Ero solo un
uomo
- “Ho voglia di raccontarti una storia,
credo che ormai sia arrivato il momento non credi?” chiese lo
Shinigami al corpo morto del suo ‘amico’, Raito.
“Oh si giusto, non puoi rispondermi!... sei…
andato, defunto, tra-pa-ssa-to!” scandì bene le
ultime parole, poi, sghignazzò tra se chiudendogli gli occhi
ancora spalancati e opachi. Il volto del ragazzo era sfigurato, fermo
nell’ultimo attimo di morte, gli zigomi più
appuntiti, la bava fredda che ancora gli colava dagli angoli della
bocca aperta e il sangue che ricopriva ancora l’intero corpo,
su quelle scale dove era morto. “… si Raito, ho
una storia da raccontarti… la mia! Eh ehehehe!” il
suo era un riso amaro, le parole nascondevano una lunga sofferenza, era
seduto al suo fianco, e poteva osservarlo con chiarezza
“… sai io… anche io un tempo ero un
uomo, proprio come lo sei… OPS… lo eri tu poco
fa. Ero bello, modestamente, e anche in carriera, però, ero
solo un uomo, vivevo una vita dissoluta, da solo, in una vecchia casa,
quella dei miei genitori, morti da tempo, beh si avevo quindici anni
quando morirono, forse per questo non sono mai stato come gli altri, io
ero come una piaga, cattivo e subdolo, soprattutto con i miei compagni
di classe. Quando poi cominciai a lavorare, semplicemente mi chiusi in
me stesso; ero capace di rubare le commissioni ai miei colleghi senza
che se ne rendessero conto, così accumulavo denaro che, per
la maggior parte sperperavo o ‘investivo’ in
sakè e birra cinese scadente. Bevevo come una spugna ogni
sera, perché solo così riuscivo ad addormentarmi,
mi assopivo stremato su una delle mie poltrone più scomode e
poi mi svegliavo più nervoso e più frustrato di
prima. Si, puoi dirlo, facevo schifo… un po’ come
te caro Raito, la tua sete di potere ti ha distrutto, dovresti vederti
sai, sei proprio orribile, con tutto quel sangue uhuhuh!”
riprese a sghignazzare, la situazione lo divertiva particolarmente; gli
aggiustò una ciocca di capelli con le sue lunghe dita
scheletriche e continuò a ridere tra se finché
non calò il silenzio.
“La storia non finisce di certo così,
dov’ero rimasto… oh certo, al punto in cu bevevo,
certo ancora adesso bevo, ma solo sidro heheheh…”
si auto elogiò per la divertente battuta e riprese
“… la mia vita continuò così
per molto tempo, se non fossi morto per l’incidente, per
quell’auto che consumò il mio corpo
sull’asfalto per mezzo chilometro, sarei morto per
l’alcool, il mio fegato non avrebbe più resistito,
anche perché mangiavo sempre meno giorno dopo giorno. Prima
della mia fine, però, accadde qualcosa che non mi sarei mai
aspettato: Yukino. Lei era una mia collega, mi era anche capitato di
fregarle qualche committente, lavoravamo nello stesso ufficio e non mi
ero mai accorto di quanto mi ronzasse intorno fin quando poi mi resi
conto che ogni giorno mi portava qualcosa da mangiare; poi,
le attenzioni crebbero, mi fotocopiava circolari che non avrei mai
letto, mi passava documenti importanti e quant’altro e io non
mi degnavo mai di ringraziarla ne di accennare ad un sorriso, poi un
giorno… mi parlò!” un attimo di
silenzio per raccogliere pensieri e sentimenti reconditi, si
guardò le mani, i palmi, il dorso e ricominciò
“Nessun collega mi si avvicinava, non ero un tipo amichevole
e poi ero scostante con tutti, non capivo perché lei,
invece, si ostinasse. No, non l’ho mai apprezzata, lei era
bellissima, e solo ora me ne accorgo, all’epoca per me
esistevo solo io e la bottiglia. Hahaheheheh” rise di gusto
per un po’, poi scorse il suo profilo mostruoso nella pozza
di sangue e si interruppe bruscamente. Osservò il corpo di
Raito riverso con la schiena sulle scale, quella fioca luce che gli
illuminava il volto lo trasfigurava maggiormente, non era affatto un
bello spettacolo, ma divertiva Ryuk, era quella la fine che si era
meritato, pensava. “Caro mio, anche tu hai avuto la tua
occasione, Misa-Misa ti adorava, proprio come Yuki adorava me. Un
giorno, decisi di darmi malato al lavoro, volevo stare un po’
da solo e, bere un po’, volevo disegnare qualche altra scena
del fumetto che stavo scrivendo (parlava di un ubriacone ovviamente) e
bere ancora. Verso il mezzo dì, sorpresa, Yukino si
presentò alla mia porta… chissà poi
come facesse a sapere dove abitavo… beh i misteri della
vita. Era bellissima Raito, con quella sua pelle bianchissima e le
