Only
For You
Silenzio,
e il rumore appena udibile dell'acqua alle sue spalle.
Sono
suoni che ha impressi a fuoco nella sua stessa natura. Nella sua
mente, le voci attutite dalla distanza dei bambini che si rincorrono
nella vasca dei piccoli sono familiari – sono le voci di Rin,
dei suoi compagni di giochi infantili. Lo sciabordio dell'acqua che
sfugge ai bordi della piscina e si insinua nelle grate bianche è
quello della piscina di Sano, mossa dai loro corpi in movimento.
Ma
la realtà è differente. Più dolorosa e spietata.
La realtà è una piscina di Sidney, e la realtà è
una decisione avventata di cui si sta pentendo di più ogni
secondo che passa.
La
spalla gli fa male.
Silenzio,
e Rin che svolta l'angolo del corridoio. Per un momento si ferma e si
guarda attorno, le dita pallide attorno alla corda del borsone;
ansima come avesse corso, e i capelli corti sono ancora umidi, con
piccole gocce che scivolano dalla sua frangia al suo volto. Lo vede,
finalmente; Sousuke può solo immaginare che razza di
spettacolo sia, un uomo adulto in piedi con la schiena che pressa
contro il muro e due segni rossi di pianto sotto gli occhi. È
una fortuna che ci sia poca gente. Non sopporta l'idea che un
estraneo possa vederlo in quel modo – né sopporta l'idea
che Rin possa fare altrettanto, ma non può impedirgli di
avvicinarsi e fermarsi ad appena un metro da lui, il fiato pesante
dalla preoccupazione.
La
verità è che inizialmente gli è sembrata un'idea
tranquilla. Sono passati anni dall'ultima volta in cui si è
sentito del tutto unito a Rin – la loro relazione è solo
migliorata da quando erano al liceo, e Sousuke non ha nessun dubbio
su ciò che prova per lui, ma non ha mai ritrovato il legame
che solo il nuoto può donare loro. Aveva approfittato della
pausa di Rin dagli allenamenti per proporgli di andare a nuotare
assieme, per la prima volta nei tre anni trascorsi dalla loro ultima
gara.
Rin
aveva accettato. No – si era illuminato come mai prima, o così
gli era sembrato. Era corso a preparare il necessario, arrivando
persino a ignorare le faccende di casa su cui era tanto meticoloso
perchè raggiungessero la piscina pubblica il prima possibile.
Sousuke era stato felice quanto lui – durante un giorno della
settimana la piscina era vuota, e nonostante l'avesse sempre soltanto
vista da fuori era sicuro che fosse attrezzata a dovere per il tipo
di gara che avevano in mente. Si era lasciato trascinare dal suo
fidanzato fino all'ingresso prima di rendersi conto di non avere
neanche più un costume che gli entrasse bene.
Rin
aveva riso e scosso la testa. Erano andati a comprarlo, e per un
momento erano di nuovo immersi nell'atmosfera magica che aveva
pervaso i suoi diciotto anni, quando il terreno pericolante su cui
poteva permettersi di avanzare era florido, e Rin e il nuoto erano
tutto ciò che esisteva ai suoi occhi.
Poi
era andato tutto storto.
-
Sousuke. -
Silenzio,
e la voce di Rin, carica di tutto ciò che ama di lui. Di tutto
ciò che non vorrebbe sentire, non in quel momento: tenerezza,
comprensione, compassione. Quel lato di Rin che è dolce,
nascosto sotto il Rin che è amico e compagno. L'unico tono che
Sousuke possa permettersi di sentire, ora.
Come
un bambino, si volta nella direzione opposta a quella di Rin e fissa
il muro alla propria destra senza davvero vederlo; morde forte sul
labbro inferiore, e non parla. Le dita di Rin sfiorano le sue, e
Sousuke le scosta appena. È orribile, riuscire a percepire il
cambiamento nel ritmo del respiro di Rin di fronte a quel pacato
rifiuto. Vorrebbe essere in grado di non farlo. Vorrebbe essere più
forte.
-
Mi dispiace. - Mormora, la voce arrocchita dal pianto; e già
lo sente tornare, forte ma non intenso tanto quanto pochi minuti
prima. Dubita piangerà un'altra volta così in tutta la
sua vita. L'unica cosa che potrebbe ridurlo in quello stato sarebbe
perdere Rin, ed è un'eventualità a cui non vuole
pensare. Un'eventualità che non è mai sembrata più
reale.
-
No. - È la sua risposta. È appena un sussurro, ma torna
subito – e con esso le dita di Rin, che riprendono a sfiorare
la punta delle sue. Rin le lascia scivolare sopra le proprie, col
pollice sfrega le nocche. È un contatto così
insignificante, eppure è tutto ciò che riesce a dargli.
