Note
Autrice
Carissimi
lettori,
chiedo
venia per l'immenso ritardo con il quale pubblico questo quarto Atto,
ma ho passato un bruttissimo periodo a livello famigliare. Non entro
nel dettaglio per non ammorbarvi con i miei problemi – non è
nel mio stile – anche perché, se sono riuscita a
pubblicare, significa che le cose vanno meglio.
Non
posso ancora garantirVi che sarò costante con gli
aggiornamenti, ma sappiate che ci metterò tutta la buona
volontà per non farVi aspettare tanto.
Questo
capitolo, che era già bello che scritto, l'ho modificato in
gran parte perché lo stralcio di trama che conteneva
originariamente non era molto di mio gusto e vi avverto del fatto che
è più lungo del solito – spero che non sia
noioso. Alla fine non ho inserito alcuno spoiler perché,
leggendo il capitolo successivo,sono giunta alla conclusione che
sicuramente modificherò anche quello. :-(
Vi
preannuncio solo che dovrebbe essere l'ultimo.
Vi
chiedo perdono anche per non aver risposto alle tante recensioni che
mi avete lasciato: sono davvero una brutta persona. Sappiate che
leggo e amo ogni singola parola che mi scrivete e che siete un mio
pensiero costante. Se continuo ostinatamente a ritagliare
infinitesimali spazi di tempo per scrivere anche solo due righe lo
devo solo a Voi.
Grazie.
Atto
IV
"
Sono lo spiccato – e sottovalutato – dono della sintesi
di Sasuke "
«
Sasuke – kun, fermati un attimo! » esclamò Sakura
all'improvviso mentre percorrevano il viale principale del Villaggio.
Sasuke
non fece in tempo neanche a elaborare ciò che la ragazza aveva
detto: era già scattata di lato, lo aveva superato e si era
diretta come una furia verso un chiosco dall'altra parte della
strada. Scosse la testa e sbuffò, contrariato: le lancette
scorrevano velocemente ed era quasi certo che quel tizio non avrebbe
aspettato tanto prima di mettersi sulle loro tracce. Era abbastanza
seccante il fatto che Sakura avesse un compagno – un nukenin,
poi! – se fosse stato ancora in piedi il Team 7 questa faccenda
avrebbe sicuramente causato delle difficoltà.
Sorrise
tra sé e sé : il Team 7 non esisteva più e
Sakura era libera di condividere il suo letto con chi preferiva, non
erano affari che lo riguardavano – ignorava ciò che
il destino avesse in serbo per lui.
«
Ragazzi! »
Sasuke
notò che con il tempo l'urletto stridulo di Sakura non fosse
affatto cambiato e che, soprattutto, fosse ancora inequivocabilmente
insopportabile.
La
vide scostare le tendine del chiosco ed entrare e non poté
fare a meno di seguirla: era strettamente necessario che fosse
preparata a dovere per incontrare la sua famiglia onde evitare
situazioni imbarazzanti. Lo innervosiva parecchio l'idea di dover
passare un'intera serata in sua compagnia, in casa sua e con tutta la
sua famiglia – viva – al completo.
Intorno
a un lungo tavolo erano seduti gli eredi dei più importanti
Clan del Villaggio, compreso Naruto, con quelle assurde basette
dorate che lo facevano sembrare uno dei cani dell'Inuzuka – un
cane brutto, tra l'altro.
La
nuova stirpe di Konoha, il futuro del Villaggio...
'
Un branco di smidollati ' sputò
tra sé e sé con profondo disprezzo.
«
Avete mangiato?» chiese loro Shikamaru con un tono fin troppo
amichevole, invitandoli a sedersi.
«
Sai parlare solo di cibo!» sbuffò Chōji,
incrociando le braccia.
«
Se il cibo non ti piace, non è un mio problema! »
ribatté il Nara « Hey ragazzi, che ne dite se dopo
andiamo a ballare? » aggiunse, mimando una specie di danza.
Inutile
dire che Sasuke e Sakura rimasero abbastanza sconcertati da quei
comportamenti che, a una prima fugace occhiata, sembravano abbastanza
strani rispetto alla normale natura dei loro compagni. Sasuke
ricordava Shikamaru come un tipo apatico, abulico, mentre Chōji
come un ciccione perennemente affamato. Ipotizzò che forse,
nel tempo, fossero cambiati. Sakura, invece, che aveva un ricordo di
loro un po' più fresco, iniziò seriamente a temere il
peggio.
«
Qualcosa non quadra » sussurrò a Sasuke, con una mano a
coprire la bocca.
«
In che senso? » le chiese lui di rimando, visibilmente
inquieto: l'ultima cosa che desiderava era rimanere in quel posto. Si
sentiva fortemente a disagio, come osservato.
«
Non trovi che siano un po' strani? »
«
Non più del solito » affermò Sasuke, caustico.
Osservandoli
con attenzione, tuttavia, Sasuke non poté darle completamente
torto.
Hinata
Hyuga aveva un aspetto terrificante; non tanto per il trucco pesante
e per le sue grazie messe in bella mostra in tutta la loro pienezza,
ma per le occhiatacce che lanciava a destra e a manca –
soprattutto in direzione di Sakura – tenendosi saldamente
avvinghiata al Dobe che continuava a interpretare in un modo
assolutamente poco credibile il ruolo del bello e dannato; la
Yamanaka, accartocciata in un angolino, rossa fino alla punta dei
capelli, non aveva tentato di saltargli al collo, anzi sembrava
abbastanza intimorita e non ciarlava a vanvera come al suo solito;
Shikamaru da indolente era diventato iperattivo e saltava da una
parte all'altra del tavolo come appena morso da uno dei simpatici
animaletti da compagnia di Orochimaru; Chōji, "l'uomo
patatina", aveva come minimo venti chili in meno dell'ultima
volta che lo aveva visto e aveva appena affermato di disdegnare il
cibo. Per non parlare dell'Inuzuka che non aveva smesso di leccarsi
il dorso della mano come un gattino, confermando la tesi, da lui
sempre sostenuta, che avesse le zecche. Mancava solo un Neji Hyuga
stupido e il quadretto sarebbe stato completo.
«
Aaaahhh! »
Hinata
Hyuga urlò di rabbia, apparentemente senza motivo.
Sasuke
e Sakura la videro sollevare il tavolo e scaraventarlo fuori dal
chiosco, rivelando proprio l'erede del ramo cadetto degli Hyuga, con
il byakugan attivo, accucciato per terra in direzione della seduta
della ragazza.
«
Mi stavi spiando di nuovo, vero? » sbraitò Hinata,
brandendo il pugno davanti al viso di Neji.
«
Hi- Hinata -san, mi era caduta la bacchetta sotto il tavolo e non
riuscivo più a trovarla » tentò di giustificarsi,
imbarazzato e terrorizzato.
«
Sì, c'è qualcosa che non va » affermò
Sasuke, ormai sicuro: Neji era sempre stato l'unico di quella mandria
di decerebrati degno di un pizzico di stima da parte sua e vederlo
nei panni di un pappa molle pervertito lo aveva convinto
definitivamente che no, qualcosa non quadrasse affatto.
