Una telefonata

Notte fonda. Mezzogiorno.
Due stati dall’altra parte del mondo, due ragazzi che non smettono di pensarsi. Un solo modo per potersi sentire: il telefono.
Seiya sapeva bene che la linea non prendeva al grande tempio, ma aveva scoperto un piccolo posto dove il cellulare di Saori prendeva.
Stupidi iPhone, ecco perché adoro I Samsung!, pensava ogni volta che telefonava alla ragazza. Nonostante le avesse proposto di regalarle un Samsung Galaxy S4, un telefono che secondo il ragazzo era “una bomba”, Saori si era rifiutata dicendo che l’iPhone era “il cellulare migliore del mondo”.
-Tsk, poi si lamenta se non ci sentiamo- disse il cavaliere di bronzo.
Biiiip. Biiiip. Biiiip.
-Pronto- finalmente aveva risposto, pensò.
-Finalmente! Dove ti eri cacciata?!- chiese il ragazzo preoccupato. Saori abitava ormai al Santuario da 8 anni, mentre lui era rimasto in Giappone ad occuparsi di Villa Kido e per occuparsi degli ultimi affari del vecchio nonno di Saori.
-Scusa Seiya, è che non mi sento bene in questo periodo…- disse la ragazza per giustificarsi -come procedono gli affari? Ti manca ancora tanto?-
-No, amore, ancora una settimana o due e sono di nuovo lì con te. Sono passati solo 20 giorni da quando sono tornato ma mi manchi già- disse ripensando ai tre giorni passati con la ragazza.
-Bene, sono contenta… Finalmente sarai tutto nostro- disse.
-C-come… nostro?!- chiese dubbioso il cavaliere. Anche se non poteva vederla, Seiya sapeva che la ragazza stava sorridendo dall’altro capo del cellulare.
-Seiya… SONO INCINTA!- esultò infine la ragazza quasi sull’orlo delle lacrime -ora devo andare, ci sentiamo via messaggio okay? Ti amo.-
Seiya riattaccò solo per correre dai suoi compagni e amici, tutti concentrati a mangiare. Il moro spalancò la porta e I ragazzi lo guardarono con gli occhi sgranati: aveva le guance rigate dalle lacrime, il moccolo che gli colava dal naso e le labbra incurvate con il sorriso più bello che avesse mai fatto.
-Seiya… stai bene?- chiese Hyoga preoccupato.
-Ragazzi… DIVENTERÒ PAPÀ!-