Rieccomi tornata dopo
qualche mese con un'altra shot sulle (dis)avventure di Sesshomaru!
L'ispirazione è arrivata istantanea appena ho letto del
contest indetto dalla grandissima Roro (Contest
Inuyasha - Le relazioni che fanno sognare...) e… puff!
L'ho scritta in un pomeriggio! :°D
Non so neanche io come,
ma questa creaturina è arrivata prima, con anche il premio per
lo stile! Oh my gosh! *_*
Grazie a chi mi è
stato vicino in questo periodo, grazie a tutti … ciao mamma!
[manco fossi alla serata degli Oscar X°D]
/Intanto mostra
baldanzosa i bannerini pucchosi/
Che dire… Spero
sia di vostro gradimento!
Buona lettura e buon
divertimento! ;)
Sweet
Dawn
Dolce è l'alba che
illumina gli amanti.
[William Shakespeare]
L'aveva sempre pensato,
sempre.
Spesso aveva provato ad
auto-convincersi, ripetendosi “magari
mi sbaglio”,
“ma
no, in fondo sono io che ho un carattere particolare.”
Invece no, aveva
maledettamente ragione.
Ed era quasi ovvio, lui
aveva sempre
ragione.
La sua donna era matta.
Totalmente
matta!
Perchè una persona
sana di mente, per di più in stato interessante da sei mesi,
non si sarebbe alzata alle cinque del mattino, solo per un suo
capriccio!
O uno dei tanti, ecco.
E soprattutto non svegliava
lui, lui!,
che ancora si sentiva nelle orecchie il vociare scocciato dei suoi
colleghi nel sapere che le loro azioni stavano cadendo a rotoli piano
piano, e giustamente
avevano affidato a lui tutte le rogne del caso.
No, Rin a quelle cose non ci
pensava minimamente. Era ingenua come una bambina di otto anni,
spensierata e senza preoccupazioni di sorta. Tutto era rosa e fiori,
tutto doveva andare per il meglio.
Bello il mondo delle
favole, eh?
«Dai, Sessho-chan!
Alzati!», gli mormorò scuotendolo, anche se a lui,
ancora mezzo addormentato, sembrava stesse gridando come una povera
pazza alle sue delicate orecchie.
«Hn.», mormorò,
girandosi infastidito sull'altro fianco e coprendosi il viso con un
cuscino.
«Dai, accontenta una
povera donnina incinta di due gemelli!», proseguì
imperterrita lei.
Mai l'avesse detto.
Alle parole
due-gemelli gli
salì un magone allo stomaco che, era sicurissimo, non
l'avrebbe fatto mangiare per almeno due settimane. Lui, padre tra
pochi mesi… di due pesti, per giunta! Ma a cosa diavolo stava
pensando la notte che l'aveva messa incinta?!
Senza fiatare allungò
una mano al comodino, cercando a tastoni la sveglia e piantandogliela
sotto il naso.
Rin giocò
distrattamente con il bordo del lenzuolo, arrotolandoselo attorno ad
un dito. «Sì, lo so che è un po' prestino…»
«Un po'?!»,
esclamò da sotto il cuscino l'uomo. «Rin, accidenti a
te, sono le cinque!»
La sua donna ridacchiò,
divertita, come se niente fosse. «Dai, è San Valentino!»
«E ciò implica
che mi debba svegliare all'alba?», chiese spazientito
Sesshomaru, uscendo finalmente dal suo nascondiglio caldo e puntando
i suoi occhi ambrati in quelli grandi e nocciola di Rin. A parte il
fatto che San Valentino era una delle tante feste che considerava
inutili e a discapito delle tasche di tutte quelle persone dementi
che spendevano metà del loro patrimonio per mazzi infiniti di
rose e/o regali e/o scatole di cioccolatini a forma di cuoricino. Se
lui amava una donna, l'amava ogni giorno, non uno solo!
«No, qui ti sbagli.»,
fece lei, puntandogli un dito affusolato contro e destandolo dai suoi
contorti pensieri. «Non è ancora l'alba!»
Il ringhio sommesso che
fuoriuscì dalla gola dell'uomo, e che avrebbe fatto scappare a
zampe levate anche un labrador, non fu assolutamente rassicurante, ma
lei sembrò non accorgersene. Come se il fatto che non fosse
ancora l'alba avesse dovuto fargli capire il senso della vita!
«Su, Sesshomaru, non
fare il bambino! Ti preparo una tazza di caffè, tu intanto
preparati!», esclamò lei, dandogli un bacino sul naso e
trotterellando pimpante verso la cucina del loro appartamento.
Non fare il bambino?
Preparati?!
La guardò sparire
dietro l'angolo, con quella buffissima andatura goffa, da quando il
pancione aveva iniziato ad ingrandirsi, e quella salopette che era il
doppio di lei, coloratissima come un abito di carnevale.
Poi sarei io il bambino.
Si trascinò senza
voglia al bagno, passandosi stancamente una mano tra i lunghi e fini
capelli argentati. L'immagine che vide riflessa nel grande specchio
sopra il lavandino, quando vi si poggiò sopra con entrambe le
mani, era il massimo della tristezza: occhiaie che gli arrivavano al
mento, occhi gonfi ed ancora mezzo chiusi per il sonno, cuscino
stampato in faccia. Quasi non riusciva a capire come diavolo avesse
fatto a fare quei pochi metri senza crollare a terra, in catalessi.
Fu solo perchè era
l'uomo tutto d'un pezzo per cui era conosciuto che non si mise a
piangere nel vedere l'ora che la sveglia, abbandonata sul letto
sfatto, indicava, quando uscì dal bagno.