«
Che facciamo? » chiese Sakura.
«
Andiamo via! » le propose lui, intenzionato a sgattaiolare
fuori dal chiosco e liberarsi così anche da quella opprimente
sensazione di essere osservato.
Il
loro piano di fuga, tuttavia, fallì miseramente. Il
presentimento di Sasuke si rivelò più che fondato: nel
momento esatto in cui si erano voltati per uscire dal chiosco si
erano ritrovati di fronte a un muro di labbra rosse e ciglia
sfarfallanti. Dinanzi al chiosco, infatti, si era creata una folla
abbastanza numerosa di donne, di diversa età, altezza e
ampiezza, che sembravano tutte interessate ad un'unica persona.
A
Sasuke tornarono alla mente le parole proferite da Naruto quella
mattina 'fino alla fine qualcuna di loro te lo taglierà,
Baka!' e rabbrividì non per l'idea di perdere il suo
beneamato attrezzo che a tutt'oggi non era servito a un granché,
ma per quello che da lì a poco sarebbe potuto accadere.
'
Dannazione! '
«
E voi chi diavolo siete? » chiese, ingenuamente, Sakura.
«
Non è il momento di fare domande » le consigliò
Sasuke, attivando lo sharingan per trovare velocemente una via di
fuga che non contemplasse lo sterminio di giovani donne nella strada
principale del Villaggio – suo padre, l'Hokage, non avrebbe
approvato. No,no.
«
Tu, chi diavolo sei? » ribatté una di loro che per
estensione poteva tranquillamente essere scambiata per una
discendente del Clan Akimichi.
«
È la figlia dell'ex Hokage! » urlò un'altra dalle
retrovie.
«
Solo perché tuo padre ha salvato il Villaggio questo non
significa che tu abbia la precedenza » abbaiò ancora
un'altra.
«
Stasera tocca a me, Sasuke! Me lo avevi promesso! »
«
Avevi detto che per me ci saresti sempre stato! »
Le
voci di quelle donne si sovrapposero una sull'altra, creando un
insopportabile marasma, e Sasuke sperò vivamente che quello
fosse un incubo e che qualche magnanimo Kami lo svegliasse
all'istante.
«
Sasuke-kun » bisbigliò Sakura.
«
Mh » riuscì a rispondere lui, troppo scioccato per
mettere insieme una frase di senso compiuto.
«
Al mio tre, rientriamo nel chiosco e scappiamo dal retro » gli
propose e lui annuì con la testa.
«
Uno... due... TRE! »
Schizzarono
all'interno del chiosco e dopo aver scavalcato il bancone con un
balzo, imboccarono la porta sul retro. Si ritrovarono in un cortile
dal quale riuscirono ad accedere, infine, ai tetti, mettendosi in
salvo.
I
loro compagni di Accademia, dopo averli visti sfrecciare all'interno
del locale, non furono in grado di spiegare ciò che accadde in
seguito, travolti da una mandria di donne inferocite.
♦
«
L'abbiamo scampata bella! » esordì Sakura, tirando un
sospiro di sollievo.
Sasuke
camminava davanti a lei, a passo svelto. Inconsciamente temeva ancora
che quelle donne li stessero seguendo e quindi, d'istinto, aveva
continuato a guadagnare terreno.
«
Sasuke-kun, siamo dall'altra parte del Villaggio, non penso che
riescano a trovarci » affermò Sakura, intuendo che fosse
ancora scosso da quanto accaduto.
Sasuke
rallentò, consentendole di raggiungerlo.
«
Chi erano quelle donne? » gli chiese lei, non avendo ancora ben
razionalizzato.
«
Non lo so » rispose Sasuke, lapidario « O meglio... »
Non
era molto sicuro di quello che stava per dire, ma tutti gli indizi
portavano ad un'unica conclusione, molto imbarazzante e altrettanto
assurda.
Come
aveva fatto ad andare a letto con tutte quelle donne? E perché?
Forse
con la sua famiglia in vita aveva pensato che sprecare materiale
genetico non sarebbe stato un peccato mortale – non essendoci
più la necessità di ripopolare il suo Clan – o
forse era un malato pervertito come Neji - ' Oh Kami, questo no! '
«
Credo che siano mie amanti » confessò all'unica persona
che non avrebbe mai voluto sentire quelle parole uscire dalla sua
bocca.
«
Oh! Capisco. » mormorò mestamente Sakura, abbassando lo
sguardo, mentre il suo cuore si sgretolava in tanti piccoli
pezzettini – tanto per cambiare.
Sasuke
sbuffò e si passò una mano tra i capelli: che
situazione del cazzo!
«
Ma tu... » riprese Sakura, con titubanza « Tu, sei
andato, sì insomma, hai fatto quelle cose... »
L'Uchiha
la fulminò con lo sguardo, facendola trasalire.
A
Sakura era sembrata una domanda più che lecita, anzi,
necessaria. Sapere che almeno una cinquantina di donne erano arrivate
laddove lei aveva sempre sognato non solo aveva un ché di
deprimente, ma anche di inquietante: dove aveva sbagliato? Forse
Sasuke era uno di quei ragazzi interessati solo a una cosa, a
quella cosa, e forse non era portato per la monogamia. Questo sì
avrebbe spiegato molte cose. Ma allora perché lei non era mai
riuscita neanche a sfiorarlo con un dito?
La
verità era che forse lui la riteneva… una racchia???
'
Sai aveva ragione! ' esclamò
dentro di sé, atterrita.
Davvero
era così brutta?
Cosa
c'era in lei che non andava?
Un'aura
davvero poco rassicurante la avvolse; qualcosa di molto simile
all'effetto del segno maledetto.
Sarebbe
stata cosa buona et giusta da parte di Sasuke chiederle che cosa le
stesse passando per la testa, ma in vero all'Uchiha – uomo
sensibile e profondo conoscitore della psiche femminile – non
era passato neanche per l'anticamera del cervello che Sakura potesse
essere in preda a una profonda crisi di autostima, nonché di
gelosia.
Che
se la fosse presa per la faccenda delle amanti?
'Impossibile!'
- appunto.
Erano
passati tre anni da quando aveva abbandonato il Villaggio, Sakura non
poteva ancora nutrire dei sentimenti nei suoi confronti che non
fossero odio e disgusto. Aveva tentato di ucciderla, per tutti i
Kami!!! Due volte nello stesso giorno, tra l'altro. Quale donna sana
di mente avrebbe continuato ad amarlo dopo un simile episodio?
«
Tornando a noi… » esordì l'Uchiha, incurante del
pericolo che stava correndo « Domani sera… »
«
Domani sera portaci una delle tue amanti! » gli urlò
Sakura, alquanto iraconda, prendendo la strada di casa.
Quale
donna sana di mente, eh?
Sakura
non rientrava in quella categoria. No. Per
niente.
Sasuke
si portò una mano a sostenere la fronte che sembrava sul punto
di scoppiare: come diavolo si era cacciato in quel casino?
♦
Sakura
era infuriata come non mai.
«
Credo che siano delle mie amanti… » scimmiottò
quell'idiota che con assoluta tranquillità aveva ammesso
davanti a lei – davanti a lei – di aver avuto
relazioni promiscue – e non con lei!
