Note dell'autrice
E quindi... Non
mi faccio vedere da un po'?
La fanfiction che
segue è legata all'universo della Ballata dell'Incubo e del
Cacciatore, in cui Rin e Sousuke sono Cacciatori di demoni e Momo e
Ai demoni. Ma qui chissene perché tanto si parla della mia
adorata SeiGou.
Un po' del mondo
di quest'AU è accennato nella storia stessa e -penso- sia
sufficiente alla comprensione di questa parte minuscola della
Ballata, che purtroppo non ha trovato spazio nella novel principale.
Quando Gou entra
nella propria camera, dopo una giornata pesante al lavoro -quello
finto, per ironia della sorte, quello che riguarda vecchi rompiballe
che le fissano le gambe anche quando ha i pantaloni fin sotto ai
talloni e maglioni informi come se fosse un gelato nel bel mezzo del
deserto, è ben peggiore di quello che riguarda demoni, porte
infernali e gente che vuole ucciderla- l'unica cosa che desidera è
buttarsi nel letto e non rialzarsi fino al mattino.
È da sola, il
fratello scomparso di nuovo chissà dove, la madre che ormai,
più che preoccupata, è solo stizzita che non voglia
ancora presentare loro la persona con cui scompare. Sousuke chissà
dov'è finito, ma almeno lui non si nasconde dietro la scusa
del lavoro. È sfinita e sta meditando di includere nel cerchio
magico che nasconde la casa ai demoni anche qualche simbolo per i
vecchi bavosi. Chissà come si scrive "vecchio bavoso"
in enochiano?
Si siede sul letto
con la grazia di un pachiderma sovrappeso, scostando le coperte ad
occhi chiusi, ma scatta immediatamente in piedi, all'erta, quando la
mano scontra qualcosa di morbido e peloso.
Lancia un grido
acuto, che riesce solo a metà a soffocare nel palmo e rantola
ancora, il cuore che batte all'impazzata nel petto e l'orecchio teso
in caso arrivasse alla carica sua madre armata di scopa.
Per fortuna non lo
fa, perché l'intruso nel suo letto altri non è che una
volpe, una vera volpe, con orecchie e zampe e coda gonfia, che pigola
qualcosa nascondendo il muso tra le zampette scure.
"Chi sei?"
annaspa, afferrando il cuscino, pronta a premerlo con forza sul suo
naso. Le volpi non portano le malattie? Non sono quelle che mangiano
la faccia dei neonati nel sonno? O sono i furetti?
Per tutta risposta,
la volpe si appallottola di più, proteggendosi il viso. Solo
così nota il graffio sul suo fianco, tre artigli ben definiti
nonostante il bagno di sangue che ricopre il suo materasso.
Come ha fatto a non
notare quello?!
"Sembra che
abbia ammazzato qualcuno nel letto." commenta, storcendo la
bocca. Aggiunge il dare fuoco al materasso alla lista delle cose da
fare dopo aver lanciato fuori di casa l'animale.
Si azzarda ad
allungare la mano, tremando appena nel timore che la volpe la morda,
poi la posa ancora tra la pelliccia morbida, lontana dalla ferita.
L'animale uggiola, muovendosi ancora come se volesse proteggersi ad
ogni costo e la guarda negli occhi.
"Emeth."
sussurra, in un sibilo tra i denti.
Dura pochi secondi,
ma questo basta a farle fare un passo indietro e smettere di toccare
la creatura. Quella prende forma umana, una forma dotata ancora di
orecchie a punta tra i capelli rossi, canini appuntiti che fanno
capolino dalla bocca appena aperta, il respiro sibilante per il
dolore. Seijuurou. Lo riconosce, anche se il corpo sotto al collo è
pieno di lividi e graffi, ben peggiori di quelli della sua forma
volpina.
Rannicchiato, gli
occhi dorati socchiusi e lucidi come se avesse la febbre,
vulnerabile.
Lascia che l'energia
che gli scalda la mano e proietta l'incantesimo si disperda e la
volpe ricompare nel proprio campo visivo.
Gou non ha quello
che si potrebbe definire un ottimo rapporto con i demoni. I demoni
sono il motivo per cui è nella città di S., una delle
città del Giappone ad avere il privilegio -ironia, ironia- di
ospitare non una, ma ben tre porte infernali. Non solo, una di queste
sforna un Arcidemone all'anno, il che significa sicuramente più
sigilli demoniaci da trasformare in denaro sonante e bistecche per
suo fratello Rin, ma anche vivere con la preoccupazione costante che
lui muoia.
