Allora, voi dovete sapere che recentemente mi sono ritrovata a scrivere
tante cose di notte. Ebbene, questa sera, la mia mente ha partorito
questa OS ispirandomi ad una foto postata su Instagram da "sexualswan"
in cui proponeva idee per fanfiction ed una di queste immaginava
qualcosa che avesse a che fare con "il gioco della bottiglia" o
"obbligo o verità" e così via.
Ecco, questo si distacca completamente
da ciò che scrivo solitamente, perché
è AU (cioè, Emma è sempre lo sceriffo
di Storybrooke e Regina è sempre il sindaco, ma è
un mondo senza magia). Come ovvio che sia, ho scritto qualcosa che non
è completamente da "bollino rosso" ma ci siamo quasi! XD
Btw, vi lascio alla lettura e perdonate eventuali errori,
perché è notte fonda e ho tanto sonno, please!
Baci, C.
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Regina aveva sempre odiato le feste: luoghi stretti, persone sudate,
cibo scadente e musica spazzatura. L'unica cosa che apprezzava
era la quantità di alcool che girava.
Birra – non che lei sia mai stata un tipo di persona da
birra, ma comunque non le dispiaceva – vino rosso e vino
bianco, vodka di ogni genere e colore, liquori chiari e quelli ambrati,
assenzio e sambuca, tequila e rum. Tutto, c'era davvero di tutto.
Non era una persona asociale, le sue intime amicizie ce le
aveva, ma, se le avessero chiesto dove si trovava quando distribuivano
la simpatia, avrebbe risposto che era in fila, per la seconda volta,
per l’acidità. Per questo motivo, quando Robin
Hood le aveva offerto una bottiglia di Tennent’s, Regina
l’aveva accettata con un sorriso freddo ed aveva annuito. E,
poi, aveva preso anche la seconda che Robin teneva nell’altra
mano e l’aveva lasciato appoggiato alla parete del corridoio,
sbigottito.
Quando Ruby Lucas aveva organizzato, per l’appunto, la festa
quel venerdì sera, Regina non si sarebbe mai aspettata di
vedere quegli idioti dei Charmings ubriachi e felici proporre giochi
tanto stupidi ed infantili. Aveva roteato gli occhi per
l’ennesima volta quando la voce acuta ed ubriaca di Mary
Margaret aveva fatto esplodere i timpani di tutti i presenti, gridando
“Chi vuole giocare al gioco della bottiglia?!”.
Poi Emma, con un gomito, aveva picchiettato il fianco del sindaco
sussurrandole all’orecchio “Non ti piace proprio
divertirti, vero?”. L’aveva guardata con quei suoi
occhi verdi e bellissimi, aveva socchiuso le palpebre ed il suo sguardo
sagace non smise mai di guardarla, mentre avvicinava alle labbra il
vetro scuro della sua birra. Regina sogghignava ed aveva chiesto
“Tu trovi che il gioco della bottiglia sia
divertente?”con uno sbuffo di scherno.
Emma aveva buttato giù l’ultimo sorso di birra,
caldo e schiumoso, ed aveva risposto “Io trovo che sia un
gioco pieno di... Possibilità”
poi si era pulita le labbra col dorso della mano ed aveva gettato la
bottiglia nella pattumiera.
“Hai bisogno di un gioco da ragazzini per baciare
qualcuno?” Aveva chiesto Regina, lasciando andare le braccia
lungo i fianchi. Emma non aveva risposto, aveva solo sorriso maliziosa,
e poi si era voltata per raggiungere gli amici seduti in cerchio sul
tappeto del salotto.
Quando quel David troppo biondo e sbronzo aveva fatto girare la
bottiglia, Regina non si era nemmeno meravigliata troppo che il collo
sottile di vetro scuro aveva puntato nella direzione di Mary Margaret.
