"Che vengano pure", intimò Malekit nel freddo idioma druchii.
"Se le armate di Sylvania sono state così folli da attraversare il grande
mare per essere spazzati via una volta per tutte li aspetteremo a lame
sguainate!" Sua madre lo guardava, fiera, mentre lui ordinava al messaggero
di Karod Kar di tornare alla città e informare Rakarth. Anche se ormai i morti
erano quasi giunti all'isola maledetta, Malekit rimase ancora sul trono immerso
nei suoi pensieri. Poi, con tutta calma, si alzò e attraversò la sala del
trono insieme a sua madre. Appena uscito fece un gesto con la mano alla guardia
di turno. Essa non si mosse. Non lo ripeté. Aprì improvvisamente la mano verso
di lui ed esso si accasciò per terra già privo di vita. La guardia nera era la
massima aspirazione di qualsiasi guerriero e non intendeva tenere incapaci nella
sua guardia personale. Ripeté il gesto all'altra guardia ed essa scattò
immediatamente verso le stanze dei graduati ad informare il loro capitano,
Kouran, che il Re Stregone lo stava aspettando. Era una cosa elementare per
tutte le guardie conoscere i gesti del loro signore e chi non seguiva ciecamente
il suo volere meritava solamente la morte o la tortura da parte delle streghe
elfe. Dopo avere informato il suo soldato più fedele andò verso la balconata
della sala del trono. Appena arrivato il suo drago nero Seraphon si abbassò in
modo da farlo salire. Ancora senza il minimo gesto si gettò in picchiata verso
il suolo e mentre il popolo li vedeva passare in volo sopra di esso, capì che
una nuova guerra era alle porte e che la partenza sarebbe stata immediata. Poche
ore dopo, ai primi albori del mattino, la maestosa flotta delle arche nere era
già pronta al porto di Naggarond per partire alla volta di Karond Kar. Nella
più immensa di esse c'era Malekit con la guardia nera. A quel punto alzò il
braccio e tutta la flotta partì alla volta di nuove battaglie.
La stanza del sarcofago era spaventosamente silenziosa. Ad un tratto il drago
sanguinario sposto con la sola forza di una mano il coperchio di pietra e uscì
allo scoperto. Desiderava da tempo partire per constatare se era stato presente
un miglioramento nelle sue capacità marziali confrontandosi con l'imbattibile
principe oscuro che si diceva vivesse al di la del mare e che i suoi eserciti
depredassero, rapidi e letali, le coste di Bretonnia. Con delle galee trafugate
agli emissari dell'impero e grazie ai loro equipaggi costretti a lavorare sotto
il controllo del terrore che provavano per lui e per tutti quelli della sua
razza si stava addentrando sempre più nei territori di cui dicevano i pochi che
erano tornati era meglio stare alla larga, ma lui sin da quando era vivo provava
un senso di attrazione per queste sfide. Anche se ormai gli equipaggi erano
stati decimati dalle malattie non era per niente preoccupato perché avrebbero
fatto una nuova razzia sulle isole e gli Alti Elfi erano anch'essi ottimi come
marinai. La sua decisione sarebbe piaciuta anche all'esercito che aveva bisogno
di sgranchirsi un po' le ossa. Ma non avrebbero attaccato da soli.
Eldor si svegliò di colpo. Grondava di sudore ed il cuore gli batteva
all'impazzata. Gli era già successo quando era in guerra contro le truppe del
Re Stregone di Naggaroth, alla vigilia di una battaglia. Sperava che non fosse
un cattivo presagio, l'ambiente era tranquillo e sua moglie e sua figlia
dormivano beatamente, ma decise comunque di andare a controllare. Era diventato
da poco un padre di famiglia ed era relativamente giovane (appena 170 anni) e
intendeva proteggere i suoi cari come meglio poteva. Si mise l'armatura, prese
la spada e l'arco e uscì con una freccia già incoccata. Dopo aver fatto per un
paio di volte il giro del suo terreno fece per tornare in casa, ma udì un urlo
raccapricciante provenire dalla parte del paese abbandonata dal giorno
dell'attacco dei corsari. Mentre attraversava il paese di corsa vide uscire
dalle loro case anche altri guerrieri che avevano combattuto al suo fianco e che
vivevano sulla sua isola. Venne affiancato in corsa da Ethallas, un picchiere
come lui della sua stessa unità nonché suo comandante. Intorno si sentiva la
tensione, mista anche a terrore, e l'atmosfera si poteva tagliare con la spada.
