La
spiaggia era deserta, come sempre.
Era pomeriggio inoltrato, eppure il
sole brillava ancora alto nel cielo e i raggi lunghi ed iridescenti si
infrangevano come frecce di luce sulla superficie del mare. Il ritmo
delle onde era tranquillo, la spuma bagnava ad intervalli di circa due
minuti la battigia, colorando la sabbia di una sfumatura più scura. Non
c’era vento.
Tutto sembrava stranamente
immobile, quasi il Paradiso si fosse scambiato per qualche ora con la
Terra, mentre il cielo avvolgeva serenamente quella distesa di acqua
salata e cristallina. Eppure, anche in quella pace assoluta, i ragazzi
sapevano che qualcosa stava per accadere, che presto qualcosa sarebbe
cambiato. In meglio o in peggio, non ne erano certi.
Baekhyun se ne stava seduto in un
angolo, dove una palma faceva capolino appena sopra la sua testa,
regalandogli un po’ di sollievo dall’afa e dai raggi cocenti. L’isola
di File non gli era mai sembrata così silenziosa come in quel momento
e, quasi maledicendosi, si concesse di ripensare alla tranquillità
delle vie del suo paese d’origine, quando i ciliegi erano in fiore.
Non aveva mai avuto particolare
nostalgia del Giappone o della Corea, da quando lui e suo fratello
erano finiti misteriosamente su quell’isola mentre erano in campeggio
con altri ragazzi poco più grandi di lui. Tuttavia, gli sembrava quasi
di camminare sulla lama del coltello, quasi potesse tagliarsi o
salvarsi da un momento all’altro.
« Sei triste? ». La voce del suo Digimon lo riscosse da
quei pensieri, pensieri che forse un ragazzino della sua età non
avrebbe nemmeno dovuto immaginare di poter avere. Il fatto è che
cominciava ad essere stanco: non odiava File ma voleva tornare a casa,
era passato troppo tempo. Gli mancavano i suoi genitori, gli abbracci
di sua madre, perfino la scuola.
Ma avevano una missione, delle
promesse da mantenere. Lo capiva anche lui.
« Conosco quello
sguardo », lo rimproverò il
suo piccolo amico, appallottolato sul suo grembo, le fragili ali
piegate verso l’interno. Baekhyun lo osservò per qualche secondo,
riassaporando nella mente il momento in cui si erano incontrati per la
prima volta, quando il suo Digivice aveva iniziato a brillare e Chan lo
aveva chiamato per nome. Non si erano più separati ed era convinto che
quell’esserino lo capisse più di tutti, anche di suo fratello.
In un certo senso lui e Chan erano
uguali; forse Baekhyun non poteva volare ma quello che si poteva
leggere nei loro occhi era la stessa cosa: paura di non essere
abbastanza, terrore d’essere d’intralcio, consapevolezza che del futuro
non c’era certezza.
« Pensavo alla
mamma », gli confessò
allora, spostando il peso sull’altro gomito. « Forse non la rivedrò mai
», aggiunse e se ne pentì immediatamente. Tornare da sua madre avrebbe
significato lasciare Digiworld, dimenticarsi di Chan, fingere che tutte
quelle avventure fossero state solo la fantasia di un bambino ormai
cresciuto.
« Le vuoi bene,
vero? », chiese Chan.
« Moltissimo. Ma
tu sei mio amico e non me ne voglio andare senza avere la certezza che
starai bene », fece una
pausa, «
Anche i miei genitori sarebbero d’accordo. Non credi che voler bene,
amare, sia un po’ tutto questo? Mia madre non mi perdonerebbe mai se
venisse a sapere che ho abbandonato un amico. E nemmeno io mi
perdonerei, per quanto mi manchi la mia vecchia vita », disse.
Il suo Digimon non rispose e,
cullato da quel silenzio e dalla brezza leggera che cominciava a
levarsi dal mare, Baekhyun cedette e chiuse le palpebre.
