house of memories

di Consulting_writer
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Era una calda giornata di maggio, e un vento leggero e malinconico soffiava sulla contea. Bilbo Baggins era seduto sotto una quercia a godersi la bella giornata. Dalla sua pipa si levavano cerchi di fumo azzurrognoli che s’allontanavano verso l’orizzonte, alcuni cerchi però si disfavano e il fumo si disperdeva in tutte le direzioni. Accanto a Bilbo vi era accovacciato Frodo, che aveva nella mano sinistra un modellino di legno raffigurante un drago, mentre nella destra teneva una statuetta di un guerriero in posizione d’attacco con la spada sguainata. Il piccolo hobbit giocava con le sue statuette immaginandosi battaglie impossibili fra il suo guerriero e il suo drago. Frodo lanciò un urlo di gioia e sollevò in aria il cavaliere dopo che quest’ultimo con un ultimo fendente aveva conficcato la spada proprio sotto l’ala del malefico drago. Bilbo sorrise a vedere quella scena e il cuore gli si riempì di dolcezza.

<< Ha un nome il tuo guerriero? >> chiese Bilbo a Frodo senza aspettarsi nessuna risposta. Frodo non ancora capace di comunicare il nome del guerriero annuì silenziosamente. 

<< Immagino che abbia un nome che ispira coraggio, lealtà. >>

Frodo annuì e tenendo lo sguardo fisso sul guerriero mosse le labbra leggermente, cercando di far uscire qualcosa dalla sua bocca 

<< T-T-THORIN! >> esclamò il piccolo hobbit

<< C-come!? >> domandò Bilbo incredulo di ciò che aveva appena sentito.

<< THORIN >> ripeté Frodo più forte di prima

Bilbo scoppiò in una sonora risata e sollevò in aria il nipote.

<< FRODO! HAI PARLATO! HAI PARLATO! >> Bilbo era pervaso da una sensazione d’allegria mentre lacrime di gioia (e malinconia) si mescolavano a una sonora risata di felicità.

Il piccolo hobbit non capiva e continuava a ripetere << Thorin! Thorin! >> e mentre lo diceva rideva anche lui. Gli piaceva volteggiare in aria, il vento gli passava fra i capelli ricci e gli sembrava di cavalcare un aquila proprio come nei racconti di Bilbo. Dopo un altro paio di volteggi Bilbo rimise Frodo a terra e si sedette accanto a lui. Il sole stava tramontando. Il cielo si dipinse delle più svariate sfumature di rosso; sulla linea dell’orizzonte il cielo assunse un colore a metà fra il rosso cremisi e il rosso vermiglio che più in là si faceva sempre più chiaro e si mescolava con le tenui tinte giallastre. Le nuvole erano dipinte di un surreale insieme di arancione e giallo che si stagliavano contro la debole fetta di cielo ancora blu. Bilbo non si sarebbe mai stancato di vedere quello spettacolo, aveva visto molti posti, ma nessuno di essi eguagliava la bellezza di quel paesaggio. All’improvviso apparve a una decina di passi di distanza da lui una figura. La figura era poco più alta di un hobbit, aveva i capelli i capelli lunghi e neri, con alcune ciocche intrecciate fra di loro. Due bellissimi occhi azzurri risplendevano sul suo volto. La figura indossava un’armatura degna d’un re e dalla cintura gli pendeva una spada che solo a vederla feriva. Bilbo riconobbe subito la figura,e appena la vide un nodi gli bloccò la gola. Il guerriero vedendo Bilbo sorrise, il suo non era un semplice sorriso, era un sorriso che nascondeva una complicità profonda, una vera amicizia, e sicuramente qualcosa che non può essere descritto a parole. Bilbo restò in silenzio e rispose al nano con lo stesso sorriso. Ora non erano più lacrime di gioia a bagnare le guance di Bilbo, ma bensì lacrime piene di malinconia e tristezza inondavano il triste ma sorridente viso dello Hobbit . E così com era arrivato Thorin scomparve con ancora il sorriso sulle labbra. 

 





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