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White Knight
di Acey Dearest
Traduzione di Melanyholland
Note dell'autrice: spoiler
per il capitolo 58 (volume 7 o episodio 25, n.d.t.). L/Misa a senso unico,
Light/Misa.
They
wanted to know why I did what I did
Well, sir, I guess there’s just a meanness in this world…
“Nebraska,” Bruce Springsteen
Si accorge del modo in cui la
guarda, le dita in bocca, masticando e masticando. Le rivolge quel suo ridicolo
sorriso e lei sussulta, perché sa, sa che significa quel ghigno e le fa
venire la nausea.
Prova a infangare il suo
nome. Lo chiama pervertito, dichiara ad alta voce a mezzo hotel, padre di Light
incluso, che L desidera Light.
È una tale bugia, ma L non
protesta mai, non nega, ed è ancora peggio così. L lascia correre. Si
limita a distogliere gli occhi mentre lei riempie di baci le guance di Light e
cerca di far finta che lui non ci sia. Che va bene, pensa Misa rabbiosa,
solo che non va bene.
Misa non capisce perché si
senta un po’ in colpa per quella bugia – L è il più bugiardo di tutti. L sta
seduto e guarda e fa deduzioni dietro porte chiuse a chiave. L si rifiuta di
ascoltare la logica di Light e le animose preghiere di Misa. L vede solo quello
che vuole vedere, e vuole vedere lei, lei—
(giustiziata? Dio ti prego
no)
Le ricorda lo stalker.
Non la polizia che l’ha
arrestata. Il primo stalker, quello vero. Quello che l’aveva implorata perché lo
amasse, perché stesse con lui.
Quello che lei aveva
rifiutato, quello che si era frugato in tasca e aveva tirato fuori un coltello e
oh, stava per tagliare il grazioso collo di Misa, stava per far colare il trucco
mischiato al suo sangue.
Solo che qualcosa l’aveva
fermato. Misa non sa che cosa, ma qualcosa lo aveva fatto fuggire e le aveva
salvato la vita.
Probabilmente una pattuglia
della polizia lì intorno l’aveva reso nervoso. La devota polizia di L. Misa
sbuffa nei suoi cereali al pensiero che la giustizia di L possa averla salvata,
quella notte.
L le ricorda lui, ad ogni
modo, anche se l’unica arma che ha è la sua mente, un’arma più letale di
qualsiasi coltello. L da solo sta rovinando ciò che resta della sua carriera di
modella. L l’ha rinchiusa in un albergo a cinque stelle cosicché tutto ciò che
può fare è guardare il mondo da una finestra. L può anche dire di non
sospettarla adesso (anche se non l’ha fatto, e non lo farà) ma Misa sa che
mentirebbe. Misa sa che l’ha imprigionata solo per mera perversione.
Si sta divertendo con lei.
Gioca con lei. Non importa cosa lei dica, non importa cosa Light dica, tesoro
dolce. Da molto ormai L ha tratto le sue conclusioni. Se non riesce a provare
chi è Kira, se la prenderà con i suoi sospettati, e semplicemente continuerà a
rendere la vita di Misa un inferno.
A colazione L le dice
buongiorno e Misa, impegnata in un bacio non molto romantico con Light, fa finta
di non sentirlo.
--
Lo stress ha logorato il
sorriso di Misa, rendendolo fasullo e insulso come un’applicazione di fard sul
viso di un’ottantenne: un solco ottuso sotto le guance rugose, orribilmente
arrossate. Misa sta esaurendo tutte le sue scorte per migliorare il proprio
sorriso.
“A Misa restano solo due
tubetti di rossetto, e appena qualche matita per le labbra… e il dentifricio
dell’hotel è da quattro soldi. Misa preferirebbe lavarsi i denti con il
bicarbonato, piuttosto. I genitori di Misa anni fa hanno speso un sacco di soldi
per rendere il suo sorriso semplicemente perfetto– dev’esserci un modo per—“
L le consiglia la torta.
“Torta?” Misa lo
fissa, incredula. “La torta rovina i denti! Fa ingrassare e–“
Si blocca, sperando che Light
continui per lei, ma lui non lo fa.
“Secondo la mia esperienza,
la torta tende a migliorare il sorriso della gente.” L si lecca le dita e spinge
un piatto di dolce verso di lei, i suoi occhi sgranati la fissano, giocosi. “Lo
rende un po’ più genuino.”
“Misa non sa di cosa stai
parlando.” Spinge via il piatto, arricciando il naso, e quello tintinna fino
all’altro capo del tavolo. “Non la mangerebbe nemmeno se le piacesse. La torta
le fa venire i brufoli”.
