Ebbene, siamo qui oggi
riunite perchè Lale ha avuto un'altra follia creativa a suo
parere molto molto intrigante! Non so se chiamarla Short Fic o
considerarla una FF a tutti gli effetti. E' composta di cinque massimo
sei capitoli e quattro sono già scritti, per cui niente
paura, verrà assolutamente terminata. Spero vi piaccia, come
a me è piaciuta scriverla.
Nota: E' ambientata
nel futuro, per cui se leggete qualcosa di strano e che al momento non
si trova in commercio o comunque non esiste, non temete, è
tutto calcolato e fa parte della storia. Ah dimenticavo, i Tokio Hotel
(per loro fortuna) non mi appartengono e questo scritto è
tutto frutto della mia fantasia (anche perchè è
ambientata nel 2019 vedete un po' voi ^^).
Enjoy!
Prologo.
I'm looking at you through the
glass, don't know how much time has passed.
Oh God, it feels like forever, but no one never tells you that forever
feels like home.
Sitting all alone, inside your head.
Ti guardo attraverso
il vetro, non so quanto tempo sia passato.
O Dio, sembra sia per
sempre, ma nessuno ti ha detto che per sempre sembra casa.
Seduta da sola, nella
tua testa.
Camminava
velocemente sui suoi scomodi tacchi di pelle nera in quella caotica via
del centro di Berlino, era in ritardo, nuovamente. Il rumore del
traffico mattiniero le impediva di capire perfettamente ciò
che le veniva detto nell'auricolare del bluetooth e se lo spingeva
nervosamente nell'orecchio rischiando di farlo entrare nel timpano. Era
il tipo di donna che odiava chi faceva ritardo, ma non riusciva a non
prendersi dieci minuti sull'orario d'ingresso in ufficio, mai. Forse
succedeva perchè ogni volta che metteva piede fuori casa ad
un orario decente qualcosa di imprevisto le accadeva come se il suo
karma la volesse punire. Per lei era più una condanna il
ritardo, che una fattore di distrazione. Senza contare che con ben due
cellulari in mano che vibravano ad interrmittenza dalla mattina alla
sera ed un matrimonio da organizzare, avrebbe voluto allungare la
giornata e farla diventare di cinquanta ore, così da poter
fare tutto senza problemi. Stringeva l'agenda sotto un braccio, le
chiavi della macchina infilate all'indice tramite l'anellino del
portachiavi, il bluetooth nell'orecchio, la 24 ore a tracolla e la
borsa in spalla. Oltre all'allungamento della giornata avrebbe avuto
bisogno di un trapianto di braccia. Aveva saputo che la chirurgia aveva
fatto passi avanti in quel campo, avrebbe potuto farci un pensierino e
diventare la prima donna polipo al mondo.
Michelle Essen era una donna in carriera; una donna in carriera che si
stava sposando e da circa cinque mesi a quella parte era diventata
nevrotica, irascibile e incontenibilmente stressata, più
stressata del solito, il che voleva dire toccare picchi decisamente
alti. Il ticchettio delle sue costose scarpe di pelle nera scandivano
il ritmo dei suoi passi, accompagnati dalle urla isteriche che riusciva
a produrre la sua voce in quel momento di grandissima crisi.
- Ho detto Tulipani, non Fresie, io odio le Fresie! - disse decisa
sentendo l'altro telefono vibrare nella mano destra.
- Un secondo, ho un'altra chiamata in linea - spinse il silenzioso sul
tasto del primo cellulare e rispose alla chiamata del secondo - Pronto?
-
Una voce calda e familiare le arrivò all'orecchio, non ci
mise molto a riconoscerlo e a non farlo finire di parlare - Ciao
amor...-
- Benji dio santo, ti sto chiamando da un'ora! - lo investì
Michelle con il tono più calmo che potesse fare,
così somigliante a quello di una persona insana mentalmente.
- Che è successo? - rispose il suo futuro marito, esasperato.
