Psiche di Grano
(Just stay away from the white
light)
25.06.08 ore 19.00
Caro Thomas, perdona
la mia mancanza di inventiva in questo inizio banale, ma il tuo ragazzo
è in preda ad un inquietante calo d'ispirazione. Sono
stanchissimo, il viaggio per arrivare qua è stato davvero
estenuante, ed averlo fatto con l'unica compagnia di mia madre
sicuramente non ha aiutato. E tu, fidanzato degenere, che mi hai
lasciato solo con lei! Ricordati che non te la perdono.
Comunque, ti scrivo
solo poche righe prima di dormire un po'. La penna mi sta scivolando di
mano, ma scriverti è bello. Non vi rinuncerei per nulla al
mondo.
Perdona ancora la mia
banalità (so che capirai) ma mi manchi davvero. Spero di
rivederti presto, in questo ospedale bianco e vuoto mi sento in
quarantena. Ma guarirò in fretta, vero Thomas? E allora ci
riabbracceremo.
Ti saluto, ma per
dirti che ti amo aspetto che tu venga a trovarmi nel mio sogno... so
già che cercare di resistere alla tua presenza è
una battaglia persa.
A presto, Thomas.
Molto presto... I miei occhi già si chiudono.
26.06.08 ore 4.00 A.M.
Thomas, ti scrivo di
nuovo perchè ho bisogno di calmarmi. Pochi minuti fa ho
aperto gli occhi, e davanti a me ho visto solo forme sconosciute. Non
c’era più il mio letto, la mia libreria, la nostra
televisione. Non c’era più niente di
riconoscibile, solo quadrati di buio nero e luce bianca che si
alternavano a terra e nell’aria, accecandomi, spaventandomi.
Non riuscivo più a distinguere neppure l’immoto
chiarore della luna, tutto si confondeva davanti ai miei
occhi, ancora annebbiati dalla foschia grigia del sonno.
Ho pensato che solo
scriverti mi avrebbe calmato, mi avrebbe riportato di nuovo a contatto
con te dopo essere stato brutalmente allontanato dalle tue braccia con
il mio assurdo risveglio.
E adesso, guardando le
stelle brillare su di un paesaggio a cui dovrò abituarmi
presto - le stesse stelle che brillano sopra e dentro di te - non
riesco a rievocare il motivo di quella sensazione di terrore. Riesco
solo a pensare a te, e all’ultimo bagliore tra le mie dita
del biondo dei tuoi capelli, magnifica cascata di sole - mia e solo mia.
26.06.08 ore 9.47
Questa mattina ho
avuto modo di memorizzare nella mia camera tutto ciò che
questa notte mi aveva irrazionalmente spaventato. In realtà
non c’è molto da mandare a memoria - solo un
letto, un armadio, una scrivania, un comodino e qualche mensola - ma
sapere esattamente su quale punto della moquette dovrò
posare i piedi per muovermi in sicurezza, chissà come, mi
tranquillizza.
Tutto è
bianco, totalmente privo di colore, un bianco così freddo
che divora gli occhi e il cuore. Posare lo sguardo su tutto questo
bianco è difficile, mi acceca, mi stordisce.
Cerco ogni volta di
distrarmi, di guardare fuori dalla finestra - lì ci sono
altri colori, il giallo e l’azzurro che si alternano per
sempre nei colli di grano, a perdita d’occhio - ma ogni volta
il mio sguardo ritorna al bianco.
Solo l’odore
riesce a impedirmi di impazzire di fronte a tanta assenza.
Mi distrae, mi attira.
L’odore dorato e caldo dell’erba sotto il sole, gli
stessi steli lunghi e morbidi che si piegavano sotto i nostri corpi,
ogni qualvolta che mi accompagnavi per mano fuori dalla
civiltà incomprensibile e inquietante. Dicevi sempre che ero
un’anima fragile.
Ricordi, Thomas?
26.06.08 ore 15.36
Sono ancora nella mia
camera bianca, seduto ad una scrivania bianca, a scriverti su fogli
bianchi.
Immagino che, se
continuo così, non resisterò per molto.
