Khalepà tà kalá

di scrabble_wars
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5. All'ombra del platano

Nonostante tutto Emma e Segundus riuscirono a dormire, ma solo a causa della stanchezza. Childermass, abituato com'era a trascorrere notti insonni, li trovò ancora addormentati su un vecchio sofà nella stanza più lontana dal cuore della casa, seduti l'uno accanto all'altra come a cercare un contatto umano nella desolazione del crepuscolo, coperti da un misero panno di lana. Segundus teneva le mani della donna tra le sue come aveva fatto tante volte negli anni precedenti, ma in questo caso più per cercare conforto che per donarne.

Per troppo tempo aveva conservato un’ingenuità infantile nei confronti di ciò che la vita avrebbe potuto riservargli, convinto come molti che ciò che non si nomina non possa esistere e ferire; un atteggiamento tanto diffuso tra gli esponenti della sua classe sociale quanto deleterio. Childermass lo guardava e ringraziava ogni tassello del destino che aveva portato il giovane mago lontano dalla strada già intrapresa da Gilbert Norrell, ogni decisione che lo aveva reso più resiliente di quanto non fosse all’epoca del loro primo incontro, ogni esperienza che lo aveva modellato in un uomo in grado di affrontare, benché con qualche comprensibile esitazione, momenti come quello della notte precedente.

Avrebbe dovuto chiamare un prete per dire addio a Vinculus nel modo più dignitoso possibile, anche se dubitava che l’uomo avesse qualcosa a che fare con una religione diversa dal culto del Re Corvo. Childermass avrebbe trovato una scusa plausibile che spiegasse il tumulo sormontato da una croce improvvisata, una mezza verità che rendesse comprensibile il suo gesto di fronte a uno spettacolo macabro senza spiegarne pienamente la natura. L’avrebbe invitato in casa per un tè evitando la stanza che conservava ancora un odore metallico e stagnante, il camino da cui brandelli di pelle ricamata ad arte pendevano fissati su cordicelle color amaranto sempre più scuro, il tavolo ancora coperto di sangue secco e raggrumato.

Iniziò a sentire la sua maschera sgretolarsi sotto il peso di azioni che nessun essere umano dovrebbe mai essere costretto a compiere. E poi iniziarono i brividi e la nausea e non poté fare altro che combattere le vertigini appoggiandosi alla parete e lasciandosi andare fino a ritrovarsi seduto a terra con gli occhi fissi nel vuoto, perché le poche ore di pace che aveva conquistato sottraendole di nascosto a un medico erano state donate a Vinculus per risparmiargli inutili sofferenze.

Segundus si svegliò avvertendo la presenza di Childermass nella stanza nello stesso modo in cui riusciva ad avvertire la sua magia. Per un attimo la sua coscienza rimase come in ammollo nella pace garantita da un sonno senza sogni, ma tutto il dolore, il disgusto e la rabbia tornarono prima ancora che avesse avuto il tempo di parlare e lo gettarono di nuovo in uno stato di profondo smarrimento. La prima cosa che vide furono i capelli di Emma vicino alla sua guancia. Districò le mani dalle sue e tentò di alzarsi senza svegliarla, disponendo meglio la coperta sulle sue spalle nude che in qualsiasi altro momento - in un'altra vita - gli avrebbero dovuto provocare pensieri ben diversi. Solo in un secondo momento notò e si mise a contemplare la massa oscura appoggiata contro il muro, le ginocchia piegate a supporto di una testa che non riusciva più a formulare pensieri, i capelli sciolti che sembravano il velo funebre di una vedova.

Ciò che rimaneva della forza di Childermass poteva essere raccolto e cullato nel palmo di una mano e fu esattamente ciò che Segundus decise di fare. Gli si avvicinò senza timore, sapendo che non avrebbe mai voluto farsi vedere in quello stato, ma che un aiuto era necessario e forse Segundus era proprio la persona da cui l'avrebbe accettato senza fiatare.

Inginocchiatosi al suo livello gli sollevò il viso sussurrando "la signorina Emma ha bisogno di riposare ancora, andiamo in camera".