- Mi ha chiamato il sarto poco fa, mi ha detto che oggi devi andare un
attimo lì a misurare la giacca -
- Ma ci sono stato l'altro ieri! - sbuffò l'uomo dall'altro
lato del telefono.
- Non lo chiedere a me, io oggi devo fare trecentomila cose e non so se
riuscirò a pranzare, comunque, sto parlando con il fiorario,
hanno sbagliato a prendere l'ordinazione dei fiori, stanno mettendo le
Fresie Benji, le Fresie, ti rendi conto?! - squittì Michelle
girando l'angolo.
- Tu odi le Fresie amore mio dolcissimo - la prese in giro il suo
futuro marito non nascondendo una risatina.
- Non ridere idiota, la cosa è gravissima, ora devo andare,
ci sentiamo dopotiamociao - chiuse il telefono senza neanche aspettare
la risposta e ritornò alla chiamata con la segretaria del
vivaio sull'altro cellulare.
- Ho detto che voglio i Tulipani - riprese a dire la donna accelerando
il passo.
- Signorina le ho già spiegato che non è periodo
di Tulipani - rispose cordialmente la ragazza non sapendo
più in che lingua dirglielo.
- Non mi interessa, fateli arrivare dall'Olanda, io voglio i Tulipani! -
- Ci sono delle bellissime Orchidee bianch...-
- I Tulipani! - gridò Michelle girando nuovamente l'angolo e
sentendo il corpo di un estraneo scontrarsi contro il suo. Uno degli
imprevisti di guardarsi i piedi mentre si cammina, urlare parlando al
telefono mentre si è intenti a leggere la rubrica dell'altro
cellulare per trovare il numero del ristorante del pranzo di nozze. La
borsa cadde per terra e la vide chiaramente scendere a capofitto sul
marciapiede grigio e afflosciarsi di lato. La signorina all'orecchio
continuava a ripeterle alternative ai Tulipani e lei alzò
gli occhi di scatto verso il corpo estraneo che l'aveva colpita.
- Ma vuoi stare attento a dove vai? - gridò forte verso
l'uomo che le era venuto addosso. Lo fissò negli occhi e
corrugò la fronte.
- Veramente sei tu che non guardavi dove andavi - rispose gentilmente
la voce della persona di fronte a lei abbassandosi per riprenderle la
borsa e porgergliela.
Nel frattempo la signorina al telefono temendo che quel grido disumano
si riferisse a lei aveva terminato di elencarle la lista dei fiori
disponibili e attendeva che ci fossero segni di vita da parte della
donna.
- Non c'entra - si stizzì Michelle prendendo la borsa dalla
sua mano e girandogli le spalle - Pronto? Mi sente? -
Continuò a camminare più velocemente verso
l'ingresso dell'ufficio reggendo la borsa sotto il braccio, cercando di
mettere le chiavi della macchina all'interno.
- Che ne dice delle Rose verdi? -
- Le Rose verdi? - chiese Michelle perplessa.
- E' un nuovo incrocio che stiamo provando in via sperimentale, sono
molto belle, può venirle a vedere quando vuole, sono qui in
vivaio -
La donna entrò come un razzo nelle porte del grande palazzo
di vetri che ospitava il suo ufficio fiondandosi dentro l'ascensore che
si chiudeva lentamente. Si appoggiò alla parete dorata
sospirando rumorosamente
- Va bene, appeno trovo cinque minuti verrò a vedere queste
Rose verdi - disse chiudendo la chiamata e aspettando che le porte di
fronte a lei si aprissero.
Guardò l'orologio del telefono e sgranò gli occhi
lanciandosi fuori dall'abitacolo appena le porte gliene dettero
l'occasione. Corse sulla moquette ed evitò qualche persona
che camminava nel senso opposto, arrivando al suo ufficio ed entrando
di gran carriera, lanciando tutto per terra: il telefono stava
squillando.
- Pronto? - rispose Michelle senza fiato.