- No, per favore. Non chiedermi scusa. Non... -
Non
vuole che pianga di nuovo a causa sua.
Fino
a qualche minuto prima erano la coppia più felice del mondo.
Fino a qualche minuto prima entrare in acqua era sembrata una
benedizione – sentire di nuovo Rin che gli nuotava attorno,
incitandolo a seguirlo, legandolo a sé con una semplice
stretta di mano. Fino a qualche minuto prima tutto era tornato come
tre anni prima, quando la paura di quella maledetta spalla malandata
passava in secondo piano dietro alla felicità immensa di poter
stare assieme.
Poi
l'aveva sentito. Un dolore lancinante, una fitta che per qualche
istante l'aveva accecato – costringendolo a fermarsi dopo
appena quattro bracciate e ad annaspare alla ricerca di aria, agitato
come un bambino alle prime armi. Quando finalmente era riuscito ad
aprire gli occhi, Rin era qualche metro avanti a lui – pallido,
terrorizzato, lo sguardo fisso sulla spalla che entrambi ormai
credevano guarita. Non aveva sopportato di vederlo così. Non
l'avrebbe fatto stare male un'altra volta.
Non
meritava la sua pietà.
Di
nuovo, abbassa la mano che Rin ha sollevato verso di sé e la
sottrae al suo tocco gentile. Questa volta si volta a fissarlo,
cercando di soffocare la rabbia che ha già sfogato tirando un
inutile pugno al muro della vasca, cercando di non pensare al
bruciore delle sue lacrime mentre si sollevava a fatica fuori dalla
piscina. Cercando di non pensare alla voce di Rin che lo richiama a
sé disperata, mentre scappa verso gli spogliatoi e fugge dai
suoi problemi – di nuovo, come sempre.
-
Non dovrei essere qui. - Mormora. Rin scuote la testa piano; è
chiaro che non la pensa allo stesso modo. Ovviamente non la pensa
allo stesso modo: non ha capito.
-
Torniamo a casa, se vuoi. - Risponde, la voce appena incrinata dalle
lacrime che Sousuke non vuole vedergli versare. Sou sospira; solleva
le mani al volto e lo nasconde dietro, massaggiando i muscoli
indolenziti. Non vuole tornare a casa. Non è facile spiegare
cosa provi senza distruggere tutto ciò che hanno costruito.
-
Non hai capito. - Continua. Fa un gesto vago attorno a sé, che
Rin segue con il proprio sguardo; è di portata molto ampia.
Comprende la piscina, tutta Sidney, tutta l'Australia. Comprende Rin.
- Non dovrei essere qui. - Ripete, e questa volta l'enfasi
sull'ultima parola fa sì che Rin sgrani gli occhi, onestamente
ferito. Si fa più avanti, e il borsone scivola dalle sue
spalle e cade a terra. Sousuke torna a evitare il suo sguardo, e
fissa un punto per terra. Stavolta ha compreso ogni sfumatura di
quella frase, ed è furioso.
Non
dovrei essere a Sidney. Non dovrei essere in Australia. Non dovrei
essere assieme a te.
-
Lo credi davvero? - Lo sente sibilare a denti stretti. Le sue mani
tremano, reprimono la sua necessità di aggrapparsi a qualunque
cosa – il colletto della maglia di Sousuke, probabilmente. È
un suo vizio, giocoso o meno. Stavolta si sta trattenendo dal farlo,
e qualcosa gli suggerisce che è solamente perchè è
incazzato oltre ogni limite. - Ci sei arrivato tutto da solo? Senza
consultarmi? -
Sousuke
sospira di nuovo. - Rin, non... -
-
Non puoi nuotare? - Rin prosegue, senza dargli il tempo di
rispondere. - Credi che me ne importi qualcosa? Credi che vedere che
la tua spalla non è ancora guarita possa farmi...cosa?
