Forse
Note
autore: Salve a tutte/i!
Non
so bene come presentarvi questa storia anche perché credo di non
averla ben chiara in mente neanche io. E' nata da un insieme di
fattori e elementi che mi hanno portato a scriverla in poche ore.
Temo
non abbia una trama reale o un significato per non dire un
messaggio ma credo che, nella sua irrazionalità, in qualche modo
possa avvicinarsi a Sherlock e Molly.
Ovviamente,
non temete, non ha occupato il tempo che dedico a “L'errore di
Sherrinford Holmes” ma al mio lavoro (che fortuna eh?! ^^), per
cui, come promesso, dalla prossima settimana tornerò ad aggiornare.
Spero
che anche questa storia, che è più simile ad una parentesi che ad
una storia, vi piaccia e come sempre spero vogliate lasciarmi un
vostro parere, positivo o negativo, qualora ne aveste il tempo.
Per
cui, come sempre, a voi l'ardua sentenza. ^^
A
presto,
Anne^^
ps.
vorrei dire a tutte voi ragazze che avete commentato ultimamente e a
cui non ho risposto che lo farò non appena avrò aggiornato perché
almeno saprò di potervi dare risposte e chiarimenti più validi una
volta che avrò tutta la storia tra le mani. ^^
Forse
Molly chiuse il
cassetto del raccoglitore ed il suono metallico rimbombò vagamente
nella stanza.
Fece un respiro
pesante rilassando le spalle e un sorriso leggero le comparve sulle
labbra.
Venerdì!
Finalmente venerdì!
Si voltò verso la
finestra osservando i riflessi del tramonto che facevano brillare le
finestre dei palazzi e rendevano le nuvole rosate. La luce ambrata di
quella serata primaverile riusciva a rendere rilassante e sereno
anche un posto grigio come il suo obitorio. La sensazione di
benessere che sentì non la sorprese, le era familiare.
Tolse il camice e lo
appoggiò con disinteresse sullo schienale di una sedia; sapeva che,
come sempre, il lunedì successivo sarebbe arrivata per prima per cui
poteva anche non curarsi della forma, per una volta. Invece di
prendere la metro avrebbe fatto una camminata lungo fiume per godersi
l'ultima luce e poi sarebbe andata da Meena per la cena che avevano
in programma.
Potremmo mangiare
in veranda...devo ricordarmi il vino!
Un cigolio alle sue
spalle le fecce alzare gli occhi al cielo e si voltò con
l'intenzione di invitare chiunque fosse stato ad andarsene e tornare
lunedì dato che il suo turno era finito da almeno 2 ore. Tuttavia,
quando si voltò, fu colta da un istante di esitazione e quella
sensazione di benessere che alla vista di chiunque altro si sarebbe
solo impercettibilmente allontanata, la abbandonò del tutto.
"Sherlock,
non..."
L'investigatore alzò
una mano per farla tacere e, ignorandola, si voltò per andare nel
laboratorio adiacente alla camera mortuaria.
La patologa inspirò
pesantemente prima di seguirlo con fare nervoso.
Aprì le labbra per
redarguirlo quando la camminata incerta dell'uomo e soprattutto la
sua difficoltà nel sedersi sullo sgabello la fecero bloccare. Lo
osservò prendere con dita incerte un vetrino e inserirlo, vuoto,
nell'apposito spazio dedicato del microscopio.
"Sherlock..."
l'uomo alzò lo sguardo dal microscopio per portarlo sulla patologa e
stringere gli occhi come per poterla mettere a fuoco. "...sei
ubriaco?"
Lui continuò a
fissarla tanto da farle spostare lo sguardo per l'imbarazzo; poi le
sorrise con un'espressione divertita che era palesemente dovuta
all'alcool.
"E' quello che
sto cercando di capire!"
La patologa si
avvicinò di qualche passo e continuò a guardarlo mentre riportava
la sua attenzione sul microscopio vuoto. Dopo qualche istante scosse
la testa sconsolata mentre un sorriso divertito le increspava le
labbra. Si sedette sullo sgabello accanto a quello di lui e prese il
cellulare andando a selezionare il numero di John dalla sua rubrica.
Attese pazientemente
il susseguirsi degli squilli fino a quando le rispose una voce femminile.
"Oh Molly,
ciao! Scusami ma John è un attimo occupato a...smaltire una
sbornia!" La voce lamentevole di John che implorava alla moglie
di non urlare fu percepita anche dalla patologa che spalancò
leggermente gli occhi. Mary tornò a parlare con un tono di voce teso
ma decisamente più basso.
