Sei
contratta... adesso
ci penso io» borbottava ancora.
Non
so se era una
promessa... mi sembrava più una minaccia.
Mentre
zia Ginny si stava
rilassando sotto le mani delicate e sapienti della sua
massaggiatrice, alta e flessuosa come un giunco, io ero alle prese
con le mosse da lottatore di sumo della mia Amy. Secondo me era un
uomo che aveva cercato di diventare donna, ma devo ammettere che
anche Scorpius era più carino nei panni di Shaula, ed era
tutto
dire!
Sentii
degli strani rumori
alle mie spalle, oltre alle pale che smanettavano senza
pietà i miei
poveri muscoli polverizzati. Qui si rischiavano anche le ossa!
Speravo solo che non volesse salire su di me per camminarmi sulla
schiena. Avevo letto da qualche parte che in alcune culture era uso
questo genere di massaggio, ma fatto da questa specie di valchiria,
era meglio evitare!
Non
so quanto tempo rimasi
sotto le sue grinfie, ma qualunque fosse il lasso di tempo, era
comunque troppo.
Per
essere una giornata
rilassante… mai più. Non avrei più
seguito mia madre nelle sue
avventure, qualsiasi cosa fosse successa!
Cominciò
a darmi dei
colpetti energici alla schiena. Energici… più che
energici!
Non
sapevo più neanche a
che santo votarmi per salvare la pelle. E la mia bacchetta era tra le
mani della mia esimia madre. In balia di questa aratrice.
Addio,
Scorpius. Ti ho
amato tanto, speravo di passare altro tempo con te, ma, come leggerai
sul mio necrologio, qui giace l’unica strega uccisa a causa
di un
massaggio troppo energico fatto da una babbana. Pensai.
Poteva
anche essere una barzelletta. Albus e Roxy avrebbero riso alle
lacrime e Fred e Lily gli avrebbero fatto compagnia.
Forse
l’unico a cui
sarei mancata era Hugo. Ero comunque la sua adorata sorellina!
«Ecco
fatto». Altra
manata aperta tra le scapole. «Abbiamo finito!».
La
donna barbuta non fece
in tempo a finire la frase che ero già scattata a sedere per
poi
allontanarmi cautamente dalla sua ragguardevole mole.
In
effetti, paragonarla a
un lottatore di sumo, non avevo sbagliato di molto.
Non
appena feci qualche
passo, mi sentii stranamente leggera.
«Si
sente bene?» chiese
ancora, squadrandomi con aria preoccupata. Anche zia Ginny mi
guardava, pronta a intervenire.
Cominciai
a roteare spalle
e collo, a muovere cautamente il mio corpo bistrattato e…
«Sì.
Sto decisamente
bene» mormorai incredula.
Ero
stata sbattuta come un
materasso con il battipanni e, a parte un leggero indolenzimento, mi
sentivo in formissima. Ero sbalordita e incredula.
«Sono
contenta. Era il
mio primo massaggio. Avevo paura di causare traumi»
confessò
candidamente, mentre io sbiancavo dalla paura e dal sollievo per il
mancato danno.
«Ehm…
è stata
bravissima. Lo consiglieremo alle nostre amiche» assicurai,
facendomi guadagnare un enorme giallognolo sorriso storto della
massaggiatrice.
Nella
mia mente già
spuntavo un elenco delle compagne di Hogwarts più
antipatiche da
fargli subire questa tortura. Nella vita bisogna essere creativi!
«Tesoro,
come va?»
esordì mia madre avvolta nell'accappatoio, mollemente
sdraiata sul
lettino a fianco della grande vasca. Accanto a lei, Astoria stava
sfogliando una rivista, commentando alcune foto statiche. Erano
davvero diverse rispetto alle nostre mobili.
«Rose,
dovresti vedere
questi abiti. Che sciatteria queste donne! E dire che si definiscono
star» commentò lei, indicando un riquadro.
Bah.
Mi sdraiai sul
lettino con un gran sospiro. Era stata una giornata estenuante. Se
questa mattina mi era sembrata faticosa, il pomeriggio non era stato
tanto più rilassante. Avevo fatto la sauna, un massaggio
che,
sebbene lo avessi gradito, ne avevo sentito i vantaggi solo dopo.
