Salve a tutti! Dunque, questa è la mia prima fanfic in
assoluto. Ho voluto cimentarmi in questo genere cominciando dalla
coppia Huddy, che io trovo semplicemente stupenda… Accetto
critiche e consigli per migliorare le prossime fanfic…
Kisses e… Sunshiners 4ever!
Disclaimers: I personaggi di questa storia non appartengono a me, ma a
chi li ha creati. La storia è frutto della mia fantasia.
Fastidioso.
Molto fastidioso.
Queste erano le uniche parole che la donna riuscì a pensare
quando sentì il rumore della sveglia che le segnalava che un
altro giorno era già cominciato. Ma quello, si disse, non
era un giorno come tutti gli altri anche se probabilmente sarebbe
finito per esserlo. Di controvoglia staccò la sveglia e si
alzò dal letto per dirigersi in bagno. Le ci vollero venti
minuti di doccia gelata per svegliarsi completamente, ma infine si
recò davanti l’armadio e aprì le ante.
In fondo quello era un giorno speciale quindi poteva anche osare un
po’ più del solito… Si decise per una
gonna sopra il ginocchio e una giacca bordeaux e abbinò una
camicetta rosa in chiffon, scarpe coi tacchi alti foderate in raso
dello stesso colore del tailleur. Lasciò i capelli sciolti.
Lisa Cuddy uscì di casa per recarsi in ospedale e cominciare
un'altra settimana.
Insignificante.
Davvero insignificante.
Questo era il modo che Gregory House usava per definire il suono della
sveglia. Si alzò dopo circa un’ora buona che
questa aveva suonato la prima volta e ci impiegò altri
quindici minuti per raggiungere il bagno attraverso il caos che regnava
sovrano nel suo appartamento. Dopo si concesse una tranquilla
colazione, tanto non c’era mica fretta di andare al lavoro.
Tornò in camera, indossò un paio di jeans
lasciati in giro la sera prima e una maglietta grigia col disegno di
una chitarra elettrica blu e rossa, un paio di sneakers, il suo
inseparabile bastone con le fiamme ed era pronto ad uscire.
Già due ore di ritardo ancor prima di essersi anche solo
avvicinato al PPTH.
Irritante.
Non c’era altro modo per descrivere il ritardo costante di
House ogni mattina. Lisa si preparò psicologicamente allo
scontro. Vide House passare davanti al suo ufficio ed aprire la porta.
-Buongiorno, raggio di sole!
-House hai due ore di ritardo!
-Uhmm, sì, ’sta mattina ho fatto presto…
-Non oso immaginare a che ora ti presenti quando fai tardi!
-Se vuoi domani posso darti una dimostrazione.
-Non ci tengo, ma grazie lo stesso! Comunque ho dato
un’occhiata agli esami che hai richiesto per il paziente e mi
sembrano del tutto fuori luogo visto che ancora non hai neanche uno
straccio di diagnosi!
Uno a zero.
-In effetti, tutti quegli esami non mi servono… Posso sempre
vivisezionarlo… Però dopotutto è
facile parlare quando passi la giornata a calcolare bilanci invece che
a salvare la vita alla gente…
Uno a uno.
-Vorrei farti notare che è abbastanza probabile che se
vivisezioni un paziente quello non sopravvive a lungo…
-È vero ma se lo curo con calcoli e bilanci non sopravvive
di certo…
Due a uno. E pure quella volta House aveva vinto.
-D’accordo, fai gli esami.
-Grazie, raggio di sole.
Noioso.
Assolutamente noioso.
Questo Gregory House pensava di quel tempo morto mentre si trovava da
solo a lanciare la sua palla anti-stress contro il muro per poi
riprenderla all’ultimo secondo. Se non aveva nessuno da
torturare i suoi pensieri vagavano e non era sicuro della direzione che
avrebbero potuto prendere. Quella mattina aveva vinto la sua sfida
verbale quotidiana con Cuddy, ma non aveva potuto fare a meno di notare
quanto fosse sexy quella mattina. Più delle altre volte, a
dire il vero. Chissà perché, poi…
Frustrante.
Ecco com’era vedere House che entrava nel suo ufficio con
sicuramente un’altra diagnosi strampalata in testa. Quella
mattina doveva essersi sentito punto sul vivo perché da
quando lei lo aveva accusato di non aver formulato nessuna diagnosi sul
paziente lui gliene aveva portate addirittura tre. Ora era finalmente
il momento di quella giusta.
-Ho capito cos’ha.
-Non avevo dubbi. Certo se mi avessi risparmiato le stupidaggini di
prima sarebbe pure stato meglio…
Era in vantaggio, doveva cercare di mantenersi su quel piano.
-Almeno ora lo posso curare. Non mi sembra che tu abbia contribuito
molto, razza di scansafatiche travestita da medico.
Un altro pareggio.
-Almeno io non l’ho quasi ucciso tre volte in mezza giornata!
Di nuovo in vantaggio.
