Non temere di sognare

di wolfmxm
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Mi svegliai in preda al panico.
Non poteva essere vero, non volevo crederci, non volevo. Avrei dato qualsiasi cosa per essere sicuro di non essere... la mia mente si rifiutava fermamente di credere a ciò che avevo appena visto ed io mi sarei perfino cavato gli occhi se ci avessi creduto. La mente umana è un sistema magnificamente complicato, indecifrabile in certi casi, eppure lui mi aveva trattato come se io fossi un libro aperto. Avrei dato tutto ciò che possiedo –nonostante sia ben poco- pur di non far accadere una cosa del genere.
Desiderai di tornare a casa, mettermi a letto come di consueto e dormire per venti ore filate; desiderai di non risvegliami mai più. Andai nel mio studio e spensi tutti le luci dopodiché lasciai l’appartamento e corsi a casa di mia madre, entrare non fu difficile: le chiavi erano proprio dove le avevo lasciate, sembrava che ogni minimo particolare fosse al proprio posto ed io iniziai a rilassarmi una volta che sentii la sua voce amorevole chiedere se fossi io all’ingresso. Respirai profondamente: “era solo un sogno, un sogno molto realistico, ma pur sempre un sogno”, pensai; entrai in cucina e qualche minuto dopo mia madre mi raggiunse.
La guardai: il suo viso, la sua espressione stanca mi trasmetteva una pace mai provata prima. I suoi occhi blu scrutavano il mio viso come fosse la prima volta, le sue mani vecchie e rugose presero morbidamente il mio viso e lo portarono al suo petto. Tutta la stanchezza accumulata nei giorni precedenti mi piombò addosso come un vecchio edificio che, piegato da una scossa di assestamento, collassa su se stesso. Le gambe cedettero e caddi in ginocchio sul pavimento. Improvvisamente sentii un peso sul petto, mi sembrò di non poterlo sopportare, quindi piansi. Piansi come mai prima di quel giorno. Ricordo che urlai, mi disperai e continuai finché non mi accorsi che per tutto quel tempo le luci erano rimaste spente.
Tentai di calmarmi e chiesi a mia madre di aiutarmi, ma lei rimase ferma, completamente apatica di fronte al proprio figlio che si dimenava come un assatanato.
“Come puoi stare ferma a guardare! Madre! Aiutami! Aiutami, ti scongiuro…”; ripetei queste parole infinite volte, ma ad ogni volta lei non faceva altro che guardarmi più freddamente, come se non mi vedesse. Eppure ero lì! Ero lì, davanti a lei che urlavo e mi dimenavo e soffrivo. Cristo santo, non avevo mai sofferto tanto in tutta la mia vita.
Mi assopii.

Al mio risveglio la mia vecchia madre era, come dire, invecchiata… non sembrava mia madre, pareva che qualcuno l’avesse immersa in una vasca e l’avesse tolta da lì dopo ore. Ma ciò che più mi inquietò fu il coltello che stringeva nella mano sinistra.
Il mio sogno si stava realizzando, avrei incontrato lui, l'uomo che sarebbe stato causa del mio più lancinante e profondo dolore. 
Non riuscii a rendermene completamente conto fino al preciso istante in cui ella, la donna con cui avevo vissuto fino ad allora, strinse più fermamente il coltello e mi tagliò la lingua.
"Non temere di sognare", sussurrò al mio orecchio sinistro mentre il sangue color cremisi sporcava la sua bianca camicia da notte.


 


Ho scritto questa storia un bel po' di tempo fa ed oggi, dopo averla riletta, ho pensato non fosse poi così male... 
In ogni caso, a quelli che leggeranno, - se leggeranno- vorrei dire che le recensioni sono più che ben accette.





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