Un
cameriere arrivò
portando quattro bicchieri pieni di liquido rosso-arancionato che
somigliava tanto al mio colore dei capelli.
«Un
frullato depurativo»
annunciò posando i quattro calici sul tavolino accanto a noi.
Certo
che ci trattavano
proprio bene.
Presi
il beverone con una
certa titubanza e provai a sorseggiarlo. Non appena le mie labbra
toccarono il liquido, sentii il solito caldo sapore e spalancai gli
occhi stupita, guardando le altre donne che avevano la mia stessa
reazione.
Sebbene
il colore non
fosse il solito, all'interno dei bicchieri c'era una normalissima
burrobirra. Ma cosa ci faceva questa bevanda nel mondo dei babbani?
«Ma
come...» borbotta
mia madre, lasciando in sospeso la frase prima di comprometterci,
soprattutto perché accanto a noi si siede una persona che
subito non
riconosco.
«Buona
giornata, signore»
disse l'uomo totalmente coperto da un accappatoio.
Mi
voltai di scatto verso
questa figura. Chi era? Cosa voleva da loro?
«Bevete
pure. Sicuramente
meglio di quella brodaglia che vi volevano propinare. Personalmente
sono più favorevole a qualche cosa di più forte,
ma anche la cara
vecchia dolce e calda burrobirra, da le sue soddisfazioni».
Sorrisi.
Questa voce l'avevo già sentita.
Nello
stesso momento in
cui capivo chi c'era sotto l'accappatoio, entrò nella sala
anche un
altro personaggio, ammantato con l'accappatoio, ma più
coraggioso e
incurante nel farsi riconoscere.
Con
un gran sorriso si
diresse verso di noi.
«Scorpius!
Ma perché non
ti sei nascosto? Non ci si riesce più a divertire con
te!» si
lamentò l'incappucciato, mentre io gli toglievo la copertura
dicendo.
«Smettila,
Blaike».
«Signorina,
un po' di
contegno, non può mettermi le mani addosso in luogo
pubblico»
protestò.
«Non
sicuramente a te...
a lui sì» ribattei io, alzandomi e abbracciando il
mio ragazzo.
Ero
così felice di
vederlo, dopo una giornata simile!
«Cari,
ci avete seguite?»
chiese Astoria, sorridendo benevolmente.
«Io
no di sicuro. Volevo
vedere questa Spa di cui mi hanno parlato tanto bene... ma non mi ha
impressionato. Era lui che continuava a tormentarmi» disse
Zabini
ghignando, facendo poi l'imitazione di un ragazzo effeminato e
parlando in falsetto. «Devo andare da lei. Mi manca la mia
Rosie.
Chissà cosa subirà oggi!» per poi
tornare con il tono normale.
«Secondo me voleva essere sicuro che non fossi scappata per
paura».
In
effetti ero stata
tentata.
«Ma
figurati! Si è
divertita tantissimo!» replicò convinta Astoria,
mia madre annuì e
io sbuffai e roteai gli occhi verso l'alto. Convinte loro!
---ooOoo---
angolino
mio:
giornata
decisamente no per la povera Rose. Ha subito le prove dei vestiti ed
è stata ripiegata come una bustina da te da una
massaggiatrice
trans. E Scorpius sapeva a cosa andava incontro ed era preoccupato.
Certo che farsi accompagnare da Zabini...
spero
che questo capitolo vi abbia divertito. Alcune cose erano carine ma
mi sono arenata e ci ho messo più tempo del previsto per
finirlo.
Comunque dal prossimo capitolo ritorneremo nel pieno della storia.
Ringrazio
anche le ragazze che hanno recensito, ma di cui non userò il
nick in
questa storia in quanto li ho già usati nella precedente e
non
potrei cambiare, grazie a EmyliRavenclaw (nella storia precedente, la
strega assassina), Babyramone (commessa magiestetista), La
Divoralibri (soprannome di Molly jr).
Grazie
ancora per l'attenzione e per i numerosi commenti.
Alla
prossima settimana
baciotti
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