-Almeno io salvo vite che sono sempre più importanti dei
bilanci di un ospedale. Un ospedale che gestisci anche mediocremente
visto che mi ostacoli sulle diagnosi e quindi rechi ai pazienti ore in
più di sofferenza.
Non c’era niente da fare. House era più forte.
-Sparisci, House.
-Ai tuoi ordini incantevole strega!
E se ne andò con un sorriso. Non tanto perché
aveva vinto per la seconda volta la sfida verbale con Cuddy, quella era
normale amministrazione. Ma perché si era ricordato cosa
aveva di speciale quel giorno.
Stancante.
Terribilmente stancante.
Ecco com’era stata quella interminabile giornata di lavoro.
Cuddy era appena tornata a casa. Aveva uscito un’insalata
confezionata dal frigo e l’aveva mangiata ancora vestita come
la mattina. Un’altra volta quella giornata che doveva essere
speciale era rimasta una giornata come le altre. Stava per andare a
cambiarsi, quando sentì bussare alla porta. Andò
ad aprire e rimase sconcertata nel vedere House a pochi centimetri da
lei.
-House che ci fai qui??
-Oh, ma come siamo gentili! Non sai che gli ospiti si accolgono con un
“prego, accomodati pure”?
-Ma io non voglio che tu entri! Questa è casa mia, non il
mio ufficio!
-Sul serio?? Non sapevo fosse casa tua, credevo ci abitasse Kate Moss!
È una tua vicina per caso? Perché questi li avevo
portati per lei, ma se la vedi puoi darglieli tu.
E detto questo fece apparire da dietro le spalle un enorme mazzo di
tulipani gialli.
Lisa era davvero meravigliata. Che avesse capito? Che si fosse
ricordato? Ma cosa andava a pensare?! Quello era Gregory House!
-Allora… non li vuoi?
House la riportò alla realtà.
-Eh? Ah, si certo…
Lisa era ancora a bocca aperta quando prese i fiori tra le braccia.
-Dunque…Uuhm… vuoi entrare…?
-Ora finalmente ti ricordi come si fa! Devo dire che voi donne siete
strane in fatto di buone maniere!
E mentre diceva questo era già entrato in salotto e si era
comodamente seduto sul divano in pelle.
-Io vado a cercare un vaso per i fiori…
Così Lisa poté eclissarsi per qualche minuto.
Aveva bisogno di riordinare le idee, di ragionare. Perché
House le aveva portato dei fiori? Si era ricordato? Ma questo era
impossibile! Ma allora perché le aveva regalato quegli
splendidi fiori? Non era da House.
Una voce la distolse dai suoi pensieri riportandola alla
realtà.
-Sei andata a prendere il vaso in vetreria per caso?!
-No! Eccomi… arrivo…
Ecco, quello era House!
Lisa tornò con i fiori sistemati in uno splendido vaso.
-Capisco che il mio fascino ti ha sconvolta, ma se non metti
l’acqua i fiori muoiono.
Accidenti! Ma come aveva fatto a non accorgersene?!
Corse in cucina, mise l’acqua nel vaso e finalmente lo
sistemò su un mobile e si andò a sedere accanto
ad House.
-Allora dov’è la festa?
-Quale festa, scusa?
-Pensavo stessi facendo una festa. Ma se non è
così allora devi rendermi i fiori!
-Ma che gentiluomo!
-Però se non c’è una festa bisogna
rimediare.
-Cosa vuoi dire?
Cominciò a capirlo quando vide che House stava avvicinando
il proprio volto al suo, accarezzandole i capelli con una mano e
avvicinandola a sé con l’altra.
Lisa avrebbe voluto fermalo, chiedergli cosa stesse facendo, ma il suo
corpo sembrava voler solo assecondare House.
-Greg…
Ma non riuscì a dire altro perché lui la stava
già baciando e lei si trovò a corrispondere quel
bacio e scoprì di desiderarlo da molto tempo.
Lasciò che il bacio si approfondisse e accarezzò
il viso dell’uomo che quella sera l’aveva sorpresa.
Lui le tolse la giacca e lei non glielo impedì. Poi
passò alla sua camicetta lasciandola solo col reggiseno di
pizzo rosa, ma anche quello non durò molto.
Lei gli aveva sfilato la maglietta e ora gli accarezzava la schiena.
Lui le baciava il collo e ora scendeva verso i seni.
Lisa avrebbe voluto fermarsi un attimo a chiedersi cosa stava facendo,
ma per una volta poteva mettere da parte la razionalità,
perché non c’era niente di razionale in quello che
stava succedendo.
Sentì che Greg le sollevava la gonna per accarezzarle la
coscia con una mano, mentre l’altra era ancora tra i suoi
capelli.
Non immaginava che Gregory House potesse essere così dolce.
Gli baciò il petto e sentì scivolare via la
gonna, così si concentrò sui pantaloni
dell’uomo che ormai la stava sopra.
Era perfetto, mancava solo una cosa…
-Buon compleanno, raggio di sole…
Glielo aveva sussurrato in un orecchio e poi era tornato a baciarla.
Ecco, ora era davvero tutto perfetto.
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