Lei
che non osava neanche pronunciare quella parola, che non aveva mai
visto un uomo nudo se non per esigenze lavorative – se
strettamente necessario – che a sedici anni poteva
annoverare come unica esperienza erotica un bagno alle terme con
Naruto e Kakashi-sensei – in vasche separate.
Invece
lui… lui…
'Che
stronzo!' - e come darle torto?!
Anche
la sua vocina interiore questa volta concordò sulla necessità
di una punizione esemplare.
Credeva
di essere l'unico capace di serbare rancore e meditare vendetta?
Una
donna tradita, con il cuore in pezzi, aveva una potenza distruttiva
che neanche lui, il vendicatore per antonomasia, poteva immaginare.
Lo
avrebbe umiliato, proprio come aveva fatto lui, e poi fatto a pezzi.
Se
sul ponte nel Paese del Ferro le sue
mani avevano preso a tremare
per l'incertezza, adesso le
tremavano di rabbia cieca: avrebbe potuto tranquillamente –
anzi sicuramente – ammazzarlo senza alcun
rimorso.
«
Eccola, è lei! » strillò una donna alle sue
spalle.
Sakura
si voltò, trovandosi di fronte una decina di donne dall'aria
poco pacifica.
Ghignò,
pensando che non ci potesse essere modo migliore per scaricare un po'
di rabbia.
Fece
scrocchiare le dita delle mani e si lanciò su di loro.
♦
Un
gran fracasso, come un'esplosione, attirò l'attenzione di
Sasuke. Si chiese per un attimo da dove potesse venire, poi fece
spallucce e continuò a camminare, pensieroso, verso casa.
Sakura
aveva reagito in un modo, per così dire, bizzarro. Possibile
che non avesse capito che in quell'universo parallelo nulla fosse
come era nella realtà?
Lui
non si sarebbe mai sognato di andare a letto con tutte quelle donne!
Non avevo tempo! E se anche lo avesse avuto, di certo non lo avrebbe
sprecato in quel modo.
Per
qualche motivo, che ancora non gli era molto chiaro, gli unici la cui
personalità era rimasta invariata erano lui e Sakura.
Aprì
con delicatezza il fusuma e si tolse i sandali all'ingresso,
accedendo poi al corridoio che portava al dōjō dal quale
proveniva una flebile luce.
Aprì
un piccolo spiraglio per spiare al suo interno: suo padre era lì,
inginocchiato, e assorto in chissà quali pensieri. O forse
stava solo dormendo?
Decise
che fosse meglio non disturbarlo e fece un passo in direzione della
sua camera quando la voce di suo padre lo fermò.
«
Sasuke » lo chiamò ad alta voce, incurante dell'ora
tarda.
Sasuke
aprì la porta e si posizionò in ginocchio davanti a
lui.
«
Dove sei stato? » gli chiese con il suo solito tono altero –
quello tutto sommato non era cambiato.
Sasuke
rifletté per un secondo prima di rispondere perché non
riusciva a capire se fosse incazzato o meno: non aveva mai avuto la
preoccupazione di tornare presto a casa per non far inalberare i suoi
genitori.
«
Da Sakura » gli rispose, pensando che, data la simpatia che i
suoi genitori avevano mostrato di avere per lei, suo padre non lo
avrebbe mai e poi mai rimproverato.
«
Non riesci proprio a fartene una ragione, vero? » ribatté
Fugaku, con un sorriso
sghembo « Ma
in fondo non posso biasimarti.
Quando si è innamorati si fa di tutto per proteggere la
persona che si ama. »
Ancora
con quella storia? Ne era al corrente anche suo padre?
'Inizia
a essere seccante' constatò
Sasuke, facendo una smorfia che suo padre, ovviamente, interpretò
come un moto di profonda sofferenza emotiva.
«
Hai tentato in tutti i modi di far comprendere a Sakura che la strada
che ha scelto è sbagliata » continuò il padre «
Ma non puoi obbligare nessuno ad amarti, Sasuke. » concluse,
incrociando le braccia e chiudendo di nuovo gli occhi.
'Seccante.
Oltremodo seccante.'
«
Non è più un problema » tentò di
rassicurarlo, forte del fatto che a parlare fosse il vero Sasuke non
quella specie di donnaiolo impenitente, innamorato perso di Sakura
Haruno . 'Innamorato di Sakura. Non diciamo scempiaggini'
«
Non è ignorando il problema che riusciamo a farlo sparire »
obiettò Fugaku, dall'alto della sua infinita saggezza «
E so che la missione che ti ho assegnato si sta rivelando più
difficile del previsto »
La
faccenda si faceva decisamente più interessante: suo padre gli
aveva assegnato una missione. Un onore inaspettato dato che nella
realtà era sempre stato Itachi il suo braccio destro. Ma di
quale missione si trattava? Forse doveva occuparsi di qualche
pericoloso criminale o di un nukenin sanguinario? Perché di
nukenin sanguinari lui se ne intendeva parecchio.
«
Sakura dopo la morte dei suoi genitori è diventata una mina
vagante »
'Sakura?
Una mina vagante?' Era ridicola
solo l'idea. E cosa c'entrava Sakura con la missione?
«
Ha incolpato il Villaggio della loro morte »
'Ho
come l'impressione di averla già sentita questa storia'
«
Qualcuno doveva sacrificarsi » continuò Fugaku «
La pace del Villaggio era troppo importante, non potevamo rischiare
che scoppiasse una guerra. »
Quella
di Sasuke da semplice impressione si stava gradualmente trasformando
in una concreta e tragica realtà.
«
Kizashi Haruno era diventato troppo potente. Era l'Hokage, ma non era
ben visto da tutti. Le alte sfere del Clan mi chiesero di prendere
una decisione pesante. » la voce di Fugaku Uchiha si incrinò
appena, tradendo la sua emozione « Era mio amico, ma anche un
pericolo per il Villaggio. E io l'ho tradito. »
Gli
occhi di Sasuke si sbarrarono appena acquisita la consapevolezza che
la storia che suo padre gli stava raccontando altro non era che la
copia sputata di quanto era
accaduto nella realtà
al suo
Clan, ma al contrario. Cambiava qualche particolare, ma le assonanze
tra le due vicende erano fin troppe.
«
Questa storia te l'ho raccontata un'infinità di volte, ma
spero che ti aiuti a comprendere perché è così
importante che tu stia vicino a Sakura. Ho promesso a Kizashi e
Mebuki che mi sarei preso cura di lei. »
Inutile
dire che Sasuke sprofondò nel più totale sgomento
nell'apprendere che l'importante missione che suo padre gli aveva
affidato era fare da balia a Sakura Haruno.
«
Non penso che Sakura abbia intenzione di vendicarsi del Villaggio »
affermò Sasuke, sicuro di quello che stava dicendo: non era la
stessa Sakura quella che era piombata in quello strano universo e non
aveva alcun motivo valido per distruggere la Foglia.
«
È fuggita, Sasuke. » ringhiò il padre, sgranando
gli occhi in modo minaccioso « E tu te la sei lasciata
scappare! »
'Non
può essere!' esclamò Sasuke dentro di sé.