"Saranno i corsari, si vogliono vendicare dell'ultima volta che li abbiamo
cacciati. Ma cosa vogliono di più da noi, che li accogliessimo a braccia
aperte, dopo che ci hanno raso al suolo mezzo villaggio!?". Eldor non
rispose, ma in cuor suo sentiva che non erano stati i corsari stavolta, ma
qualcosa di ben più terribile di essi, qualcosa che sentiva di aver sempre
avuto vicino ma che era sconosciuta a tutti. Perlustrarono tutta la zona
circostante ma non trovarono niente. Per la seconda volta sentirono allora un
urlo, ma stavolta era più umano, non di una bestia come il primo che avevano
sentito. "Viene dal cimitero" sentirono da un elfo che gli sfrecciò
letteralmente di fianco. Lo seguirono di corsa e finalmente videro la causa di
tutto: dalle tombe dei caduti dell'ultima battaglia e di tutte le precedenti
stavano emergendo i resti dei loro consanguinei, armati di tutt'altro che di
buone intenzioni. In principio tutti esitarono, timorosi di far del mare a dei
loro cari, ma gli zombie e gli scheletri risvegliati dal loro sonno eterno li
attaccarono senza esitazione e ne eliminarono due senza che nemmeno se ne
accorgessero. Eldor e Ethallas furono i primi ad avventarcisi addosso e dopo di
loro tutto il resto delle truppe dell'isola. Fu il più grande errore della
storia del luogo. Come se si fossero improvvisamente accorti di aver davanti dei
morti, furono improvvisamente presi dal panico e metà di essi scapparono dal
terrore mentre l'altra metà, nettamente in inferiorità numerica, li seguì a
ruota. Era proprio questo ciò che i vampiri desideravano. Prima che arrivassero
nella parte nuova del villaggio incontrarono i guardiani dei tumuli guidati da
un vampiro dei draghi sanguinari. Nella mente di Eldor scaturì un tremendo
pensiero, ed accorgendosi delle fiamme alle loro spalle ebbe la conferma di
esso. Tutte le case stavano bruciando, e sua moglie e sua figlia erano ancora a
letto quando era uscito. Un senso di rabbia incontenibile si impadronì di lui e
si scagliò come una freccia verso il vampiro a spada sguainata ma esso lo
schivo agilmente prendendolo poi per il collo e scagliandolo come fosse una cosa
da nulla contro uno dei suoi guerrieri. Le ultime cose che sentì furono alcuni
ordini del vampiro e forti mani scheletriche che lo prendevano per le braccia e
lo trascinavano, poi buio.
Al ritorno sulla nave il lord vampiro Votragh fu sorpreso della rapidità del
suo fedele sottufficiale e lo chiamò subito al suo cospetto "è stata una
battuta di caccia promettente mio signore" riferì angash:"21 elfi
maschi e 6 elfi femmina in un solo attacco. Ce n'è uno particolarmente
indisciplinato, ha anche tentato di attaccarmi, ma penso che i ghoul saranno
contenti di fargli compagnia!" "no" tuonò in vampiro lord,
"portatemelo qui vivo e che non gli sia fatto niente, ho in mente qualcosa
di speciale per lui". Sdegnato, Angash fece un inchino al suo signore ed
andò a prendere l'elfo. Gli sembrava inconcepibile da parte di un vampiro della
sua gloriosa linea di sangue avere tanta clemenza per un vivo. Se non avesse
ricevuto ordini ben precisi l'avrebbe ucciso sulla sua isola al momento
dell'attacco, ma dato che aveva già trasgredito una volta bruciando il
villaggio, aveva deciso di non rischiare di morire a causa di un vivo.