I demoni sono il
motivo per cui sopravvivono nonostante posseggano un bar con una
quantità di clienti in declino poiché non abbastanza
intelligenti da non stringere patti con i demoni di cui sopra. Rin li
caccia. Per la maggior parte del tempo. Quando non si fa sedurre
dalla peggior specie di demone da cui farsi sedurre, gli Incubi.
I demoni sono anche
l'unica ragione per cui non sono in un posto sicuro nella parte
orientale del paese, a fare i pescatori o i colletti bianchi o
qualsiasi mestiere ancora esista nei paesi civilizzati. Il padre di
Gou e Rin faceva il Cacciatore e Rin ha la testa abbastanza dura da
volerlo imitare nonostante questo l'abbia portato alla morte.
Nonostante questo,
Seijuurou le fa quasi pena. Quasi, perché è il capo di
tutti i demoni della città di S., il demone che ha conquistato
pezzo per pezzo un territorio frammentario, dominato da demoni di
altri clan, più bellicosi, più violenti, meno inclini a
trattare con gli essere umani in modo... umano?
Seijuurou è
un enigma. La confonde, con i suoi modi gentili, il modo goffo in cui
sembra provarci con lei. Vuole odiarlo, vuole prenderlo e cacciarlo
di casa, ma il semplice fatto che sia lì le fa battere il
cuore in modo stupido, come se un'umana potesse davvero
interessargli.
Probabilmente è
colpa dello zolfo che satura l'aria della città, la sta
facendo impazzire.
"Ti odio."
commenta, prendendo la volpe in braccio e cercando di ignorare i
guaiti di dolore.
È esausta, ma
lo dimentica, quasi, mentre la porta in bagno e riempe la vasca di
acqua tiepida.
Lo odia. Odia il Re
Demone che non è capace di proteggersi e difendersi
abbastanza, che ha evitato il suo stesso Quartier Generale per andare
da lei quando era in pericolo.
Fa attenzione che
l'acqua non sia troppo calda, però, quando ci immerge la
bestiola. È piena di brividi, trema di paura, forse o solo per
la febbre, ma il timore che la morda l'ha abbandonata e Gou cerca
solo di non farle troppo male mentre pulisce il pelo imbrattato di
sangue fresco e rappreso e sussurra parole che hanno la capacità
di accelerare una guarigione che è già cominciata, per
fortuna.
Avvolge la volpe in
un asciugamano vecchio, di quelli che avrebbero dovuto buttare tempo
prima, ma che ora è molto contenta di avere e la fa sedere
dentro il lavandino per disinfettare e bendare le sue ferite.
"Ti odio."
ribadisce, mentre la volpe ancora guaisce per il dolore e sente le
lacrime appannarle la vista. Le caccia via con le dita, sperando che
non le abbia viste.
Vorrebbe davvero
odiarlo, vorrebbe non averlo conosciuto. O meglio ancora, vorrebbe
che Seijuurou fosse un demone come un altro, un demone crudele e
meschino, incapace di essere goffo e farla ridere.
Lo asciuga con il
phon e si ritrova stupidamente a pensare a quanto debba essere
ridicola con i capelli scompigliati e sudaticci per la giornata
passata su una pedana, dietro ai frighi che girano, scaldandole le
gambe, a correre dietro a richieste che esaudirebbe volentieri con
una bottiglia di vetro in faccia e un calcio fuori dalla porta.
Tutto scompigliato e
bendato, il pelo gonfio come quello di uno di quei ridicoli cani da
compagnia troppo piccoli per svolgere davvero le loro funzioni di
cani, Seijuurou la fa ridere, la costringe a chinarsi verso di lui
per posargli un bacio sulle orecchie, schioccando apposta per dargli
fastidio.
Il pigolio
successivo sembra meno addolorato e lei lo posa per terra prima di
mostrargli la strada fino alla camera. Lo osserva zoppicare, ma non
abbastanza da farle di nuovo troppa pena. Si sente crudele, ma non
vuole attaccarsi a quel Re Demone, non mentre il suo Clan va a pezzi
e rischia di morire ogni giorno.
Toglie le lenzuola,
cercando di cancellare le tracce di sangue con un incantesimo che non
è esattamente sicura serva a questo. Non è mai stata
una brava allieva e gli incantesimi domestici non le sono mai
interessati, ma funziona, circa.
Per non sbagliare,
volta il materasso prima di lanciare lenzuola e copriletto vecchi nel
bagno e cambiarli con qualcosa di pulito.