«
Ti ha abbattuto, tramortito, e lasciato svenuto su una panchina. »
'Cosa???
Io l'ho tramortita, io l'ho lasciata svenuta sulla panchina!'
Aprì
bocca, ma solo per respirare perché improvvisamente l'aria di
quel dōjō era diventata pesante e non poteva in alcun modo
tentare di spiegare a suo padre come stessero davvero le cose, in
primis perché nella migliore delle ipotesi lo avrebbe preso
per pazzo e internato, e poi perché avrebbe dovuto
confessargli di essere diventato un nukenin e a quel punto,
probabilmente, lo avrebbe ammazzato sul posto.
«
È inaccettabile per un Uchiha fallire una missione »
aggiunse il padre, ammonendolo con lo sguardo.
E
Sasuke si chiese di nuovo: 'Perché?Perché a
me?'
Era
ormai chiaro, anzi cristallino, che le parti fossero state invertite.
Sakura aveva perso la sua famiglia, tradita dal Villaggio e da suo
padre che in quel modo era diventato Hokage, e aveva deciso di
vendicarsi. Fin qui tutto nella norma perché era la storia
della sua vita.
Ciò
che Sasuke non era, tuttavia, ancora in grado di razionalizzare, o
meglio, digerire era il suo ruolo – il nuovo ruolo. Lui era
Sakura Haruno. Un noioso ragazzino innamorato della sua compagna
di Team e rifiutato dalla stessa. Riusciva persino a sentirla, quella
parola, 'Grazie', proferita dalle labbra di Sakura prima del
colpo alla nuca – perché poteva scommetterci: l'aveva
detta. Come riusciva a sentire le sue parole per convincerla a
restare: le stesse che Sakura aveva detto a lui quella notte.
Era
imbarazzante. Talmente imbarazzante che a stento riuscì a
dissimulare la vergogna e l'atterrimento, nonché l'inevitabile
conato di vomito che aveva preso a salirgli dai meandri del suo
stomaco.
'È
un incubo!'
«
Adesso è tornata, però » osservò Sasuke,
tanto per dire qualcosa di intelligente in un momento in cui il suo
cervello propendeva per una ben più decorosa, drastica,
soluzione: il suicidio.
«
Sì. E solo grazie a Naruto Uzumaki. »
Ecco,
adesso vomitava sul serio: Naruto, volente o nolente, se lo ritrovava
sempre tra le palle.
«
Mi aspetto che non accada più nulla del genere. Sono stato
chiaro, Sasuke? » concluse Fugaku.
«
Sì, Padre » sussurrò lui tra i denti, alzandosi
in piedi e lasciando suo padre nella medesima posizione in cui lo
aveva trovato.
Sentiva
le gambe molli e la testa che gli girava vorticosamente e fece non
poca fatica per raggiungere la sua stanza.
Ma
appena impugnata la maniglia, un'altra voce, questa volta proveniente
dalla camera da letto dei suoi genitori, lo costrinse a fare dietro
front.
Era
sua madre.
«
Come mai hai fatto così tardi? » gli chiese con
dolcezza.
«
Sono rimasto a parlare un po' con papà » le rispose,
rimanendo sull'uscio.
«
Anche se tuo padre non te lo dice spesso, è orgoglioso di te,
Sasuke. »
Anche
in un'altra occasione sua madre aveva detto la medesima frase. Molti
anni prima.
«
Adesso lo so, mamma » ribatté lui, accennando un
sorriso.
La
madre gli sorrise di rimando, illuminata solo da un raggio di luna.
Era bellissima, molto più di quanto Sasuke ricordasse.
«
Adesso vai a dormire, sarai stanco »
«
Buonanotte, mamma » la salutò, con il cuore un po' più
leggero. Sua madre aveva sempre avuto l'innata capacità di
tranquillizzarlo, farlo sentire in pace con se stesso e con il mondo
anche quando i suoi erano i semplici problemi di un bambino.
«
Ah! Dimenticavo… » Sasuke ritornò indietro con
l'intenzione di portare a termine almeno la missione che lei gli
aveva affidato « La zuppa di gamberetti andrà benissimo
» le disse, godendosi l'ennesimo sorriso.
Onde
evitare che anche a suo fratello venisse l'irrefrenabile voglia di
minare il suo equilibrio psichico che, ormai, poteva dirsi
definitivamente andato alle ortiche, si fiondò nella sua
camera e si buttò sul letto faccia in giù con la
consapevolezza di avere di fronte un'intera nottata per trovare un
modo per uscire da quell'incubo.
♦
Sakura
spalancò la porta di casa e carica dell'adrenalina scaturita
dallo scontro con le
'amanti'
di Sasuke, salì le scale, con le ali ai piedi. per raggiungere
la camera da letto. Lungo il tragitto aveva avuto modo di riflettere
sugli ultimi avvenimenti e aveva preso una decisione. Dopotutto un
ragazzo che la trovava attraente – anzi irresistibile –
lo aveva e, allora, perché non approfittarne?
Sasuke
preferiva andare a letto con cento donne, ma non con lei. Anche in
quell'assurda dimensione le cose tra loro non avevano preso il verso
da lei voluto e ciò significava solo una cosa: doveva
dimenticarlo.
Ino
una volta le aveva detto che di uomini nel mondo ce n'erano tanti e
che non c'era modo migliore per dimenticare qualcuno che sostituirlo.
'
Chiodo schiaccia chiodo ' le aveva detto.
Beh,
il chiodo ce l'aveva – e che chiodo! – mancava solo un
buon martello e per quello si sarebbe attrezzata in seguito.
La
camera era totalmente immersa nel buio, se non per uno sparuto raggio
di luna che penetrava dalle pieghe della tenda.
Si
avvicinò in punta di piedi al letto, valutando
approssimativamente che le probabilità che il suo chiodo fosse
ancora sveglio fossero davvero molto ridotte e che, quindi, il suo
piano fosse destinato a fallire.
Sasori,
infatti, era nel pieno della fase Rem. Era chiaro dal suo viso
rilassato, dai suoi occhi immobili, ermeticamente chiusi come quelli
di una bambola – o di una marionetta in questo caso.
Era
davvero impensabile che lui fosse di carne e ossa – e
soprattutto che fosse il suo ragazzo. Era più che sicura che
se mai fosse riuscita a ritornare nel suo mondo e lo avesse
raccontato a Ino, per prima cosa le avrebbe dato della pazza e poi le
avrebbe dato doppiamente della pazza per non aver approfittato della
situazione.
Si
mise a sedere sul ciglio del letto e, incerta, allungò una
mano a sfiorargli il viso. Era liscio come quello di un bambino e
caldo – molto caldo – come la pelle che aveva saggiato
quel pomeriggio nel suo bagno.
Calda
e bagnata. Bagnata e calda.
Scoprì
di esserlo anche lei, calda e bagnata, e scostò la mano
per mettere a tacere quella fastidiosa vocina nella sua testa che
continuava a ripeterle: 'Che aspetti, idiota?'
A
quel punto, presa da uno strano istinto, si piegò verso di lui
fino ad arrivare con il viso a pochi centimetri dal suo.