“Nessuno qui si
preoccuperebbe se ti venissero i brufoli, Misa.”
“Light sì! Vero, Light?”
Light manda giù un altro
sorso di caffé e scuote la testa, traditore. L scrolla le spalle per
sottolineare che aveva ragione, e il movimento fa scintillare per un attimo la
catena delle manette alla luce fluorescente dei neon. Misa lo guarda male.
(scommetto che spera che Misa
prenda un po’ di torta)
(che la mangi tutta)
“Non importa. Misa non ne
prenderà nemmeno un pezzettino.”
“Va bene”, ribatte L e
comincia a mangiarla lui. Non si pulisce la bocca– non aspetta di aver
inghiottito prima di parlare, e Misa vede la torta nella sua bocca mentre dice:
“Ne vuoi un po’, Light?”.
Anche Light deve trovare lo
spettacolo disgustoso. Scuote la testa e risponde che gli basta un altro po’ di
caffé. L assalta la torta da solo.
Misa finisce i cereali con un
saporaccio in bocca e lascia in fretta la stanza, agognando il giorno in cui gli
occhi e la bocca di L si chiuderanno per sempre.
--
Il guardaroba di Misa è
andato in una direzione decisamente più modesta da quando è iniziata la
reclusione
(perché lui sta a
guardare)
ma non stanotte. Stanotte ha
qualcosa da fare, un conto da sistemare.
(sarà Misa a guardarlo ora,
sarà Misa a guardarlo)
Indossa un paio di stivali
neri alti fino al ginocchio, una gonna scozzese, un top che si lega dietro il
collo. Totalmente inappropriato ma, comunque, la temperatura dell’albergo è
controllata.
(guardarlo imbarazzarsi)
Passeggia dritta fino alla
sua camera attraversando la porta aperta. Sono le tre del mattino. Lui è
sveglio, sul letto, incurvato sul suo laptop spinge i tasti furiosamente, mentre
Light dorme sull’altro lato.
(Dio perché L non dorme)
E lei è felice, malignamente
felice che sia sveglio.
“Ciao, L.”
L non è colto di sorpresa. Si
volta leggermente, ma non batte ciglio alla sua comparsa, né ai suoi stivali, né
alla sua gonna –né a–
“Ciao. È piuttosto tardi,
Misa. Non pensi?”
“Ma tu sei alzato”.
Una delle sue mani ossute si
allontana dalla tastiera per prendere una zolletta di zucchero da vicino al
letto e infilarla nella sua bocca.
L di solito organizza le
zollette in alte costruzioni, come torri di Babele che tentano di raggiungere il
cielo ma vengono fermate dalla gravità e dall’appetito vorace di L.
Apparentemente si è annoiato parecchio stanotte: questa è molto più complessa
delle sue abituali costruzioni, più grande, anche. È un castello. Misa potrebbe
perfino ammirarlo, se non sapesse di chi sono le mani perverse che l’hanno
costruito.
Il castello di zucchero è
proprio accanto a Light, che sembra un dio, elegante e magnifico, perfino mentre
dorme. Misa avverte un moto di orgoglio –nonostante tutti i suoi tentativi, L
non è stato capace di portarlo via da lei. Light è ancora suo, dopotutto—. Si
siede sul letto e tende la mano per accarezzare con delicatezza i suoi soffici
capelli, evitando deliberatamente di guardare L.
Si domanda se sia il caso di
mettersi a tubare, si chiede cosa farebbe L in quel caso. Dopo un momento di
esitazione lo fa, ed è tutta un teso-ro, Light, sei proprio un amore. Ma
L non reagisce ed è irritante.
“Sai, L”, dice, cambiando
tattica, mentre traccia con il dito i bei lineamenti di Light, “A Misa cominci a
piacere di più. Forse non ci credi, ma è così.”
“Ne sono lieto.”
“Misa pensava che lo saresti
stato”. Pausa. “Misa ti ha sognato, comunque. È per questo che è venuta qui.”
“Oh?”
L si comporta come se tutta
la sua attenzione è focalizzata sul computer. A tradirlo è solo la mano libera
che torna al castello –Le dita agili tremano per un secondo e due zollette
cadono nella sua mano, invece di una. Misa cerca di trattenere la gioia nella
voce.
(Misa ce l’ha in pugno)
“Sì. Cercavamo di vincere un
premio ad una di quelle macchine con l’artiglio. O meglio, Misa cercava di
farlo. Tu eri solo lì con lei. Non c’erano davvero dei bei premi, ma Misa
giocava lo stesso e L, tu– tu stavi solo lì a guardare.”