Sospira, la volpe ai
suoi piedi che volta la testa di lato, quasi a sembrare confusa.
"No, tu dormi
qui." borbotta, indicando il pavimento. Sotto le ciabatte sente
che il marmo è gelido, ma non riesce a preoccuparsene, nemmeno
quando la bestiola sospira e si appallottola zoppicando e
ricominciando a tremare.
"Ti odio
davvero." ripete, prima di prenderlo per la collottola e
nasconderlo sotto le coperte con sé.
Non se lo aspetta al
lavoro.
Lo lascia sotto le
coperte a dormire, controllando prima che abbia il naso umido - e
chissà se è veramente segno che una volpe sta bene- al
mattino, sorride ai clienti, li insulta discretamente mentre il
macinino del caffè è in funzione, così da
censurare tutti i propri borbottii e poi...
Poi sente un naso
umido sulla gamba e sobbalza, trattenendo un grido e un boccale di
birra pronto per essere lanciato sul misterioso aggressore.
Un pigolio la
interrompe, salvando la vita ad una volpe decisamente più in
forma.
Gou si inginocchia,
lanciando prima un'occhiata a destra e a sinistra per guardare se
qualche avventore si sia accorto della bestia dietro al banco.
"Sei
impazzito?" sbotta, pur cercando di mantenere la voce bassa.
"Non puoi stare qui! Serviamo roba da mangiare! Che succede
se...!" comincia a fargli la ramanzina, salvo poi individuare un
ragno grosso quanto il suo pugno che sta tranquillamente tessendo la
sua tela sotto al banco. Il ragno alza la testa e sotto una zazzera
di capelli biondi sembra farle l'occhiolino, prima di dire qualcosa
con la voce come distorta dall'elio e tornare nel proprio buco, dove
un'altra voce distorta acuta pare lanciare un grido.
Gou scrolla la testa
nel tentativo di rimuovere quella visione e torna alla volpe, che ha
mosso la testa di lato, confusa.
"Lascia stare.
Devi stare in camera o andartene via, che succede se scoprono che sei
un demone, eh?" chiede, corrucciando le sopracciglia e tentando
di non pensare alle conseguenze. Rin è sempre disperso, ma non
sa cosa potrebbe pensare la madre o un avventore qualsiasi.
"Buongiorno!"
esclama un cliente, facendo tintinnare il campanello posto sopra la
porta.
Gou salta fuori dal
banco, un sorriso di circostanza che si inasprisce subito nel vedere
chi, tra i clienti rompipalle, è appena entrato nel locale.
"Buongiorno
signorina." ribadisce l'uomo, vecchio probabilmente quanto
l'universo stesso, viscido come un serpente, facendo la panoramica
della ragazza dalla punta della sua frangia alla cintura dei
pantaloni.
"Buongiorno! Il
solito?" chiede lei, tra i denti, sperando che, no, preferisca
di gran lunga un caffè, per poter sbollire l'irritazione di
dover vedere l'uomo già alle undici del mattino.
Un naso umido
l'avverte che una volpe sta cercando di intravedere oltre il bancone
e Gou la spinge tra la lavastoviglie e il frigo, approfittando
dell'ordine del viscido per prendere una bottiglia di vino bianco
messa al fresco e far segno alla volpe di tacere e star ferma.
Versa l'alcolico nel
bicchiere, lo sguardo dell'avventore che si fissa prima sui suoi
polsi e poi si stabilizza sul suo seno, facendola arrossire per
l'imbarazzo. Per prendere il ghiaccio ha cura di chinarsi in modo da
non dargli mai le spalle, ma l'uomo si allunga lo stesso per guardare
meglio.
Se potesse vivere di
aria pura e acqua fresca o se la storia dell'asilo potesse veramente
andare in porto, Gou gli lancerebbe una bottiglia di alcol qualsiasi
e gli darebbe fuoco come un qualsiasi demone.
Il pensiero che sia
un essere umano le da i brividi.
"Lo sai..."
inizia lui, dimenticando il signorina da qualche parte. Non è
meno viscido, se non è educato e quindi a Gou non importa, ma
l'idea che stia iniziando un discorso sul suo passato nell'esercito
le fa pensare che non ci sia più speranza per il mondo.
"Quando ero nell'esercito, ho imparato molto! E avevo certe
donne coreane! Tu me le ricordi molto, sai? Ma tu sei speciale, sai?
