Soma sapeva qualcosa riguardo l’America. Il posto più bello e ambito
del pianeta. New York poi essendo la capitale molto moderna e industrializzata
attirava i visitatori da tutte le parti del mondo. Si doveva aspettare una
varietà di etnie, lingue e culture diverse tra loro e lui essendo giapponese si
sentiva più estraneo di chiunque. Tuttavia anche se l’America poteva essere una
grossa opportunità, le persone che ci abitavano erano uguali a tutte le altre.
La gente ricca da una parte mentre quella di ceto sociale inferiore da
un’altra. Questo non sarebbe cambiato da nessuna parte del mondo. La sua
guardia del corpo era simpatica, un uomo alto e robusto che parlava solo se
interpellato però aiutava moltissimo Yukihira a relazionarsi con le persone
inglesi dato che il ragazzo era ignorante con le lingue straniere.
L’obiettivo primario di Soma era parlare con Erina in ogni caso perciò
si faceva guidare dall’uomo di fiducia di Senzaemon per incontrare la ragazza.
Le 12:00 segnava il cellulare di Soma mentre avanzava verso l’Hotel in
cui lavorava Nakiri. Più passi faceva più si sentiva nervoso di incontrarla.
Non sapeva bene come chiamare quei sentimenti che provava il suo cuore gli
diceva soltanto che non poteva ignorare il fatto di aiutare Erina. Quel bacio
tra di loro gli aveva dato la voglia di agire e preoccuparsi per la ragazza con
cui si scontrava sempre. Non avevano mai avuto una conversazione normale, ma
solo battibecchi. Lei non sopportava il modo di fare di Soma e lui non riusciva
a stare al passo con le sue provocazioni.
Il posto non lo sorprese affatto, elegante e bellissimo. Quell’Hotel
doveva valere molto e anche il servizio.
C’erano molti tavoli prenotati, altri già occupati da gruppi di
famiglie o semplicemente persone d’affari e coppie. Fortunatamente il loro
tavolo era stato già ordinato grazie a Senzaemon che aveva provveduto. Soma e
il suo accompagnatore si accomodarono e sfogliarono il menu. A Yukihira quasi
venne un colpo nel leggere i prezzi delle pietanze. Sicuramente non avrebbe
potuto pagare nulla con quelle cifre, ma Sai, la sua guardia, gli assicurò che
ci avrebbe pensato lui.
Scelse un primo piatto di pesce mentre Sai optò per un piatto
totalmente vegetariano.
- Sono davvero curioso di assaggiare qualcosa preparata da Nakiri. È la
prima volta, sa? – disse Yukihira a Sai.
- Non credo che la signorina Nakiri cucinerà ogni cosa, penso invece
che darà una mano nella preparazione, ma che lei cucini direttamente dei suoi
piatti è difficile. Ho sentito dire che Azami è molto esigente e perciò sarà
lui a decidere quali pietanze servire. Dal menu infatti sembra tutto così
raffinato e lontano dalle prelibatezze della figlia. – rivelò Sai.
- Lei ha mai assaggiato qualcosa preparata da Nakiri per fare un
confronto? – chiese il ragazzo.
- Certo sono molto vicino alla famiglia Nakiri e mi è capitato qualche
volta di poter assaporare dei cibi vegetariani davvero sopraffini quando la
nipote di Senzaemon desiderava sperimentare questo tipo di piatti. –
Soma, deluso, si rassegnò all’idea di conoscere come cucinava Erina.
Dopo aver degustato le portate Soma, con la pancia piena decise di
farsi accompagnare dalla sua guardia nelle cucine dove presumibilmente lavorava
anche Erina. La ragazza era intenta a preparare una musse al cioccolato,
concentratissima da non notare l’entrata di Soma.
Uno dei cuochi si avvicinò ai due per farli allontanare ma Yukihira era
ostinato – Voglio solo parlare con Nakiri. È urgente. –
La voce di Soma attirò l’attenzione di Erina che si girò di scatto. I
due ragazzi incrociarono i loro sguardi, per Erina vedere Yukihira sembrò quasi
una speranza. Rivedere qualcuno che ogni volta le scatenava mille emozioni la
fece agitare. La sorpresa di rivedere Yukihira fu tale da lasciar cadere la
ciotola col cioccolato sul pavimento. Erina distrattamente la recuperò e chiese
aiuto per pulire il danno che aveva fatto.