(tu guardi sempre,
dannazione, guardi sempre)
(guardi sempre me)
Si corregge mentalmente,
scostandosi una ciocca di capelli biondi dagli occhi:
(Misa)
“Interessante.”
“C’è di più.” Misa tira via
le coperte a Light, solo per un momento. Lui bofonchia nel sonno e lei gliele
rimette a posto, in fretta. “Dicevi a Misa di smettere di giocare. Dicevi che
la macchina era truccata con un magnete e che Misa stava buttando via i suoi
soldi. Misa ti chiedeva perché allora stavi perdendo tempo a guardarla mentre lo
faceva.”
“Tutto qui?”.
Misa colpisce all’improvviso
le zollette di zucchero e il castello cade a pezzi sul pavimento.
In qualche modo questo è
abbastanza per distogliere la sua attenzione dal computer e farlo voltare. I
suoi capelli unti, selvaggi e fibrosi, appaiono peggiori da davanti che da
dietro, se possibile. Misa ha trascorso abbastanza tempo con stilisti e
telecamere per sapere che un taglio di capelli non avrebbe alcun effetto
miracoloso su di lui, e ciò la riempie di soddisfazione.
Misa potrebbe sbagliarsi, ma
le sembra di scorgere uno sguardo ferito passare sul suo viso color gesso mentre
osserva ciò che rimane del suo castello bianco.
“Non c’era alcun bisogno di
farlo.”
Il broncio è incollato al
viso di Misa.
“Uh-huh.”
L non muove un muscolo per
cercare di pulire (non può –aha, Misa ce l’ha in pugno, Misa l’ha fregato al suo
stesso gioco— non può pulire con una mano incatenata, non puoi, eh L? Grande,
brillante, odioso, orrido L!). Invece, si volta di nuovo e riprende il
lavoro.
“Sei… sei arrabbiato con Misa
adesso?”. Di una mezza ottava più alta del normale, abbastanza per farlo
arrabbiare se non lo è già.
“Il servizio in camera può
mandarmi un’altra scatola di zollette.”
Dannato, pensa Misa.
Si aggrappa al primo pensiero
che le viene in mente, futile e meschino com’è.
“E se il servizio in camera
fosse lento?” lo sfida. “Le mangeresti raccogliendole dal pavimento, in
quel caso?”.
Il ticchettio dei tasti
rallenta un poco. Misa rivolge di nuovo l’attenzione a Light, che dorme così
saporitamente, in modo perfetto. Non c’è confronto fra i due, pensa Misa.
Comunque, ha fatto quello che doveva. Se ne sta lì come una peccatrice recidiva
di fronte a un prete, col suo coltello camuffato da crocifisso, e lo ferisce
(solo un po’, ma un po’ è
abbastanza, no? Per ciò che lui ha fatto)
(sì, è abbastanza)
“Misa, per favore—“
“Lo faresti?”
“Torna a letto, Misa.”
“Lo faresti! Sei disgustoso!
È così—“
Ma non serve a niente. A L
non importa un cavolo con quali appellativi lei lo chiami finché è lì,
incastrata nel suo giochetto di rinchiudere le modelle in hotel come
prigioniere; di incatenarsi al suo ragazzo giusto per farla infuriare. Oh,
questo gioco lo diverte così tanto che forse è per questo che Kira non è ancora
stato catturato.
Lui le dà ancora la schiena;
lo schermo del computer si sta riempiendo di scritte e immagini. Sue immagini.
Immagini di Light.
L sospetta ancora.
“Se strilli così Light si
sveglierà.” Si volta, improvvisamente i suoi occhi, enormi buchi neri, sono su
di lei, e il suo tono è quasi paterno. Misa sussulta involontariamente. “Tu non
vuoi questo, vero? Per favore, vai a letto.”
Pensa che lei sia una bambina
piccola. Ma non così piccola da impedirgli di decidere se sbavarle dietro o no.
No, mai così tanto. Il suo stomaco pulsa di rabbia al pensiero –Si sta solo
prendendo gioco di Misa— gioca con me.
“L–tu–”
“Buonanotte, Misa.”
Se ne va, ma nel farlo
calpesta le zollette di zucchero di L finché sono solo polvere sotto le suole
dei suoi stivali.
--
Mesi dopo tira fuori gli
stivali dall’armadio dell’hotel e prega che i granelli di zucchero siano
spariti.
(sì)
Misa li indossa al funerale,
insieme al vestito nero più provocante che ha, uno che scopre le sue
giarrettiere rosse quando cammina. Light la guarda in modo strano per questo, e
le è sembrato di vedere Matsuda arrossire per un attimo prima che abbassasse lo
sguardo.
