A gentle disease
A gentle disease
“The
gift of poison,
I'm the right mistake.
Cruel words can heal me
Touch - a gentle disease.”
The Agonist, A gentle disease.
Si sente a casa tra
quei libri, in biblioteca, ma non del tutto. Leggere le permette di
apprendere cose nuove. È assetata di
conoscenza. Vuole
conoscere il mondo, eppure torna sempre volentieri tra quelle pareti
ormai per lei familiari. Ama anche viaggiare con la fantasia,
esplorando così gli universi inventati dall'estro umano.
Quando però
c'è bisogno di
lei
è sempre presente, pronta a combattere, a ferire, a uccidere.
No. Non per uccidere.
È sempre
pronta ad aiutare. Curare.
Salvare.
Cole stava osservando l'Inquisitrice, percependo il battito del suo
cuore – triste,
proprio come lei – mentre cercava un libro tra
quegli alti scaffali.
Nessuno faceva caso a lui – non era proprio così,
la gente fingeva
di non
considerarlo, ma lui sapeva
di incutere timore, se non proprio terrore, dato che lo definivano inquietante
– e la vide sospirare.
Era un sospiro quasi
impercettibile,
ma non per lui; Delia si soffermò a
soppesare la copertina del grosso libro rilegato in pelle che le
serviva, seguendo con le dita il titolo in rilievo: era un gesto che
faceva spesso, permettendole di sentirsi anche fisicamente
più
vicina alla prossima lettura.
Pareva anche che la gente non si curasse della presenza di Delia in
quell'ampia sala, ma Cole sapeva che non era affatto vero: tutti
sapevano che, non appena aveva un momento di tempo, l'Inquisitrice era
lì, a studiare, per essere pronta per sconfiggere Corypheus
una volta per tutte. Aveva passato la maggior parte della sua vita al
Circolo e lo studio era una parte di lei: era del parere che il duro
lavoro e la perseveranza fossero dei talenti al pari di quelli che sono
sempre stati definiti innati.
Tutti riponevano grande fiducia nella donna che era diventata un
simbolo di speranza, specie per i maghi che, dopo gli avvenimenti di
Kirkwall, venivano guardati con maggior disprezzo rispetto al solito
che veniva loro riservato pressoché da sempre.
La gente sapeva che poteva contare su Delia Trevelyan, mentre lei
sentiva il peso delle responsabilità, che gravava su di lei
come un macigno, schiacciarla sempre più, e molte volte si
chiedeva su chi lei
potesse contare per davvero.
“Hanno bisogno
di me, ma non mi hanno mai voluto.”
Madre, padre.
Occhi dallo sguardo duro, parole
taglienti, che uccidono più degli incantesimi.
«Sarebbe stato meglio se non fossi mai nata.»
«Tu e tuo fratello siete la nostra vergogna.»
Amore, fratello.
Caderyn. “Mi manchi tanto,
sognatore.”
Il ragazzo, cogliendo i pensieri di Delia, ascoltava
le parole
che non pronunciava mai, le parole che venivano celate dietro ogni
sorriso, dietro ogni suo tentativo di aiutare e consolare gli altri; il
silenzio della giovane, spesso interpretato come ritrosia, non dava
fastidio alle persone che la guardavano con una certa reverenza, ma
Cole aveva capito che quelle parole erano il grido silenzioso
dell'Inquisitrice e che forse un giorno sarebbe sopraggiunto repentino,
come
l'esplosione di una granata a combustione, uccidendo chiunque si fosse
trovato entro il raggio devastante di quella rabbia fin troppo
trattenuta.
“Ero
circondata da persone, eppure ero sola, sempre sola. Adesso ci sono
tante persone attorno a me, ma non sono sola, non
più.”
Quest'ultimo pensiero rassicurò Cole, ma per poco,
sentendo che quella era una gioia…
Rifletté un attimo per trovare la parola giusta: era una
gioia incompleta,
poteva
definirla così, almeno fino a quando non avrebbe chiesto
suggerimenti a Varric, che conosceva e gli spiegava tante parole per
lui nuove.
Ciò che avvertiva era un dolore profondo,
intenso al punto tale che aveva paura anche solo ad avvicinarsi a esso;
ai suoi occhi quel dolore aveva dei riflessi perlacei, come il bagliore
del sorriso di
Delia: la tristezza venata di malinconia si notava in ogni suo sorriso
incerto, ma non la rendeva meno amata o dotata di quella particolare
luce che emanava e che Cole le aveva detto di possedere.
