Hisako
non riusciva a contattare Erina sul cellulare perché l’aveva spento così chiamò
Alice per sicurezza. Alice le raccontò tutto, cercando di smascherare la sua
tristezza e Hisako si allarmò tantissimo. Decise infatti di andare
all’aeroporto per parlare con Erina ma non da sola. Hisako e Alice aiutati da
Kuroba raggiunsero Yukihira e gli altri.
- Nakiri parte per New York? – non riusciva a
credere Megumi.
-
Si, dobbiamo fermarla. Alice non c’è riuscita ma forse se andiamo tutti
insieme… - disse Hisako battagliera.
-
Come facciamo? L’aeroporto è lontano. Senza contare che manca poco alla
partenza e di sicuro ci saranno molte persone sarà difficile trovarla. – disse
Ibusaki.
-
Possiamo farcela, quanti di voi hanno il motorino? – chiese Yuki spavalda.
-
Non preoccupatevi per i mezzi di trasporto, ecco qui alcune macchine. – disse
Senzaemon accompagnato da almeno cinque limousine nere.
-
Ex direttore Senzaemon! – disse Yukihira sorpreso. Non lo vedeva da quando gli
aveva chiesto di salvare Erina da suo padre.
-
Io prendo il motorino per fare prima. Hisako vieni con me. – Soma sapeva bene
che Hisako era molto attaccata a Erina e per questo le diede volentieri un
passaggio.
Hisako
ringraziò Soma, doveva raggiungere a tutti i costi la sua amica. Non si dava
pace del perché Erina avesse deciso di nascondere la sua partenza proprio a lei
che si preoccupava più di chiunque altro. Fortunatamente la presa di posizione
di Yukihira aveva convinto anche tutti gli altri amici per cercare di fermare
Erina.
Ognuno
dei ragazzi prese un mezzo e cercò di arrivare in tempo all’aeroporto.
Soma
non agiva mosso dalla determinazione di Hisako e Alice o dal discorso che tempo
fa gli fece Senzaemon, ma solo perché lo voleva per se stesso. Impedire a Erina
di andare via. Anche se non era per sempre il ragazzo aveva il presentimento
che la ragazza, in quei mesi, si scordasse della promessa. Ossia l’obiettivo di
sentirle dire “Che buono”.
Senzaemon
si rilassò. Sapeva che forse era inutile tutto quello che cercavano di fare i
ragazzi per Erina, ma almeno era il segno che le volevano bene.
Yukihira
e Hisako grazie alla moto riescono a superare il traffico dell’autostrada e ad
arrivare in aeroporto.
Gente
che correva all’ultimo minuto per prendere il proprio volo, persone che
chiedevano di affittare un taxi, altre che aspettavano l’arrivo di qualcuno,
gite organizzate di gruppo. Insomma c’era parecchia gente ovunque, come sospettavano,
era come cercare un ago in un pagliaio.
I due
ragazzi erano quasi sul punto di arrendersi ma alla fine fu Hisako a dare
coraggio - Non possiamo fermarci. Dividiamoci così avremo più possibilità di
vederla. –
Soma
capì e corse dal lato opposto a quello preso da Hisako.
Per
come riconoscere Erina, Alice aveva descritto come si era vestita e che
indossava un berretto blu scuro e degli occhiali da sole per non farsi notare dalla
gente.
Yukihira
percorse un’intera zona ma c’erano persone che assomigliavano molto alla
descrizione fatta da Alice così si fermò per riflettere. Grazie alla
meditazione comprese che la ragazza doveva per forza essere circondata da
guardie del corpo. Infatti la trovò.
Intravide
subito Azami scortato da una decina di uomini in giacca e cravatta e poco
lontano ad aspettare Erina era seduta ad aspettare il volo con ai lati almeno
tre guardie del corpo. Approfittando della distrazione di Azami, Yukihira si corse
subito da lei. – Nakri – disse con un po’ di fiatone – Ti ho cercata
dappertutto! – continuò spavaldo.
A sentire
il nome Nakiri due delle guardie del corpo lo presero per le braccia e lo
immobilizzarono creando un po’ di scompiglio tra la gente che preoccupata si
allontanò.