Riesce benissimo a fingersi
prostrata dal dolore. Oh, L, così meraviglioso, così gentile – Misa non
capiva, Misa non sapeva quanto era buono, Misa vedeva solo la parte negativa e…
e s-si vergogna così tanto, e nasconde il viso contro il petto di Light, per
non rovinare una così bella performance con un largo sorriso.
Misa rimane in piedi con
Light vicino alla lapide per più di venti minuti dopo che i poliziotti se ne
sono andati.
“Recitare è divertente,”
esclama con entusiasmo, e il suo cavaliere bianco annuisce con approvazione. “Ed
L se lo meritava, comunque”.
La bugia doveva uscire fuori
sfacciata, invece è pesante sulla sua lingua, gravata da un cumulo denso e
sciropposo di dolcezza guasta.
“Sì.”
Misa alza il capo per
guardare Light, si gode con gli occhi la sua perfezione scultorea, il Salvatore
disceso per onorarla della sua presenza. Il Salvatore legato alla Morte, legato
a Satana, il Salvatore intrappolato.
(sfidato, sfidato… ma guarda
un po’, chi ha vinto alla fine?)
(vedi, tu te ne sei andato e
Misa continua a giocare!)
La scorsa notte è piovuto e
oggi il mondo sembra ricoperto di fango melmoso, abbastanza per far sì che i
suoi stivali affondino leggermente nel terreno mentre si muove un poco,
ispezionando la lapide di lui da ogni angolazione.
(ma abbiamo vinto noi, Light
– guarda, non c’è più nemmeno un segno dove le manette ti stringevano il polso –
proprio come non c’è più nessun granello di zucchero sotto questi stivali—)
(la terra l’ha inghiottito e
non ne è rimasto niente)
Si sforza di non pensare che
a parte tutto i suoi stivali sono ancora imbrattati di fango.
“Light?” Ampio sorriso,
sorriso da telecamera, e alza lo sguardo: “Misa pensa che le piacerebbe parlare
da sola con L per un minuto. O meglio, parlare a lui. Misa non è mai
riuscita a parlargli quando era vivo. Perché lui aveva sempre qualcosa da dire.
E ora non più.” Ovviamente, non più. Si tampona gli occhi asciutti con un
fazzoletto e ride. “Ma solo se Light pensa che sia okay.”
Non si aspetta che lui sia
d’accordo. Pensa che scuoterà la testa e resteranno lì insieme per un’altra
mezz’ora, fissando la lapide e gustandosi la vittoria.
“Fa pure. Ti aspetto.”
Misa fa un risolino e lo
abbraccia forte, anche se il tocco del suo Salvatore non sembra più così sacro.
“Grazie, Light!”. Lo osserva
attenta finché non scompare dalla sua visuale, prima di accovacciarsi per
fronteggiare la tomba di L da sola.
La placchetta di legno è
completamente liscia. L è morto restando il perfido enigma che probabilmente era
già alla nascita, nascosto nel terreno, sepolto dal peso del suo fallimento, e
questo dev’essere abbastanza.
Ma non lo è. Misa esita prima
di sporgersi verso la lapide, mordendosi il labbro tremante.
(L, se avessi ottenuto ciò
che volevi, se avessi ottenuto di poter fare il tuo gioco per sempre— L, di’ a
Misa per piacere, cosa avresti detto e fatto quando ce ne saremmo andati?).
Sorride all’improvviso in una
perversa imitazione.
“Misa suppone che sia una
buona notte, L,” e si sfila gli stivali, strofinandoli sulla lapide finché
finalmente, finalmente sono puliti.
Fine
Note della Traduttrice:
appena ho letto questa storia su ff.net (il link alla fic in lingua originale è
http://www.fanfiction.net/s/3075886/1/White_Knight), me ne sono innamorata.
La Misa di Acey è la Misa migliore di cui abbia mai letto. Mi affascina il lato
oscuro del suo carattere e credo che Acey l'abbia colto benissimo. Per questo ho
voluto tradurre questa storia e postarla anche qui (tutto col permesso
dell'autrice, of course). Spero davvero che vi sia piaciuta e che vogliate
lasciare qualche commento, anche non in inglese; e ovviamente spero che la
traduzione sia riuscita bene.^^" Io ho fatto del mio meglio, comunque.
Ora, come da regolamento vi
dico che:
- Acey è straniera e gestisco
io il suo account qui su EFP.
- Se vuoi pubblicare su
questo sito una traduzione di questo autore, e hai il suo permesso, inviami
almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot,
tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere a questo
account.
- Io ho un mio account qui su
EFP quindi potete contattarmi alla mia e-mail per ogni evenienza.
Ecco, spero di non aver
dimenticato nessuna regola.^^
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