EDIT:
La storia verrà corretta e revisionata, perché ho
notato un'enormità di errori ortografici a cui in passato
non prestavo molta attenzione. Per i capitoli corretti,
inserirò un edit ad inizio pagina. La trama, per quanto
semplice ed un po' ingenua, non verrà modificata. My new
moon è stata la mia prima storia su questo sito ed ho con
essa un debito di riconoscenza. Per questo non la
cancellerò, limitandomi solo ad alleggerirla del superfluo.
Grazie
a tutti.
CAP.1
LA
FINE, L’INIZIO
BELLA
Bella,
ce ne andiamo …
Non
voglio che tu venga con me …
Non
sei la persona adatta a me …
Mi
dispiace … ti prego, promettimi che non farai nulla di
stupido, io ti prometto che sarà come se non fossi mai
esistito … addio.
E poi,
quel vento gelido che aveva portato via le sue parole e con esse anche
lui.
Le mie
mani che avevano cercato di afferrarlo, avevano ghermito solo
l’aria, quell’aria che d’un tratto
sembrava essermi stata aspirata dal corpo con la forza. Boccheggiavo
nel tentativo di respirare. Non so, forse la forza della disperazione,
la speranza che l’avrei raggiunto, che avrei potuto chiarire
tutto, ma avevo cominciato ad inoltrarmi nel bosco seguendo la
direzione che mi pareva avesse preso lui.
Non so
da quanto tempo stavo camminando, ore credo, ma d’un tratto
mi accorsi che intorno a me era buio, forse stavo girando intorno
… forse quegli alberi, li avevo già visti
… Mi fermai, tremante.
«Edward
…» sussurai. «Edward … ti
prego …».
Era mia
quella voce? Mi osservai le mani. Mi sembravano lontane, distorte.
Tremavano. Le vedevo, ma sembravano non appartenermi. Era come se le
osservassi da un’angolazione diversa, era come se tutto
intorno a me avesse subito una distorsione. La testa prese a girarmi,
sempre più vorticosamente e persi l’equilibrio.
Scivolai in ginocchio, con la guancia su un tronco. Mi lasciavo
scorrere inerme su quell’albero, le braccia lungo il corpo,
ferendomi le guance, senza avere la forza di alzare una mano per
sorreggermi, afferrarmi a qualcosa. Mi accorsi solo del freddo umido
delle foglie e dell’odore di terra bagnata, quando il mio
viso affondò in essa.
Il buio
si fece più buio.
Una
voragine si spalancò nel mio petto.
All’improvviso
sentii il dolore, immenso, pulsante, invadermi la testa.
«Non
c’è più…» mormorai.
Chiusi
gli occhi e con tutto il fiato che avevo in gola urlai tutta la mia
disperazione.
Poi,
finalmente, svenni.
EDWARD
Correvo
ad una velocità mai sfiorata prima. Le gambe si muovevano da
sole senza che la mia volontà potesse interferire,
perché se l’avesse fatto non avrei mosso nemmeno
un passo lontano da lei. Non avrei mai pronunciato quelle parole che da
giorni mi ripetevo ininterrottamente affinché risultassero
credibili almeno alle sue orecchie. Tutta la scena si era svolta in
maniera surreale, le parole erano fluite dalla mia bocca senza
inflessioni, il mio viso non aveva tradito alcuna emozione, i miei
occhi erano rimasti fissi su di lei, ma senza vederla. Non potevo
permettermi errori, non potevo vacillare nemmeno per un attimo,
altrimenti avrei fallito e non sarei riuscito a lasciarla.
Mentre
correvo senza voltarmi indietro, sentivo ancora nella testa le parole
che Alice aveva pensato qualche giorno fa, quando avevo maturato la
decisione di lasciare Bella.
“Non
farlo Edward, te ne prego. Non si riprenderà mai.
Morirà, lo sento.”
L’avevo
osservata con uno sguardo freddo,vitreo.
“Morirà
se non lo faccio, invece. Così, forse, le lascio la
possibilità di avere una famiglia, una vita normale, la vita
che merita, quella che avrebbe dovuto avere senza di me.”
Avevo detto.
“Ma forse, se
…” aveva tentato Alice.