Dopotutto
chi mai lo avrebbe saputo? Sarebbe stato poi così deprecabile
sfiorare appena le sue labbra? Non era il suo ragazzo in fondo?
Si
avvicinò ancora un po' al punto di sentire il suo fiato
lambirle le guance.
'
Ci sei quasi ' la incitò la sua vocina interiore,
sovreccitata.
«
Non posso, dannazione! » le ringhiò lei, allontanandosi
velocemente da lui.
'
Idiota '
Sì,
lo era.
Non
c'era alcun motivo valido per rimanere fedele a qualcosa che aveva le
stesse probabilità di avverarsi di quelle che poteva avere
Tsunade-sama di diventare astemia, eppure in cuor suo sapeva che
fosse sbagliato.
♦
L'indomani
Sasuke si svegliò di buon ora. E per buon'ora si intende che
dopo aver preso sonno per sfinimento verso le cinque della mattina il
suo orologio biologico da vendicatore aveva suonato la sveglia alle
sei in punto. Un'ora di sonno. E che sonno! Non aveva fatto
altro che sognare a random Sakura Haruno che lo tramortiva e lo
abbandonava su una panchina di marmo come un barbone.
Era
stato quasi peggio di quando Itachi, con fraterna premura,
aveva utilizzato il mangekyou sharingan su di lui.
Tra
l'altro gli rodeva terribilmente che anche in quell'occasione l'eroe
fosse stato Naruto e che, suo padre, per colpa di quel baka
impiccione, lo ritenesse un inetto.
Durante
la lunga notte insonne si era chiesto più volte chi potesse
essere stato l'artefice di tutto e soprattutto per quale motivo lo
avesse fatto, non trovando, tuttavia, risposta. Nel momento preciso
in cui lui e Naruto si erano scontrati erano presenti solo Kakashi e
Sakura e nessuno di loro due sarebbe stato in grado di utilizzare
un'abilità illusoria così potente da catapultare due
persone in un universo parallelo. Allora chi? E perché?
Se
questo qualcuno avesse avuto la brillante idea di rinchiudere solo
lui in quella strana realtà forse non avrebbe avuto niente da
ridire – aveva riavuto la sua famiglia – ma aveva
coinvolto anche Sakura e, su questo, di cose da ridire ne aveva a
bizzeffe.
Rimase
a lungo, steso sul letto, a guardare il soffitto, cercando di
ricordare un particolare, un qualcosa, che potesse aiutarlo a
risolvere la faccenda o, quantomeno, rispedire Sakura al mittente
perché in quel mondo, in fondo, Sasuke stava bene. Ok, i suoi
compagni erano un po' strambi e anche la sua famiglia non scherzava,
ma non aveva mai avuto problemi a evitare la gente e per la sua
famiglia… si sarebbe adattato.
Sentì
dei passi fuori dalla porta e si tirò su a sedere realizzando
che forse Itachi avrebbe potuto dargli qualche informazione in più
sulle arti illusorie, essendone il genio indiscusso. Aprì la
porta e percorse il lungo corridoio esterno che costeggiava il
giardino, trovando suo fratello seduto all'ombra del grande albero
posto al centro. Aveva un'aria serena, sognante. Da quanto tempo non
lo vedeva così?
Si
mise a sedere al suo fianco, poggiando la schiena sul tronco e
alzando la testa per rimirare la folta chioma mossa da un gruppetto
di uccellini un po' troppo molesti per i suoi gusti.
«
Ti sei svegliato presto » constatò Itachi, con un
sorrisetto divertito che Sasuke associò immediatamente alla
parola 'fannullone'.
«
Ho delle cose da fare » gli rispose, fingendo di non aver colto
la sua provocazione.
«
Devono essere importanti » ribatté il fratello,
allargando un altro po' il sorriso.
«
Dacci un taglio! » lo ammonì Sasuke, contrariato. «
Piuttosto… » continuò subito dopo
«
Sai dirmi qualcosa di un'arte illusoria capace di trasportare
qualcuno da una realtà all'altra? »
Itachi
portò una mano al mento, pensieroso.
«
Non mi pare di averne mai sentito parlare » gli rispose dopo
qualche secondo « Perché? »
aggiunse,
un po' perplesso e per la domanda, e per l'interessamento che Sasuke
aveva finalmente mostrato verso le arti illusorie: era assurdo che un
Uchiha non le conoscesse.
«
Nulla » replicò Sasuke, con un pizzico di delusione.
«
Hai intenzione di usare lo sharingan su Sakura? » insinuò,
quindi, il fratello.
Il
sopracciglio sinistro di Sasuke si impennò: cosa c'entrava
adesso Sakura?
Itachi
si voltò verso di lui, facendo brillare il suo sharingan.
«
Non devi farlo! » esclamò, afferrando le sue spalle e
scuotendolo con forza « Non dovrai mai utilizzare lo sharingan
su di lei, per nessun motivo al mondo. Non puoi pensare di risolvere
il problema in questo modo! »
E
Sasuke pensò seriamente che gli fosse andato di volta il
cervello.
«
Lo sharingan può avere conseguenze pesanti, può portare
a uno stato di incoscienza irreversibile. Non è un gioco,
Sasuke. » concluse Itachi, smettendo finalmente di scuoterlo.
Sasuke
avrebbe voluto dirgli qualcosa tipo: 'Questo particolare ti era
sfuggito quando hai avuto l'accortezza di utilizzarlo su di me?', ma
lasciò perdere perché nessuno dei suoi famigliari era
al corrente di quanto fosse accaduto nella realtà e non
sarebbe di certo stato lui a dire a suo fratello che era morto per
mano sua e ai suoi che erano morti a loro volta per mano di Itachi.
Sarebbe stato un tantino complicato!
Sasuke,
quindi, annuì per poi portarsi una mano alla fronte per porre
fine al giramento di testa causato dal vigoroso scossone del
fratello.
«
Vedrai che prima o poi Sakura si renderà conto di quello che
sta perdendo. » affermò Itachi, con tono rassicurante «
Presto comprenderà che dalla vendetta scaturisce solo altro
dolore »
Gli
occhi di Sasuke si sbarrarono. 'Altro dolore' .
«
Ti sbagli! » obiettò, stringendo i pugni: cosa poteva
saperne lui? « Io… Io non... »
Si
fermò in tempo, prima di proferire qualcosa di assolutamente
sbagliato in quel contesto. Si era sentito chiamato in causa e aveva
percepito la necessità di giustificare le sue azioni, il suo
desiderio di vendicarsi di Konoha; avrebbe tanto voluto spiegargli il
suo punto di vista, raccontargli come ci si sentisse a provare un
odio così profondo verso qualcuno tanto da non desiderare
altro che la sua distruzione. Ma non lo fece.
«
Non puoi sopportare di vederla con un altro, lo so » Itachi
concluse nel modo più errato il suo pensiero e Sasuke non poté
fare altro che scuotere la testa per la disperazione.
«
Sasori è un bravo ragazzo, dopotutto. » continuò
Itachi « Ed è realmente innamorato di lei. »
«
Tsk! » esclamò Sasuke senza un valido motivo.