Oggi ho conosciuto il
dottore che mi avrà in cura in questo lungo periodo di
lontananza.
E’ molto
alto -anche più di me, riesci ad immaginarlo?- e molto
biondo. Vorrei cercare un aggettivo più adatto... ma
l’unico che riesco ad associargli è cristallino.
E’ come il cristallo, forte e fragile allo stesso tempo.
Può sostenere il peso del mondo, se la sua anima non si
incrina.
Quando una ragnatela
adamantina di fratture si allungherà sulla sua anima di
vetro puro, essa cadrà in pezzi.
Sai, mi ricorda un
po’ te, Thomas. I suoi capelli sono biondi come il grano che
osservo dondolare nella brezza, fuori dalla mia finestra. Lo
immagino in mezzo a quegli steli dalle ali di vento, a camminare piano,
assorto. Lo vedo guardare il cielo con i suoi occhi di ambra antica, e
alla sua immagine si sostituisce la tua, sorridente.
Ad ogni immagine, in
verità, continua a sostituirsi la tua.
La tua immagine
è forte e indipendente proprio come te.
26.06.08 ore 21.00
Le ultime righe di
questa mia giornata solitaria, interrotta solo per pochi minuti dalle
note chiare della voce del mio medico di cristallo. Mi manchi in un
modo che non riesco neppure a pensare, Thomas. Quando la solita,
prevedibile notte torna a coprire l’estate perpetua che
recano quei chicchi di grano, non riesco ad evitare di pensare a quanto
la lontananza riesca a coprire l’estate che portano i tuoi
occhi.
Spero di non
dimenticarmela mai.
Buonanotte, Thomas.
27.06.08 ore 11.50
E' quasi ora di
pranzo, approfitto di questi pochi minuti liberi per scriverti qualche
riga. Questa mattina ho incontrato di nuovo il medico, che ho scoperto
chiamarsi Daniel. E' francese, sai? Ci ho messo un buon quarto d'ora
per capire dove andasse l'accento. Mi dispiace Thomas, ma dovrai
ricrederti sui francesi -a quanto pare non sono tutti delle merde
(molto a malincuore, ma lo ammetto).
Comunque. Oggi abbiamo
solamente parlato del mio arrivo qui, nulla di più. Neppure
del motivo per cui mi trovo qui, oppure dove sia qui, cose che a
ben vedere mi sono del tutto oscure.
Suppongo che
affronteremo l'argomento oggi pomeriggio, dopo pranzo. Ho una nuova
seduta con lui, che -a quanto pare- diventerà la mia ombra.
Non che mi dispiaccia. Ho assoluto bisogno di distrarmi dal bianco, e
qualunque cosa che si muova e respiri è ben accetta.
Certo che se fossi tu,
Thomas... Quando ti deciderai a venire a trovarmi? Sì, lo
so. Sono qui solo da un giorno e mezzo.
In attesa dei sogni
che mi ricongiungeranno a te, dovrò ingannare il tempo.
A dopo, Thomas.
27.06.08 ore 19.11
Questa sera sono
davvero molto stanco. Non ho fatto nulla di particolare, è
vero - solo una passeggiata all'interno del centro e una chiacchierata
con il medico - ma sento la penna diventare sempre più
pesante, una sorta di foschia incombere ai lati degli occhi. Anche la
foschia è bianca.
Bianco, bianco, bianco.
Nulla cambia e tutto
muta. Contraddittorio, vero? Eppure sento che è
così. La luce della stanza è leggermente diversa
da quella di ieri sera, o della sera precedente. Il letto è
impercettibilmente spostato verso il centro della stanza,
perchè, stamattina - credendo di essere a casa - mi sono
alzato con troppa foga. Eppure nulla è mutato, sono qui solo
da due giorni, e chissà quanti altri dovrò
passarne. La giornata di domani sarà uguale a quella di oggi
e, se tra un anno sarò ancora qui, mi sembrerà
che sia passato un secolo, o un giorno.
E il grano biondo, che
muore e poi rinasce, sarà solo un sogno distante, lo schermo
di una finestra lontana affacciato su di un mondo che non mi appartiene
più.
