Moonlight

di _Nimphadora_
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Era come una maledizione, se non potevo averti io nessun altro avrebbe potuto.

 
Sirius aveva preso l'abitudine di estraniarsi ogni qualvolta che la rabbia si faceva insopportabile, ogni qualvolta che sentiva di essere sul punto di scoppiare.
Nell'ultimo periodo Debbie White aveva assunto quel ruolo.
Una distrazione facile per Sirius, Debbie era una ragazza di sedici anni e seppur più grande di lui di un anno molto meno sicura di se'.
Una tassorosso dai capelli corti e castani, il corpo magro privo di curve e il viso a forma di cuore.
Non era stata nemmeno la prima che si era portato a letto, una delle tante. Era convinto che presto avrebbe anche dimenticato il suo nome ma, nonostante non lo facesse mai sentire pienamente soddisfatto, gli era necessaria.
Il sesso per Sirius era un palliativo, un tozzo di pane per saziare la sua fame primordiale, quella fame che tanto odiava e che gli riempiva la mente di immagini di occhi verdi come le foglie di ciliegio e pelle chiara come la luna.
Debbie e le sue mani ormai esperte riuscivano a scacciarle, per un po'.
Eppure ora che Sirius la guardava stesa accanto a lui dormire, con un leggere sorriso soddisfatto in viso e le gambe attorcigliate alla coperta che lui stesso aveva nascosto notti prima nella stanza delle necessità si accorse di provare un sottile quanto però inevitabile disgusto per quella figura.
Gli venne di colpo l'impulso di scacciarla via, non voleva essere toccato ancora da lei.
Giustificò la cosa abbastanza in fretta, magari si era solo stancato di lei, magari era arrivato il momento di tornare a guardarsi intorno.
Sirius aveva sempre saputo mentire bene, tanto da autoconvincersi delle sue stesse bugie, o quasi.
Remus.
Con lui le cose erano tornate ad andare bene. Non aveva più parlato dell'accaduto sulla torre d'astronomia, ovviamente, ma erano tornati ad essere i soliti malandrini di sempre o almeno ci erano andati molto vicini.
Era addirittura riuscito a trasformarsi in animagus, era stato l'ultimo ma ce l'aveva fatta. Era certo che non avrebbe mai potuto dimenticare la sua prima notte di luna piena, la paura mista al puro affetto che aveva provato.
Ora Padfoot faceva parte di lui.
Moony, Padfoot, Prongs e Wormtail, il gruppo più affiatato della scuola.
Già, Moony e Padfoot.
Perché far finta di niente era più facile, perché nessuno dei due voleva rinunciare all'altro. Sirius era convinto fosse l'unico modo, fingeva che gli stesse bene. Fingeva che andasse bene così.
Già, Moony, che starà facendo adesso?
E quella domanda iniziò a vorticargli per la testa senza lasciarla più, come un parassita.
Si rivestì con una strana fretta, con l'ansia che gli annidava le dita sottili.
Lasciò Debbie dormire, ma forse sarebbe meglio dire che lasciò la stanza senza curarsi di lei.
Poteva benissimo risentirsi, tanto poi tornava ad aprire le gambe e a lui bastava.
Le faceva male Sirius, sia nel corpo che nell'anima ma per lui le donne erano quello: fiamme fatte per bruciare troppo in fretta, senza il tempo di brillare.
Girovagando per i corridoi Sirius vide James in compagnia della Evans ma li ignorò.
Lei continuava a non piacergli, continuava a sentirsi sostituito. Non gli era mai passata.
Sapeva bene dove trovare Remus nelle ore subito dopo le lezioni, nella biblioteca. Era da sempre stato il suo luogo preferito.
"Lì c'è tutto un mondo da scoprire, soprattutto quando intorno non hai nessuno. Ti senti come su un altro pianeta"
Moony lo diceva spesso, lui rideva e scuoteva la testa.
"Tu sei tutto pazzo"
Quel giorno la biblioteca era nettamente meno affollata, ed era strano.
Ma non ci badò più di tanto, era troppo occupato a immaginare Remus curvo su uno di quei libroni ammuffiti, scervellandosi su un nuovo tema di storia della magia.
A Sirius era sempre piaciuto guardarlo studiare, mentre si concentrava. E gli piaceva prenderlo in giro, farlo arrossire.
Era così facile.
Dopo aver superato alcuni scaffali era chiaro ormai che qualcosa non andasse, soprattutto quando alle orecchie di Sirius arrivarono dei suoni inconsueti per un luogo come quello, eppure familiari.