Era soltanto mestamente cupa,
l'oscurità era confinata nei profondi recessi dell'anima
della
maga e nessuno poteva vederla, dato che il bagliore della luce – ben visibile a tutti,
invece – non permetteva di
scorgere altro.
Un tocco delicato si posò sulla spalla di Delia mentre una
voce dal marcato accento del Tevinter la invitava a prendere una pausa
dai suoi impegni; per non farsi dire di no Dorian le aveva portato una
tazza di tè al gelsomino, il suo preferito. Egli sapeva come
prenderla – con
dolcezza, senza meschine adulazioni – e non c'erano
tornaconti personali nella gentilezza del mago.
Cole li vide chiacchierare e sorrise, il calore dell'affetto che Dorian
provava
per Delia lo scaldava tanto quanto faceva con l'Inquisitrice stessa.
Baffi, sorriso, Dorian,
amicizia, abbraccio.
“Mi
piacerebbe che fossimo come Varric e Hawke, pronti a sostenerci
e a volerci bene, sempre, in ogni momento della nostra vita.”
***
“Where
skies are green
The grass burns red
Terminal youth outlives me
Sight - an abstract sense.”
Era la prima volta che
Cole visitava le Tombe di Smeraldo; il verde sconfinato che
si stagliava attorno a lui lo aveva lasciato un attimo interdetto,
colpito dalla bellezza del paesaggio: non
aveva mai visto una vegetazione così rigogliosa e fitta.
La natura gli parlava: tante erano le morti viste da quella terra,
tante erano le tombe degli elfi tornati alla terra e, assieme alle loro
vite, tante
erano le cose che erano state perse per sempre, i fasti di un'antica
civiltà ormai in declino.
«Va tutto bene, Cole?» gli chiese Delia, gentile.
Si era avvicinata a lui senza che se ne accorgesse, il rumore dei passi
della ragazza era stato attutito dall'erba. Notò che era
preoccupata, gli occhi
verdi di lei, scrutatori, fissi sul suo volto; attendeva la sua
risposta e sperava
in cuor suo che tutto andasse per il meglio.
“Cosa stai
fissando, Cole? Sono qui per aiutarti.”
Nel sentire quelle parole Cole sorrise e rispose con
sincerità: «Tante morti, simulacri, desolazione,
rassegnazione. Verde, tanto verde. Pace. I tuoi
occhi, verdi come le fronde degli alberi. Hai trovato la tua
pace?»
L'Inquisitrice restò per un istante confusa e Cole
pensò che si fosse arrabbiata per essersi permesso
nuovamente
di frugare nei suoi pensieri, ma il sorriso di Delia però
smentì questa sua riflessione, rasserenandolo.
«Mi piacerebbe
trovarla, Cole, quindi spero di sì.»
“Curioso, si
preoccupa per me. Mi ricorda Caderyn. Sembra proprio un fratellino, da
proteggere. No, un figlio di cui prendermi cura, con tutta me
stessa.”
Cole tra sé sperò vivamente che la tesa del
cappello potesse nascondere il rossore sul suo volto: Delia mi vuole bene
– pensò – e io ne voglio a lei. È la mia famiglia.
“Devo raccogliere le
radici elfiche. Possono servire per gli impiastri curativi. Li
preparerò più tardi in accampamento e potrei
anche
lasciarne alcuni per gli approvvigionamenti. Bull va incontro ai nemici
come una furia e poi resta ferito. Testone. Come devo fare con
lui?”
Dopo aver fatto provviste di radici elfiche, Delia stava scuoiando un
nug, prendendone la pelle; aveva detto a Cole che il cuoio ricavato
sarebbe potuto servire per degli abiti resistenti e il ragazzo
pensò che si stesse davvero impegnando per aiutare gli
altri, in tutti i modi che lei conosceva: con le mani, con il suo cuore
e con il bastone che teneva sempre dietro la schiena, come
un'estensione del suo braccio.
Ma chi aiuta Delia?
Prima che Cole potesse cercare la risposta alla sua domanda, si vide
costretto a sfoderare i suoi pugnali: templari rossi in avvicinamento,
a
pochi passi da loro.
Si concentrò sulla battaglia: c'erano nemici da affrontare e
gente da salvare. Il bersaglio era proprio lì, non poteva
sbagliare.
Affondava le lame cercando i punti deboli dei templari rossi,
percependo la loro forza e la loro presenza.
