a/n:
solo una vecchia os che ho ritrovato. Ambientata durante l'estate
successiva alla Guerra nella Grande Casa a CHB, perché nel
mio immaginario il finale di BOO è completamente diverso.
Scacco
matto
Alcune
volte Percy si domandava perché mai avesse dovuto
innamorarsi proprio di una figlia di Atena. Non fraintendetelo;
Annabeth era fantastica, sia intelligente che bella, ma anche molto
orgogliosa e determinata.
Perciò,
quando quel giorno le era venuto in mente di fare una partita
a scacchi, niente le avrebbe fatto cambiare idea.
L'
unico che si era offerto di sfidarla era stato Percy, che da
buon ragazzo che era, trovava la cosa molto... romantica, diciamo.
Perlomeno, era stato quello il suo primo pensiero; quando si
erano seduti uno di fronte all'altro e Annabeth aveva già
mangiato un suo pedone, Percy sapeva che era finito.
Non
era l' unico a esserne consapevole, ovviamente; lo sapevano
anche i suoi amici e, soprattutto, la bionda che rideva
maliziosamente di fronte a lui, giocando tra un boccone di panino e
l'altro.
Percy
fissava la scacchiera come se cercasse di decifrare la pagina di un
libro di scuola: gli pareva incomprensibile. Non ricordava nemmeno
tutti i nomi delle pedine, eccetto il cavallo; quello sì che
era figo, peccato che potesse spostarsi solo a L.
-
Percy? - chiese Annabeth. - Ti sto aspettando.
Il
ragazzo sbuffò. La figlia di Atena aveva
più di un punto a suo favore: logica e strategia- due
caratteristiche necessarie per vincere a scacchi.
Nonostante
amasse Annabeth, odiava giocare contro di lei; in qualche
modo riusciva sempre a vincere. Per nominarne qualcuno, Call of Duty,
Scarabeo, Monopoly, Cluedo, Assassino, Tris e adesso anche scacchi.
Bisogna
anche dire che Percy le lasciava scegliere sempre a cosa giocare,
perché non poteva resistere ai bacetti che gli dava al lato
della guancia per convincerlo.
Finalmente,
la lampadina nel suo cervello si accese; Annabeth era un'
ottima stratega, ma anche una grandissima ruffiana quando voleva tanto
fare qualcosa. Percy ricordava che, una volta, la sua ragazza aveva
giocherellato per tutto il tempo con l'orlo della sua
maglietta solamente perché voleva fare una partita a Nomi,
Cose, Città.
Perciò,
se Annabeth giocava sporco, perché non poteva
farlo anche lui? D'altronde era l'unico che poteva far arrossire la
grande Annabeth Chase.
La
guardò profondamente negli occhi e fece la sua mossa, senza
distogliere lo sguardo. Si era accorto che spesso, molto spesso,
Annabeth rimaneva a fissarlo per ore. Anche quella volta
rimase incantata, con il panino a mezz'aria e la bocca spalancata in
una piccola O.
Percy
sorrise maliziosamente. - Ti sto aspettando.
Lei
scosse la testa, come per riprendersi, e fissò la
scacchiera. Ragionava così tanto che Percy quasi
riusciva a vedere gli ingranaggi del suo cervello lavorare. Ingranaggi,
si disse, che fermerò col mio sex appeal.
Proprio
quando stava spostando l'alfiere nella direzione del suo cavallo,
Percy la interruppe.
-
Ho una domanda da porti- disse lui.
Annabeth
alzò il mento, con un gesto che lo incitava a continuare.
-
Chi credi che abbia la spada più grande tra me e Jason?-
domandò il moro. - Forse dovrei chiederlo anche a Piper,
sai... o ne hai già parlato te con lei?
La
sua ragazza lo fissò con gli occhi sgranati e le punte delle
orecchie rossissime, mentre la figlia di Afrodite si piegava in due
dalle risate.
-Percy!-lo
ammonì la bionda a bassa voce.- Che domande fai?
Il
ragazzo alzò le spalle con fare
innocente, come se fosse una domanda normale da porre. Si accorse che
Frank aveva messo una mano su una spalla di Hazel con fare protettivo,
mentre Leo cercava di trattenersi dalle risate.
-Non
mi hai ancora risposto - disse il moro, cercando di prenderle
la mano.
Annabeth
si fece tutta rossa in viso ed abbassò lo sguardo.
-Emh, che ne dici se ne parliamo più tardi?
-Sicuro,
pesce angelo. È ancora il tuo turno.
Era
distratta, Percy lo sapeva. Se ne era accorto dai suoi occhi, prima
fissi sulla scacchiera, poi verso di lui. Aveva fatto centro,
ma per riuscire nel suo intento gli mancava ancora qualche
tappa.
Aspettò
che muovesse le mani per parlare:- Ragazzi, che caldo qui dentro!
Si
sfilò la maglietta con fare noncurante e molto
lentamente, gustando lo sguardo sul volto di Annabeth.
Poi, rivolto ai ragazzi: -Non vi dispiace, vero?
Hazel
era diventata più rossa di prima, mentre Leo
scosse la testa indifferente. Piper e Jason avevano capito le
intenzioni del figlio di Poseidone e si gustavano la scena
con un sorriso malizioso.
Annabeth,beh…
lei era senza parole. Non riusciva a staccare gli occhi dal suo ragazzo
e da i suoi addominali scolpiti e…
Percy
aveva ragione : si stava facendo decisamente
caldo.
-Ann?-
la voce del suo ragazzo la riportò alla
normalità.- E’ ancora il tuo turno.
La
figlia di Atena scosse la testa e mormorò qualcosa sottovoce
prima di fare la sua mossa. Quando si accorse che aveva spostato
l’alfiere nella direzione completamente opposta rispetto a
quella che aveva progettato, sbuffò e si mise le mani nei
capelli.
Percy
si accorse del suo atteggiamento e colse la palla al balzo: - Che noia
questo gioco!- esclamò, passando una mano tra i capelli. -
Penso che, dopo questa partita, andrò a farmi un bel
riposino. A proposito, Leo- disse, rivolgendosi al ragazzo,-
c’è qualcosa che ti ho sempre voluto chiedere.
Il
figlio di Efesto, che giocherellava con i capelli di Calypso,
addormentata su di lui, alzò lo sguardo. - Spara,
amico.
-Perché,
sull’Argo II, avevi fatto in modo che il letto di Annabeth
fosse più comodo del mio?-A quelle parole, la figlia di
Atena sgranò gli occhi e cercò di articolare una
risposta,ma arrossì solamente. -Intendo dire-
specificò il moro- era molto più...rimbalzante,
capisci? D’altronde- disse, con fare malizioso, - tutto
è più bello nel letto di Annabeth.
-Confermi
Ann?- domandò Jason.
-Percy!-
urlò la ragazza, proprio mentre il ragazzo riuscì
a farle cadere il panino e a sporcarle il volto.
-
Ti sei sporcata, Bethie- sussurrò. - Dai, ci penso io.
Senza
darle il tempo di rispondere, il ragazzo le prese il volto fra le mani
e le diede un bacio lungo e intenso, di quelli che lasciavano Annabeth
a boccheggiare come un pesce. Quando si staccò, le
sussurrò nell’orecchio: -Ecco fatto.
Osservò
bene la scacchiera e afferrò il suo re,portandolo davanti a
quello della sua ragazza. -Ah, dimenticavo- disse,- scacco matto.
Poi,
rivolto a tutti, annunciò che sarebbe andato a farsi una
doccia ed uscì dalla stanza seguito dalle grida della sua
ragazza e le risate dei suoi amici.