“BASTA”
tuonai io “ma cosa credi, che sia facile per me, che io non
soffra al pensiero che le farò del male, quando mi
guarderà negli occhi, mentre le pugnalo il cuore, nella
speranza di scorgervi la menzogna, o quando ascolterà le mie
parole, la mia voce cercandovi l’indecisione e il dubbio? IO
L’AMO ALICE, E’ PER QUESTO CHE LA LASCIO.” Conclusi urlando.
“E’ per
colpa di Jasper…” aveva pensato
affranta. “Ci
parlerò io, non accadrà più, vedrai le
cose si sistemeranno”.
Mi ero
preso la testa fra le mani, gemendo, e avevo continuato in un sussurro “Jasper non c'entra,
Alice.”
“La
notte la guardo mentre dorme, osservo il suo viso disteso, ascolto il
suo respiro tranquillo e profondo, il suo battito dolce e regolare.
Resto ore così, solo guardandola, piccola, fragile,
indifesa. Parla nel sonno, sai? A volte si agita, in fondo Forks non
è il suo ambiente ideale, ma spesso, negli ultimi mesi,
l’ho sentita tremare, l’ho vista piangere nel
sonno. E’ a causa di James, di quello che stava per accadere.
E’ rimasta traumatizzata, ma non l’ammetterebbe mai
con me. Come se servisse a qualcosa, come se non mi accorgessi di nulla
solo perché non posso leggerle nel pensiero. Piccola mia,
quanto è dolce …” mi riscossi da quei
ricordi scrollando la testa.
Fissai
Alice negli occhi, era angosciata, lo si vedeva chiaramente. Sapeva che
ormai avevo deciso.
“Devo
farlo, Alice. La amo più di me stesso, è tutta la
mia vita. Ma cosa le offro io? Una vita fatta di menzogna, di segreti,
di paure, di spostamenti. Non avrà mai una famiglia, non
potrò mai stringerla a me con passione, farle sentire quanto
la desidero. Il suo profumo, la tentazione del suo sangue …
che abbia resistito una volta non significa che possa trattenermi
sempre. Posso a stento sfiorarla, baciarla con la più lieve
delle carezze. E’… è così
delicata” sospirai riprendendomi il capo tra le mani.
“Edward, potresti
sempre trasformarla” aveva pensato lei.
“No
Alice, nessuno di noi ha avuto scelta, ma per lei io voglio di
più. Lei merita di più di questa vita che posso
darle. Lei merita il meglio, merita tutto. Chi sono io per mettere fine
al battito del suo cuore? Sono un essere tendenzialmente egoista,
è vero, ma l’amore per lei mi ha cambiato. Non
è a me che penso ogni minuto, ma è il suo bene
che cerco con disperazione. La mia parte l’ho già
rubata: tutto il tempo che finora mi ha concesso, l’amore che
mi ha donato … li porterò con me fino a che non
esalerà il suo ultimo respiro. Ecco quello sarà,
finalmente, il momento in cui potremo riunirci, perché anche
io, allora, troverò la morte il più velocemente
possibile.”
Stavamo
per andare a scuola, quindi ci apprestammo alla Volvo. Mi sentii
sfiorare un braccio da Alice mentre aprivo la portiera del guidatore.
Non mi
voltai, ma lessi nei suoi pensieri “Lasciala
sì, ma solo scegliere quale vita vuole.”
Quelle
erano state le ultime parole che ci eravamo scambiati io e mia sorella,
ma avevo preteso da tutti che nessuno avrebbe interferito mai nella
vita di Bella e, soprattutto, che Alice non sbirciasse mai nel suo
futuro. Dovevamo farci solo dimenticare.
Doveva
trascorrere un po’ di tempo, certo. Ma Bella avrebbe reagito,
si sarebbe ripresa e avrebbe vissuto una vita lunga e felice da umana.
Doveva farlo.
Mi
bloccai improvvisamente.
E se
non fosse andata così? Potevo esserne certo?
Una
sensazione di disagio mi percorse. Un brivido lungo la schiena.
Calma Edward, hai fatto la cosa
giusta. Pensavo febbrilmente, voltandomi indietro,
lì da dove ero venuto.
Sì,
ma ero stato davvero giusto o, piuttosto, ero stato spietato?
Fissavo
gli alberi, lo sguardo perso lontano, il mio cuore lacerato, ora
dolorosamente muto.
Qualcosa
in lontananza … sembrava … l’eco di un
urlo.
Mi
voltai, sul viso la maschera della morte. E ricominciai a correre
lontano da Forks.
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