In
Solitaire
Non avrebbe mai pensato che essere costretti ad aspettare tre anni
rinchiuso in un laboratorio con i tuoi migliori amici potesse far
sentire così soli. Sarà stata colpa della situazione, di ciò che li
aspettava al loro arrivo, o del luogo: quella costruzione lugubre e
cadente era formata da mille e mille stanze, fra esse si snodavano
altrettanti corridoi e cunicoli che portavano chissà dove. In realtà,
non aveva mai prestato attenzione a quanto grande fosse l'edificio -
nonostante fosse effettivamente enorme - benché meno ad esplorarlo, si
limitava a girare ogni giorno fra gli stessi posti, ma quei muri che si
ergevano attorno a lui sembravano sempre estranei e ogni volta diversi.
Certo che era stupido pensare una cosa del genere, quando la colpa era
soltanto sua: era lui che rifuggiva la compagnia e andava a nascondersi
nella sala computer; quella che avevano usato così spesso quando erano
appena arrivati, quando erano ancora tutti insieme.
Di fronte ai suoi occhi passeggiavano ancora i fantasmi dei suoi vecchi
amici: così giovani, così incoscienti, così vivi.
E poi, come una pugnalata, la puzza di morte lo riportava alla realtà.
Era tutto finito. Altro che diventare dei del nuovo universo, l'unica
cosa che restava nel loro futuro era la battaglia con Lord English,
ogni giorno più imminente.
Il cursore lampeggiava sullo schermo del pesterlog aperto di fronte a
lui. Karkat appoggiò il viso sulle braccia, incrociate sulla scrivania.
Che aveva intenzione di fare? Un altro di quegli inutili memo, quelli
dove finiva sempre col divagare su cose inutili e a litigare con se
stesso? Perché farlo, per rinfacciarsi la propria stupidità, passata,
presente e futura?
Dalla sua bocca uscì un suono a metà fra un sospiro e un grugnito, non
aveva più la forza di sopportarsi.
Le sue mani si mossero con un gesto che era ormai divenuto ripetitivo e
automatico, raggiunsero la tastiera e cominciarono a digitare.
QUAL È IL TUO SCOPO?
Era questa la domanda che gli tornava di continuo alla mente, al limite
del diventare un'ossessione.
Dovevano arrivare nella nuova sessione, sconfiggere tutti quei nemici
che li attendevano e creare il nuovo universo, uno sano in cui poter
vivere liberi dai pericoli; il piano era questo e non aveva dubbi: non
ci sarebbero stati cambi di programma, ma... lui che ruolo aveva?
Poteva davvero fare qualcosa per aiutare?
Non era nulla in confronto a Dave e Rose... o a John, loro sì che erano
dei grandi combattenti, erano arrivati al God-Tier e si erano schierati
in prima linea, rischiando il tutto per tutto. Egbert addirittura era
arrivato a sacrificarsi per poter ripristinare il gioco e dare a tutti
una speranza di vincere e, soprattutto, sopravvivere. Loro sì che erano
dei veri eroi.
Anche Terezi e Kanaya si erano dimostrate una parte indispensabile del
team... e lui?
Lui non aveva fatto altro che dare continua prova della sua
inettitudine e totale inadeguatezza a quanto stava succedendo. Nel
gioco non era riuscito a raggiungere nemmeno lontanamente uno solo di
quei traguardi, se era riuscito a concluderlo era stato perché tutto,
dalla sua land al suo denizen, sembrava essere stato creato ad hoc per
un giocatore meno dotato rispetto alla norma. Ripensarci gli faceva
sentire una morsa alla bocca dello stomaco, per il suo orgoglio aveva
giurato che non l'avrebbe rivelato a nessuno, però aveva fin troppo
senso.
E pensare che aveva osato addirittura definirsi il leader del suo
gruppo.
Ogni cosa che aveva proposto si era rivelato un fallimento e li aveva
costretti a riparare su quella meteora, a scappare e a nascondersi,
loro che avevano vinto Sburb. Come se non fosse abbastanza, aveva
trascinato tutti i suoi amici in basso con lui.
Se qualcun altro avesse preso il suo posto... forse... forse sarebbero
stati ancora tutti lì.
SEI UN PESSIMO LEADER.
Con una spinta allontanò la sedia dalla scrivania, si piegò in avanti e
nascose il viso fra le mani, le dita premute sulla fronte con le unghie
che la graffiavano. Era stata tutta colpa sua, non era riuscito a
tenerli uniti, non era riuscito a farli vincere, a farli vivere. Non
aveva fatto abbastanza.