"...Comunque,
Molly, se vuoi puoi dire a me?"
La patologa esitò
un istante lanciando uno sguardo al detective che si stava accanendo
sul microscopio modificando lenti e parametri dello strumento alla
ricerca di qualcosa che non avrebbe mai potuto trovare.
"Ecco, è che
qui c'è Sherlock ed an..."
Il detective si
voltò di scatto arrivandole a pochi centimetri dal volto. Lo sguardo
vacuo e l'alito tradivano palesemente le sue condizioni.
"E' rotto! Non
si vede nulla!"
Molly mise una mano
sul microfono del telefono.
"Non credi che
il problema sia, invece, che non c'è nulla sulla piastrina?"
L'uomo continuò a
fissarla per qualche istante prima di riportare la sua attenzione
sull'oggetto e tirar fuori con molta difficoltà il vetrino. Lo alzò
per osservarlo in controluce e le sorrise con eccessiva ilarità.
Molly alzò lo
sguardo al cielo per poi togliere la mano dal microfono e tornare a
prestare attenzione all'amica.
"Qui c'è
Sherlock ed è nelle stesse condizioni di John, temo..."
Un bofonchiare
nervoso di Mary che redarguiva il marito precedette uno sbuffare
pensieroso.
"Ecco io, non
so, potrei venire dopo che ho preso la bimba dal nido e portarlo da
noi fino a che non ha smaltito la sbornia..."
Molly strinse le
labbra all'idea di Mary circondata dalla bimba e dai due uomini
ubriachi. Si concesse qualche istante prima di rispondere.
"Non ti
preoccupare Mary. Ci penso io...lo riporto a casa e poi vediamo
insieme a Mrs Hudson cosa fare."
Il sospiro di
sollievo di Mary la fece sorridere.
"Ma sei sicura?
Insomma, già normalmente Sherlock è....insomma Sherlock. Ubriaco,
non so se...."
Molly sorrise e si
voltò verso l'uomo.
"Non ti
preoccupare. Non potrà mai essere peggio del...SHERLOCK!"
La patologa lasciò
il telefono con uno scatto per buttarsi sulla mano dell'uomo che,
armata di bisturi, cercava di incidere la pelle del polso
dell'altro arto.
L'uomo si lasciò
disarmare osservando la donna con fare sorpreso.
"Ma
Molly...come faccio a capire se sono ubriaco se non analizzo il tasso
alcolico presente nel sangue?"
Molly, il respiro
leggermente affannato dall'ansia e il bisturi stretto convulsamente
in un mano, lo guardò con aria terrorizzata e spersa.
Inspirò
pesantemente prima di allontanarsi da lui e posare lo strumento a
debita distanza.
“ Credimi Sherlock,
non è necessario che ti analizzi. Sei sicuramente ubriaco.”
Il detective annuì
lentamente prima di aprirsi in un sorriso statico.
“ Hai ragione! Tu
sei molto più esperta di me in queste cose.” Molly sgranò gli
occhi di fronte al perpetuare della convinzione dell'uomo che lei
fosse un'alcolizzata e si alzò con fare nervoso sistemandosi la
borsa sulla spalla.
Sherlock strinse le
labbra e gli occhi con fare colpevole.
“ Scusami...non
intendevo quello che ho detto. Cioè, intendevo dirlo ma non nel
mondo in cui l'ho detto e...”
La donna strinse i
denti irrigidendo i muscoli del volto per poi annuire ripetutamente
ed alzare una mano per incitarlo a fermare quello sproloquio senza
senso.
“ Lasciamo perdere.
Senti Sherlock, io ho da fare; per cui adesso alzati. Ti accompagno a
casa, va bene?”
L'uomo si tirò su
improvvisamente, rischiando di cadere inciampando sui propri piedi ma
si salvò reggendosi al tavolo.
“ Grazie, sono
perfettamente in grado di riaccompagnarmi da solo!”
Molly alzò un
sopracciglio incerto ma decise di non contraddirlo.
“ Va bene. Allora
facciamo così, tu ti riaccompagni da solo e io mi accompagno a casa
tua.”
L'uomo aggrottò la
fronte cercando di capire quello che lei avesse detto e dopo
un'infruttuosa riflessione decise di acconsentire e si
incamminò con fare incerto verso la porta del laboratorio mancando
ripetutamente ed inesorabilmente la maniglia.
La patologa, dopo il
terzo tentativo, si avvicinò per aprila e lasciarlo passare.