Con quei capelli rossi, poi..." aggiunge, lascivo, con uno
sguardo da pesce morto che non le piacerebbe su un ragazzo della sua
età, figurarsi su uno che potrebbe essere suo nonno e indossa
la stessa camicia azzurra -ora grigiastra- da due settimane.
"Ah sì?"
risponde lei, già arresasi all'idea di sopportare un paio
d'ore di racconti di guerra misti ad allusioni sessuali che le
faranno venir voglia soltanto di fare le docce che l'uomo non si è
fatto in quelle due settimane.
"Lo sai cosa
dicono delle donne con i capelli rossi, vero?" chiede l'uomo,
appoggiandosi al bancone con i gomiti.
Che fanno saltare
la dentiera ai vecchi? pensa di rispondere, prima di ricordarsi
quanto l'uomo spenda ogni giorno e mordersi la lingua.
"Che hanno i
capelli rossi?" risponde stupidamente, perché qualsiasi
altra cosa sarebbe seguita da una macchina del caffè in
faccia.
"Rossa di
capelli..." inizia lui, passandosi la lingua sulle labbra. Non
fa in tempo a precisare quali siano i loro gusti gastronomici, perché
crolla con un grido.
"Signor
Sakamoto?"
Gou si issa sul
bancone, cercando di vedere cosa stia succedendo, un po' preoccupata
di dover sprecare una telefonata in caso di suo malore e
impallidisce, sentendo la vita abbandonarla.
C'è la volpe,
lì. Seijuurou. Il Re demoniaco che non dovrebbe essere nemmeno
dietro il banco, figurarsi davanti, nell'atto di aggredire un cliente
abituale che li riempe di soldi.
Gou lancia un mezzo
grido e si lancia anche fisicamente verso l'animale, allontanandolo
dall'uomo prima che possa puntare alla gola.
Il trambusto attrae
la madre, che accorre dalla cucina per vedere cosa stia succedendo e
sembra impiegarci qualche secondo prima di realizzare cosa stia
succedendo.
Seijuurou ringhia e
Gou gli tira l'orecchio, prendendolo finalmente per la collottola e
portandolo al piano di sopra. Quasi lo lancia in camera ed è
solo il fatto che sia ancora una volpe e che lei odi la violenza
sugli animali a salvarlo.
"Hai idea di
quello che hai combinato?!" sbotta, furiosa. È stato un
errore non chiuderlo lì, non escluderlo temporaneamente dal
cerchio di protezione, non lanciarlo fuori di casa perché è
un demone. Si sente paonazza in volto, il cuore che batte
all'impazzata, sospesa tra la paura che il cliente se ne vada
definitivamente e il sollievo, nel caso succedesse davvero.
"Quell'uomo ci
dà da mangiare! Non importa se è viscido e schifoso e
racconta cazzate! Non navighiamo nell'oro!" grida di nuovo,
chiudendosi alle spalle la porta, senza dargli il tempo di replicare,
se non con un guaito dispiaciuto.
Alla fine, il signor
Sakamoto è abbastanza disperato da restare.
Se ne occupa sua
madre, però e Gou si accontenta di fissarlo da lontano con una
smorfia di disgusto, al sicuro dietro la macchina del caffè.
Gou cerca di tenersi
occupata nei momenti morti, pulisce le vetrine, spazza in terra,
ignora i complimenti su come sappia usare bene la ramazza e spera che
la madre decida di correggere con la soda caustica l'ultimo caffè
del signor Sakamoto.
Ultimo nel senso
estremo del termine, s'intende.
Non succede e arriva
alla fine della giornata disgustata, stanca e con il senso di colpa
di aver trattato male l'unica persona che avrebbe voluto difenderla
che le pesa sulle spalle.
Nessun segno di Rin
nemmeno stasera, ma almeno ha avvertito che starà a dormire a
casa di Sousuke. Non vuole sapere come, visto che l'appartamento
dell'altro Cacciatore è grande quanto un ripostiglio.
Probabilmente dentro la doccia o un armadio.
Ma non voleva
pensarci, no?
Sospira e spegne
tutte le luci del bar, esitando così tanto mentre sale le
scale da impiegare più di mezz'ora per fare dieci scalini. Li
ascolta scricchiolare, chiedendosi per l'ennesima volta perché
abbiano deciso di comprare proprio quella casa, tra le tante.
Almeno ha i muri. E
le finestre. E non è in diagonale perché troppo vicina
alla Bocca dell'Inferno.
Ripensandoci, hanno
avuto ottime ragioni per prenderla.
