Prompt Utilizzati: Haymitch/Effie, “The shoes are the first to go,
then the dress, the wig, and finally, reluctantly the makeup. And for the first
time, he sees her.”
(Kolm’s Hunger Games Fichaton, su
Livejournal).
Underneath the Colours;
“But I see your true colors
shining through”
True colors. Cyndi Lauper
Dapprima se ne andarono le scarpe: quegli affari plasticosi in multicolor
che la facevano sembrare un clown.
Haymitch
se n’era accorto a stento, troppo distratto dallo sguardo smorto, vagante, che indossava:
le tonnellate di trucco con cui si copriva non riuscivano a mascherarlo a
pieno.
Poi
aveva smesso di portare vestiti con lustrini, tinte accecanti e fru fru
vari, sostituendo le gonnelle a coda di pavone con semplici jeans, gonne lunghe
e qualche maglione a collo alto.
La
prima volta che Haymitch la vide con un paio di pantaloni addosso trasalì: forse
ho bevuto troppo, si era detto, ghignando di quell’insolita visione. Una
Effie in pantaloni era tanto improbabile quanto una Katniss tutta sorrisi
intenta a distribuire palloncini – forse, però, avrebbe potuto fermarsi a “Katniss
tutta sorrisi”, perché l’immagine rendeva già fin troppo bene l’idea.
Eppure,
tolto lo stupore iniziale, si era abituato in fretta a quella nuova versione dell’ex
accompagnatrice. L’Effie in pantaloni e maglioni era meno sofisticata, più
naturale e persino un pelino simpatica: ma forse quell’ultimo particolare era
dovuto al fatto che ultimamente la donna parlava molto poco. Quando stava zitta,
Haymitch riusciva perfino a cancellare la voce irritante dalla lista
mentale di epiteti che si era annotato sul suo conto.
Infine,
gradualmente, era svanito anche il trucco.
La
prima volta che l’aveva notato Haymitch era rimasto in silenzio a fissarla per
un minuto buono, prima di riuscire a capire cosa la rendesse così diversa, quel
giorno.
E
fu in quel momento, osservandola preparare un te – il volto pallido e i capelli
di un normalissimo biondo scuro raccolti in una crocchia perfetta – che la vide
per la prima volta.
Non
la Trinket pazzoide – quella capitolina dalla voce strazia-timpani che
aveva imparato a tollerare con il tempo: Effie non era più la creatura stramba
e sempre sorridente di un tempo, quella che pareva uscita da un fumetto
pasticciato da mille evidenziatori.
E
per fortuna, si disse, perché quel genere di ragazza l’aveva sempre disgustato.
Ciò
che invece vide fu il viso spossato di una donna, una donna vera, diversa dalle
bambole pre-confezionate fabbricate da Capitol City.
Vide
una persona come lui, un po’ meno trascurata, forse, ma con l’aria altrettanto corrucciata.
Era il volto di una donna come tante, che se ha dormito male e si alza con il
piede storto non si dà la pena di nasconderlo: e Effie, quel mattino, ce l’aveva
scritto in faccia che aveva passato una nottataccia. Era evidente dalle borse
sotto gli occhi, dall’aria stropicciata, nonostante i capelli impeccabilmente in
ordine, e perfino dalle zampe di gallina che iniziavano a marcarle il volto.
Non che lui fosse più un giovincello.
E
poi Effie sorrise, arricciando le normalissime labbra sottili, finalmente
libere dal rossetto in stile pierrot.
In
quel momento, oltre a vederla per la prima volta, Haymitch scoprì anche che la
dolcezza in questione non era poi così male. Non aveva la bellezza genuina
eppure sfolgorante tipica delle donne del Giacimento – per cui aveva sempre
avuto un debole – ma c’era qualcosa nel suo volto, in quei lineamenti esili ma
arrotondati, nel suo aspetto pulito e ordinato, che la rendeva attraente.
Glielo
disse, quel mattino: parlò col solito ghigno beffardo in maniera da non
sbottonarsi troppo – ché, anche se non si era mai truccato in vita sua, di
maschere se ne intendeva anche lui.
Effie
aveva allargato il suo sorriso, ignorando – forse per la prima volta da quando
la conosceva – la sfumatura ironica del suo tono di voce.
A
quel punto, agli occhi di Haymitch, la sua bellezza si fece più evidente.
Forse,
pensò, anche lei stava incominciando a notare qualcosa di diverso in lui.
O magari era semplicemente contenta di vederlo sobrio una
volta tanto.
Forse,
decise comunque infine, anche Effie un giorno l’avrebbe visto per davvero, scavando
oltre l’aspetto trasandato e la pancetta da bevitore.
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Haymitch
è, per me, probabilmente il personaggio più difficile da caratterizzare,
infatti tengo a non scrivere spesso su di lui. Quel prompt, però, me l’ero
segnato da un sacco di tempo perché lo trovo bellissimo, così ho provato a
scriverci su qualcosa.
Nella
mia testa ‘Effie post-Mockingjay, probabilmente perché segnata dal rapimento e
ciò che le è successo durante la prigionia, tende a mettere un po’ da parte il
suo stile da capitolina, almeno i primi tempi. E Haymitch non può non notarlo.
Chiedo
scusa in anticipo per la caratterizzazione traballante e il nonsense di questa
cosa qui, ma non ci so proprio fare con i personaggi ironici/sarcastici/cinici/ubriaconi/blablabla
alla Haymitch. Tra l’altro mi sarebbe tanto piaciuto inserire le sue oche, da
qualche parte, ma non ce l’ho fatta xD
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