- Ci pensiamo noi. – disse una giovane ragazza gentile e premurosa.
Erina si scusò e vide Soma avvicinarsi a lei.
- Non ti avvicinare. Prima dimmi che sei venuto a fare a New York! E
poi mi spieghi che ci fai nel mio ristorante? – domandò a raffica Erina.
- Sono venuto per sapere cosa ti succede. Eravamo tutti preoccupati
soprattutto la tua amica Arato, perché avevi smesso di contattarla. –
- Non ti intromettere nella mia vita! Vorrei che ne restassi fuori,
chiaro! – disse freddamente lei.
- Questa è stata anche un’idea di tuo nonno, è preoccupato. – fece
presente il rosso.
- Lo so ma ora sono qui e mi sto adattando. Tu non hai il padre che ho
io. Non puoi capire! E poi sto imparando tante cose. – disse fiera Erina.
- Certo come no, magari preparando dei piatti che non sono neanche nel
tuo stile perché tuo padre ti controlla. Ma non capisci che ti sta facendo il
lavaggio del cervello. – la schernì Soma.
- Basta, invece di sprecare il tempo a capirmi perché non ti preoccupi
della tua vita. Non sei minimamente all’altezza di tuo padre. Sono andata nel
ristorante dove lavora e mi è sembrato fosse migliorato ancora in cucina. –
fece un ghigno – Di sicuro non arriverai mai al suo livello, ne tantomeno
provare a convincermi che puoi aiutarmi, con la mia situazione, perché è così.
Nessuno può aiutarmi. Adesso vattene, se ti trovasse qui mio padre sarebbe un
guaio. – si voltò e ricominciò a cucinare con i suoi colleghi.
Soma era ferito dalle parole di Nakiri ma più di tutto essere
paragonato a suo padre. Il migliore. Se prima sentiva compassione per Erina in
quel momento c’era solo risentimento nei suoi confronti. Avrebbe voluto
controbattere, ma la verità era che Erina aveva ragione. Lui non poteva
competere ancora contro il suo vecchio.
- Mi dispiace ma non ho intenzione di mollare. Non ti darò pace finché
non comprenderai che hai bisogno di aiuto. – disse Soma prima di andare via
lasciando Nakiri in stato confusionario. Per Erina non era costato nulla dire
quelle parole, era stato facile dire cose cattive però doveva ammettere che il
muro di ghiaccio si era scalfito un poco dopo l’apparizione di Soma. La rabbia
che aveva provato nel rivederlo e le emozioni forti, che le stringevano il
cuore, erano la prova che l’indifferenza nei confronti di tutto ciò che si
voleva lasciare alle spalle, ovvero i suoi amici, non aveva un effetto
duraturo. Ricominciò a sentire un lieve dolore, in particolare pensando a Hisako
per la quale aveva ignorato i suoi sms e le sue chiamate.
Kohinata vide Soma uscire dal locale dei Nakiri e subito lo raggiunse.
- Scusami! – attirò l’attenzione di Soma.
- Dici a me? Chi sei? –
- Mi chiamo Kohinata e sono un amico di Nakiri Erina. Beh a dire il
vero siamo amici da poco. –
- Kohinata…aspetta come mai mi conosci? –
- Non so il tuo nome ma ti ho riconosciuto subito appena ti ho visto. A
causa della foto del bacio. –
Soma ricordò che Nick aveva inviato la foto compromettente a un suo
amico di New York. Era infastidito da quel tono quasi amicale e meschino di
quel ragazzo che non si era fatto scrupoli a mostrare ad Azami quel bacio.
Avrebbe voluto mollargli un pugno in faccia, ma non poteva dare spettacolo e in
più c’era troppa gente.
- Che cosa vuoi? Cosa volevi ottenere mostrando ad Azami quella foto? –
chiese con foga.
- Ero in una situazione difficile, non volevo che andava a finire in quel
modo. Voglio dirti solo una cosa, non perderò contro di te. Erina capirà quanto
valgo e che ti deve stare lontana. – puntualizzò Kohinata.
Yukihira non comprese quell’ultima frase, ma sapeva che quel ragazzo
non lo spaventava. Avrebbe agito come sempre, con determinazione e impegno.
