Rebekah chronicles: Il sacrificio

di ElyJez
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Prologo
 
Jillian, tesoro, non fare rumore quando dormo, diceva sempre mia madre, ed io con la mia infinita bontà l’avevo accontentata in tutti i modi possibili. Ora, le ragazze, una volta portate nello scantinato, le legavo ed imbavagliavo. (Le loro urla non l’avrebbero disturbata.)
Mi ero chiesto se avessi fatto a sufficienza anche quella volta, di solito ero abbastanza silenzioso, anche quando come in quel momento mi spingevo dentro la troia di turno troppo mediocre per ricordarmi che viso avesse o quale fosse il colore dei suoi occhi. Almeno avevo la fortuna di non sentirla.
Iniziai a muovermi più velocemente, seguendo quei movimenti che conoscevo a memoria, alzandomi ed abbassandomi, e mentre con una mano stringevo le cinghie di cuoio a cui lei era ben stretta, con l’altra cercavo di recuperare la lama fissata sotto il tavolo.
Alzai gli occhi al cielo: guarda se il coltello si doveva incastrare proprio in quel momento.
Diedi uno strattone più forte e finalmente sentii la placca di metallo cedere. Rigirai il manico tra le dita.
Era il momento: mi spinsi più dentro, sempre di più, se non l’avessi imbavagliata forse avrebbe urlato e se non lo avesse fatto, ora, con la lama a mezz’aria illuminata dalle luci delle candele, almeno un piccolo gridolino lo avrebbe lanciato. A causa delle mie precauzioni, si limitò a dimenarsi con quella che doveva essere disperazione.
Sbuffai interiormente, non sapendo se quei movimenti convulsi mi eccitassero o annoiassero, forse ci avrei riflettuto più tardi, o forse no, l’unica cosa di cui ero a conoscenza era che avrei colpito.
Una volta, due, tre, ed il sangue sgorgava come una fontana in festa. Continuai a muovermi contento e a pugnalare finché non mi resi conto di essere completamente appagato.
Quando mi scostai da lei scendendo dal tavolo mi accorsi che non si muoveva più. I suoi polsi erano rossi per i banali e ripetuti tentativi di liberarsi, esattamente come il suo stomaco visibile attraverso lo squarcio nella pelle.
Lanciai un’ultima occhiata a tutto questo rimanendo come al solito soddisfatto soltanto a metà, per poi recuperare la camicia, i pantaloni, l’accendino e le sigarette. Ne presi una, infischiandomene se si fosse macchiata, ed accesi aspirando, aspettando che il fumo iniziasse a riempirmi i polmoni.
Mi passai una mano tra i capelli inzuppandoli di sangue, uscendo dalla stanza ancora nudo con i piedi sul pavimento gelato.
Come al solito Otis era lì a raccogliere i miei resti -chissà se si scopava i cadaveri che lasciavo, quella sì che era una domanda interessante, peccato che per un tipo iperattivo a volte sapevo essere irrimediabilmente pigro e per questo non mi sarei mai dato la briga di controllare.
<< Domani mattina di’ a mia madre che ho un regalo per lei >>
Ordinai facendomi strada verso la mia camera e lasciando al servo il compito di ripulire.

Angolo dell'autrice:
Salve a tutti! Spero che il prologo/primo capitolo vi sia piaciuto. Volevo avvisarvi che la maggior parte della storia verrà narrata nei capitoli successivi dalla protagonista femminile o da personaggi secondari, quindi se volete seguirla, attenti ai cambiamenti.
Se ne avete voglia lasciate qualche commento o recensione
Ciao, Ciao




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