Armature pesanti. Caldo.
Lyrium rosso. Corruzione. Brucia sulla pelle come il fuoco. Desiderio
di uccidere. Paura.
***
“I'm the
worst theory,
Your downfall, my majesty.”
Cole lavò i
pugnali sporchi del sangue degli avversari ormai caduti in un
fiumiciattolo,
sperando vivamente che la corruzione non facesse del male ai pesci e
alla vegetazione.
Alzò gli occhi e vide il Toro di Ferro avvicinarsi a Delia,
e
senza essere visto, fu spettatore della scena. Negli occhi
dell'Inquisitrice c'era apprensione e lo sguardo di lei andò
rapido al rivolo di sangue presente sull'addome del qunari. Prima che
il colosso potesse proferire parola, Delia mise una mano sulla pancia
di lui, lasciando fluire sul palmo il mana necessario per curarlo.
«Una nuova ferita per te da aggiungere alla lista;
è leggera per quanto
lunga, ma potevi risparmiartela, non c'era bisogno che parassi il colpo
che avrei dovuto incassare.»
«Te l'ho detto, sono la tua guardia del corpo, per me
l'importante
è che tu stia bene.»
«E per far sì che io stia bene devi farti tu del
male?»
«È solo un graffio, capo, lo sai.»
È testarda
–
pensò Cole – ma anche lui lo è.
Non voglio che litighino. Si preoccupano di più per l'altra
persona, non di loro stessi.
Delia sospirò, come a lasciar cadere il discorso, non aveva
voglia di rimproverarlo per i suoi gesti impulsivi. L'aveva
salvata, di nuovo, ma non voleva sembrare debole e indifesa, specie
agli occhi di lui. Nessuno le aveva coperto le spalle quando usciva dal
Circolo per
aiutare la gente in difficoltà in veste guaritrice e il
gesto
del Toro di Ferro
continuava a sorprenderla. Era però intenzionata a far
sì che ciò accadesse il meno possibile.
«Grazie» fu ciò che Delia disse al
qunari.
«Figurati» la risposta fu detta in un sorriso,
contraccambiato dalla maga.
Cole sorrise tra sé osservando quei due e sperò
in cuor
suo che in quel momento il Toro di Ferro carezzasse la guancia di
Delia, così come aveva pensato di fare, e ci rimase male
quando
il qunari allontanò quell'idea, dicendo a se stesso che
non
era il caso di farlo pubblicamente, ancora potesse dar fastidio alla
giovane.
“Sconsiderato. Sembra non capire cosa voglia dire 'prudenza'.
Non voglio che gli accada qualcosa. Amo il suo sorriso. Grazie,
Bull.”
Il Toro di Ferro appariva agli occhi di Cole come uno scudo, grande e
resistente, di colore rosso, come il colore del sangue, come la furia
che
usava per combattere... rosso come i capelli di Delia.
Imprecava quando incespicava tra le radici delle
piante, rideva sguaiatamente quando ascoltava delle battute e ne faceva
a sua volta, indispettendo Cassandra, mentre Varric e Delia
ridevano, e tutto questo lo
rendeva, agli occhi di chi non vedeva
al di là della superficie, un uomo che sapeva godersi la
vita,
non curante del futuro o del passato, come se solo il presente fosse
l'unica cosa che contava
davvero.
Cole invece si accorgeva delle occhiate che il qunari rivolgeva alla
maga, specie quando sapeva di non essere visto, e non gli tornavano
alcune cose.
Delia amava il Toro di Ferro, il suo viso sorridente appariva luminoso
come il marchio sulla mano sinistra, e la luce della sua gioia
rischiarava le persone che le stavano vicino. Lei però non
se ne accorgeva – come
poteva notarlo da sola? si disse Cole
– e allo stesso modo lui, e il ragazzo si chiese quando e se
i due avrebbero aperto davvero gli occhi lasciando che la luce di
ciò che provano per l'altro li avvolgesse e li scaldasse,
con tutti loro stessi, in modo totalizzante.
***
“In this restless
syndrome
I'll drown the flavours
Such an innocent crime
Taste - my ascending demise.”
Ferma.
Immobile. Senza
difese. Corde che le tengono imbrigliati i polsi. Legata, ma al sicuro.
Una parola, una parola che muore sulle sue labbra.
“No, non dirla, non ce n'è bisogno. È
bello. Mi piace.”
Il Toro di Ferro torreggia su di lei. Massiccio, forte, pesante.