Childermass lo guardò di traverso come un animale sorpreso nel letargo, mentre ansimava con sempre maggiore frequenza e gli occhi gli diventavano lucidi per la vergogna e per la riconoscenza. Una volta usciti dalla porta, Segundus si trovò a rispecchiare la reazione dell'altro uomo e le lacrime iniziarono a scendergli copiose mentre sorreggeva buona parte del suo peso e gli faceva coraggio passandogli una mano sulla schiena con movimenti circolari. Childermass si sedette sul letto con un tonfo. Era stanco, ma sapeva che addormentarsi avrebbe significato arrendersi agli incubi. Tentò di combattere ogni tentativo di Segundus che lo sollecitò più volte a distendersi e dormire senza una parola, prima scomparendo alle sue spalle per rivoltare le coperte, poi chiedendo altrettanto silenziosamente il permesso di guidare il suo busto in posizione orizzontale.

Fu il brusco rifiuto che gli fece alzare lo sguardo sul volto di Segundus, dove le lacrime ancora fresche avevano disegnato cascate lungo le gote pallide. La sua mente non conservava altra volontà che quella necessaria a farlo sopravvivere in quel momento. Impulsivamente afferrò Segundus attirandolo in un abbraccio, tentando di confortarlo come aveva fatto lui.

Segundus si irrigidì per la sorpresa di un gesto così inaspettato, ma presto si rese conto di quanto entrambi avessero bisogno di sentire la vita pulsare in qualcuno, il battito di un cuore che poteva nutrire ancora speranza. E poi le lacrime diventarono un torrente quando si rese conto che, ormai da molti anni, si sentiva incredibilmente solo.

Se ne accorse improvvisamente e solo perché ciò che gli era successo negli ultimi tempi gli aveva offerto un metro di paragone. Il modo in cui Vinculus se n’era andato, la sua ineluttabilità, non solo lo avevano fatto sentire impotente di fronte a una magia molto più grande, ma lo costrinsero a riflettere su come tutto ciò che aveva costruito con fatica potesse essere spazzato via da un momento all’altro.

Il rapporto di amicizia che aveva coltivato con Childermass era stato il frutto di un lungo travaglio costellato da scontri e ambiguità che nascondevano, in realtà, un profondo rispetto reciproco. Nella sua vita non aveva mai avuto una persona che contasse così tanto su di lui e di cui, a sua volta, si potesse fidare ciecamente, qualcuno che non giudicasse follia i suoi tentativi di riportare la magia al suo antico splendore, qualcuno di così intellettualmente stimolante da lasciarlo spesso a bocca aperta o da fargli desiderare una vicinanza umana sempre maggiore. L’idea di perdere anche lui si incastonò dolorosamente tra le sofferenze recenti.

Si staccò lentamente da Childermass con l’intenzione di contemplarne i tratti, di memorizzare il peso della sua presenza nella stanza, facendosi avvolgere dalla magia che non aveva smesso di pulsare nell’aria nonostante sembrasse completamente perduto, ma un corpo indebolito seguì il suo movimento rivelando che l’uomo aveva pianto fino allo sfinimento. Aiutarlo a distendersi sul materasso fu più semplice di quanto non si fosse aspettato.

Il semplice atto di rimboccargli le coperte e asciugargli il sudore dalla fronte corrucciata fece emergere in lui un affetto a lungo negato e talmente perturbante da fargli credere che l’unica reazione possibile in quel momento fosse appoggiare debolmente le labbra sulle sue. Più che un bacio fu un sigillo, un tentativo di legare indissolubilmente il loro futuro, quasi una promessa di matrimonio amaramente non condivisa. Segundus ebbe il coraggio di andarsene solo quando il respiro di Childermass divenne più profondo e regolare.



“Bernard Ainsworth” furono le prime parole che Emma rivolse a Segundus porgendogli una ciotola con del brodo caldo e del pane vecchio di un paio di giorni fatto abbrustolire sul fuoco “è il nome dell’uomo che ha interpretato il vecchio libro del Re Corvo.”

Segundus ci mise più del necessario a capire il senso dell’offerta e delle parole. In parte era ancora disorientato dalle proprie azioni, ma fu anche sorpreso dall’ammirevole costanza della giovane donna che, come dimostrava il libro aperto sul tavolo alle sue spalle, aveva già ripreso le ricerche preferendo concentrarsi sui successi futuri piuttosto che sulle immagini che le ingombravano la mente in modo ossessivo.

“Childermass me ne ha parlato, ma non ha mai accennato al nome. So solo che è morto almeno da quarant’anni”, rispose Segundus accettando il cibo e mettendosi a sedere. “C’è altro che dovrei sapere?”

“Tre giorni fa sono rimasta sola con lui per qualche minuto mentre voi eravate occupati con i preparativi. Mi ha raccontato brevemente del viaggio che ha fatto quando era giovane alla ricerca dell’ultimo uomo che potesse interpretare il Libro. Si è spinto fino in Cumbria.”