Ma cosa...
"Okay chi è che ci sta dando dentro nella sezione delle biografie storiche?!"
Perché ormai era certo che quelli che sentiva non potevano essere altro che dei gemiti, appena udibili in una situazione normale, ma l'intera zona era vuota.
Non c'era un'anima.
Sirius ridacchiò all'idea di beccare la coppietta sul fatto, magari due tassi.
Sarebbero fuggiti alla velocità della luce.
Eppure quando finalmente vide qualcuno, appollaiato contro una delle librerie che si schiacciava contro una figura magra gli ci volle un po' per realizzare.
Le divise, le divise erano quelle di due Grifondoro, ovvio.
Pantaloni, una coppia di pantaloni. Due uomini.
Sì... Aspetta, cosa?!
E poi d'un tratto si sentì stupido, un completo idiota, un coglione.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?! Come aveva fatto a non riconoscere i gemiti di Remus?!
Remus.
Lo stesso Remus che si reggeva a stento, conficcando le unghie nel maglioncino di Ryan Phinnis, con il collo ben scoperto alla sua mercé e il viso contratto dal piacere.
La bocca semiaperta.
Lui, un Lui che non era Sirius, lo stava toccando.
Lui, un coglione qualunque stava toccando Moony.
Il piccolo fragile Moony, il dolce timido Moony. Quello che arrossiva a una battuta un po' più spinta, quello che una ragazza non l'aveva neanche mai toccata e adesso Sirius sapeva il perché, e strinse i pugni tanto forte da farsi sanguinare i palmi.
No, no, no. Non toccarlo, no, lascialo, lascialo, no, non puoi, no, ti prego, ti prego, ti scongiuro. Basta.
E mentre nella sua testa continuavano a vorticare frasi sconnesse, senza senso, Sirius continuava ad avanzare.
Il ritmo era quello dei gemiti di Remus finché quel suono cessò, sostituito da un tonfo sordo.
Lui che lo spingeva via, lui che lo afferrava per il colletto della camicia e lo sbatteva contro la libreria che fece crack mentre i libri cadevano uno dopo l'altro.
Poi una voce.
"No, ti prego, Sirius!"
Ma lui non la sentiva, pensava solo al sangue che gli sporcava le mani, e questa volta non era il suo. 
E poi solo pugni, calci, non sentiva nemmeno il dolore perché era tutto concentrato nella parte sinistra del petto.
E continuerebbe, continuerebbe all'infinito se non sentisse delle braccia afferrarlo, tenerlo stretto per impedirgli qualsiasi movimento.
Un profumo familiare, cioccolato fondente.
«Sirius... Sirius cazzo fermati!»
E Sirius lo fece, perché d'un tratto si accorse di non avere la forza.
Phinnis strisciò via, perdeva sangue dal naso ammaccato, ne tossì anche un po'.
Era ridotto male, ma Sirius non riusciva ancora a realizzare.
Sembrava quasi irreale.
«Frocio!»
Si sorprese a urlare, sempre di più, sempre più forte.
«Frocio! Frocio! Frocio!»
Così, finché non vide la sua testa bionda sparire oltre gli scaffali.
Remus lo lasciò e nel momento stesso in cui quel contatto finì sembrò tornare in se', tornare a pensare.
Vide  il suo migliore amico piangere, silenziosamente, vide il suo sguardo pieno di terrore.
È colpa sua, Sirius lo sapeva ma non si pentì.
Era colpa sua ma una parte dentro di lui, nascosta, segreta, corrotta, ora era soddisfatta, appagata.
«Perché? P-Perché l'hai fatto Sirius?!»
La voce di Moony all'inizio sembrava quasi un sussurro ma aumentava man mano, insieme alla rabbia.
Remus iniziò a colpirgli il petto, lo spinse, forte. Gli fece male. Sirius non si ribellò.
«Perché?!»
Continuava a chiedere e Sirius si trincerava nel suo silenzio, cosa mai avrebbe potuto dirgli?
Non lo sapeva nemmeno lui, non lo sapeva il perché.
Non sapeva perché Remus riuscisse a far emergere la bestia che era in lui in così poco tempo, tutta insieme.
«Non è normale! Remus tu non devi... Cazzo... Non lo vedi?!»
E a quella frase quasi balbettata Remus sgranò gli occhi e si allontanò.
D'un tratto non voleva più toccarlo, nemmeno per sbaglio.
"Stai lontano"
Lo disse il suo sguardo, Sirius tornò a sentire quel dolore al lato del petto.
