Tic Toc Tic Toc
Le cinque.
Tic Toc Tic Toc
Le sei.
Tic Toc Tic Toc
Le sette.
Dopo
un'altra notte insonne, è ora di alzarmi. Lo faccio con
riluttanza, troppo stanca anche solo per respirare. Infilo i vestiti,
un maglione nero e un paio di pantaloni che mi rendono ancora più
anonima e triste di quanto si possa pensare, sbuffando. Senza
guardarmi allo specchio, esco di casa.
Sapete
cos'è la depressione? Beh, non ne soffro, non ancora. Per ora
le mie giornate sono semplicemente caratterizzata dalla presenza
costante e perenne della tristezza. Non riesco più a dormire,
passo ogni singolo istante della mia vita a pensare, ho allontanato
da me tutti quelli che mizwqa amavano. Sorrido leggermente, perché
in realtà non è stato molto difficile isolarmi: sono
andati tutti via, nessuno ha combattuto per rimanere nella mia vita,
né il mio ormai ex fidanzato, né la mia migliore amica.
Nessuno.
Quando
ci si ritrova in queste situazioni l'unico sostegno morale viene
dalla famiglia, peccato che fosse proprio la mancanza della stessa a
causarmi tanto dolore.
Il dolore esige di essere
sentito, ho letto una volta in
un libro. E io stavo obbligando me stessa a provarlo tutto.
D'altronde, quando assisti all'omicidio dei tuo genitori, puoi
provare emozioni differenti? Non credo.
Sono
in auto, la pioggia scende lentamente sul parabrezza. Somiglia a me
quando piango: in maniera lenta e controllata, mentre cerco di non
affogare nelle mie stesse lacrime. Ricordo quel giorno, ma non
ricordo in quale ordine ho provato rabbia, tristezza e frustrazione.
Ma il momento in cui quell'uomo ha sparato due colpi di pistola
consecutivi, destinati ai miei genitori, è vivido nella mia
mente. Non dimenticherò mai le urla di mio padre e le lacrime
di mia madre che mi pregava, tra un singhiozzo e l'altro, di andare
via. – Scappa! – diceva – Jane, scappa! –
Non
seguii il suo consiglio, fu l'assassino a scappare. Io mi limitai a
distendermi accanto al corpo di mio padre e a prendere in grembo la
testa di mia madre. I capelli biondi erano impregnati di sangue quasi
secco. Quella volta rischiai davvero di morire affogata dalle mie
stesse lacrime.
La
verità è che non riesco più ad andare avanti; è
come se la mia esistenza non avesse più alcun senso. Ho
guidato fino alla stazione. Compro un biglietto e mi siedo.
Tic Toc Tic Toc
Quattro minuti all'arrivo
del treno
Tic Toc Tic Toc
Due minuti all'arrivo del
treno
Tic Toc Tic Toc
Un minuto all'arrivo del
treno
Mi alzo
e mi avvicino ai binari. 50 secondi. Inizio a piangere. 30 secondi.
Non sono più triste, lo ammetto. 10 secondi. Sono depressa.
Sento lo
sferragliare del mezzo e, in un quarto di secondo, mi ritrovo sospesa
al di sopra dei binari del treno. Una lacrima mi riga la guancia. Due
secondi.
Tic................
NOTE DELL'AUTORE Sì,
il lieto fine non mi piace. Sapete cosa mi piace? Le vostre opinioni
u.u Ovviamente non siete obbligati, ma mi farebbe piacere leggere
qualche recensione. Passate a leggere anche altre storie! Bacioni!
Elvira
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