Mentre il galeone veleggiava ormai in vista della costa del continente di
Naggaroth, Angash entrò spalancando la porte della stanza del suo superiore con
due scheletri alle sue spalle che trascinavano un elfo dai capelli biondi con
un'armatura di splendida fattura, una spada a lama stretta e un arco lungo con
una faretra di frecce con piuma di grifone. Per quanto fosse ridotto male,
camminava a testa alta e con occhi desiderosi di vendetta. " Lasciateci
soli" intimò il lord. Gli scheletri si inchinarono e se ne andarono senza
voltargli le spalle a accostando la porta. Votragh dovette ripetersi per
allontanare il conte che gli voltò improvvisamente le spalle sbattendo la porta
alle sue spalle.
"Bene elfo" disse il lord con voce calma "penso che non ti
piacerà sapere che ti sei appena arruolato come schiavo su questa nave e se
vuoi sopravvivere dovrai fare quello che diciamo io e i miei sottufficiali, e in
caso di ribellioni sarò costretto ad affidarti alle cure di Angash, e lui non
ti darà una seconda possibilità, visto che ti voleva negare anche la
prima". A quel punto l'Alto Elfo lo interruppe urlando "allora
chiamalo subito, perché io non accetterò mai di lavorare per voi ammassi di
carne putrefatta!". Questo fu quello che cercò di dire, ma prima che
potesse terminare l'ultima parola gli occhi del vampiro si accesero e Eldor
finì spalle al muro con una ferita alla testa. "Posso anche pensarci io a
te, elfo, e ti assicuro che la mia ira è centinaia di volte peggiore di quella
di Angash. Ragiona, elfo, io ti offro una carica alta nel mio esercito pur
lasciandoti in vita, perché io so cosa vuol dire morire ed essere sottratti al
sonno eterno." Per la seconda volta l'elfo lo interruppe " non ti
permetto di giocare in questo modo con la mia vita, io non ti servirò mai, ne
da vivo ne da morto!." Si era già rialzato ed aveva incoccato una freccia
"non farmi perdere la pazienza, elfo, non ti voglio uccidere, uno con delle
capacità come le tue non merita di diventare uno zombi prima del tempo."
Era troppo tardi, Eldor aveva già preso la mira e aveva scoccato la freccia
verso il suo aguzzino. Il vampiro la schivò con una velocità impressionante,
poi puntò con furia la mano verso l'Alto Elfo ed esso volò a gambe in aria
contro la parete di legno della stanza, sfondandola e finendo nel corridoio
privo di sensi. "ha la pelle dura", pensò Votragh, "un colpo del
genere avrebbe spaccato il collo a un troll".
"Radunate tutti i soggiogatori" ordinò il signore di Karond Kar,
in preda a un attacco di collera, "se anche dopo l'ultimatum del grande re
Malekit non si sono fermati li accoglieremo mostrando loro tutta la nostra
potenza". Dicendo questo andò verso la grande finestra della sua stanza e
ammirò il suo grande esercito. Era una distesa sterminata di bestie da guerra,
centinaia di cavalieri su naggaronte, soggiogatori con idra in catene e in cielo
si libravano manticore e anche un immenso drago nero che lui conosceva bene,
perché esso era Bracchius, il drago di Rakarth, capo dei soggiogatori e signore
di tutte le fiere da guerra. Mentre le unità a piedi o sui naggaronti di notte
erano sottoposte ai ripetuti attacchi delle temutissime arpie di Karond Kar,
Rakarth e Bracchius passavano indisturbati per i cieli senza che le arpie
osassero attaccarli. Arrivati sul terrazzo, Rakarth smontò e spalancò la
vetrata con un calcio. "A cosa devo la tua visita" chiesein tono
ironico Carnath. "è solito bussare prima di entrare e questo vale
soprattutto per i soggiogatori come te!" Il soggiogatore non provava molta
simpatia per il comandante della città e non appena sentì ciò si avvicinò,
lo prese per il collo e lo attaccò al muro. "Non potrai godere in eterno
del favore del Re Stregone, sai che ti ha affidato questo regno in fiducia e tu
lo hai ricambiato tentando di ucciderlo. Tu sei solo un corrotto come il resto
dei nobili di Naggaroth, ci sarei dovuto essere io sul trono, ma quando ho
raccontato al Grande Malekit del tuo tentativo tu mi accusasti di complottare
contro di te, ma lui fu clemente, e mi lasciò in vita." Gli occhi di
Rakarth erano due torce accese e sembrava che lui stesso si stesse trasformando
in un drago. "Comunque sono qui per dirti che le truppe sono pronte alla
lotta" disse con disprezzo voltando le spalle a Carnath per andarsene.