-
Yukihira che ci fai qui? – lo riconobbe Erina.
-
Lo conosce? – si accertò una guardia.
-
Si non c’è problema è solo uno stupido studente della Tootsuki. –
-
Vorrei parlarti. – riuscì a dire Soma.
-
Cosa? Rimangono solo venti minuti al mio volo. – disse convinta che Yukihira
avrebbe rinunciato.
-
Beh, allora c’è tempo. – disse Soma come se non gli importasse dei minuti che
passavano.
-
No, che non c’è tempo! – lo rimproverò Erina, ma si alzò lo stesso dalla sedia –
Lasciatelo. – ordinò ai suoi uomini. Loro obbedirono malgrado non volessero e
si incamminarono dietro Erina per scortarla.
Yukihira
però non era d’accordo – Se è possibile vorrei parlare da solo con Nakiri. –
Le
guardie del corpo gli lanciarono sguardi minacciosi – Va bene – disse una donna
tra le guardie – Ci posizioneremo qualche metro lontano da voi, ma sappi che ti
teniamo d’occhio. –
-
Non so perché tu stia partendo ma non pensi che sarà problematico non
frequentare la scuola per diversi mesi? – cominciò Yukihira.
-
Ti ricordo che stai parlando con la figlia del direttore dell’accademia e poi
non paragonarmi a te. Potrò sempre restare al passo con gli argomenti studiando
a New York. Veramente, cosa ci fai qui? – lo interrogò Erina.
-
Non ci sono solo io. Sono venuti tutti perché vogliamo impedirti di partire. Sono
tutti preoccupati per te. - disse Soma senza adirarsi più di tanto.
Erina
abbassò lo sguardo – Ho pensato che non salutarvi sarebbe stato meno doloroso
per tutti. –
-
Quindi hai davvero intenzione di andartene? –
-
Non vado via per sempre! – disse Erina con una voce mediamente alta, poi
continuò con un tono più basso – Non è un addio. –
-
Per qualcuno sembra di si. – disse il ragazzo inconsciamente.
In
quel momento Erina si sentiva uno schifo, sapeva che aveva sbagliato a non
parlare con Hisako e tranquillizzarla e trascorrere più tempo con tutti ma quel
viaggio era importante.
Era
la prima volta che faceva qualcosa non solo per e stessa ma anche per gli altri
e l’aveva scelto lei di sua spontanea volontà. Ne valeva la pena? “Chissà”
pensò nella sua testa la ragazza.
Nonostante
gli occhiali da sole Yukihira riuscì a scorgere gli occhi lucidi di Erina.
-
Perché sei venuto anche tu? – domandò curiosa la ragazza.
-
Per dare una mano ma anche per di ricordarti della promessa che ci siamo fatti
alla festa. –
-
Ancora con questa storia – si spazientì Erina.
Nello
stesso momento Soma e Erina furono travolti da una marea di persone che erano
appena arrivate e freneticamente raggiungevano parenti, conoscenti o mezzi di
trasporto tutti contemporaneamente.
Le
tre guardie di Erina non riuscivano più a localizzare i due per la folla mentre
i ragazzi venivano spinti dalle persone. Erina perse i suoi occhiali e poi…poi
si creò un incidente inaspettato.
Soma
e Erina finirono col baciarsi sulle labbra. Non fu un bacio a stampo.
I due
erano totalmente presi da quel bacio, da quel gusto. Quel
gusto travolgente che piano piano li trasportava verso il paradiso dei sapori. Si
erano dimenticati completamente della partenza, delle persone intorno a loro e
non avevano ancora realizzato che si stavano baciando per di più in pubblico,
anche se quest’ultimo molto distratto.
Il
bacio durò circa 40 secondi finché li riportò alla realtà un altoparlante da
cui si sentivano troppe voci confusionarie e indistinte.
Erina
e Soma non fecero molto caso all’altoparlante, dove Alice e gli altri
litigavano su chi doveva fare il discorso per attirare l’attenzione di Nakiri.