« Speranza », fu l’ultima parola che sentì
pronunciare.
***
Lui era la speranza, così l’avevano
sempre chiamato tutti.
Il piccolino del gruppo, il
ragazzino che rappresentava il futuro, la capacità di riscatto e di
felicità racchiusa nelle iridi dei suoi occhi a mandorla, la vivacità
del suo viso.
Eppure, mentre guardava i suoi
amici cadere a terra uno ad uno, si era reso conto che fino a quel
momento non era stato la speranza di nessuno, nemmeno di sé stesso.
Chan non la smetteva di piangere, impaurito ed accovacciato al suo
fianco, mentre farneticava su quanto fosse un Digimon inutile, lui che
non era mai riuscito ad evolversi.
Stavano per morire, ma a Baekhyun
andava bene così. Era circondato da persone che gli volevano bene, che
avevano imparato ad accettarlo per quello che era nonostante i mille
difetti. Guardò Mark, di poco più grande di lui, scuotere il suo
Digimon cercando di farlo rivenire e vide suo fratello Taeyong, gli
occhi più scuri di quanto gli avesse mai visto.
Lui sarebbe stato il primo, perché
non era vero niente. Che la speranza fosse l’ultima a morire era solo
la morale di un mucchio di fandonie raccolte in un libro di favole per
bambini; quando anche il loro nemico, sprezzante ed orgoglioso, aveva
capito che il primo passo verso la vittoria era di spezzare in due ogni
utopica possibilità della loro mente.
Chiuse gli occhi.
***
La luce era così forte ed intensa
che riusciva a percepirla anche da dietro le palpebre serrate e sentiva
il Digivice pulsare nella tasca destra della sua giacca. Il piccolo
oggetto scottava, quasi si fosse tramutato in braci incandescenti, ma
Baekhyun lo ignorava.
Sapeva che Chan si era lanciato tra
le braccia del nemico. Quel mostriciattolo che aveva animato le sue
giornate, l’amico inseparabile che era sempre stato più debole degli
altri Digimon, anche se Baekhyun non ci aveva mai veramente dato
importanza. Voleva bene a Chan per quello che era, non per quello che
gli altri volessero che fosse.
Non aveva il coraggio di scoprire
cosa gli fosse successo perché era consapevole che non avrebbe retto
quel tipo di perdita, ma la luce era troppo forte e chiamava i suoi
occhi a schiudersi, come i fiori di mezzanotte nel lato est dell’isola
di File.
E vide le ali.
Non erano quelle che si ricordava,
scheletriche e più piccole del resto del corpo. No, quelle erano enormi
e lo avvolgevano completamente, quasi fossero fatte di nuvole e lui
fosse il re del cielo. Indossava una semplice camicia bianca e dei
pantaloni di cotone blu, i piedi erano scalzi mentre componenti di
un’armatura dorata gli coprivano una spalla e un fianco. I capelli
erano dello stesso colore della sabbia che aveva osservato per
innumerevoli ore, un bianco candido e quasi irreale, come fossero fatti
della spuma delle onde.
« Chan? », si sentì balbettare. Una patina di
sudore freddo gli imperlava la fronte e lo stomaco gli doleva, ma era
un tormento più dolce che amaro; il cuore gli batteva forte nel petto
quasi volesse uscire ed esplodere. Quello era proprio Chan, il suo Chan.
L’angelo si voltò verso di lui e
gli sorrise teneramente. « Sono Chanyeol », rispose quello e Baekhyun si diede
dello stupido, non aveva ancora realizzato che Chan era riuscito
finalmente a digievolversi e che quello che aveva di fronte era quasi
uno hyung per lui. Doveva portare rispetto.
Poi tutto accadde velocemente,
Chanyeol che alzava le braccia verso il cielo e chiedeva agli altri
Digimon di concedergli la loro forza, il loro nemico che lo scherniva
ravvisandolo che sconfiggerlo avrebbe significato compiere l’estremo
sacrificio, che la forza necessaria lo avrebbe distrutto, facendolo
consumare per opera delle sue stesse mani.