Pericoloso.
Le sue corde non le fanno male, la tengono solo ferma, altrimenti si
muoverebbe, e il gioco prevede che non lo faccia.
Le corde la legano a lui, ma egli ancora non sa che lo legano a lei
allo
stesso modo.
Lo capirà, il Toro di Ferro lo capirà. Lo avverte
nel profondo, al punto tale da non vederlo nell'immediato.
***
“Step
outside your
comfort zone,
Come
to meet your best downfall.”
In
accampamento, Delia
e il Toro di Ferro condividevano una tenda durante la notte. A Skyhold
capitava che lui restasse volentieri negli alloggi privati di lei fino
al mattino o più raramente che lei andasse da lui –
non lo programmavano, succedeva e basta, ma Cole sapeva che il Toro di
Ferro preferiva raggiungere Delia in camera sua, perché
spesso
lei era davvero molto stanca – e
almeno all'inizio avevano evitato di andare a letto assieme quando
erano in giro per il mondo, dato che lui non voleva essere una fonte di
ulteriori pettegolezzi per l'Inquisitrice, che aveva già
tanti
problemi a cui pensare.
Una volta però, mentre erano in missione, non riuscirono a
stare
lontani e il qunari diede appuntamento alla giovane nella propria
tenda – Il
Toro di Ferro ha una tenda più grande e se camminasse di
notte
sveglierebbe tutti coi suoi passi pensanti, li scoprirebbero,
Cole ne era al corrente – che
pensava di andare via all'alba, ma così non fu: lui la
strinse a sé e da allora decisero di dividere sia i
pagliericci in tenda sia i letti delle loro camere.
Anche quella notte erano assieme, mentre Cole montava la guardia: sebbene egli riposi quella notte non aveva bisogno di
dormire, e vegliando accanto al fuoco udì delle voci che gli
parvero familiari. Prestando più attenzione, si accorse che
era Delia: la sentì mugugnare e sospirare, mentre lui
pensò di essere invadente;
purtroppo, però, non sapeva cosa fare per non ascoltare.
Sussurri smorzati,
preghiere silenziose.
“Per favore, per
favore, per favore”. Vorrebbe urlare, ma non lo fa.
“Non fare
rumore, non svegliare l'accampamento.”
Voce salda, minacciosa.
Eccitazione. Se fa rumore sarà
punita, ma saperlo le attanaglia le viscere e la paura diventa piacere.
Un rumore esce dalle sue labbra, attutito, ma udibile.
Il Toro di Ferro la
punisce, con gentilezza; le fa male, ma con amore,
teneramente e brutalmente al contempo.
Lei si avvicina alle sue
mani, aumentando il contatto, ne ha bisogno,
aspetta. Non prova vergogna. È grata.
Si gode il momento,
sente il dolore, il piacere che cresce e cancella
la stanchezza della giornata.
Delia è
libera, libera di lasciarsi andare.
Pace. Nella sua mente.
Nelle sue membra. Nel suo cuore.
Cole era contento, felice di sentirla in pace con se stessa e
col mondo.
Al suo risveglio Delia
continuava ad aiutare la popolazione in
difficoltà, prestando anche soccorso di persona, se
necessario, come se quello che era accaduto la notte precedente non
fosse rilevante o non l'avesse distratta. Aiutare la gente era
stancante, ma
Cole aveva imparato che c'era qualcuno che aiutava la maga e
si
prende davvero cura
di lei, a modo suo, un guaritore non convenzionale.
Un guaritore per Delia.
Passavano così i giorni, e la luce negli occhi dei due
amanti
divenne chiara anche a loro stessi: Cole lo notò subito e ne
fu
immensamente felice.
Dopo un'altra giornata passata a uccidere
banditi, tutti sentirono la necessità di bere qualcosa e il
qunari si offrì di pagare per tutti: non si tirava mai
indietro per una bevuta con gli amici. Quel giorno Cole
provò il suo primo whiskey e gli occorsero tre tentativi per
riuscire a berne un sorso. I suoi amici si misero a ridere e il Toro di
Ferro gli diede una forte pacca sulla spalla, gioviale come solo lui
sapeva essere, mentre Delia gli raccontò come si
sentì la prima volta che bevve un liquore, con tutta la
dolcezza che gli sempre riservava, e Cole rise quando diede lei un
pugno sulla spalla al guerriero che scherzosamente la prendeva in giro:
li trovava molto divertenti.