Promettimi che mi
salverai da questo giorno eterno. Promettimi che intreccerai una corda
di spighe e mi trarrai fuori da questa stanza, come nelle migliori
favole. Promettimi che con quelle stesse spighe costruirai per me una
corona - così che io sia sempre al centro del tuo mondo.
Buonanotte Thomas.
Forse domani mattina mi sveglierò e tu ci sarai di nuovo.
A presto, Thomas. Non
mi stancherei mai di ripetere il tuo nome.
28.06.08 ore 14.00
Ancora non ho scoperto
perchè mi trovo qui. Devo dirti la verità,
però, comincia a non interessarmi più. La mia
permanenza qui cesserà di essermi indifferente solo quando
mi diranno quale sarà il giorno in cui me ne
andrò.
Questa mattina - tanto
per cambiare - ho avuto un nuovo colloquio con Daniel di cristallo.
Voglio riportartene uno stralcio...
“La tua
anima è fragile - sì, ha usato proprio questa
parola, Thomas, la tua parola - è indifesa e leggera.
E’ come... come il grano”.
“Come il
grano, dottore?”
“Sì,
proprio come il grano. Forte e dritta all’apparenza,
portatrice di vita, calore ed estate. Ma con un piccolo soffio di vento
si dissolve in chicchi, sparsi come frammenti impossibili, assurdamente
separati e senza la speranza di tornare ad essere un’unica
entità”.
Thomas,
la mia psiche è di grano...
28.06.08 ore 20.00
Questa sera non ho la
forza neppure di cenare, ho detto al medico che sarei andato
immediatamente a dormire. Mi è sembrato piuttosto
compiaciuto, ma forse è solo una mia impressione. Ancora non
ho imparato a leggere bene le sue espressioni, senza contare che il suo
discorso di stamattina mi ha lasciato piuttosto perplesso, oltre che
sorpreso.
E' riuscito ad
analizzare con poche parole quello che tu sei riuscito a farmi capire
solo dopo anni di estenuanti prove, sbagli e cadute.
Oh, Thomas... mi sei
sempre stato vicino, vero? Fin da quando eravamo piccoli ti ricordo
accanto a me, le mie manine che cercavano le tue attraverso le sbarre
del mio minuscolo letto. Tu che mi tendevi le dita, aldilà
del confine, le nostre madri, amiche, che non si accorgevano di nulla.
Di un legame che nasceva...
E quando
siamo cresciuti, i nostri sguardi che si incrociavano complici, a
conoscenza di pensieri, immagini e parole che solo noi potevamo
condividere. E ancora, grandi ormai quanto adesso, i nostri volti uno
di fronte all'altro, le labbra che si cercano timidamente ma con
risolutezza, la sensazione della pelle sotto le dita lievi...
Non riesco a capire se
tutti questi ricordi mi aiuteranno, oppure contribuiranno a farmi
diventare davvero pazzo.
Per ristabilire un
equilibrio serviresti tu, Thomas... per favore, ascolta il mio appello.
29.06.08 ore 3.40 A.M.
Mi sono svegliato con
una gran sete, e non sono più riuscito a ritrovare il sonno.
Odio sprecare sveglio il tempo che potrei passare standoti vicino,
così ti scrivo ancora.
La luce della luna,
leggermente riflessa dal viale di ghiaia bianca sotto la mia finestra,
illumina ancora una volta le mie parole. Mi ricordo quando ti insegnai
per la prima volta a godere del suo chiarore, a capire come vedevo io
quella luna immobile. Mi dicesti che ero un romantico, un'anima antica
dagli occhi d'argento, incapaci di squarciare il velo di armonia che
copriva la mia realtà.
Ricordo che al tempo
non ti compresi bene, e tu ridesti. E mi baciasti, sdraiati in
giardino, la brezza leggera che giocava con i miei pensieri.
Mi manchi davvero:
sono 84 ore, 46 minuti e 50 secondi che non tocco le tue labbra.
Questo, più
di tutto il bianco e la solitudine che mi circondano, sarà
ciò che mi farà davvero impazzire.
