Il menestrello di Duluth

di Wildflowers
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Tutto quello che posso fare è essere me stesso, chiunque io sia"



 

Robert Allen Zimmerman è una contraddizione vivente. E' universalmente conosciuto col nome di Bob Dylan, il menestrello di Duluth, l'ebreo errante.
Bob Dylan. Ma quale Bob Dylan? Lo sbarbatello con la chitarra acustica e la sigaretta tra le labbra? O quello con cappello da marinaio, giacca di fustagno e dolcevita, completo vintage degli anni Sessanta? Oppure quello con la giacca di pelle, jeans a tubo, stivali a punta e occhiali da sole, che ha abbandonato lo stile folks per inseguire il sogno del rock'n'roll?
Bob Dyaln. Tanti volti racchiusi in uno soltanto. E' impossibile riuscire ad inquadrare un personaggio del suo calibro solamente per il semplice fatto che quando sembra di averlo in pugno, ecco che cambia, cogliendo tutti di sorpresa. Di nuovo.
Nell'arco della sua carriera ha visto passare sotto gli occhi gli anni del dopoguerra, il boom economico, l'assassinio di Kennedy, l'integrazione tra bianchi e neri, la guerra del Vietnam, un susseguirsi di immagini che hanno formato la storia americana. Cantato ognuno di queste, pur essendo perfettamente consapevole di non avere una voce melodica, anzi, il suo canto è quasi simile al gracchiare di un corvo. Ma a lui, questo, poco importa. Si ritiene più un poeta che un cantante.
Un poeta che canta di ribellione, di sogni e di pace.
Un poeta che è la voce del popolo, dei più deboli, degli sfruttati.
Un poeta e basta.

Servirebbe solo questo per comprendere effettivamente chi è Bob Dylan. 




 

 


 





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