Esita ancora davanti
alla porta della camera, con la mano sulla maniglia, pronta ad
abbassarla e buttarsi nel letto. Molto meno pronta a fissare una
volpe ferita che la fissa male da sopra al copriletto.
L'idea che Seijuurou
la odi, realizza, è quello che le sta facendo protrarre
all'inverosimile il momento in cui entrerà in camera ed
affronterà la sua delusione.
Riflette un secondo
sulla possibilità di andare a dormire nel letto del fratello,
ma scuote la testa e sospira, raccogliendo il coraggio ed entrando.
E ritrovandosi
davanti ad un uomo di quasi due metri, le orecchie volpine dritte tra
i capelli rossi e un quantitativo di code agitate dietro la schiena,
gli occhi dorati che la osservano come se potessero scrutarle
l'anima. Vestito di un asciugamano.
"Eh?" dice
stupidamente, indicandolo, come se non avesse fatto il collegamento
prima.
Sì ma
l'asciugamano.
Si aspetta di essere
mangiata viva, dall'uomo Seijuurou, minaccioso ed imponente com'è,
di essere insultata e probabilmente davvero divorata -perché
quello fanno i demoni veri- per aver osato rimproverarlo.
Invece, non appena
Gou chiude la porta dietro di sé, Seijuurou, Re Demone di S.,
sobbalza, le code dritte e le orecchie che crollano verso il basso
come quelle di un cane bastonato.
"Gou-kun!"
esclama, lamentoso, gli occhi lucidi e quello che sembra un broncio
triste sulla faccia. Non riesce ad associare il Re demoniaco e il
broncio. Sono due cose separate, due cose distanti anni luce, mondi
paralleli, anche.
"Mi dispiace
tanto per quel signore orribile, Gou-kun! Ti rimborserò ogni
cosa che ti paga, giornalmente! Dimmi una cifra e ti pagherò!
Se volevi la compagnia ti manderò ogni giorno Uozumi o Minami
o..." comincia a dire con voce lamentosa, agitandosi
ulteriormente finché la ragazza non alza una mano per
zittirlo, sconvolta.
Cosa sta blaterando?
Non è furioso? Cosa sono quelle orecchie basse?!
"Cosa?"
"Mi dispiace
tanto! È una cosa umana, vero? Non sono bravo con le cose
umane, Momo lo è molto più di me! Una volpe non avrebbe
mai parlato così ad una ragazza!" esclama Seijuurou,
sempre più agitato, avvicinandolesi per afferrarle le mani.
Gou non vorrebbe
andare nel panico, non vorrebbe sentire quel misto di rabbia e
sollievo, eppure trema in quella presa, desiderando solo dirgli che
sì, può anche lanciarlo oltre la Cattedrale,
direttamente all'Inferno e lei è così contenta che sia
lì che potrebbe persino abbracciarlo.
Sa difendersi
perfettamente da sola, potrebbe lanciare a Sakamoto tutti i frighi
incastrati nel banco, ma non le darebbe la stessa soddisfazione che
essere difesa da un Re Demone così scemo le sta dando.
"Non è
una cosa umana, Sakamoto è orribile. Ma se comincio a mandare
via tutti i clienti che mi guardano in modo strano il bar si svuota."
mormora, muovendo le mani tra le sue per recuperarne la sensibilità.
"Oh."
risponde soltanto il demone, confuso.
Non è
esattamente chiaro nemmeno a Gou, ma può sempre vendicarsi su
Sakamoto fantasticando prima di dormire di lanciarlo in pasto a
qualche demone del Toro.
"Seijuurou."
mormora Gou, sentendosi sconfitta.
Il demone della
Volpe alza la testa dalle mani intrecciate che stava fissando, le
guance decorate da pomelli rossi ridicoli e la guarda con gli stessi
occhi lucidi della volpe che ha soccorso il giorno prima.
Gou lo osserva bene,
l'asciugamani appeso in equilibrio precario sui fianchi, i tatuaggi
di un rosso acceso che li percorrono che sembrano voler sottolineare
la perfezione dei suoi muscoli obliqui, degli addominali, delle
spalle su cui altri segni rossi sono impressi in rilievo su una pelle
quasi ambrata. Quei tatuaggi sono una presa in giro ad un mondo in
cui quell'uomo esiste e sembra una scultura cesellata da un artista,
ma è un demone, qualcosa di inarrivabile per gli esseri umani.
La sagra del muscolo
sodo.
"Ricordami un
attimo perché vai in giro vestito." sussurra Gou, prima
di appoggiare entrambe le mani sui suoi addominali e spingerlo sul
letto.
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