Quei due erano legati l’uno all’altra in una
maniera nauseante. E, mentre le loro lingue si intrecciavano per
secondi interminabili proprio davanti agli occhi di tutti, Emma aveva
silenziosamente ringraziato August per aver interrotto quel latente
atto sessuale della sua migliore amica ed aveva detto “Va
bene, va bene. Avrete altro tempo e luogo per concepire
figli!” separandoli.
Nessuno aveva notato che Emma aveva commentato sul collo di Regina
“Stanno praticamente facendo sesso”, porgendole uno
shot di sambuca. E, dopo aver buttato giù quel goccio di
liquore all’anice, la bruna aveva risposto
“Sì, stanno proprio scopando” fissando
la bionda negli occhi. La sua lingua, ora, era fresca ed avrebbe tanto
voluto usarla per profanare la pelle bianchissima di Emma Swan.
Se non fosse stato per l’alcool, Regina avrebbe potuto dire
che la bionda ci stava provando con lei ma – appunto
– aveva bevuto tanto e, probabilmente, era l’alcool
che rendeva tutto più lento, più morbido,
più seducente. Anche se Emma Swan non aveva bisogno di
qualche bicchiere di troppo per sembrare dannatamente
attraente: aveva quel suo modo di fare prepotente, sicuro, e quel sorriso
intrigante che contrastavano perfettamente quel viso e quei capelli
d’angelo.
“Uh, è il turno dello sceriffo dai capelli
d’oro!” Era stato il commento di August quando, al
primo giro, la bottiglia aveva puntato Emma. Allora la bionda nel
vestito di pelle nera aveva afferrato saldamente il recipiente sottile
di vetro e l’aveva fatto girare ancora, e, quando aveva
compiuto l'ultimo giro, Emma aveva alzato la testa per osservare la
persona che avrebbe dovuto baciare.
Quella festa sarebbe stata da dimenticare, a partire dal fatto che Ruby
aveva trascinato Belle French nel bagno di casa sua e l’aveva
sbattuta ripetutamente contro la porta, mentre l’ignaro
compagno, Mr. Gold, fumava sigari cubani e sorseggiava Bourbon
sorprendentemente insieme a Killian Jones. Un’altra cosa che
Emma avrebbe voluto che tutti dimenticassero era che, mentre stavano
giocando a ‘non ho mai’, lei aveva bevuto quando
era stato detto “Non ho mai baciato una persona dello stesso
sesso”. Molti si erano voltati meravigliati, scoprendo quale
peccatrice si nascondesse dietro quelle fossette e quelle ciglia
lunghissime ed innocenti.
Quella confessione aveva fatto sorridere famelica Regina che, in
disparte, osservava quel gioco stupido ed incatenava lo sguardo a
quello di Emma.
Se non fosse una persona estremamente razionale, Regina avrebbe potuto
dire che c’era qualche sorta di energia, una magia
– forse – che aveva spinto la bottiglia di modo che
potesse capitare proprio davanti a lei. L’aveva guardata
rotolare, girare e girare, come se fosse stato un moto infinito e
l’aveva vista rallentare e, come una stupida ragazzina in
preda agli ormoni, aveva supplicato – sì,
supplicato – che quella maledetta bottiglia scegliesse lei. E l’aveva fatto.
Sì, dannazione, l’aveva fatto, come nelle peggiori
e più ridicole commedie romantiche di Hollywood. E Regina,
in quel momento, voleva essere semplicemente ridicola.
Aveva alzato gli occhi, ritrovando quelli di Emma già pronti
a divorarla. La bruna si era passata le mani tra i capelli per
sistemarli ed aveva inumidito le labbra che, improvvisamente, si erano fatte secche come la polvere del deserto. Sedeva in ginocchio sul tappeto di
pelliccia rosso, e si era messa con la schiena dritta aspettando quel
bacio.
