Prologo
Nel 1437, in un mondo abitato
da Demoni, Draghi e Spiriti benevoli, i Regni sono in conflitto.
Non si sa se per cause economiche o sociali, politiche o solo per
divertimento -perchè
la gente uccideva per divertirsi, lì-.
Nelle città
più piccole, ma anche nei villaggi sperduti, avvengono
continui spargimenti di sangue.
Nel 1437 gli Aristocratici sono a capo del Governo, imponendo pesanti
tasse e dolorose leggi.
E la gente, se non paga quelle tasse, viene giustiziata.
Ma il popolo non ha più soldi.
Nel 1437 le città più forti e indipendenti
vengono rase al suolo dai ribelli.
I ribelli vengono sterminati.
Nessun sopravvissuto.
Nel 1437 i ceti sociali dei diversi Pesi
Non si sa in base a che criterio li avessero divisi, o anche solo il perché .
Sta di fatto che, se nasci figlio di una Slayer, dovrai imparare l'arte
dell'uccidere.
Nel 1437 molte famiglie vengono derubate delle proprie ricchezze e
schiavizzate.
Le tre Fazioni sono ridotte ad una misera servitù.
Sono costrette a servire e ad uccidere per il proprio padrone.
La presa sul tuo polso duole. Vorresti urlare a quegli uomini in divisa
di smetterla, che ti fanno male, ma la voce non scivola via dalle tue
labbra serrate.
Ti limiti a camminare, segui a stento il passo troppo veloce di quei
soldati. Ti guardi intorno spaesato, non riconosci quel luogo.
Forse Papà non ti ci ha mai portato. Gli uomini in divisa
improvvisamente si fermano, ne noti uno parlare con una guardia.
Il cancello di fronte al tuo sguardo turchino si spalanca, e nella tua
ingenua curiosità l'osservi meravigliato.
Quel cancello è nero, nero come la pece. Ti incute timore.
Ma, oltre esso, si estende un giardino immenso, di tonalità
verdi, rosee, lilla e gialle.
Fai fatica a riconoscere quei colori. Nessuno ti ha mai insegnato a
distinguerli, in quella casa buia e spoglia di chi vive nella miseria.
I soldati riprendono a camminare e, come se tu fossi
consapevole del motivo per cui sei lì, velocizzi il passo,
non per star vicino a quei "sequestratori" - così li aveva
chiamati intimorita la mamma, quando li aveva visti entrare nel vostro
emporio da quattro soldi. Bensì perché, stupito
da codesta magnificenza, desideri vedere di più.
Non hai mai visto un giardino, non curato perlomeno, e nemmeno un
palazzo come quello che s'innalza di fronte al tuo sguardo d'infante.
Volti il capo meravigliato osservando ogni piccolo particolare della
distesa erbosa e, quando rivolti lo sguardo verso la direzione che stai
prendendo, noti una porta.
Non è grande, tantomeno adornata da numerose decorazioni.
Non sembra una di quelle che hai visto nei volumi che occupano la
libreria di casa.
Solo la maniglia si distingue: è di un prepotente color oro,
"un pugno nell'occhio",
l'avrebbe definita tuo padre, cui codeste dimostrazioni di ricchezza
hanno sempre dato il voltastomaco.
Proprio la maniglia che stavi osservando con così tanta
attenzione viene afferrata con irruenza da un soldato, cui altra mano
sta ancora stringendo il tuo polso -solo adesso ricordi del dolore che
ti provoca quella stretta ferrea.
La porta viene aperta e i tuoi occhi turchesi si soffermano sulla
figura che si cela dietro essa, che, però, non osserva te.
- Quanti anni ha? - senti la sua voce perforarti le orecchie,
tant'è acuto il suo tono. Un soldato ti strattona
verso colui che ha pronunciato la domanda, oltre la porta.
Ti sembra vecchio: ha pochi capelli, tutti di un grigio spento. La
Mamma li aveva folti e rossi, Papà biondi. E loro dicevano
di essere vecchi, ma, allora, quanti anni poteva avere quell'uomo?
- Rispondi. - ringhia un uomo alle tue spalle e tu rimugini su quelle
parole. Capisci qualche secondo dopo che sta parlando con te.
Ti concedi qualche attimo per prendere parola, in fondo non sai nemmeno
tu cosa rispondere.
I tuoi genitori non ti hanno mai esplicitato la tua data di nascita,
potresti anche essere vecchio come quell'uomo di fronte a te senza
nemmeno saperlo.
Proprio egli ti anticipa, lanciandoti un occhiata di scherno, per poi
rivolgersi ai soldati alle tue spalle.
- Sa parlare? - e il suo tono ti sembra così serio che per
un attimo anche tu te lo chiedi, se sai parlare.