- Michelle - una voce profonda chiamò il suo nome in modo
austero e le fece rabbrividire - Ti sto chiamando da cinque minuti e
rispondi solo ora, dove sei stata? -
- Capo - disse lei sorpresa - Sono qui, dove vuoi che fossi? - rispose
nervosamente facendo il giro della scrivania e sedendosi sulla sua
poltrona di pelle nera.
- In effetti mi era parso di vedere qualcuno molto simile a te correre
in corridoio, ma devo essermi sbagliato - disse l'uomo ironicamente.
- Sicuramente - rispose lei annuendo e mordendosi il labbro, si
girò verso la finestra ammirando il panorama su Berlino e si
afflosciò su se stessa - Posso fare qualcosa per te? -
- Si - disse sicuro - Rilassati e lavora -
- Certo capo - rispose lei sorridendo e chiudendo la chiamata. In
effetti le sarebbe piaciuto sapere come ci si potesse rilassare
lavorando ma non volle porsi ulteriori domande. Si appoggiò
allo schienale della sedie e vagò con lo sguardo nel suo
ufficio cercando di ricordarsi mentalmente dove aveva messo la sua
agenda. Molti le chiedevano come mai nel 2019 continuasse a tenere
un'agenda di carta, scritta addirittura a penna. Ma lei continuava a
rispondere che le cose se le ricordava meglio se le scriveva di suo
pugno. Alla soglia dei trentadue anni, c'erano ancora molte cose che
rimpiangeva del passato, come i cari e vecchi diari fatti di pagine
vere, che si potevano toccare e sentire sotto le dita. Ora invece tutti
erano passati al digitale, e di cartaceo non c'era quasi più
niente. I pc dell'ufficio erano collegati tra loro, e se c'erano
appuntamenti o note venivano spedite via internet. Quella mattina ad
esempio, avrebbe avuto due appuntamenti con due gruppi diversi, e se
non se lo fosse scritto lei sull'agenda non se lo sarebbe mai
ricordato. Per fortuna che questo digitale non lo odiasse poi
così tanto. Accese il computer e vide gli appuntamenti
trascritti per quella giornata. Il suo compito all'interno della Warner
Music era quello di scoprire nuovi gruppi, nuovi cantanti, insomma i
nuovi talenti musicali della Germania e di produrli nel caso valesse la
pena; era una brava produttrice, anche se ancora giovane si era fatta
le ossa con il tempo. Ascoltava moltissima musica, ed era fervente fan
dell'Indie, che sosteneva a spada tratta. Nonostante le scarpe da
500€ ai piedi, il suo era serio animo rock, l'involucro che la
conteneva erano soltanto vestiti.
- Chris - chiamò ad alta voce dalla poltrona cercando ancora
l'agenda con gli occhi - Chris, vieni qui -
Christopher il suo assistente entrò nella stanza senza
bussare e la guardò con gli occhi sgranati ed il fiatone.
- Che c'è? - chiese ansimando -
- Hai visto la mia agenda? -
- Forse te l'avrà rubata qualche vecchietta pensando che
fosse una copia della Bibbia del XIX secolo -
- Idiota - lo apostrofò Michelle cercando nella borsa - Qui
non c'è! -
- Oh mio dio devo chiamare la biblioteca nazionale - scherzò
Chris - Forse l'hanno appena archiviata nei loro scaffali -
- Vuoi essere licenziato? - chiese Michelle con il fuoco negli occhi -
Aiutami a cercarla -
Il ragazzo sbuffò e cominciò a cercare il
prezioso oggetto non con troppa voglia, la perdeva sempre, e la
ritrovava altrettante volte.
- Michelle, sei proprio anziana, eppure hai due cellulari che ti fanno
anche il caffè macchiato, non capisco perchè ti
ostini ad usare quella "cosa" -
- Dentro quella "cosa" - chiarì la donna - C'è
tutta la mia vita; la disposizione degli invitati al matrimonio, gli
appuntamenti, i numeri di telefono, tutto capito? Se la perdo sono
morta! - disse con la voce incrinata, mettendosi quasi a piangere -
Devo trovarla a costo di setacciare questo ufficio -
- Ma sei sicura che sia qui? - chiese Chris dubbioso - Sei entrata da
quella porta e ce l'avevi con te? -
- Certo che si - berciò Michelle alzandosi dalla poltrona,
ma non ne era troppo sicura neanche lei. Mise una mano sotto al mento e
si guardò intorno - Che ore sono? -
- Le 9.30 - disse Chris guardandola.