Emma spinse il volume verso Segundus. Si trattava di un manoscritto di poche pagine che conteneva alcuni degli incantesimi più importanti trascritti dal libro di Jonathan Strange.

“Nonostante molti credano che fosse un essere fatato, in realtà era umano quanto lo sono io. È morto poco dopo avere incontrato Vinculus e ha ricevuto una sepoltura cristiana da qualche parte nella contea”.

Lo sguardo di Segundus cadde sulla scrittura tonda ed elegante che identificò come quella di Emma. Si trattava dell’incantesimo di resurrezione che Jonathan aveva praticato per l’esercito, ma in una versione ricca di annotazioni e raccomandazioni alla cautela.

“Non credo sia il caso…”

“Abbiamo alternative?”

Lo sguardo di Emma si addolcì notando la reazione preoccupata di Segundus alla sua risposta. “Può diventare pericoloso, i risultati possono essere imprevedibili, ma ci siamo spinti fino a qui e non me la sento di abbandonare tutto senza fare quest’ultimo tentativo.”

Segundus avrebbe voluto dirle che in ogni caso non le avrebbe mai permesso di viaggiare assieme a loro, che si trattava di un’impresa poco adatta a una giovane aristocratica, ma sapeva che ogni suo tentativo di proteggerla per non mandare in fumo i sacrifici che lui stesso aveva dovuto fare per tenerla in vita fino a quel momento sarebbe stato recepito come un’offesa. E se, adottando un’onestà disarmante, le avesse confidato di tenere a lei come a poche altre persone, Emma avrebbe sicuramente fatto leva su quell’affetto per ottenere ciò che voleva.

“Ne parleremo quando Childermass sarà sveglio” si risolse a rispondere Segundus e affondò i denti nel pane ammollato per celare il suo disappunto. “Come vi sentite?” chiese dopo un attimo di silenzio.

“Avrei tanto bisogno di un incantesimo che mi faccia perdere la memoria in modo selettivo. Se avessi in me anche solo un briciolo di magia ci starei già lavorando” rispose Emma, sorridendo mestamente per non spaventare ulteriormente Segundus.



Il funerale di Vinculus fu celebrato all’ombra di un platano nel retro di Starecross Hall. Fortunatamente il parroco, un uomo rubicondo che sembrò meno interessato alle circostanze del decesso che al chiaretto offerto da Childermass, non presentò nessun tipo di problema e riuscì a portare a termine la funzione inciampando nelle proprie parole, cosa che gli fece proporre spontaneamente un piccolo sconto in cambio di un altro bicchiere di vino.

Su consiglio di Segundus, Emma decise che fosse necessario aspettare prima di parlare della sua decisione a Childermass. Era ancora troppo indebolito, tanto psicologicamente quanto fisicamente, per lanciarsi subito in una nuova sfida che non avrebbe esitato ad accogliere all’istante e questo perché, oltre ad essere alla loro portata, un successo avrebbe potuto significare tanto la fine dei loro problemi quanto l’inizio di un futuro in cui la magia avrebbe raggiunto nuove vette.

Dopo avere trascorso un po’di tempo in silenzio contemplando la croce disadorna decisero di tornare in casa. Emma e Segundus si accomodarono davanti al camino discutendo dei pasti futuri per tentare di trovare una distrazione.

Childermass rimase in piedi accanto alla finestra fumando la terza pipa dal suo risveglio e guardando le sagome che si muovevano nel riflesso del vetro. Sembrava essere l’unica cosa in grado di calmare la sua irrequietezza e di distrarlo dall’istinto che gli diceva di non perdere tempo, di tornare in quella stanza, di riprendere le ricerche da dove le aveva lasciate, dai brandelli che erano l’unico scopo della sua esistenza.

Segundus, ignaro del fatto che Childermass potesse vedere ogni suo movimento e lo stesse guardando altrettanto attentamente, si voltò più volte verso di lui pensando a cosa avrebbe potuto fare per aiutarlo tentando di reprimere la tentazione di correre verso di lui e abbracciarlo e baciarlo come era successo quella mattina, magari in circostanze diverse in cui le lacrime avrebbero lasciato spazio alle risa e Childermass avrebbe risposto con entusiasmo colmando il vuoto che il suo gesto aveva solo contribuito ad allargare.

A Segundus bastò abbassare lo sguardo per un attimo di troppo per sentire lo scatto di un catenaccio. Quando la sua attenzione tornò alla finestra, Childermass era sparito.





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