Non arriverò mai
in tempo da Meena...
Dopo aver chiamato
un taxi ed aver aiutato Sherlock ad entrare nell'abitacolo senza
rompersi l'osso del collo, la patologa diede indicazioni all'autista
e prese il cellulare per scrivere a Meena.
“ Cosa ne pensi del
sesso?”
Molly si immobilizzò
e dopo aver realizzato che non si era immaginata quell'assurda
domanda, alzò lo sguardo dal suo telefono per incontrare quello
dell'autista che li fissava sorpreso dallo specchietto retrovisore.
Si girò lentamente verso l'uomo accanto a lei che la guarda con un
sopracciglio alzato ed un'espressione di attesa neanche le avesse
chiesto se le piaceva la cucina cinese.
Sbatté
le palpebre un paio di volte prima di trovare una risposta adatta a
quello che Sherlock intendeva con quella domanda; perché certamente
lui non intendeva
quello.
“ Beh, ecco, che
sicuramente le caratteristiche genetiche di un uomo sono differenti
da quelle di una donna ma ci sono ormai molti studi che...”
Lui scosse con
fermezza la testa per poi spostarsi sul sedile ed avvicinarsi a lei.
Molly si appoggiò alla portiera lanciando uno sguardo all'autista
che continuava ad osservare alternativamente loro e la strada.
“ Intendo in una
relazione. Che cosa ne pensi del sesso in una relazione?”
Molly aprì e chiuse
le labbra un paio di volte mentre un sorriso imbarazzato e nervoso,
accompagnato da un rossore ancora più accentuato, rendevano palese
il suo disagio.
“ Intendi tra un
uomo e una donna?”
Il detective sbuffò
con fare disinteressato gesticolando vagamente.
“ Tra un uomo e una
donna, tra due uomini, tra due donne, tra due donne e un uomo,
tra...”
“ Si, si, ho
capito...” lo interruppe lei prima che elencasse tutte le possibili
coppie, se coppie si potevano definire, che gli venissero in mente.
Abbassò lo sguardo
non riuscendo a sostenere quello di lui per poi farlo vagare per
l'abitacolo.
“ Credo, si credo
che sia abbastanza fondamentale...”
L'uomo le si
avvicinò ancora di più e lei spostò le gambe fino a sbattere
contro il portadocumenti dello sportello. Il volto di lui, con le
sopracciglia aggrottate, era decisamente troppo vicino.
“ Molly,
una cosa non può essere abbastanza fondamentale. O è fondamentale o
non lo è. Un pilastro di un ponte è fondamentale, non è abbastanza
fondamentale!”
La patologa annuì
portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e guardandolo di
sfuggita.
“ Va bene. Allora
direi che è una delle cose importanti di una relazione.”
Lui la scrutò per
qualche istante e lei contraccambio il suo sguardo con indecisione e
incertezza.
“ Non la più
importante?”
Molly aggrottò le
sopracciglia e gli lanciò uno sguardo sorpreso.
“ No, certo che no.
Ci sono molte altre cose che...”
“ Quali?”
Lei continuò a
scrutarlo continuandosi a chiedere da dove Sherlock avesse tirato
fuori l'argomento e quanto fosse serio.
“ Innanzitutto
l'amore...e poi il rispetto, la fiducia, la comprensione reciproca,
la conoscenza dell'altro...insomma, tante altre cose.”
L'uomo la guardò
negli occhi come a cercare di capire se gli stesse mentendo.
“ Più importanti
del sesso.”
“ Si...o comunque
almeno ugualmente importanti.”
Dopo qualche istante
di esitazione Sherlock si allontanò riprendendo il suo posto
originario e Molly ebbe come la sensazione di essere uscita da
un'irreale apnea. Si risistemo anch'essa sul sedile ed alzò lo
sguardo incontrando nuovamente quello dell'autista che, accortosi di
essere stato scoperto, tornò a guardare la strada di fronte a sé.
“ Mrs Hudson!”
Il richiamo di Molly
non ricevette alcuna risposta.
“ MRS HUDSON! C'E'
MOLLY CHE LA CERCA!”
La patologa fece
segno al detective di non urlare e dopo qualche difficoltà lo fece
appoggiare al muro vicino alle scale.
“ Aspettami qui,
vado a vedere se è nel giardinetto posteriore. Non ti muovere!”
L'uomo annuì
facendo una smorfia strana e cercando di infilarsi, con aria
disinvolta, le mani nelle tasche dei pantaloni per mancarne una
clamorosamente.