♦
«
Buongiorno »
Sakura
mugolò qualcosa di incomprensibile in risposta al 'caldo'
saluto che l'uomo mezzo nudo nel suo letto le aveva appena rivolto.
«
Su, dormigliona, è ora di alzarsi » ci riprovò il
rosso, facendo scorrere la mano lungo la sua coscia.
«
Ancora cinque minuti » masticò lei, con la voce
impastata dal sonno.
«
Cosa vuoi per colazione? » le chiese, allora, Sasori mentre la
mano continuava a salire sotto la camicetta da notte bianca fino
all'orlo delle mutandine.
«
Dango. Tanti dango. » biascicò lei che nel mentre stava
facendo il sogno più bello della sua vita nel quale Sasuke
Uchiha, mezzo nudo, la svegliava con una caldissimo '' Buongiorno'',
le dava della ''dormigliona'' e le chiedeva cosa volesse per
colazione. Il tutto condito con una buona dose di carezze bollenti.
«
Mh! Siamo affamate stamattina. »
E
la mano birichina approdò laddove nessuno era giunto mai.
«
Ah!!! »
Sakura
urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, costringendo il
ragazzo a scansarsi di colpo per lo spavento.
«
Ma che diavolo ti prende? » le chiese Sasori, portandosi una
mano al petto – quello nudo, quello pulsante.
'
Oh Kami, Oh Kami, Oh Kami! ' ripeté Sakura nella sua testa
come un mantra. Lui… aveva… messo… mani…
lì… 'Oh Kami!'
«
Certo che da ieri sera sei davvero strana. » constatò
Sasori, passandosi una mano tra i capelli – quegli splendidi e
rossi capelli. « Sei sicura che l'Uchiha non ti abbia
importunata? »
Sakura
scoppiò a ridere in modo isterico.
«
Importunata da Sasuke, dici? » urlò come una pazza, non
smettendo di ridere « Ma come ti viene in mente? »
Aveva
una gran voglia di mettersi a piangere e disperatamente perché
no, cazzo, Sasuke Uchiha preferiva importunare mezza Konoha e non
lei.
«
Sarà… ma ogni volta che passi del tempo con lui non
sembri più tu » ribatté il ragazzo, alzandosi dal
letto e mostrandosi in tutto il suo ignudo splendore.
Sakura
arrossì talmente tanto da essere costretta a ripiegare su una
strategica ritirata sotto le lenzuola. Se le portò fin sopra
il naso, lasciando solo un piccolo spiraglio per sbirciare il ragazzo
che con nonchalance camminava come 'madre e padre' lo avevano fatto
per la sua camera da letto. E geloso, se possibile, era anche più
bello.
«
So che il tuo Team per te è come una seconda famiglia, che
Sasuke ti è sempre stato vicino anche nei momenti più
difficili, e spesso mi sono chiesto perché tu abbia scelto me.
» continuò mentre si vestiva « A volte penso che
tu stia con me solo perché posso esserti di aiuto per la tua
vendetta »
'
Sasuke mi è sempre stato vicino? Vendetta? '
Sakura
strabuzzò gli occhi: come faceva Sasori a sapere che voleva
vendicarsi di Sasuke? Che avesse parlato nel sonno?
«
Ma che dici? » sbottò Sakura, mettendosi a sedere di
scatto sul letto per poi rendersi conto di essere in camicia da notte
e ricoprirsi in tutta fretta.
«
Allora smettila di recitare, di fingere che vada tutto bene.
Concentriamoci sul nostro obiettivo » Sasori si era avvicinato
velocemente a lei e le aveva afferrato le spalle.
'
Ma di cosa sta parlando? ' si chiese Sakura ' Un figlio, il
matrimonio?'
«
Distruggiamo Konoha una volta per tutte! » concluse il ragazzo,
dilatando in un modo inquietante le pupille degli occhi.
Sakura
ebbe il timore di svenire: distruggere Konoha? Perché mai
avrebbe dovuto farlo?
Sasori
non era chi voleva far credere di essere, non combatteva per il
Villaggio, ma tramava per annientarlo. E lei? Era sua complice?
«
Manca poco. Domani mi recherò dal nostro amico per gli ultimi
dettagli. Vedrai, non rimarrà niente di questo stupido
Villaggio. » aggiunse Sasori, stringendola forte a sé.
«
Io… » Sakura era senza parole, totalmente scioccata. «
Io…» ripeté, liberandosi dal suo abbraccio e
scendendo dal letto « H-ho dimenticato che q-questa mattina
dovevo recarmi da-dall'Hokage » balbettò nervosamente,
vestendosi in tutta fretta « D-devo proprio andare, sai…
»
«
Dobbiamo mantenere le apparenze » ricordò lui, andandole
insperatamente in aiuto.
«
S-sì, a-appunto »
♦
«
Sa… distruggere… Konoha »
«
Riprovaci quando ti verrà restituito il dono della parola »
borbottò Sasuke.
'Stronzo!'
Sakura
si era letteralmente catapultata a casa di Sasuke. O meglio, dopo
aver avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con un jonin
ubriacone che viveva presso l'abitazione che in teoria sarebbe dovuta
essere di Sasuke, aveva riattraversato il Villaggio per raggiungere
il Quartiere Uchiha. Non aveva avuto grandi difficoltà a
individuare quale fosse la casa di Sasuke: a naso si era intrufolata
in quella più grande – 'megalomania genetica' –
entrando dal giardino, e lo aveva trovato lì, seduto sul
pavimento dell'engawa, intento a pulire la sua katana.
Prese
un profondo respiro, riordinò i pensieri e infine tentò
di elaborare una frase di senso compiuto: « Sasori vuole
distruggere Konoha »
«
Oh, affascinante! » sputò Sasuke, sarcastico «
Ultimamente Konoha è molto gettonata, a quanto pare »
aggiunse con una nota di chiaro disprezzo nella voce.
Sakura
si sentì improvvisamente una stupida: anche Sasuke aveva
intenzione di distruggere Konoha, forse non era stata una grandissima
idea rivolgersi a lui.
«
Bisogna avvertire Naruto » pensò, non rendendosi conto
di averlo fatto ad alta voce e che, al solo sentir nominare
l'Uzumaki, Sasuke aveva aggrottato la fronte e aveva smesso di pulire
la sua Kusanagi.
«
Spiegami per quale motivo dovremmo avvertire quel buono a nulla »
replicò lui, puntando il suo sguardo gelido su di lei «
Pensi che io non sia forte quanto lui, se non più di lui? »
concluse, indirizzando la punta della Katana verso il collo della
ragazza le cui palpebre, udendo una tale assurdità, presero a
battere in modo convulso: gli sembrava quello il momento adatto per
sanare i suoi complessi di inferiorità?
«
Sakura! »
Sasuke,
riconoscendo la voce di sua madre, ripose in fretta la katana nel
fodero. La ragazza si voltò e si ritrovò di fronte una
donna di mezza età, molto bella, che aveva come la sensazione
di aver già visto, ma non ricordava bene dove.
Ovviamente
giunse alla conclusione più sbagliata.