I due
erano ancora vicini e sentivano i loro cuori in subbuglio. Erina diventò subito
rossa in viso e si allontanò da Yukihira – Non ti avvicinare – gli disse.
Soma
che intanto aveva finalmente capito quello che era accaduto disse semplicemente
– Beh, è stato un incidente. – con la sua solita faccina di quando vuole
sdrammatizzare una situazione. Tuttavia quel bacio non lo rese del tutto
indifferente.
Il
cuore di Erina non cessava di tranquillizzarsi. Possibile che un bacio, in quel
modo così imprevedibile, le era piaciuto tanto da farle battere il cuore? Era confusa.
– Bastardo – riuscì solo a dire.
-
Eh, ma ti ho spiegato che si è trattato di un incidente. – continuò Soma.
-
Non ci credo! – s'infuriò la ragazza.
Poi
ad un tratto la voce all’altoparlante si fece più chiara.
-
Erina! – si sentì per tutto l’aeroporto. Era la voce potente di Alice che aveva
vinto sugli altri. Erina non poté fare a meno di ascoltare sua cugina e
ricordarsi che mancavano pochi minuti al suo imminente volo.
-
Erina siamo venuti tutti qui, per te! – dopo Alice chiese ai ragazzi di dire
anche loro qualcosa per non farla partire per poi continuare lei – Non puoi partire,
perché non è questo quello che vuoi! Sistemeremo le cose insieme non devi fare tutto
da sola. Ti prego rimani! – terminò commossa la cugina.
Erina
percepì il dolore di Alice e anche quello del suo cuore ma doveva andare fino
in fondo alla sua scelta. Azami che intanto aveva sentito tutto si precipitò
dalla figlia per dirle che era ora di andare via.
Soma
non voleva sforzare la decisione di Erina le disse solo un’ultima cosa – Ti giuro
che arriverà il giorno in cui ti farò apprezzare la mia cucina. Solo…non
dimenticartelo. –
Come
sempre Yukihira sapeva come sorprenderla. Sentiva l’impulso di partire di
dimenticare quello successo pochi minuti fa, ma poteva davvero scordare quel
bacio e quelle parole così sincere?
Hisako
che aveva percorso tutto l’aeroporto finalmente scorse un cappello blu scuro
tra la folla, gli inconfondibili capelli dorati sotto i raggi del sole che
spuntavano un po’ fuori dal berretto e accanto a lei Soma.
Erina
si accorse subito della sua presenza. La sua amica aveva l’affanno a causa sua.
Le andò incontro dopo aver chiesto a suo padre di poter parlare con Hisako, e
poi sarebbero partiti.
-
Mi dispiace per averti nascosto questa cosa, ma non volevo vederti così. –
disse addolorata Erina guardando le lacrime rigare il volto di Hisako.
Quest’ultima
l’abbracciò – Capisco che devi per forza partire ma volevo dirti lo stesso “Fai
buon viaggio, amica mia”. –
Erina
non pianse, lei non piangeva mai però si sentì bene in quel momento. Sapere che
la sua amica aveva compreso la sua scelta la rendeva felice e allo stesso
triste perché aveva fatto preoccupare ancora Hisako.
-
Ci sentiremo tutti i giorni, va bene? Non preoccuparti troppo. – disse Erina
staccandosi dall’abbraccio.
-
Certamente Erina sama. – disse Hisako sempre in maniera formale, asciugandosi
un po’ le lacrime.
Erina
senza voltarsi indietro salì sull’aereo insieme a suo padre e le sue guardie
del corpo.
Sull’aereo
aveva un bel posto vicino al finestrino, c’erano delle persone forse parenti o
amici di qualcuno che come lei partiva con quel volo. Alla fine arrivarono
anche loro i suoi amici erano tutti insieme per salutarla ancora, agitando le
braccia. Qualcuno di loro parlava anche e, nonostante il rumore dei motori che
si accendevano dell’aereo, Erina immaginò quello che stavano dicendo. Poi si
aggregò anche Yukihira che gli ricordò ancora del bacio e la sensazione di
calore che aveva avvertito in quel momento.
L’aereo
partì. Erina si toccò le labbra pensando “Sarà forse questo il sapore dell’amore?”.