Konoha vista da Lei

di biancocchio
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Si trovava in una biblioteca.
Si trovava a casa.
Il profumo di pergamena le solleticare le narici e un bambino dal volto sfocato le stringeva la manica con delicatezza. Si abbassò per guardarlo negli occhi quando davanti a sé cadde il buio. Una voce in lontananza, dolce ma forte, le diceva qualcosa. Un eco lontano. Il buio. E poi, una tenue luce.
-Sakura, svegliati o farai tardi-
Forse stava sognando. La madre non si svegliava mai a quel orario e tanto meno con quel sorriso così naturale stampato sul volto.
Il sole filtrava dalle tapparelle accarezzandole la pelle nivea.
Mamma è sveglia e c’è già il sole. Pensò avvicinando la mano a l'orologio. Ciò vuol dire che o la mia vita è cambiata in poche ore o -Sono in ritardo!-.
Ignorando il freddo contatto con la realtà e il pavimento si avvio velocemente verso il piccolo bagno trovandolo dannatamente, irrimediabilmente e catastroficamente chiuso a chiave. Dopo aver scongiurato la “piccola peste” di uscire da li per quasi 10 minuti ed aver liquidato la madre con un -faccio colazione fuori-, corse verso il carcere la scuola.
3 Marzo 2016 08:01
Le vetrine sono cambiate
In questa città le vetrine cambiano e il tempo
il tempo resta immobile
Perché in questa città tutto gira intorno a lui e le vetrine
le vetrine mutano
Il tempo al centro di tutto e noi lo inseguiamo come in una danza fatta di silenzi e immagini

Non dovrei scrivere di prima mattina. 
Barcollando in strada si avviò verso un piccolo rifugio dalle parenti colorate e profumato di salvezza: caffeina.
Con l’immagine di un cappuccino fumante in mente entrò nel piccolo bar dove un uomo l’accolse sorridendo raggiante. Troppo occupata a osservare i bianchi denti che sembrava l’avessero ipnotizzata, non si accorse che l’uomo le stava parlando.
-Giolnata pesante, eh?-
-Wow, devo avere una brutta cera- 
-Ahahah cosa posso prepalalti oggi Sakula?-
-Il solito-
-Alliva-
La sua R le scaturita un senso di euforia non motivato. Era così da mesi ormai: prendeva il suo cappuccino, lui parlava in quel modo buffo e lei iniziava a convincersi, ogni giorno più del precedente, che, in fondo, essere li a Konoha non fosse così male. A parte la nebbia mattutina, i compagni di scuola sgorbutici, la vita sociale inesistente, le materie noiose di quel noioso istituto e la mancanza dei parenti lontani. Ma questi sono particolari.
Ormai era in ritardo e non le avrebbero fatto superare i cancelli della scuola quindi decise di fare con calma mentre il suo cappuccino veniva posato con delicatezza sul bancone arancione e una voce le arrivava forte alle orecchie. Una testa bionda fece capolino nel locale. Lo riconobbe subito; era uno studente della classe accanto alla sua. Un certo Tatuno, Maruno, Maruto, -Naluto! Da quanto tempo lagazzo mio-. Ecco, Naruto.
Quello iniziò a chiaccherare amabilmente con Ichiraku , il barista, e solo dopo l’arrivo della sua cioccolata calda traboccante di marshmallow rosa confetto si rese conto della sua silenziosa presenza.
-Io ti conosco! Sei una compagna di Sasuke e Karin, giusto?!- Cominciamo bene.
Annuì -tu dovresti essere quello che ha tappezzato l’aula insegnanti di foto pornografiche- e lui iniziò a grattarsi nervosamente la testa. L’aveva visto fare tante volte e, anche se non amava ammetterlo, provava simpatia verso quel ragazzo, soprattutto quando, dopo quell’evento delle foto, aveva saputa che il professor Amato era svenuto. Ridette per un’ora e la professoressa Yuhi fu costretta a farla uscire dalla classe.
Non sapendo cos’altro dire e non volendolo mettere a disagio, l’unica cosa che le venne in mente di fare fu ‘scoppiare’ in una risata contagiosa. 
Quella fu la prima volta che risero assieme. Quello fu un giorno di prime volte ma, Lei, ancora non lo sapeva.




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