«
Vedo che per te l'età non fa differenza, Sasuke! »
osservò con disgusto, incrociando le braccia.
«
Tsk! » sibilò Sasuke di rimando « È mia
madre » le spiegò tra i denti, trovando veramente
infantile quel suo comportamento.
«
Hops! »
Per
la seconda volta in pochi minuti – con Sasuke era la norma –
si sentì una stupida. In effetti quella donna era la stessa
che aveva visto nelle foto dell'album di sua madre, ma in quelle ore
erano accadute così tante cose che aveva perso lucidità.
«
Buongiorno, Signora Uchiha. » la salutò, piegandosi
meccanicamente in avanti.
«
Che sorpresa! » esclamò Mikoto « Non ti aspettavo
prima di questa sera. È forse accaduto qualcosa? » le
chiese in apprensione.
«
N-no » balbettò, rossa in viso.
'Che
figura!' pensò, mentre la sua vocina interiore se la
sghignazzava della grossa.
«
È venuta a informarmi che Kakashi ci sta aspettando »
continuò Sasuke, evitandole così di fare un'ennesima
figura barbina e Sakura non poté fare altro che dedicargli uno
sguardo colmo di gratitudine.
«
Ma Kakashi questa mattina non aveva una riunione con tuo padre? »
obiettò Mikoto, portando l'indice della mano sulla guancia.
«
S-sì, appunto. Kakashi-sensei» Sakura sottolineò
l'onorifico che Sasuke aveva, per ovvi motivi, omesso « Ci
aveva lasciato dei compiti da svolgere in sua assenza » le
spiegò, non sapendo neanche lei dove avesse trovato la
presenza di spirito per imbastire una simile panzana. Era di fronte
alla madre di Sasuke, quella che sarebbe potuta essere sua suocera, e
l'aveva scambiata per un'amante attempata di Sasuke: era più
che comprensibile che fosse nervosa.
«Ah,
capisco. » Non si sa come, ma Mikoto se la bevve «
Stasera cercate di non fare tardi.» si raccomandò prima
di congedarsi.
«
A stasera » confermò Sakura, inchinandosi di nuovo e
sentendo il suo cuore arrivare dritto nel naso.
«
Conviene uscire a questo punto » dichiarò Sasuke,
visibilmente annoiato.
♦
«
Avresti potuto dirmelo che era tua madre » esordì
Sakura, appena fuori dalla residenza, ancora turbata dall'inatteso
incontro e dall'impressionante figuraccia che aveva fatto.
«
Non me lo hai chiesto. » ribatté Sasuke, accelerando il
passo.
«
Beh, io non avevo idea di come fosse fatta tua madre » gli fece
presente, non rendendosi conto di quanto quell'affermazione fosse
stata di cattivo gusto: non poteva saperlo perché lei era
morta.
Sasuke
si fermò di colpo e si chiuse nelle spalle.
«
Certo, come avresti potuto saperlo? » sussurrò in modo
impercettibile.
«
Scusa, non ho capito » ammise Sakura, sentendosi
improvvisamente più a disagio del solito.
«
Non ha alcuna importanza, solo cerca di tenere a freno la lingua, sei
noiosa » concluse lui, ricominciando a camminare. Quella
parola, '' noiosa '', con cui lui l'aveva apostrofata più
volte, e sempre quando diceva qualcosa di poco opportuno o fastidioso
per la sua persona, aiutò Sakura a comprendere che quello che
gli aveva detto lo avesse colpito, forse ferito, e se ne dispiacque.
Sperando
di trovare un posto tranquillo dove parlare, si diressero verso il
campo di allenamento dove però trovarono Hinata Hyuga intenta
a spazzare via i componenti del suo Team, moscerini inclusi.
«
Andiamo nella foresta » propose Sasuke, quindi, e Sakura annuì
semplicemente, pensierosa.
Si
ritrovarono così nel luogo in cui la discesa nelle tenebre di
Sasuke aveva avuto inizio. Nella mente di Sakura, i ricordi di quel
giorno erano ancora così vivi da farle male. Era stata una
vera fortuna che Sasuke fosse riuscito a evitare che Orochimaru si
impadronisse del suo corpo perché, all'epoca, quando il sennin
lo aveva morso, sembrava davvero troppo forte per essere sconfitto.
Ricordava la paura di non essere all'altezza di riuscire a difendere
Sasuke e Naruto dall'attacco dei ninja del Villaggio del Suono e il
momento in cui Sasuke aveva liberato il potere del Segno Maledetto.
Era riuscita a fermarlo, chissà come. Si era posta quella
domanda più volte ed era stato forse quell'episodio a
illuderla che avrebbe potuto farcela ancora, che in qualche modo
sarebbe riuscita a fermarlo, a farlo ritornare in sé. Ma il
Sasuke che aveva trovato nel Paese del Ferro non era più
quello di un tempo, non vi era più nulla di quel ragazzino
introverso e arrabbiato. L'odio aveva corrotto per sempre la sua
anima?
«
Ti chiedo scusa. »
Sakura
pensò che fosse giunto il momento di rompere
quell'insostenibile silenzio.
«
Mh » mugolò Sasuke che, assorto nei suoi pensieri, non
aveva ascoltato una sola parola.
«
Sono stata inopportuna, ti chiedo scusa » ripeté Sakura,
sinceramente dispiaciuta.
«
Qui può andare bene »
Sasuke
finse di ignorare quanto lei aveva appena detto, non sapendo cosa
risponderle: si era talmente abituato ad essere arrabbiato e
diffidente nei confronti degli altri che aveva dimenticato cosa
volesse significare ricevere delle scuse. A conti fatti nessuno si
era mai disturbato di porgergli le scuse per tutto quello che aveva
patito; tutti coloro che erano a conoscenza di quello che era stato
fatto al suo Clan e a suo fratello – e quindi a lui –
avevano optato per un'omertosa compassione al posto di una
vergognosa, ma onesta, ammissione di colpevolezza.
Il
Terzo Hokage gli aveva dato una casa in cui vivere e la possibilità
di usufruire di tutti gli averi del suo Clan come ''unico erede in
vita'', ma la sua debolezza lo aveva privato della cosa più
importante, vitale, come l'affetto della sua famiglia, per preservare
la pace in un Villaggio corrotto e immeritevole.
Sasuke
aveva intenzione di ristabilire l'equilibrio, pareggiare i conti,
privare quella massa di vigliacchi di tutto ciò di cui avevano
potuto godere a discapito della sua famiglia e della sua felicità.
Sakura,
invece, comprese di essere stata respinta ancora. Per quanto si
potesse sforzare di comportarsi normalmente nei suoi confronti,
mettendo da parte ciò che era accaduto nel Paese del Ferro, la
corazza che Sasuke aveva indosso era ancora per lei impenetrabile.
Non le aveva mai dato modo di avere accesso ai suoi pensieri, di
stargli vicino come lei avrebbe voluto, ma ai tempi del Team 7 Sakura
aveva creduto di avere un piccolo, piccolissimo posto, nel suo cuore,
mentre adesso aveva la certezza di non contare niente per lui.
Sasuke
era fermo, lì davanti ai suoi occhi; così vicino,
eppure irraggiungibile.