La patologa busso
alla porta dell'appartamento prima di entrare chiedendo permesso ma
nuovamente non ricevette risposta. Si avventurò quindi fino alla
cucina, trovando un biglietto sul tavolo.
Caro Sherlock,
come ti avevo
anticipato, vado per un paio di giorni da mia sorella a Birmingham.
Ti ho lasciato
qualcosa di pronto nel frigo.
A domenica.
Con affetto,
Mrs Hudson
Molly posò il
biglietto sul tavolo e inspirò pesantemente.
Perfetto...
Un rumore sordo la
riscosse. Con passi svelti tornò nell'ingresso per non trovare il
consulente investigativo che era invece impegnato a provare a
rialzarsi dopo una rovinosa caduta sulle scale.
La donna lo seguì
sconsolata e fece per aiutarlo quando l'uomo si spostò
con uno scatto, lanciandole uno sguardo astioso.
Lei alzò le mani in
segno di resa e lo seguì fin dentro all'appartamento.
Quando Molly fece
per togliersi il cappotto, tuttavia, il detective la riprese con tono
freddo e stizzito.
“ Non ho bisogno di
una balia, grazie!”
La patologa si
immobilizzò ad osservarlo e normalmente se ne sarebbe andata se non
fosse stato per le condizioni dell'uomo; credeva, o per lo meno
sperava, che quel tono non fosse del tutto suo.
“ Non voglio farti
da balia. Voglio solo assicurarmi che tu ti prenda un'aspirina e te
ne vada a letto.”
Sherlock si lasciò
cadere sulla poltrona abbandonando braccia e gambe e lasciando cadere
la testa all'indietro.
“ Non ho bisogno di
una balia, di un'infermiera, di una mogliettina premurosa o di
qualsiasi cosa o persona...”
Molly strinse le
labbra per poi risistemarsi il cappotto e uscire dal salottino
sbattendo la porta dietro di sé.
Era uscita
dall'appartamento di Baker Street da poco meno di cinque minuti
quando si rese conto di avere ancora in mano le chiavi. Le aveva
prese a Sherlock dopo che lui aveva provato ad aprire il portone per
chissà quante volte.
Si fermò
riflettendo se ci fosse un altro modo per evitare il rientrare in
casa di Sherlock ma, dopo poco, strinse il mazzo di chiavi fra le
dita e tornò indietro.
Dannato Sherlock
Holmes!
In teoria avrebbe
dovuto entrare, lasciare le chiavi e andarsene ma il fatto che
Sherlock non fosse più sulla poltrona e che non provenisse alcun
rumore dalle altre stanze la fecero titubare.
Sarà andato a
dormire...devo ancora andare a prendere il vino per la cena...
“ Sherlock...”
Nessuna risposa o
segnale di ricezione della sua chiamata le giunsero alle orecchie.
Fece un passo in direzione della cucina facendo scricchiolare il
parquet.
“ Sherlock, va
tutto bene?”
Un mugolio di
risposta che le parve provenire dal bagno la guidò fino all'uomo che
era seduto a terra, appoggiato alla vasca, con gli occhi semichiusi.
Molly si appoggiò
allo stipite guardandolo con fare comprensivo e lui alzò lo sguardo
su di lei.
“ Mi dispiace.”
La patologa annuì
per poi entrare nel bagno ed aiutarlo ad alzarsi.
“ E' questo il tuo
problema Sherlock. Ti dispiace sempre dopo.”
Il materasso si
lamentò quando il detective vi si lasciò cadere sopra senza
eleganza.
Molly sparì per
qualche secondo alla sua vista per poi ricomparire con un bicchiere
ed una ciotola piena d'acqua.
Passo quindi il
bicchiere all'uomo intimandogli di bere tutto e poi, sedutasi sul
ciglio del letto accanto a lui, lo fece sdraiare nuovamente
posandogli una pezza intrisa d'acqua fredda sulla fronte.
L'uomo mugolò
leggermente per il disappunto e la patologa non poté trattenersi dal
sorridere.
“ Benvenuto nel
post sbornia Mr Holmes!”
Lui, gli occhi
parzialmente coperti dal panno umido, le lanciò uno sguardo
divertito e le labbra si incresparono in risposta a quelle di lei.