“Ok?” Aveva chiesto Emma, alzando un sopracciglio e
sorridendo maliziosamente. Dio,
era dannatamente sexy. Regina era pronta a mordere quelle labbra rosse
e strapparle via quel sorriso bastardo e “Ok”
aveva risposto con fermezza. Aveva trattenuto il labbro inferiore tra i denti,
stringendolo un po', poi aveva poggiato i palmi delle mani sul tappeto
e si era avvicinata alla bionda.
Emma la stava aspettando, seduta sulle sue ginocchia e quando la bruna
era stata abbastanza vicina, le aveva preso il viso tra le mani e
l’aveva avvicinata a lei. Senza preavviso, senza esitazione,
aveva premuto le labbra in un bacio deciso contro quelle morbide di
Regina. La bruna aveva rilasciato, allora, il respiro che aveva trattenuto
sino ad allora e si era lasciata andare alla dolce sensazione di anice
che ancora permeava dalle labbra dello sceriffo.
Emma si era distaccata, solo per un attimo, per aprire la bocca e
tracciare con la punta della lingua i bordi delle labbra di Regina,
soffermandosi, infine, sulla piccola cicatrice sul labbro superiore.
C'era qualcosa nel suo modo di baciarla, nel modo disegnare i contorni
delle labbra con la sua lingua, che Regina trovava tremendamente
eccitante. La bruna, allora, aveva dischiuso le labbra per lasciar
andare un gemito trattenuto troppo a lungo ed Emma ne
approfittò per far scivolare la lingua nella sua bocca,
inghiottendo un altro gemito.
Le labbra di Regina erano carnose ed esperte, morbide ed Emma non aveva
esitato nemmeno per un secondo a morderle tanto forte da farla
sussultare.
“Uh. Cattiva ragazza!” Aveva commentato qualcuno.
Emma rise contro le labbra di Regina che pareva completamente
ipnotizzata da quel bacio, non ascoltava più niente, non
vedeva più niente. Percepiva solo il fiato caldo di Emma
perdersi nella sua bocca e riusciva solamente a guardare la bionda con
occhi neri di desiderio. Regina si era avvicinata ancora di
più alla bionda, aggrappandosi alle sue spalle nude
spingendola sempre più verso di sé.
Regina non lo sapeva, ma Emma stava pensando a quanto avrebbe
desiderato spogliarla e stringerla e spingere le dita dentro di lei da
non farla semplicemente gemere, ma urlare di piacere. E Regina pensava
che avrebbe voluto abbandonare quel fottutissimo gioco e chiudersi in
una fottutissima stanza con Emma e scopare fino al giorno seguente.
Poi, semplicemente, baciandosi, era come se stessero scopando: mentre i
corpi collidevano, mentre i seni morbidi si toccavano, mentre i fianchi
si cercavano e le mani esploravano.
Emma e Regina non pensavano più a niente ed i movimenti
delle bocche diventavano sempre più frenetici e le mani si
perdevano tra i capelli, si stringevano alle natiche piene, quasi si
immergevano tra i vestiti. Regina aveva aperto la bocca per respirare
ed aveva portato due dita a toccare le labbra di Emma che, con la
lingua, le aveva leccate e, poi, le aveva succhiate sonoramente. Quando
Regina le aveva stretto un gluteo in una mano in un impeto di
eccitazione, Emma stava per gemere a bocca aperta, quando...
“Tempo scaduto!”gridano
tra risolini ed occhiate indiscrete.
Emma e Regina erano tornate ai propri posti, l’una di fianco
all’altra, boccheggiando, respirando affannosamente. La bruna
era scombussolata, aveva le labbra che tremavano ancora, magnificamente
arrossate, e lo sguardo perso nel ricordo di quel bacio alcolico che ancora
pulsava sulla pelle. Emma, che aveva accettato un’altra birra
offerta da Mary Margaret come premio per lo spettacolo fornito, si era
avvicinata ancora a Regina e le aveva sfiorato l’orecchio
chiedendole “Pensi ancora che non sia divertente?”.
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