Per colpa sua anche il nuovo universo era stato condannato, per la sua
fretta e volontà di vincere a tutti i costi, per quello gli umani non
avrebbero avuto un futuro. Non aveva deluso solo i suoi compagni, ma
anche loro.
PERCHÉ SEI ANCORA QUI?
Esattamente. Cosa aveva in testa, quando aveva pensato di poter
imbarcarsi in una missione del genere? Lui non era nulla, doveva
continuare a nascondersi, come facevano gli altri mutanti da sempre.
Non meritava di essere lì, non meritava la stima dei suoi amici... non
meritava di averne. Dovevano abbandonarlo e lasciarlo soffocare nella
sua solitudine, almeno così non avrebbe nuociuto ad alcuno.
Aveva addirittura osato innamorarsi, sperare di essere ricambiato, ma
non era degno di ricevere amore. Terezi non avrebbe mai potuto provare
nulla per una tale nullità e aveva ragione, erano tutti fin troppo
buoni e misericordiosi a tollerarlo e stargli vicino.
Stava facendo un favore a tutti rinchiudendosi lì, così non avrebbe
fatto altri danni. Magari si sarebbero decisi ad andare avanti senza di
lui e lo avrebbero dimenticato.
Cercò di trattenere le lacrime che salivano, sentiva gli occhi
bruciare, quasi fossero lava incandescente; strinse le labbra e serrò i
denti, provò a mandar giù anche quel boccone amaro, ma non ci riuscì.
Esplose in un gemito di sofferenza e iniziò a piangere. Come un fiume
in piena, uscì tutto assieme e gli lasciò solchi sulle guance, tracce
che il troll si affrettava a ripulire e cancellare prima che potessero
compiere il loro percorso sul suo viso. I singhiozzi gli morivano in
gola, pochi superstiti uscivano trasformati in poco più che gemiti
sussurrati all'oscurità che lo circondava.
Si ripulì il viso alla bene e meglio e si alzò dalla sedia; in un passo
raggiunse di nuovo la scrivania e si abbassò per meglio perquisire uno
dei cassetti. Sapeva fin troppo bene cosa stava cercando: ne estrasse
un pacchetto accartocciato di carta di un vecchio giornale e liberò
l'oggetto celato da tale involucro. Rigirò fra le mani il bisturi che
aveva trovato tempo addietro, quando ancora osava avventurarsi nelle
altre stanze dell'edificio. Non avrebbe mai creduto che gli sarebbe
servito a tale scopo.
Si arrotolò una delle maniche del maglione e osservò il suo braccio,
poi lo strumento che stringeva fra le dita; avvicinò la lama alla pelle
e premette con forza. Il suo sangue di un rosso più vivo che mai emerse
appena attorno ad essa, la trascinò per tutta la larghezza
dell'avambraccio e si fermò ad osservare il solco.
Prima che tutto gli crollasse addosso non capiva come si poteva
arrivare a tal punto, ma adesso sì.
Il dolore che provava non aveva una forma, ma al contempo era troppo
grande da sopportare e non faceva che spingerlo ogni giorno un po' più
in basso nell'abisso; vedere l'uscita era sempre più arduo. Quello
fisico invece era tangibile: iniziava e finiva con la ferita. Con
quell'esorcismo il suo nemico assumeva un aspetto e non era altri che
quello del troll.
Liberazione che non faceva che incatenarlo ancor di più e punizione,
per quello che non era stato in grado di fare e per quello che era
diventato.
Un sorriso amaro si aprì sul suo volto. Nessuno avrebbe mai dovuto
saperlo, soprattutto Kanaya: le si sarebbe spezzato il cuore.
CZ: Salve a tutti e benvenuti nella prima fanfiction che pubblico dopo
un tempo immane qui su EFP.
Innanzitutto, vi devo ringraziare di cuore per aver deciso di leggerla
ed essere arrivati fino a qui, significa davvero moltissimo per me.
Spero che i temi della (sottointesa) depressione e autolesionismo non
vi abbiano turbato! Questa è una scena in cui mi sono immaginato fin
troppe volte Karkat; durante il viaggio della meteora e appena arrivati
alla fine di esso, ci sono davvero fin troppi spunti che hanno fatto sì
che creassi questo collegamento.
Questa one-shot, che era nata come flashfic degenerata in un fiume di
parole, è frutto di una scrittura a getto di una serata, chiedo scusa
per l'editing sommario, ma non ho troppo tempo da dedicare alla
scrittura, quindi mi sono limitato ad una rilettura e una veloce
revisione, spero che sia stata comunque di vostro gradimento!
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