- Beh ci penseremo dopo, andiamo in sala ci saranno già i...
-
- I...? -
- Non mi ricordo il nome, ma vabbè, quelli... -
- Ah si, i Ciarlis -
- Bel nome del cazzo, se sono bravi dobbiamo farglielo cambiare, inizia
a farti funzionare il cervellino - Non sapendo cosa portarsi dietro,
perchè solitamente si portava l'agenda, prese i cellulari ed
il portatile chiuso sulla scrivania, uscendo a testa alta dall'ufficio
seguita da Chris.
- Sei tu quella che dovrebbe occuparsi di queste cose -
scandì l'assistente affiancandosi alla figura della donna e
sorridendo sornione.
- Lo so tesoro, ma tu guarda caso lavori per me e con me, e ti ricordo
che io ho talmente tante cose da fare che non ho tempo neanche per
mangiare...-
- Tu non mangi per entrare nel vestito, il che è diverso -
si permise di dire il ragazzo guardandola serio.
- Ehi tu - si girò Michelle lanciandogli un'occhiataccia -
Cos'è tutta questa confidenza? -
- Me la sono presa da quando mi hai raccontato la storia della tua
vita, ovvero dopo due giorni che lavoravo qui -
- Si beh, sono un tipo socievole - disse la donna facendo finta di
essere offesa e schiacciando il bottone dorato dell'ascensore - Ma sono
sempre più vecchia di te, per cui porta rispetto alle
signore anziane -
- Si scusami nonna - scherzò il biondino appoggiandosi al
muro.
- Ora non esagerare, nonna no, zia casomai -
- Ti porto rispetto solo perchè sei nata negli anni '80 e
sei una figa per forza di cose -
Michelle scoppiò a ridere notando le porte che si aprivano
di fronte a lei e facendosi spazio tra la gente che scendeva
dall'ascensore.
- Strano che non ti veda con i capelli cotonati e le spalline imbottite
allora - disse lei continuando a sorridere, schiacciando il tasto
numero cinque e poggiandosi alle pareti del mezzo - Sarebbe esilarante -
- Vedi, vedi che sono un genio! - rispose Chris alzando le mani al
cielo - Se questi qua sono bravi li possiamo lanciare in puro stile
80ies, che ne pensi? Vita alta, cotonature e giacche fosforescenti! -
- Mah, la vita alta è appena tornata di moda, dici che
dovremmo sfruttare l'onda? -
- Assolutamente - continuò Chris eccitato - Sarebbe figo,
come un ritorno indietro nel tempo.-
- Non mi ricordo neanche che genere fanno - Michelle guardò
i cellulari per leggere se nell'agenda elettronica degli appuntamenti
aveva segnato qualcosa, ma ovviamente aveva scritto tutto sull'agenda
lasciando per il pc e il cellulare informazioni puramente generali.
- Non importa il genere, possiamo plasmare chiunque, lo sai,
è la nostra forza -
- Sai fino a dieci anni fa se mi avessero fatto un discorso del genere
probabilmente avrei sparato al mio interlocutore - rispose la mora
uscendo dall'ascensore e precedendo Chris.
- Dieci anni fa - continuò l'assistente - Non avevi delle
Paciotti da 547 € ai piedi -
- Vero - annuì Michelle - Ma lo sai che il mio animo
è ribelle -
- Lo so - rispose lui precendola e appoggiandosi alla porta della sala
d'incisione e aprendola per far entrare Michelle.
Un'altra giornata era cominciata, con il piede sbagliato forse, ma
probabilmente quello assolutamente giusto.
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Ai posteri l'ardua
sentenza. ^^
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