Rimasero così per
un tempo indefinito. Lui sdraiato ad occhi socchiusi e lei a togliere
il panno dalla fronte per poi riposizionarlo dopo averlo rinfrescato
nella ciotola di acqua fredda. C'era solo il ticchettio delle
lancette dell'orologio, le gocce che cadevano sull'acqua quando Molly
strizzava il panno e, ogni tanto, i respiri pesanti di Sherlock.
“ Pensavo che ormai
ti fossi abituato all'idea che John non abitasse più qui...”
Lui non rispose,
continuando a tenere gli occhi chiusi e contorcendo le labbra in una
smorfia di disinteresse e fastidio.
“ Non puoi
fargliene una colpa, anzi. Dovresti essere felice per lui.”
L'uomo sospirò
continuando ostinatamente a non aprire gli occhi mentre la patologa
gli toglieva nuovamente il panno dalla fronte.
“ Non ho detto di
non esserlo.”
Rimase in attesa del
ritorno del sollievo che la pezza fredda stava dando alla sua mente
rintronata dall'alcool ma non arrivò. Socchiuse gli occhi per
osservare una sarcastica Molly Hooper in attesa di una spiegazione
più esaustiva.
“ Non è questo il
punto, comunque.”
Lei scosse la testa
sconsolata sapendo che quello era tutto ciò che per il momento
avrebbe ricevuto come risposta e posizionò nuovamente il panno sulla
fronte dell'uomo.
Il silenzio tornò
nuovamente nella stanza e fu abbastanza lungo da far pensare alla
patologa che lui si fosse addormentato quando un sussurro leggero ed
un movimento delle labbra di Sherlock la convinsero del contrario.
“ Mi dispiace per
prima.”
Lei sorrise
divertita.
“ Ah si? E per che
cosa esattamente?”
Un sorriso sincero
si aprì sulle labbra dell'uomo.
“ Per tutto,
ovviamente, ma nello specifico mi riferivo a....insomma in taxi.”
Molly arrossì
immediatamente spostando lo sguardo sulla parete alle spalle del
letto.
“ Non fa niente...”
sorrise tornando a guardare il volto di Sherlock “...sono sicura
che Greg apprezzerà l'aneddoto.”
Lui le lanciò un
scherzoso sguardo irato per poi tornare serio.
“ Ma eri
sincera...”
“ Su cosa?”
“ Sul fatto che non
sia la cosa più importante”
Lei sorrise.
“ Assolutamente
si...perché?”
Sherlock scosse
leggermente la testa.
“ Niente...”
Molly lo guardò con
biasimo per quell'ennesima risposta mancata e lui non poté
trattenersi dal continuare.
“ ...era solo una
sciocca conversazione fatta con Janine.”
Molly si irrigidì
quando sentì pronunciare quel nome e abbassò lo sguardo sulle
proprie mani.
“ Pensavo non la
vedessi più da allora.”
Lui si tirò su a
sedere faticosamente, facendo scivolare via il panno.
“ Infatti è così.”
Molly rimase
immobile, sorpresa dalla vicinanza dei loro volti e dallo strano
sguardo che ora lui le stava rivolgendo; tuttavia si riscosse,
redarguendolo per l'essersi alzato ed intimandogli di tornare a
sdraiarsi.
Lui non si mosse
continuando a fissarla e scrutarla per qualche istante prima che la
testa ricominciasse a dolergli. Si lasciò quindi andare nuovamente
sul materasso.
La suoneria del
telefono di Molly lo fece mugolare dal dolore.
La patologa saltò
leggermente su sé stessa andando alla ricerca del cellulare nelle
varie tasche e scusandosi con lui.
Una volta trovato
l'apparecchio rispose immediatamente, voltandosi e dando le spalle
all'uomo provocando in lui una inusuale espressione di disappunto.
“ Pronto...si,
scusami hai perfettamente ragione, è che non mi sono resa conto
dell'ora e...ok,ok...si, si va benissimo...ok, ciao.”
La donna chiuse la
conversazione per poi tornare a guardare l'uomo che nel frattempo
aveva cercato di ricomporsi nascondendo il suo senso di fastidio.
“ Sherlock, io
dovrei andare. Ho un impegno per cena e...tu come ti senti? Pensi di
riuscire a stare...”
“ Solo? Ovviamente
si!”
Molly si morse un
labbro per il tono duro e astioso di lui.
Erano tornati ai
loro soliti ruoli.
Dopo qualche istante
di incertezza la patologa si alzò recuperando il cappotto e la borsa
che aveva posato su una sedia accanto a loro.
“ Beh, allora io
vado.”
L'uomo non rispose
fino a quando lei non fu sulla porta della stanza.