Baekhyun era troppo confuso per
voler capire, urlava il suo nome senza sosta e gli chiedeva di tornare
da lui, ripetendogli che insieme avrebbero risolto tutto. Che non
avrebbe dovuto sacrificarsi. Non l’avrebbe mai perdonato, l’avrebbe
odiato se necessario, ma non lo poteva abbandonare. Non ora, mai.
« Mi dispiace,
Baekhyun », lo guardò per
l’ultima volta prima di attaccare.
Ancora luce, poi scese la notte.
Improvvisamente Taeyong era accanto
a lui, lo sorreggeva per le spalle e gli asciugava le lacrime,
sussurrandogli che tutto sarebbe andato bene. Lo abbracciò, perché non
sapeva che altro conforto trovare se non quello delle braccia robuste
di suo fratello.
Quando alzò lo sguardo si accorse
che Chanyeol era ancora lì, a fissarlo dolcemente mentre il suo corpo
si dissolveva in particelle luminose. « Non credi che voler
bene, amare, sia un po’ tutto questo? », gli disse gentile, ricordando quel
giorno sulla spiaggia.
« Non te ne
andare », singhiozzò
Baekhyun, allungando la mano verso il suo angelo.
Si specchiò nei suoi occhi, limpidi
e color cioccolato. Chan era cresciuto e avrebbe dovuto farlo anche
lui. Non significava dimenticare, voleva dire ricominciare da capo, in
un modo migliore. Dopo essersi tanto interrogato sul suo futuro, non si
era mai reso conto di averlo sempre avuto sotto il naso. Nello sguardo
di Chanyeol c’erano amore, comprensione e il desiderio di non
abbandonarlo. Sarebbe tornato, stava a lui non lasciarlo andare.
Dalle sue ali piovvero le ultime
piume. «
Ci rivedremo ancora, se tu lo vorrai ».
Baekhyun urlò il suo nome.
***
Taeyong e Mark gli avevano indicato
le piume che si erano raccolte ai suoi piedi, ancora soffici e calde
prima che la loro energia le trasformasse in un uovo. Il più giovane lo
riconosceva, perché l’aveva già visto, quando era arrivato su File
moltissimo tempo prima e il suo Digivice si era attivato per la prima
volta.
« Mi
prenderò io cura di te »,
sussurrò posando un bacio sulla superficie liscia.
Speranza. Sì, adesso la vedeva.
//ANGOLO
Ebbene sì, questo per farvi sapere che non sono morta. Ma come avete
potuto constatare sono ancora malata di mente.
Sì, sì, lo so: avrei dovuto scrivere prima altre cose. Notizia buona,
ho un computer nuovo. Cattiva, ho meno tempo di prima. Perdonatemi,
davvero. :')
Questa storia è stata scritta di getto perchè in questo periodo mi
ritornano i feels dell'infanzia e i Digimon erano uno dei miei cartoni
preferiti.
Voi non sapete quanti pianti mi sono fatta al tempo durante questa
scena, quando moriva Angemon. Shhh.
E poi ChanBaek perchè sì.
E cameo degli NCT perchè ammettetelo, anche voi non volevate seguire
altri gruppi ma vi siete già venduti/e. Lo so, la vita è dura. It's a long ass ride.
Solo io posso scrivere una fanfiction sui Digimon con gli Exo... Ditemi
che c'è qualcuno della mia generazione che li amava, su. Mia mamma
ancora ha gli incubi sulla sigla.
Chiedo scusa per eventuali errori, scritta di gettissimo! Grazie mille
per aver letto questa schifezzuola di poche pretese, alla prossima.
<3
P.S. Ricordo ad eventuali nuovi lettori la mia long Fire Within
che è un University/Fantasy AU. :)
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