Mentre saliva sul suo drago la voce suo signore lo seguì:"Stai attento
comunque, imitazione di elfo, ti potrebbe accadere qualcosa di brutto nel caos
della battaglia". Ma prima che potesse terminare la frase, Rakarth era già
volato via in groppa al suo drago nero.
Una frustata sferrata con furia inaudita lo colpì improvvisamente in mezzo
alle scapole. Emise un urlo più di rabbia che di dolore e si rimise a remare.
Eldor ero uno dei pochi del villagio a cui era toccata quella sorte, quasi tutti
erano stati assegnati al lavoro sul ponte e sugli alberi. Anche Ethallas era sul
ponte, lo capiva perché non era di sottocoperta ai remi. Alla notte li
chiudevano in una gabbia come cani dove un uomo non si riusciva a stendere
completamente, ma lo spazio aumentava man mano che stavano vicino agli zombi, e
già 6 maschi e 5 femmine erano stati gettati in pasto a quelli che chiamono
ghoul, creature che una volta erano umani ma che mangiando cadaveri erano
diventati poco a poco quello che sono ora. Non sopportavano più le condizioni
in cui li tenevano. Dopo lo scontro con il vampiro lord lo legarono a delle
catene al soffitto anche dopo due giorni che aveva ripreso conoscenza. Poi
decisero che era possibile utilizzarlo ancora perciò lo incatenarono ai remi e
lo costrinsero a lavorare a suon di frustate. Non avrebbe ceduto, avrebbe
preferito morire che servirli, ma la speranza che la sua famiglia si fosse
salvata dal massacro lo faceva lavorare per evitare di morire. Dopo quasi una
settimana dalla partenza dall'isola si sentì la vedetta annunciare
l'avvistamento dell'isola di Karond Kar e con esso tutte le truppe e le guardie
corsrero sul ponte per prepararsi allo sbarco nel piccolo golfo alle porte della
città. Per la prima volta in tutto il viaggio l'agitazione per l'obiettivo
ormai vicino aveva fatto distrarre i suoi aguzzini che li avevano lasciati soli
e nella fretta avevano lasciato di fianco ai loro sgabelli le armi che si erano
tolti per reiposare. Senza esitazione Alfin, l'elfo più vicino ad esse prese
tutte quelle che riuscì e le passò ai suoi compagni mentre loro remavano con
forza rinvigorita, per non fare tornare i loro fustigatori. Quando tutti ne
ebbero una, alcuni proposero una rivolta, ma Eldor esclamò: " sarebbe un
gesto totalmente inutile attaccarli ora, ci fermerebbero subito e ci
ucciderebbero subito, dobbiamo usare strategia con loro. Se riusciamo a
scassinare i lucchetti delle nostre catene in segreto e a passare altre armi
agli altri sul ponte mentre fuori loro combattono noi potremmo prendere il
controllo della nave e partire per tornare alla nostra patria" Alfin
ribattè " ma come facciamo a dare loro le armi, e poi come facciamo
atrovarne per tutti, non ce ne sono abbastanza!" "Potremmo colpire gli
scheletri di ronda e poi buttarli a mare dopo aver preso loro le armi, mentre
per darle agli altri le potremmo portare in cella" gli risponse Eldor
trionfante. Quella sera tutti gli Alti Elfi si aggiravano furtivi per la nave
attaccando a destra e a manca tutto quello che gli capitava a tiro. Non sapevano
se la stessa cosa stesse succedendo nelle altre navi, in verità non sapevano
nemmeno se nelle altre navi ci fossero Alti Elfi come loro o equipaggi di altre
razze, ma la cosa che importava in quel momento era armarsi senza farsi
scoprire. Per tutta la notte andarono avanti nello stesso modo, razziando per la
nave, e si interruppero solamente agli albori del mattino, per farsi trovare in
cella quando li prendevano per portarli a lavorare, ma non fù così. Li
portarono sul ponte e annunciarono che avrebbero attaccato Karond Kar alla notte
e che avrebbero dovuto fare quello che dicevano loro alla lettera e in silenzio,
perché al primo rumore sarebbeo cadute delle teste.