«
Sasori mi ha detto di avere un complice » gli comunicò,
benché lui non si fosse ancora degnato di voltarsi dalla sua
parte: un'abitudine, un triste ricordo.
«
Sì, lo so » affermò Sasuke « Sei tu.»
aggiunse dopo una breve pausa in cui aveva tentato di immaginare lo
sconcerto della ragazza nell'apprendere che, adesso, la nukenin fosse
lei e non più lui – ironico, no?
«
Allora è vero? » urlò Sakura, portandosi una mano
alla fronte « E dimmi, come fai a saperlo? Chi te lo ha detto?
Perché voglio distruggere il Villaggio? » gli chiese
tutto d'un fiato, con la speranza che questa volta si degnasse di
risponderle in modo esaustivo e non con i suoi soliti mugugni, barra
sibili, barra crittogrammi.
«
Mh » - come non detto.
«
Dobbiamo fermarlo, Sasuke-kun! Non possiamo permettergli di farlo! »
ritornò all'attacco la ragazza, con il pungo chiuso dinanzi al
petto.
«
Chiudi quella bocca, Sakura! » le ordinò l'Uchiha,
ampiamente irritato « Se qualcuno nel nostro mondo avesse
tentato di distruggere Konoha, non avrei avuto nulla in contrario,
anzi lo avrei aiutato » ammise con una tranquillità che
aveva dell'inquietante « Ma in questa realtà è
diverso. »
«
Quindi lo fermeremo, vero? » gli domandò Sakura,
speranzosa.
Sasuke
sbuffò di rimando, chiedendosi per quale assurdo motivo quella
ragazza dovesse necessariamente sprecare il suo fiato e attentare ai
suoi timpani anche quando i concetti erano chiari, cristallini –
ovviamente Sasuke ignorava il fatto che il suo concetto di chiarezza
fosse diametralmente opposto a quello di tutto il resto dell'umanità.
«
Vero? » ripeté Sakura. E Sasuke ebbe quasi l'istinto di
voltarsi e carbonizzarla lì sul posto.
A
voltarsi si voltò, ma incrociando gli occhi verdi della
ragazza che avevano preso a brillare di emozione, non se la sentì
proprio di darle fuoco e optò per un altro sbuffo, questa
volta più rumoroso e sentito del precedente e un
accondiscendente e impercettibile movimento del capo che stava a
significare: « Sì, Sakura » .
«
Dobbiamo scoprire con chi si deve incontrare e dove. Dovremmo anche
avvisare l'Hokage e pianificare una contromossa se non riuscissimo a
fermarlo prima… » Sakura continuò a vomitare
parole su parole, tutte sensate a suo dire, che Naruto avrebbe
sicuramente apprezzato, essendo lei quella più portata per la
strategia, al contrario di Sasuke che stava immobile, con lo sguardo
perso nel vuoto, le orecchie in fiamme e una gran voglia di metterla
a tacere definitivamente.
«
Lo uccideremo! » tuonò, cogliendo al volo un insperato
momento di silenzio. ' E se non la finisci di parlare uccido
anche te ' avrebbe voluto aggiungere, ma si ritenne abbastanza
soddisfatto constatando di aver attirato la sua totale attenzione con
quelle due semplici parole che sintetizzavano a pieno l'unico piano
possibile da attuare.
«
Lui si fida di te, sei la sua… » proprio non riusciva a
dirlo e non ne capiva il motivo.
«
Fidanzata? » lo aiutò Sakura, ipotizzando che Sasuke non
sapesse neanche come definire una donna impegnata in una relazione
monogama.
«
… e per questo hai modo di avvicinarlo senza destare sospetti
» Sasuke ignorò la possibilità di ripetere quella
bestemmia e proseguì con la spiegazione del suo piano.
«
Giusto! » esclamò la ragazza, sbattendo con forza la
mano destra chiusa a pugno sul palmo della sinistra.
«
Hai ancora quei kunai avvelenati? » le chiese, serafico, come
se di routine lei se ne andasse in giro con kunai imbevuti in
sostanze altamente tossiche.
«
Come sai che era avvelenato? » ribatté Sakura, rossa in
viso, sia perché Sasuke si riferiva chiaramente al kunai con
il quale lei aveva pensato – non tentato – di ucciderlo,
sia perché aveva sperato per una volta di non essere stata
così prevedibile.
«
Non penso che saresti stata così stolta e temeraria da tentare
di uccidermi con un semplice kunai » affermò l'Uchiha,
non riuscendo a trattenere un ghigno divertito mentre lei abbassava
mestamente il capo di fronte all'ennesima umiliazione che aveva
completamente messo in secondo piano l'involontario complimento che
Sasuke le aveva fatto: quantomeno non la riteneva una stupida.
«
In ogni caso non avrebbe fatto molta differenza » continuò
lui, che quando si trattava di esaltare la sua persona sfoderava
un'inconsueta eloquenza « Sono immune a qualsiasi forma di
veleno »
Sakura
si sentì sconfitta su tutta la linea: se anche fosse riuscita
a trafiggere Sasuke, al massimo avrebbe potuto procurargli una
semplice ferita da taglio e avrebbe fallito ugualmente. Tuttavia, la
sua ultima affermazione, le ricordò qualcosa di molto, ma
molto, importante.
«
Anche Sasori è immune ai veleni » replicò,
sentendo la sua autostima ritornare a dei livelli pressoché
normali: Sasuke 'so tutto' Uchiha non poteva in alcun modo
essere a conoscenza di questo piccolo particolare.
«
Mh! »
'Sorpreso,
Uchiha? '
Sasuke
rifletté per un momento: non aveva previsto una simile
eventualità e avrebbe preferito di gran lunga non sporcarsi le
mani – almeno questa volta – anche se non riteneva Sakura
in grado di portare a termine la missione – data la precedente
esperienza.
«
Il tuo compito allora sarà quello di farlo cadere in trappola,
al resto penserò io » le spiegò, con la certezza
che il tizio della sabbia non potesse essere più forte di un
Deidara, o di un Itachi, o di un Danzō – dopotutto era
stato sconfitto da Sakura.
«
Il fatto che tu sia immune ai veleni sicuramente ti sarà di
aiuto, ma le tecniche di Sasori sono tutte molto pericolose, letali »
lo avvertì la ragazza che ricordava quello scontro come uno
dei più difficili che avesse mai affrontato.
«
Non lo temo affatto » dichiarò l'Uchiha, con quel
sorriso sghembo da schizofrenico all'ultimo stadio che aveva
sfoggiato nel Paese del Ferro.
'
Fa come ti pare, baka. Poi non dire che non ti avevo avvertito. '
pensò lei, immaginando
Sasori, versione marionetta superaccessoriata, mettere in scena lo
spettacolo dei cento congegni e fare di Sasuke Uchiha una poltiglia
informe e sanguinolenta.
Avrebbe
riso? Sì, e tanto.
Sarebbe
corsa in suo aiuto? Sì, ma continuando a ridere.
«
Allora è deciso » Sasuke la ridestò da
quell'ilare pensiero « Questa sera, dopo la cena a casa mia,
entreremo in azione »
|