Il persecutore della verità

di PathosPie
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Io...non sono normale. Sono ancora molto giovane, e quindi definirsi anormali è normale, ma...questa volta è diverso, ne sono sicuro. Ricordo ancora quell'evento.

Mi sentivo molto vuoto: il cibo non mi donava allegria , stare con i miei amici nemmeno. L'unica abitudine che avevo era quella di camminare da solo, verso un parco giochi, ad osservare i bambini che si divertivano e che erano più felici di me. Io appuntavo ciò che scaturiva la gioia di quei pargoli. Non parlavo nemmeno con i miei genitori, che erano estremamente preoccupati per la mia condizione. Avevano chiamato psicologi di ogni genere, inutilmente: io disteso su uno di quei letti, loro con quel taccuino in mano e gli occhiali scintillanti; io che non parlavo, loro che insistevano e che alla fine si arrendevano, consigliando ai miei parenti di portarmi da altri loro colleghi.

Secondo i miei, avevo sviluppato una sorta di depressione sin dalla nascita, poiché neanche a quei tempi mostravo una qualsiasi forma di felicità. Ero un bambino particolare.

Poi..l'evento. Continuavo la mia solita e triste routine quotidiana, dirigendomi verso il mio solito parco. Solo che era vuoto. Nessuna traccia di nessun pargolo.

Mi resi conto che doveva essere successo qualcosa: infatti, sentii i loro schiamazzi e le loro risate. C'era una persona davvero strana. Stava giocando con i bambini. E non parlava, nè faceva chissà, quali gesti. Lui, non parlava, si divertiva e basta.

Io lo osservavo, felice. Poi, a un tratto, il botto: il mio corpo iniziò a essere pervaso da un leggero tremolio, che aumentò sempre d'intensità.

"Ecco. Il mio obiettivo. Il mio sogno" Tale pensiero mi balenò. E avvenne. Avvertii la sensazione più dolce del mondo: nelle mie vene scorreva del miele, lo sentivo, la mia anima era fatta di latte. Il mio problema era all'interno: se avessi avuto la modalità di risolverlo, riflettendo. Forse, avrei capito. E quindi, adesso, non parlo praticamente più. L'unico modo con cui comunico ora è tramite due marionette che ho chiamato Choco e Late.

Ma da adesso, le cose non sono state facili...





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