05:29
Se non fosse stato per
l'odore di caffè che lo destò tutto d'un colpo, si
sarebbe rimesso a ronfare, per risvegliarsi a primavera come un orso.
Oh, l'avrebbe fatto, eccome.
S'infilò con tutta la
calma del mondo – non sia mai che un movimento brusco gli
facesse male, rimbambito com'era – un paio di jeans chiari e
una camicia blu, che iniziò a chiudere bottone per bottone
mentre si dirigeva in cucina.
«Dai, Sessho-chan,
sbrigati!», lo esortò la moglie, ficcandogli la tazza
fumante in mano e andando a recuperare cappotto, sciarpa e cuffia,
anch'essi coloratissimi. La neve, ormai, era passata da qualche
settimana, ma c'era ancora parecchio freddo fuori, soprattutto la
mattina presto.
Ma
è ancora notte fonda!,
avrebbe protestato lui, se avesse avuto il dono di intrufolarsi nei
suoi pensieri.
«Si può sapere
che intenzioni hai?», le chiese, quando se la ritrovò
nuovamente davanti, pronta a puntino sulla soglia di casa.
«Oh, una cosa che ti
piacerà, son sicura!», rispose lei, battendo le mani
entusiasta.
Aiuto.
Era incredibile come lui,
l'uomo dal sangue freddo e che non si tirava indietro in nessuna
circostanza, neanche le peggiori, potesse sudare freddo e trovarsi al
tappeto per qualche diabolica idea della sua adorabile donna.
Non era malefica, no.
Semplicemente, quando si comportava così, era più che
sicuro che lo odiasse. Non trovava altra spiegazione plausibile,
altrimenti.
* * *
L'aria di primo mattino –
E' ancora
notte fonda!
– era frizzante, il tanto giusto per farli rabbrividire anche
sotto i grossi cappotti che li coprivano. Rin, letteralmente appesa al
braccio del marito, aveva un sorriso che più radioso di così
non poteva essere, e lui, vedendola così felice per non sapeva
quale strambo motivo, non poté non rimanerne incantato. Aveva
veramente l'espressione beata e raggiante di una bambina. Da quel
punto di vista non sarebbe mai cambiata, neanche mettendola a testa
in giù.
Ovviamente, in giro per le
strade deserte di Tokyo c'erano solo loro, due poveri pazzi –
perchè, se la stava seguendo e le stava dando retta, era pazzo
anche lui – che si stavano dirigendo verso il parco immerso nel
verde e nel silenzio, a pochi passi da casa loro. Questo sorgeva su
una collinetta abbastanza alta da permettere la visuale di gran parte
della città ancora addormentata, ed il panorama era senza
dubbio incredibile.
Il cielo stava lentamente
prendendo tonalità più chiare e le stelle della notte,
così come la luna, pian piano iniziavano a sparire, lasciando
spazio al prossimo giorno.
Rin si sedette sull'erba
bagnata di rugiada, con un po' di fatica. Vedendo che Sesshomaru la
guardava con un'espressione più perplessa che altro, gli
allungò una mano. «Dai, siediti vicino a me.»
Non guardarmi con quegli
occhi, che poi non so dirti di no.
L'uomo, come da copione,
acconsentì, accogliendo la donna tra le sue braccia per
riscaldarla un po' con il calore del suo corpo – anche se in
realtà lui stesso stava andando lentamente in cancrena.
Rimasero abbracciati a
guardare il sorgere del sole in silenzio, con il sottofondo dei primi
cinguettii della mattina e la vita della città che lentamente
iniziava a svegliarsi.
Lo spettacolo di sfumature
arancioni e rossastre che prese vita davanti ai loro occhi li lasciò
senza parole. L'alba era veramente uno di quei momenti magici della
giornata.
«Non è
bellissima?», domandò Rin, accoccolandosi meglio tra le
braccia di suo marito e accarezzandosi il pancione.
Lui abbassò lo
sguardo su di lei, dandole un bacio tra i capelli castani e ribelli.
«Sì, bellissima.»
Rin arrossì,
nonostante tutto quel tempo insieme, consapevole che quello era un
complimento più che velato da parte sua. Era incredibile
quanto potere avesse su di lei.
«Buon San Valentino,
Sessho-chan. Ti amo, anche se lo sai già.»
L'espressione sempre
impassibile di lui, per un attimo, si distese, solo per lei. «Non
smettere mai di farlo, Rin.» Si chinò su di lei, per
baciarle le labbra con dolcezza. «Amo te.», le mormorò
a poca distanza da lei. «E amo già loro.», finì,
dando due baci anche alla sua pancia. Rin sorrise, passandogli una
mano tra i capelli setosi, che tanto adorava accarezzare.
Sì, sua moglie era
matta, l'aveva sempre detto.
Ma era un'adorabile matta,
non poteva negarlo. Ormai non poteva più fare a meno delle sue
follie, della sua ingenuità.
Quando si alzarono per
tornare a casa, il sole ormai era già alto nel cielo e,
nonostante tutto, Sesshomaru non aveva più sonno.
Perchè passare
un'altra giornata con la donna che gli aveva cambiato la vita valeva
molto di più di una bella ronfata al caldo delle coperte.
Anche se, in effetti, non
gli sarebbe dispiaciuto per niente.
Angolino dell'autrice:
Colgo l'occasione per
ringraziare tantissimo tutti coloro che hanno commentato alla
fanfiction precedente, Christmas Time, ossia ryanforever,
mikamey,
miloxcamus,
celina e ran
ugajin92! Siete splendide, non ho parole, davvero! *_*
A presto, un abbraccio!
^^/
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