labbra rosse come ciliegie, i capelli neri e dritti come spaghetti le
incorniciavano il viso, quello che mi colpì di
più erano i suoi grandi occhi color nocciola che mi
sorridevano, ma ero davvero uno straccio e me ne fregai; in sostanza la
trattai male per tutto il tempo che rimase da me, in fondo ero ubriaco
no? Hahauhauhauhauha!” questi slanci di riso erano davvero
frequenti, si divertiva a raccontare le proprie disgrazie quanto quelle
degli altri, pur non avendo bisogno di riprendere fiato si
fermò, scosse la testa, diede un morso alla sua ultima mela
giornaliera e riprese a parlare “Mi preparò da
mangiare, mi raccontò qualcosa di se che ora non ricordo,
anche perché ero fatto dalla testa ai piedi, dormii tutto il
pomeriggio, e quando mi svegliai lei era ancora lì, non
capivo se facesse finta di non capire o cos’altro, in fondo
io non le davo corda, non le rispondevo, fatto sta che rimase anche per
la cena, preparata da lei, questa volta senza dire una parola e senza
farmi alcuna domanda, forse era meglio così, meglio non
sapere niente e di certo io non le avrei risposto. Mangiai solo un
piatto, lei altrettanto, aspettò finché non
tornai lucido e cioè quando riuscii a trovare di nuovo la
bottiglia a quel punto mi fermò… mi disse che mi
amava ahahaha… cioè amava un lurido ubriacone,
approfittatore ed ipocrita. Fu in quel momento che la mia mente
partorì una delle idee più sporche che avevo mai
osato pensare: la baciai e lei divenne la mia adoratrice personale,
smisi di bere solo in sua presenza per mantenere le apparenze, facevo
finta di essere quello che non ero proprio come te con Misachan, ti ha
amato e ti ama ancora, pensa che tu sia ancora vivo che sciocca illusa
ahahaha!...” questa volta continuò senza fermarsi,
un fantasma attraversò il giallo languore delle sue pupille
“Passammo ogni notte insieme, io rendevo viva ogni mia
perversa fantasia e lei continuava ad amarmi, a questo punto penserai
che poté cambiarmi, ma non fu così, morii pochi
mesi dopo quel bacio. Uscivo da casa sua quando quell’auto mi
prese a tutta velocità, morii all’istante e mi
ritrovai nel mondo degli Shinigami. Lì il tempo scorre
diversamente, ho avuto più di tre secoli per riflettere
sulla mia vita, o meglio su quello che ero stato in vita (pur essendo
passati su questa terra pochi mesi), arrivai alla conclusione che era
stata un vero fallimento; tutto questo però accadde dopo il
mio ultimo atto da stupido essere umano. Appena vidi com’ero
diventato la mia rabbia si riversò su
Yukino…” Ryuk prese il suo Death Note, lo
sfogliò per un po’ rendendosi conto di aver ucciso
davvero molta gente e che l’ultimo nome scritto risaltava
particolarmente rispetto agli altri, quello di Raito
“… non conosco mio padre, cioè il mio
creatore shinigami…” riprese
“… forse non sai che noi shinigami veniamo creati
da altri e a nostra volta possiamo ricrearne, basta girare il
Death Note al contrario e scrivere il nome del prescelto
sull’ultima pagina” dicendolo lo fece e
lì vi era scritto un solo nome “…
potrei aggiungerne anche un altro, ma non credo tu te lo meriti Raito,
certo saresti un ottimo Shinigami, ma…!”
sospirò “Il primo nome che scrissi fu quello di
Yukino, egoista fino in fondo vero? Lei è ancora bellissima,
ma avrebbe potuto avere una lunga vita davanti a se, trovare un nuovo
amore, avere tanti bambini, diventare qualcuno, e invece ora si
è innamorata di un essere umano e questo la
porterà alla sua inevitabile fine, perché non la
ucciderà mai quando arriverà la sua
ora… si hai capito bene… Yukino ora prende il
nome di Rem e ama Misa fino al punto di autodistruggersi”
Ryuk guardò ancora una volta Raito, riflettendo sulla scelta
che stava per fare poi continuò “… sono
certo che, proprio per il mio spiccato egoismo, la ucciderò
poco prima, per non privarmi della presenza dell’unica
persona che mi abbia mai amato e che a mia volta credo di amare,
si… la amo, è così, sono un Dio della
Morte, vado contro il mio principio di esistenza, questo mi fa pensare
che probabilmente questo amore sia solo puro egoismo e attaccamento a
qualcosa di irreale!” detto ciò prese la piuma e
scrisse sulla pagina sotto il nome di Yukino Umaki, ‘Yagami
Raito - causa del trapasso: conti in sospeso’
infilò i suoi lunghi artigli nel cranio del ragazzo e
attese…
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