Disinnamorare per magia? Dio, mi fai sentire così stupido. -
-
Non credo tu sia stupido. - Sousuke tenta di guardarlo in volto, ma è
difficile. È paonazzo. È arrabbiato. Sa che se lo
facesse finirebbe per sciogliersi; sarebbe tutto finito. - Ci siamo
fatti una promessa. Ti ho promesso che sarei tornato quando avessimo
potuto gareggiare entrambi... -
Le
mani di Rin si sollevano di scatto, premono sulla sua maglia, la
tirano a sé. Ora lo riconosce. - Non mi importa cosa ci siamo
promessi tre anni fa! - Urla. Sousuke solleva una mano e la posa sul
polso di Rin. Stringe, ma non abbastanza da fargli male. Quel tanto
che basta per sentirlo. Per aggrapparsi a lui. - Tre anni fa non
avevo idea di cosa significasse passare interi mesi senza poterti
toccare! Tre anni fa ero a malapena un bambino! Tre anni fa non
sapevo... -
La
sua voce si fa più bassa, debole. Sousuke è quasi
tentato di allontanarsi nuovamente, ma non può lasciare che un
momento di debolezza diventi un momento in cui non è presente
per Rin. Non è così che funzionano le cose tra loro,
sbagliato o giusto che sia. Quando le labbra di Rin si posano sul suo
mento lui lo sente tremare, e rimane ad occhi chiusi ad ascoltare
ogni istante di quel tremore.
-
Tre anni fa non sapevo di essere innamorato di te, va bene? -
Sussurra, il fiato caldo contro il suo collo. - Mi dispiace. Mi
dispiace se non riesco a rinunciare a te, se ti costringo a rimanere.
-
Non
può fare a meno di carezzare la sua nuca con gesti lenti e
misurati, che possano calmarlo e far cessare il suo tremolio. È
un ritmo che conosce. Lo fa spesso, quando Rin fatica a prendere
sonno.
-
È tutto sbagliato. - Lo sente mormorare, la voce soffocata dal
fatto che ha posato il viso nell'incavo della sua spalla. - Sono un
egoista. Mi dispiace... -
Sou
scuote la testa. - Va bene così. - Sussurra. - Va bene così.
-
È
uno strano equilibrio, pensa. Tutto ciò che pensa è di
non meritarsi Rin – non ha mai voluto essere un'ombra per lui,
ma un compagno che potesse permettersi di stare al suo fianco; e ha
sempre pensato che Rin fosse della stessa idea. Ma Rin è lì,
a definirsi un egoista perchè vuole che rimanga, ad amarlo
senza considerare i suoi desideri. E a lui non importa. È
confusionario, ma è così che sono.
-
Non andartene. -
È
tutto ciò che ha sempre voluto sentire. Sono le due parole di
cui non si stancherà mai, rasserenanti quanto le improvvise
dimostrazioni d'affetto di Rin. Non riesce a non stringere i denti di
fronte al suo tono affrettato e spaventato; non riesce a non
abbracciarlo, né a impedire a se stesso di piangere. Affonda
il viso nel collo di Rin e lo stringe, e sa che può sentire
che sta piangendo, ma non importa. Finchè non lo vede può
continuare a pensare che i sentimenti di Rin siano più
importanti dei suoi.
-
Non me ne frega niente se non sei con me quando nuoto. - Continua. -
Amo nuotare, ma... -
Se
Rin continua a parlare non farà altro che cementarlo a sé,
bloccarlo in quel paese, in quella condizione, in quel ruolo. Il
pensiero lo spaventa terribilmente; ma il fatto che senta anche di
non desiderare altro fa molta, molta più paura.
-
...Ti amo molto di più. E voglio stare con te. Per cui non
andartene, ti prego. -
Improvvisamente
nulla ha più senso di quelle parole. Non il mondo che lo
circonda, non la rabbia verso il proprio corpo malandato, niente.
Esistono solo lui e Rin.
Cammina
di nuovo su un terreno precario, ma il bacio che Rin posa gentilmente
contro le sue labbra è solido e lo ancora a terra con una
forza che Sousuke non credeva che un essere umano potesse possedere.
Lo vuole, e lo ama, e ha paura. E va bene così.
E
Rin sorride, la fronte contro la sua.
-
Va bene. -
-
Davvero? -
-
Ti amo. -
E
la sua mano carezza la sua guancia, scende sul suo collo, si posa
sulla sua spalla destra. Stringe piano. Quel tanto che basta per
sentirlo. Per aggrapparsi a lui.
-
Sono contento che tu sia qui. - Mormora. - Esattamente dove dovresti
essere. -
_____________________________
“Angsty
fanfic about sourin a few years later where Rin and Sousuke lives
together and over a period of a month, Sousuke tries to swim and get
back to practice again but gets so frustrated that he smashes his
fist into a wall and cries a tear bc he can no longer swim no matter
how much he practices/ rehabilitates and it crushes Rin’s heart
to realize how much Sou wants to swim again” ©
surinnsenpai
Mi
hanno taggata e non ho saputo resistere. Mi è uscito un pezzo
molto emotivo e lento ma... non mi dispiace. A dire il vero vorrei
tutte le entry della sourin week fossero simili a questa, per quanto
scrivere fluff non mi sia dispiaciuto.
Alla
prossima!
-Joice
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