29.06.08 ore 22.16
Stasera è
davvero tardi. Avrei voluto scriverti prima, ogni minuto passato senza
la penna in mano, ultimo mio flebile contatto con te, è
stato un'agonia. Ma sono riuscito a raggiungere la mia camera solo
adesso. Questa è stata davvero una giornata intensa. L'ho
passata per la maggior parte del tempo fuori dal centro medico, nei
campi. Daniel mi ha seguito, il suo obiettivo era quello di portarmi a
fare qualche foto fuori, per "distrarmi".
Distrarmi da che cosa,
poi, non lo so.
In ogni caso,
tralasciando le fitte al cuore che il tuo pensiero mi procurava, la
giornata è stata piuttosto piacevole. Sai che adoro le
fotografie, tanto essere fotografato (quante volte mi hai accusato di
manie di protagonismo?) quanto fotografare. Sai anche che cosa penso
delle foto, quali adori scattare, quali siano i miei soggetti
preferiti.
Il mutevole, il
transitorio, l'irripetibile.. Mi hanno sempre affascinato. Sapere di
poter catturare con l'obiettivo qualcosa che un attimo prima
è solido e concreto davanti ai tuoi occhi, e un attimo dopo
è scomparso, mi fa sentire quasi necessario. Come se avessi
preservato un momento irripetibile dall'ignoranza del mondo, l'avessi
portato alla luce e reso immortale. La fotografia è il
nostro pizzico di immortalità.
Niente
potrà eguagliare il momento immortalato nella foto. Ce ne
saranno altri migliori e altri peggiori, ma mai altri uguali.
Ecco perchè
i miei soggetti preferiti sono le persone. Le persone non sono mai
uguali a se stesse, "la
loro più grande qualità è
l'imprevedibilità".
Mi sono lasciato
andare, vero Thomas? Ma ho bisogno di parlare, devo contrastare il
bianco sonno che allunga le sue mani su di me, ancora una volta. E' un
sonno liquido e infido, sono sicuro che non è naturale. Devo
resistergli, anche se le idee cominciano a sfuggirmi.
Oggi, in ogni caso, ho
fatto davvero molte fotografie. Voglio spedirtele appena possibile;
saranno la tua meta.
Saranno la tua mappa
per arrivare fino a me, attraverso il grano di carta nelle tue mani
fino a giungere alle spighe reali che dondolano nel vento, e che,
chicco dopo chicco, ti condurranno dove io sono.
Qui, al mio posto. E' una vita che ti aspetto.
~
Note finali:
Spero che vi sia piaciuto questo primo capitolo. E' da molto tempo che
non mi faccio vedere su EFP (e ho lasciato anche una storia a
metà.. chi mi conosce ne sa qualcosa xD Giuro che mi
rimetterò all'opera) però oggi ho deciso di
postare questo nuovo lavoro.
E' una storia epistolare, come avrete visto, l'ho già
conclusa ed è piuttosto breve. Un altro capitolo, massimo
due. Vedremo.
Inizialmente era nata come storia dell'amore tra due fratelli. Poi mi
sono ricordata che forse su EFP non si può (ho vaghe
rimembranze del regolamento, ma qualcosa mi dice che è
probabile) ..così ho cambiato la loro relazione, sono
diventati due fidanzati.
Li amo comunque xD
Sono molto affezionata a Thomas e Nicholas.
Spero che alcuni di voi abbiano già capito cosa non va in
Nicholas, e che alcuni invece non l'abbiano capito, com'è
giusto che sia.
Sennò mi togliete il gusto di scrivere!
Che dire oltre?
Che spero attendiate il prossimo capitolo, e che leggere questa storia
possa essere per voi un'emozione quanto è stato per me
scriverla.
Ps: un tempo Thomas si chiamava in modo diverso e, appunto, era
fratello di Nicholas. Se mi sono dimenticata di cambiare qualche parte
riguardante la vecchia storia e quella nuova non torna, fatemelo
presente. Sono estremamente distratta.
Ps2: Come al solito sono qui, per (probabili) critiche e (improbabili) complimenti xD Fatevi sotto!
A presto!
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