"Fate avnzare l'esercito e fateli caricare non appena sono a distanza
utile!" "Si mio signore" rispose il soggiogatore. Carnath era
felice del suo operato. La flotta dei vampiri si era fermata a poche miglia
dalla città ed era nascosta dalle torrette di avvistamento, ma non dalle ombre.
Erano appena tornate a riferire dell'avvistamento della flotta ferma e il nobile
aveva intenzione di attaccarli di sorpresa senza pietà. Dopo aver dato l'ordine
si avviò anche lui verso le stalle, montò il suo naggaronte e si diresse alla
testa dell'esercito. Stava già assaporando il sapore della vittoria e dei
complimanti che il Re Malekit gli avrebbe elargito al termine dell'operazione
quando il drago nero di Rakarth lo affiancò in volo atterrando e andando avanti
al passo di fianco a lui: " sapevo che tu fossi pazzo, ma non fino a questo
punto! Stiamo facendo esattamente quello che vogliono loro, stiamo andando
direttamente nella loro trappola" "taci, soggiogatore, a quanto pare
non sei stato nominato generale tu dal Re Stregone, perciò lascia fare a chi ha
più esperienza di te in queste cose!" Sdegnato, fece un gesto a Bracchius
e si alzò subito in volo sopra l'esercito in marcia. Non avrebbe preso parte
all'attacco, ci sarebbero caduti loro nella trappola, non lui. Venne destato dai
suoi pensieri dall'urlo carica lanciato da Carnath sotto di lui e il folle
galoppare dei naggaronti verso il loro obietivo. Quando furono davanti alle navi
le ombre salirono ma solo il nobile druchii fu sorpreso nel vedere che non ci
fosse nessuno sulla nave, come nessuno si stupì quando nere figure spuntarono
dagli alberi sui fianchi dell'esercito e dalla terra dietro di esso.
" Le navi sono vuote? Oh, che terribile sciagura, anche se penso
potremmo rimediare!" Il Lord Vampiro era alle spalle dell'esercito in
groppa ad un incubo alato. "Presto Angash, porta i prigionieri sulle navi
con alcune guardie e stà attento che non fuggano. In caso di rivolta ti do il
permesso di provvedere". Tutto l'esercito si schierò in posizione
difensiva mentre il Despota attraversava al galoppo i ranghi dirigendosi contro
Votragh. " Cosa speri di fare contro di me, elfo, vi sgominerò tutti come
ho fatto con quelli delle isole" "non osare paragonarmi a quelle
imitazioni malriuscite di elfi!" ribattè il druchii lanciandosi
all'attacco. "Noi di Naggaroth siamo infinitamente superiori a quelli di
Ulthuan". Detto questo partì caricandolo lancia in resta, non intendeva
avere pietà per quel vampiro che lo aveva paragonato ad un Alto Elfo, uno di
quelli che oltre cinque milleni fa avevano cacciato la sua razza dalla
rigogliosa Nagarythe. "Dovresti rispettarli, invecie" disse il Lord
troncando con un solo colpo di spada la lancia e la testa del naggaronte di
Carnath, " avresti molto da imparare da loro, anche sul combattimento"
lo prese in giro il Vampiro leccando la spada sporca di sangue. Basta, non
riusciva a sopportare oltre, aveva sguainato la spada e ora voleva lanciare un
