Il
mio nemico
Ogni qualvolta che le
palpebre
calavano, ogni volta che la testa s'intorpidiva, un'immagine, una
frase, una mezza parola invadeva la sua mente. Arrivavano veloci e
secchi come colpi di frusta e boom! Si risvegliava con le palpebre
spalancate e il cuore galoppante.
Annie non riusciva proprio
ad
addormentarsi, come avrebbe mai potuto? Lei non era altro che una
talpa in un territorio nemico, come avrebbe potuto acchetarsi
tranquilla? Pensò che probabilmente Reiner s'era
addormentato come
un bambino, ma quello era un pazzo schizofrenico, si era talmente
calato nella parte del soldato che scordava d'essere un guerriero.
Un guerriero
I guerrieri nei racconti
venivano
designati come uomini forti, coraggiosi, con una morale spessa quanto
il titanio. Anche lei era una guerriera, eppure si sentiva
così
debole. Era talmente fragile che era stata costretta a innalzare
attorno a sé una corazza silenziosa. Le mura spesse che
s'era
costruita allontanavano tutti gli individui circostanti, era sola ma
le andava bene così. Riusciva a sopportare bene quella
solitudine
logorante, in fondo non aveva altra scelta, di certo non era
abbastanza forte per comportarsi come Reiner.
Il nome del suo compagno
saltò nella
mente e un brivido freddo percorse tutto il suo corpo.
Reiner la inorridiva,
non
sapeva come
diamine faceva a scherzare con tutti, come riusciva a fraternizzare
con loro?? La risposta arrivò limpida e veloce: era impazzito
o forse era
lei quella dotata d'una mente malsana. In fondo Reiner era la talpa
perfetta, talmente amichevole da rendersi insospettabile eppure
c'erano dei momenti in cui ricordava d'essere un guerriero. In quei
frangenti i suoi così detti compagni d'armata divenivano
nemici, per
tale motivo Marco era stato ucciso
Tutti erano i loro
antagonisti, non erano altro che cadaveri
ambulanti destinati a decomporsi. Tutti erano destinati a morire,
alcuni velocemente come quelli della legione esplorativa, altri
lentamente come Marco.
Chiuse le palpebre e lo
rivide, in
bocca al gigante mentre urlava: “ possiamo parlare!”
Parlare? La diplomazia per
le talpe non
esisteva, sono troppe impaurite d'essere stanate per giungere a un
compromesso, i problemi dovevano essere estirpati immediatamente, Marco
era un problema.
Sentì le sue
grida, le sue suppliche
piangenti e fu costretta a riaprire gli occhi per concentrare lo
sguardo in un punto buio della stanza.
All'udito arrivò
il respiro pesante
della sua compagnia, Hitch.
Lei sì che
poteva dormire, perchè non
avrebbe dovuto? Stava racchiusa nel suo bozzolo familiare, era
riuscita ad entrare nel corpo di gendarmeria, avrebbe condotto una
vita tranquilla, aveva raggiunto il suo scopo. Dormiva beata
cullata da quelle convinzioni.
Hitch la definiva
“strana”, Annie
sapeva che l'opinione espressa era collettiva, tutte le persone
racchiuse in quelle mura nutrivano quella considerazione nei suoi
confronti. Le andava bene così, in tal modo la gente le
stava
lontana e per lei sarebbe stato molto più facile ammazzarli:
meglio
uccidere degli sconosciuti piuttosto che dei conoscenti,
giusto?
Nonostante la ferma
convinzione,
nonostante il muro silenzioso che s'era costruita attorno, non aveva
ucciso Armin. La mano gigante aveva scoperchiato il cappuccio dal
capo biondo, lo guardò negli occhi e vide qualcosa
illuminarsi nel
suo sguardo. Aveva paura, ma una scintilla illuminante s'era
destata in quegli occhi. Lasciarlo lì vivo e vegeto era
stato un
passo falso, questo lo sapeva bene perchè il ragazzo era
intelligente, troppo perspicace. Quel gesto caritatevole poteva
rivelarsi la sua rovina o forse no: chissà, magari anche lui
prima
d'utilizzare la violenza avrebbe adoperato la diplomazia come uno
stupido speranzoso.
Stupido
L'aggettivo venne
immediatamente
associato ad Eren
Lui si che
è il re degli stupidi!,
pensò sorridendo.
Eren era uno di quelli
convinti
di poter cambiare il mondo, uno di quelli che non vedeva la
realtà
come un qualcosa d'immutabile, credeva nelle persone e nei suoi
amici. Il solo fatto di poter credere d'avere degli alleati lo
rendeva un idiota, ora lui era un ragazzo titano e sarebbe per sempre
stato un mostro agli occhi degli abitanti delle mura. Lo avrebbero
usato come un'arma fin quando si fosse rivelato utile, ma poi
l'avrebbero annullato quando si sarebbe rivelato un problema,
poiché
era diverso e non poteva più illudersi d'appartenere a quel
mondo.
Forse al di fuori delle mure si sarebbe potuto salvare, se fosse
riuscita a fuggire da quel soldato veloce come un fulmine, se fosse
riuscita ad ammazzare Mikasa, forse Eren si sarebbe potuto integrare
nel loro mondo così da divenire un alleato.
“ Potremmo
diventare amici”
rinnegò immediatamente quel pensiero dandosi dell'illusa.
Anche se fosse riuscita a
fuggire da
quelle mura assieme ad Eren, se fosse riuscita a tornare al luogo
delle sue origini, lei non avrebbe avuto né alleati
né amici su cui
contare.
“ Non
sono abbastanza stupida per
crederci “ si rispose
Non era abbastanza stupida
per riporre
la fiducia in qualcuno, poiché il suo nemico non era
delineato.
Il suo nemico era il mondo, tutto
quello che la circondava minacciava la sua esistenza.
Lasciò fuggire via un sospiro stanco
con la convinzione che neppure quella notte sarebbe riuscita ad
addormentarsi.
Ciao
:)
Ho
approfittato delle vacanze pasquali per dedicarmi a questo
personaggio tanto misterioso, nonostante ciò ho provato a
insinuarmi nella testa di Annie. Ovviamente è solamente una
mia
interpretazione, spero che questo piccolo tentativo non abbia destato
in voi il disgustoXD
Un
saluto caloroso
Mistiy
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