“ Divertiti con
Tom...”
La patologa espirò
pesantemente rientrando e posizionandosi di fronte allo sguardo di
lui in modo che non potesse evitarla.
“ Sherlock, lo sai
bene che non sto più con Tom da mesi. E non provare a dirmi che non
te lo ricordi perché basterebbe vedere la mia mano e la mancanza
dell'anello per capirlo.”
L'uomo chiuse gli
occhi e fece una smorfia di disinteresse.
“ Come vuoi. Allora
divertiti con chiunque egli sia.”
La donna si
risedette, gli occhi severi e le labbra tese.
“ Si può sapere
che cos'è?” L'uomo non rispose mantenendo le palpebre serrata.
“Sherlock! Mi dici che cos'è?”
Lui spalancò gli
occhi puntandoli in quelli di lei e facendola titubare per qualche
istante.
“ Cosa?”
“ Questo! Questo
tuo comportamento!”
“ Non è niente”
“ Se vuoi che resti
chiedimelo, invece di comportarti come un idiota!”
Un silenzio teso li
accompagnò per qualche secondo prima che entrambi sorridessero.
Molly scosse il capo
e strinse le labbra divertita.
“ Scusami, non
dovevo...”
Lui scosse la testa.
“ No Molly, è
colpa mia. Non so cosa mi sia preso.”
Lei sorrise giocando
con una piega delle lenzuola vicino alle dita di lui.
“ Forse hai paura
di quando arriverà Mary. Insomma, adesso John è un padre di
famiglia, non puoi portarlo in giro per locali ad ubriacarsi!”
Sherlock la guardò
con aria sconvolta e divertita.
“ Credi che sia
colpa mia?!”
Molly iniziò a
ridere.
“ Beh, sei tu
quello dal passato discutibile. John è un eroe di guerra, un dottore
e un padre e marito esemplare.”
Il detective sgranò
gli occhi senza riuscire a trattenere il sorriso che la risata di
Molly gli stava ispirando. Non riusciva a toglierle gli occhi di
dosso.
“ O forse sono
semplicemente geloso...”
La risata di Molly
le morì sulle labbra e i suoi occhi si fermarono per incontrare lo
sguardo indecifrabile di lui e il suo volto stranamente serio.
Dopo qualche istante
abbassò lo sguardo e prima di riportarlo su di lui tornò a
sorridere.
“ O forse sei
semplicemente sbronzo e non sai quello che dici....”
Un angolo delle
labbra di Sherlock si alzò.
“ Probabile.”
Il sorriso sul volto
di lei si fece più ampio ma decisamente più triste prima di tornare
ad essere sincero.
“ Cerca di dormire
Sherlock.”
Lui annuì mentre
lei si alzava e si incamminava verso la porta della camera. Arrivata
ad essa, però, si fermò per un istante con fare incerto.
“ Comunque, sto
andando a cena da Meena...”
Le labbra di lui si
incresparono.
“ Un repentino
cambio di gusti ma dopo Tom e il suo quoziente intellettivo posso
capirlo!”
Lei scosse la testa
sorridendo.
“ Sei veramente un
idiota!”
Quando il portone di
Baker Street si chiuse, Sherlock aprì gli occhi fissando un punto
qualsiasi del soffitto. Il volto inespressivo e lo sguardo assente
erano un chiaro segnale del suo vagabondare nei propri pensieri.
Con non poca fatica
si alzò dal letto, appoggiandosi al muro per non cadere, e si
diresse verso il salotto. Arrivò giusto in tempo per vedere la
figura di Molly controllare il sopraggiungere delle macchine,
attraversare rapidamente la strada e gettare uno sguardo in direzione
della sua finestra.
Sapeva di non poter
essere visto da quella prospettiva ma istintivamente fece un passo
indietro continuando a seguire con lo sguardo la patologa fino a
quando non ebbe svoltato l'angolo.
Attese qualche
secondo prima di andare a passi lenti verso la sua poltrona e
gettarvisi sopra.
Il silenzio totale
della stanza era l'unico sollievo alla sua mente che vagava fra le
parole di Janine, la sua espressione quando lui l'aveva nuovamente
rifiutata, il volto di Molly, le parole di Molly, il sorriso di
Molly...
“ Sherlock!”
Spalancò gli occhi
di scatto, il sorriso sulle labbra, un nome sulla lingua, il buio
intorno a sé e il volto di Mary a pochi centimetri dal suo.
“ Sherlock Holmes,
sei un idiota irresponsabile!”
|