La
mia mente sembra galleggiare, in uno spazio non definito, tra ombre e
paura.
Sulle
mie scarpe una grossa macchia di sangue.
Cos'è
successo?
Tom
dice che è tutto ok, che è solo lo stress per lo studio
eppure...non mi fido.
Sfogliavo
le sue parole con emozione ogni volta, rileggevo ogni frase sempre
con più trasporto, sentendomi unica,
Il
mio Tom, di nessun'altra.
Non
mi era mai successo di avere qualcosa solo per me, ormai da anni.
Tutto
ciò che mi riguardava era passato tra le mani di qualcun
altro, da generazioni.
Eppure
leggere le sue parole, sentirmi chiamare da lui “mia dolce
Ginevra” mi riempiva di orgoglio.
Non
mi aveva scelta perchè era amico di uno dei tanti fratelli,
non conosceva i miei genitori, non conosceva nessuno oltre me.
Ricaccio
il pensiero molesto che si impiglia nel mio orecchio “non ti ha
scelto lui, è solo costretto a leggere le tue parole. Se il
diario fosse capitato nelle mani di un'altra ragazzina Tom sarebbe
stato altrettanto gentile, altrettanto volenteroso di riempirla di
attenzioni”
No,
Tom non sarebbe stato lo stesso che parla con me, io sono speciale,
almeno lo sono per lui.
E
tanto mi basta.
Eppure
la vocina torna a rovinare tutto.
“Ti
interessa essere l'unica di Tom...e non di Harry? Perchè di
certo per lui non lo sei affatto”
Cosa
stava succedendo?
Perchè
ora lo stesso Tom mi risultava falso?
Sentivo
le sue parole farsi sempre più ambigue, sembravano scivolarmi
nel cuore come serpenti, per poi stringerlo con forza fra le spire.
Il
fatto che intere ore fossero divorate dal nulla forse poteva
veramente essere spiegato con lo stress.
“Lo
stress ha sporcato le tue scarpe di sangue?”
Non
posso fare a meno di fissare il mio sguardo sulle scarpe marroni,
logore e ora sporche.
Cosa
mi hai fatto fare Tom?
La
copertina scura del diario, che riposa sul letto tra le lenzuola,
cattura il mio sguardo terrorizzato.
Sei
come tutti gli altri Tom, ti interesso solo per i tuoi scopi, non
sono niente, nessuno.
E
sento montare la rabbia dentro di me, mi ribolle il sangue, fa
scattare i nervi.
Le
mie mani toccano per l'ultima volta quella stessa copertina che
accarezzavo nei momenti di sconforto, quando la solitudine mi
divorava lentamente.
Sei
stato il mio migliore amico.
Mi
maledico per le lacrime che scivolano sulle mie guance, bruciano come
fiumi di lava, e precipitano su quello stesso diario che mi ha visto
sorridere di gioia nel leggere le tue parole.
Ti
stringo al petto per l'ultima volta, prima di dirigermi di corsa
verso il secondo piano.
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