disperato attacco al nettamente superiore avversario quandoun sasso lo colpì
dietro la nuca. Si voltò, si era totalmente scordato della battaglia che
infuriava intorno a lui e mentre lui litigava col suo avversario Rakarth aveva
fermato tutti i soggiogatori e l'esercito, privo della sua spina dorsale, stava
per andare in rotta. Bene, sarebbe morto così, non intendeva implorare i
soggiogatori di aiutarli e lui e i suoi cavalieri avrebbero combattuto e
sarebbero morti da soli. Ma essere un cattivo duellante non era il suo unico
difetto, perché anche la scarsa memoria era fonte di tribolazione per i
druchii. Fece appena in tampo a voltarsi e a gettarsi a terra che la lama del
vampiro gli troncò di netto il coppo principale dell'elmo e la sua coda di
capelli. "Sei fortunato, elfo, vediamo se lo sei abbastanza per
sopravvivere!" un'altro attacco fulmineo ed ecco che, mentre con la spada
parava il colpo dell'elfo facendola volare via e vedendola piantarsi nella
schiena di un cavaliere oscuro. Temendo per la sua vita, per l'Elfo Oscuro fu
come svegliarsi da un lungo sonno, si lanciò all'indietro, prese la sua
balestra a ripetizione e sparò una decina di quadrella nere contro il torace
del suo avversario che cadde a terra a due matri di distanza. Soddisfatto,
Carnath si alzò, raccolse una spada e si diresse verso la battaglia. "L'ho
sempre detto io che la morte fa miracoli". L'elfo si voltò all'improvviso.
Stentava a crederci, il Drago Sanguinari era di nuovo in piedi e senza alcun
danno. "Bastava così poco per far combattere decentemente anche uno scarso
come te. Se l'avessi saputo subito mi sarei divertito di più, ma ormai è ora
di finire il gioco" si lanciò ancora contro il druchii, ma avrebbe anche
potuto farne a meno. Era paralizzato dal terrore e non riusciva a muoversi. Non
fu nemmeno costretto ad ucciderlo, gli affondò direttamente i denti nel collo e
bevve a lunghi sorsi fino a quando la vittima fu completamente asciutta.
"Speriamo che non siano tutti come questo, o la battaglià sarà una noia
terribile". Fece per alzarsi in volo sul suo incubo alato, ma una nuova
salva di dardi neri lo colpì alla schiena. "Allora è un vizio quello che
avete voi Elfi Oscuri di colpire alle spalle con le vostre balestre. Dovreste
aver capito quello che mi fanno" Un ghigno malevolo era stampato sul suo
volto, e tutti i corsari alle sue spalle abbero paura, e non riuscirono a fare
nulla quando li carico dandoli poi in pasto alla sua cavalcatura. Si voltò: era
soddisfatto della battaglia, i suoi guerrieri stavano ormai circondando i
sopravvissuti. Pensava già all'accoglienza che gli avrebbero riservato a
Sylvania, algli onori che gli avrebbero offerto, ma qualcosa gli fece pensare
nuovamente alla battaglia. Un incantesimo di magia oscura, un dardo fatale di
Kharaidon, colpì la sua cavalcatura sbalzandolo a parecchi metri di distanza.
Malekit era arrivato.
"Forza, tutti in cella" ordinò Angash. "Tu no", disse,
afferrando Eldor per una spalla e scaraventandolo davanti a se.