Il Toro di Ferro chiese un liquore a base di erbe e porse il primo
bicchiere a Delia, per poi riempire il suo.
«Vediamo un po' che sapore ha, capo.»
Distillati di
erbe. A Delia piacciono. Lui ricorda tutto quello che lei gli dice, non
dimentica nulla.
Alla taverna Varric aveva iniziato a raccontare una storia: tutti
stavano ad ascoltarlo, i suoi racconti riuscivano a essere sempre
trascinanti. Delia rise e Bull fece altrettanto.
Anche a Cole
scappò una risata, osservando lo scambio di sguardi tra quei
due.
Forse il suo dolore sta
scomparendo. Forse il dolore che le
dà il Toro di Ferro le fa bene. Come un'arma che ferisce e
guarisce.
Si fanno del male, ma
guariscono, si curano. Assieme. Legati, stretti,
avvinti da loro stessi.
Ogni nodo è
una promessa. Ogni colpo
è una benedizione. Ogni bacio è una preghiera.
“Aiutami.”
“Sono qui per te.”
“Sono tua.” “Sei mia.”
“Ci apparteniamo, non c'è altro all'infuori di noi
in questa stanza.”
Non c'è
altro. È al sicuro. Sarà
sempre al sicuro con lui.
Un ciondolo, uguale, sul collo di entrambi. Un dente di drago,
diviso in due, li unisce.
Non importa quanto saranno lontani, perché saranno sempre
assieme.
“Kadan.”
Delia dorme, avvolta da
braccia forti. Il Toro di Ferro dorme,
stringendola delicatamente a sé, con fare protettivo.
Sono ognuno la medicina
dell'altro, sono una medicina dal sapore dolceamaro,
ma che funziona, stanno bene.
Li aiuta. Tanto.
Finalmente Delia si
sente a casa; finalmente il Toro di Ferro si sente amato.
Lui è
diventato il porto in cui lei dimora; lei è diventata il
suo faro, e gli illumina la vita.
Angolino
autrice.
Edit: 23 giugno 2016.
Salve a tutti! Era da
un pezzo che non postavo più nulla; c'è da dire
che questo è stato un periodo molto difficile per me, e
avevo bisogno di pace. Non posso dire di averla del tutto raggiunta, ma
sto un poco meglio. La scrittura mi ha aiutato tanto.
La canzone che mi ha ispirato è questa qui:
ammetto che sentire il respiro di Vicky mentre prende fiato per cantare
mi ha fatto pensare a degli altri sospiri, quelli che sente Cole e da
lì è partito tutto. Spero di aver reso bene il
linguaggio criptico e spesso "monoparola" che usa Cole, è la
prima volta che mi calo nei suoi panni e spero di avergli reso
giustizia, di non essere OOC. Tremo al solo pensiero.
Una cosa che voglio far notare è il nome di Bull: ho
già
detto che preferisco la versione originale, ma dato che qui
è
Cole che ci presenta il tutto, lui non dimentica l'articolo davanti,
quindi ho usato il nome in italiano, a parte quando lo chiama Delia in
confidenza. Un'altra cosa è la definizione di "cuore
triste":
Cole tende molto a scandagliare le emozioni delle persone e quindi
immagino anche che lui dia parole e connotati emotivi a cose che non ne
hanno, se non in senso figurato, come il cuore, che per antonomasia
è visto come la sede dei sentimenti.
Quelli nelle virgolette alte in corsivo sono i pensieri dei personaggi
che Cole "ascolta" così come vengono pensati, mentre quelle
in
corsivo nelle virgolette basse sono le frasi dette dai genitori di
Delia e che Cole legge nell'animo di lei così come sono
state
dette e le parti in corsivo sono i pensieri di Cole.
Nel canon delle mie storie Caderyn è un altro Inquisitore
Trevelyan, fratello di Delia: se lei è l'Inquisitrice lui si
unisce al gruppo e viceversa; ho ideato cosa fanno entrambi se non sono
Inquisitori. Di lui ho scritto qui.
Nella mia testa ho un headcanon ovvero i maghi che possono uscire dal
Circolo per delle missioni o delle incombenze col permesso delle alte
cariche. Me lo ha messo in testa Wynne e immagino la mia Delia che,
all'occorrenza, potesse essere chiamata per adempiere al suo ruolo di
guaritrice.
Critiche e suggerimenti sono sempre ben accetti, spero che la lettura
sia stata gradevole.
Alla prossima,
Barbara
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