- Dovevate vedere la lingua lunga che aveva quando l'abbiamo preso. -
qualcuno ti prende in giro, ma non t'importa. I tuoi occhi sono rivolti
solo a quell'uomo dalle vesti ricamate.
Egli fa un cenno d'assenso a colui che ha preso parola, prima di
avvicinarti a te.
Una sgradevole sensazione ti attanaglia lo stomaco e fai per
indietreggiare, ma qualcuno si ostina ancora a tenerti fermo per i
polsi.
I suoi occhi vitrei ti incutono paura - sono rosso sangue -,
ma non sai nemmeno se è così. Papà
prova queste sensazioni quando è disgustato. Magari sei solo
disgustato.
- Con ciò? Quanti anni hai?
Ma ti ostini a rimanere nel tuo infantile silenzio e finalmente l'uomo
sembra stancarsi. Alza lo sguardo verso i soldati e fa cenno col capo
di entrare.
Ti trascinano dentro e finalmente vedi l'interno di quella cameretta.
Non è molto diversa dalla tua, è solo
più pulita ed ha anche un camino.
"Solo i nobili se lo
possono permettere." dice sempre la Mamma.
"Quindi è un
nobile?" ti chiedi ingenuamente.
- A vederlo, potrebbe avere circa tredici anni. - afferma un soldato e
tu non sai se essere d'accordo. Ma non avresti il coraggio di
protestare, così lasci che quell'uomo continui con le sue
domande.
- Villaggio di provenienza?
Cala qualche attimo di assordante silenzio.
- Konoha. - mormora qualcuno.
Improvvisamente lo sguardo del vecchio dalle vesti ricamate si alza
dalla pergamena su cui ha scribacchiato qualcosa. Un sorriso sinistro
si delinea sul suo volto, rendendo il volto deturpato ancora
più inquietante, mentre gli occhi sottili si riducono a due
fessure minacciose.
- Oh. - esala, mantenendo quel sorriso che ti fa strabuzzare gli occhi.
- Quindi, questo bel bimbo è figlio di quegli sporchi
ribelli?
Ribelli? Questa parola ti ronza in testa confondendoti. Noti gli occhi
color cremisi dell'uomo puntati su di te. Tu non hai la forza di
annuire, non sai nemmeno cosa sia un ribelle.
- Sì.
L'espressione dell'uomo cambia repentinamente: se prima sembrava
percorsa da profonda ilarità, adesso sembra volerti
trucidare. E non sai perché.
- Nome?
- Uzumaki.
- Categoria? - anche il suo tono di voce è differente. Ora
è roco, basso e ti dà i brividi.
- Dragon Slayer. - mormora un soldato. Tu rizzi le orecchie curioso.
Lo stesso sorriso di prima si ridipinge sul volto deturpato del
"nobile". Si avvicina ulteriormente a te e, quando è ad un
palmo dal tuo viso, afferra il tuo mento con due dita, scrutandoti
avverso.
I tuoi occhi si strabuzzano dall'orrore e dallo stupore palese, ma
quello ti ignora.
- Non credo alle mie orecchie. - sogghigna. Ti fa paura. - Una creatura
così adorabile... un ammazza-draghi?
Lascia il tuo mento e provi l'impulso di congiungere le mani, come fai
sempre quando hai paura, in un gesto di difesa. Ma una morsa fredda te
lo impedisce.
Volti con sconcerto lo sguardo sulle tue mani e noti che ai polsi, al
posto delle mani guantate dei soldati, ti hanno messo delle catene.
Non fai in tempo a stupirti, che senti un uomo afferrarti per i capelli
biondi, facendoti gemere dal dolore.
- Ma che balla vocina! - cinguetta, non sai se l'uomo oppure un soldato.
Apri gli occhi precedentemente chiusi e osservi titubante il nobile,
che, col sorriso in volto, ti scruta minuziosamente.
- Sai che c'è ?- mormora da dietro la scrivania in mezzo
alla camera. - Ho un conto in sospeso con gli Uzumaki.
Vorresti urlargli che non è vero, che è un
bugiardo, che il suo clan è composto da buone persone, ma
nemmeno adesso la voce esce.
- Assegnatelo alla sezione 12. - annuncia, e vedi i soldati sobbalzare.
- Ma, mio Re, - esclama uno. Quindi, quello sarebbe un Re? - E' la
sezione comandata direttamente da voi!
- Lo so. - lo interrompe bruscamente l'uomo dagli occhi cremisi. -
Proprio per questo voglio che questo viscido ribelle stia
lì. Mi piacerebbe far ricevere ai suoi genitori la sua testa.
Il tuo fiato si fa pesante, non sai se per l'ansia o per il dolore che
provi: il tuo corpo ciondola, è un peso morto, mentre
qualcuno ti tiene per i capelli.
Guardi per un'ultima frazione di secondo l'uomo, prima che tutto
diventi buio.
|