«Tu sei malato!»
Gli urlò il licantropo e gli voltò le spalle, stava per andare via perché tutta quella situazione gli sembrava un incubo, ma non ne ebbe il tempo.
Sirius lo afferrò per il braccio, lo trascinò fuori dalla biblioteca.
«Lasciami! Sirius dannazione, vuoi lasciarmi?!»
Ma Sirius non ne aveva la minima intenzione, non sapeva nemmeno dove stava andando. Dovette sopportare lo sguardo inquisitore degli studenti finché non trovò un corridoio più isolato.
«Si può sapere dove diamine mi stai portando?! Sirius mi fai male!»
Oh be', non quanto me ne fai tu ogni giorno, Moony.
Ad ogni modo, si sorprese quando una volta lasciata la presa Remus non scappò. Forse era soltanto troppo sconvolto per farlo.
Sirius gli fissò il polso arrossato.
«Non dovevi farlo Moony... Non dovevi»
E adesso sembrava davvero pazzo, un pazzo furioso, ma non poteva farci niente. Non riusciva a controllarsi.
«Una volta mi hai detto che sono perfetto così come sono, che non sono sbagliato come penso»
La voce di Remus era incrinata, Sirius ormai non si ricordava più nemmeno quando aveva iniziato. Sapeva solo che faceva male, un male cane.
«Rem, tu... Tu non capisci...»
Anche Sirius stava piangendo, e se ne rese conto solo in quel momento.
E non sapeva nemmeno dove ma trovò il coraggio di avvicinarsi a lui ancora, Remus non retrocedette.
«Non potrai mai capire»
Glielo sussurrò sulle labbra, Moony inghiottì un singhiozzo nello stesso istante in cui sentì le labbra di Sirius sulle sue.
Erano calde, avevano il sapore  del sangue e facevano male e bene insieme.
Ma la dolcezza durò poco, non poteva nulla contro la fame che era rimasta assopita troppo a lungo.
Sirius prese la sua bocca con la forza, la esplorò per la seconda volta senza alcun permesso e Remus nonostante tutto aveva il sapore migliore che avesse mai provato.
Lo afferrò per i fianchi e lo sollevò, bacino contro bacino.
Spinse fino a che non sentì un familiare dolore misto al piacere.
Finalmente allontanò le labbra dalle sue, ma solo per dedicarsi al suo collo niveo.
Voleva marchiarlo fino a coprire ogni traccia di Ryan Phinnis sulla sua pelle, fino a cancellare ogni segno che potesse ricondurre a qualcun'altro.
«S-Sirius non... »
Remus tremò sotto di lui, la sua non era solo paura. Sirius poteva sentirlo nella pelle che toccava, nell'odore che sentiva e spinse più forte, senza grazia, il bacino contro il suo.
Un gemito riecheggiò fra le pareti umide.
«No, Sirius non così- ora le mani di Padfoot vagavano sotto la sua camicia, per poi scendere verso il basso- no... »
«Shh, Moony, ti prego»
E lui che si ritrovava a pregarlo per avere qualcosa di più, non l'avrebbe mai immaginato né nei sogni migliori né negli incubi peggiori.
Certo, pensare in quel momento era fuori discussione.
«No!»
Remus si impose di essere forte mentre lo spingeva via, facendolo cadere.
La forza del lupo ancora nei suoi occhi verdi.
Nel momento in cui le loro pelli smisero di toccarsi per Remus fu come smettere di respirare  ma l'orrore che aveva provato nel vedere il viso delicato di Ryan sfigurato in quel modo era troppo forte.
E poi, le parole che Sirius gli aveva detto gli avevano fatto sgretolare il cuore nel petto.
Le sentiva come tatuate sulla pelle.
Frocio.
Remus come Ryan, allo stesso modo.
«Non puoi Sirius, non ce la faccio»
E Sirius non credeva che nella vita si potesse provare una sensazione del genere, come quando si è spaccati in due. Più o meno il dolore era quello ma in mezzo a tutto il resto quasi passò in secondo piano.
I passi velocissimi di Remus schioccavano come schiaffi.
Lontano, sempre più lontano.
Sirius finalmente ricordò.
Chi è allevato da chi ha le serpi in seno non può essere troppo diverso, no?
E lui, come i serpenti, era cresciuto abbastanza da saper mordere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice/SHIPPER COMPULSIVA: ta daaaa, no okay...
Il capitolo più lungo che ho scritto finora e anche parecchio esplosivo. Che ne pensate? Vi ha sorpreso?
-Nimph




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