"Avanti, cammina" intimò davanti alla porta della stanza del
sarcofago. "Ne ho abbastanza di te! Non ti ho mai perdonato la volta che mi
hai attaccato sulla tua stramaledetta isola, e ora farò quello che per due
volte mi è stato impedito". Detto questo sguainò la spada e fuori di se
di rabbia si avvetò su Eldor. L'ultima volta che aveva guardato il campo di
battaglia le truppe non morte erano in notevole vantaggio e tra non molto
sarebbero tornati alla nave. Inizialmente il suo piano era di torturarlo e poi
buttare il corpo in mare accusandolo di aggressione, ma il tempo era meno del
previsto e non voleva perdere l'ultima occasine per ucciderlo. Scagliò un
fulmineo fendente su di lui all'altezza del cuore così che nel caso si fosse
abbassato o avesse saltato l'avrebbe colpito comunque, ma il suo colpo venne
fermato. L'elfo aveva sguainato una spada nascosta tra i vestiti e aveva parato
il colpo. Sempre più rabbioso, scagliò un affondo, poi un fendente, poi un
altro, ma tutti vennero immancabilmenrte parati. Non pensava che fosse tanto
forte, all'attacco sull'isola non era nemmeno riuscito a colpirlo. Perché
stavolta era diverso? Non riusciva più a concentrarsi, temeva l'arrivo di
Votragh, e il tempo continuava inesorabilmente a passare. Decise allora di
passare ad un'azione decisiva, l'incantesimo più potente che un vampiro potesse
lanciare. Voleva scagliare su di lui la maledizione del tempo.
Per un attimo tutto intorno a lui fu fermo. La sua mente era totalmente
concentrata sull'incantesimo. Stava per lanciarlo, ma Eldor non intendeva
restare ad aspettare di essers colpito. Si scagliò sulla creatura, ma la magia
ormai era lanciata. In quel momento nessuno dei due capì cosa stesse
succedendo. La maledizione, per non si sa quale causa, forse perché l'armatura
o la spada di Eldor erano anch'esse incantate o forse per una cattiva
esecuzione, si ritorse ed esplose sotto forma di vebto scagliando i combattenti
ai lati opposti della stanza. Non era possibile, anche il suo attacco più
potente era stato respinto. Accecato dalla rabbia, saltò contro Eldor disarmato
ed esso approfitto dell'occasione. In quell'attimo Eldor vide il vampiro
sfrecciargli a fianco e finire contro la vetrata. Se fosse finito in mare si
sarebbe salvato, e lui non poteva permetterlo; senza pensarci, si voltò di
scatto e mentre usciva in volo dalla vetrata gli affondò nella schiena la sua
spada benedetta. In quel momento, il vampiro sembrò bruciare, finchè in mare
non cadde un mucchietto di cenere che venne trasportato via dal vento.
"Finalmente sei giunto, principe delle tenebre, ormai non ci contavo
piu!"disse Votragh "spero che la tua abilità con le armi sia maggiore
di quella del tuo despota, era un pochino deludente". "Non ti
preoccupare, mezzomorto, non ho bisogno di armi per liberare la mia terra dalla
tua sgradevole presenza" ribattè il Re Stregone. "Provaci pure, se ti
rimane il tempo!". Prima di finire la frase il Drago Sanguinario era già a
metà strada con lo scudo in una mano e la spada nell'altra. Quando fu davanti
al drago nero, Malekit pronunciò qualche parola nella sua lingua madre. In quel
momento Votragh si accasciò a terralasciando cadere la spada. "Sei troppo
ingenuo per continuare ad essere un generale, cadavere, i tuoi soldati mi
ringrazieranno per aver tolto loro di mezzo un individuo così inutile!".
Sorprendentemente, mentre l'Elfo Oscuro parlava, Votragh si alzò. "Parli
troppo per essere un elfo, dovresti agire di più". Furioso, il Re Stregone
lanciò un urlo atroce e dal terreno portì una saetta oscura che avrebbe
colpito il vampiro in pieno torace se non l'avesse fermata con lo scudo,
frantumandolo. Era nuovamente in piedi. "Bene, vedo allora che sei abile a
difenderti dalla magia, e che la morte ti può essere portata solo in un modo
preciso, che io non conosco, e non intendo indagare. Tuttavia sei troppo
pericoloso per essere lasciato qui in vita. Ho in mente una prigione speciale
per te!" detto questo, puntò la mano guantata verso il terreno vicino a
lui dal quale scaturì una tempesta di venti. In preda al terrore, il Lord si
lanciò all'attacco ma, prima che potesse fare un passo venne fermato e
risucchiato nel vortice, ricomparendo poi solo dove Khaine sa, nella desolazione
del Caos. "Che le vostre lame bevano a sazietà!" esclamò il Re
Stregone "un altro debole è morto!" |