- Non mi interessa ciò che dici. Io faccio quello che mi pare e se ci
scontreremo, allora si vedrà. – si allontanò Soma con il fuoco vivo dentro di
se.
Al dormitorio Stella Polare i ragazzi discutevano del più e del meno.
- Non vi sembra strano che proprio Yukihira sia partito per primo? –
chiese Marui agli altri.
- Che vorresti dire? – domandò Yuki.
- Poteva pensarci Alice che è la cugina di Nakiri oppure la sua amica
Arato. Quello che si è proposto, però, è stato Soma che per altro non è in
buonissimi rapporti con Nakiri. – ragionava Marui.
- Hai ragione è strano, ma con la situazione del bacio penso sia
cambiato qualcosa tra loro. Poi forse Yukihira si sente un po’ colpevole per
quella foto e che quindi sia voluto andare anticipatamente a New York, per
sistemare le cose con Nakiri. – rispose Ibusaki.
- Ah, come è bella la gioventù! – s’intromise Isshiki – E’ difficile
comprendere gli adolescenti. -
- Parla come se fosse molto più grande, ma in fondo ha solo un anno più
di noi. – commentò Yuki vicino all’orecchio di Ryouko per non farsi sentire.
- Avete mai baciato qualcuno? – domandò tutto a un tratto Satoshi. I
ragazzi si imbarazzarono a quella domanda impertinente. Marui fece cadere il
libro che stava leggendo, era nervosissimo – Pe-perché questa domanda? Per
baciare qualcuno devi essere attratto dall’altra persona e…insomma ti deve
piacere qualcuno, ecco! –
- Ha ragione Marui, io per esempio non mi sono mai fidanzata. – confessò
apertamente e senza imbarazzo Yuki.
- Io ho avuto una relazione di sei mesi con un ragazzo dell’accademia,
ma non era una cosa seria. – disse Ryouko un po’ rossa in viso.
- C’era da immaginarselo, tu sei troppo bella! – dichiarò Yuki
abbracciando l’amica.
- Dai non esagerare – disse l’altra.
- Ibusaki e tu? – chiese prepotente Isshiki.
- Perché dovrei raccontare qualcosa di questo genere. Piuttosto senpai
perché non ci racconti tu, se hai avuto qualche relazione. – rispose alla
provocazione Ibusaki.
- Beh, si e no. Forse, probabile. – disse vagamente Isshiki, era chiaro
che non aveva intenzione di parlare della sua vita sentimentale passata o
presente che fosse.
Megumi non era insieme a loro, ma nella sua stanza. Era rimasta
scottata troppo da quello che aveva visto accadere tra Soma e Erina, tanto che
non aveva voglia di toccare argomenti sentimentali di nessun genere. Ryouko era
preoccupata per l’amica che si faceva vedere poco, ma sapeva di doverle dare
tempo per riprendersi. Non conosceva i sentimenti che Megumi provava per
Yukihira, ma lo sospettava un po’ soprattutto dopo averne parlato con Isshiki.
Quest’ultimo conosceva il malessere d’amore che provava Megumi e sperava che
col tempo si sarebbe ripresa.
Soma e il suo fidato accompagnatore, Sai, presero un taxi che li
avrebbe portati direttamente al ristorante dove era stato assunto Joichirou.
Yukihira ripensava alla conversazione che aveva avuto con Erina e alla
freddezza della ragazza; si rattristò. Ancora una volta Erina si era dimostrata
crudele e antipatica, quasi egoista.
Soma era troppo orgoglioso per chiedere un consiglio a suo padre, ma
doveva fare un’eccezione perché avrebbe dovuto trovare un modo per aiutare e
parlare civilmente con Nakiri. Almeno ci doveva provare e per tentare di
convincerla ancora, gli serviva un ottimo piano. Le pubblicità lo distrassero
finché non arrivò a destinazione.
Joichirou stava aspettando suo figlio all’ingresso dell’hotel dove
alloggiava e lavorava. Appena vide Soma gli andò incontro e lo accompagnò dentro.
Il ragazzo notò i vari dipendenti che salutavano cordialmente suo padre
e lui ricambiava. Era molto amato e rispettato Joichirou, anche alla tavola
calda era popolarissimo, ma quel giorno sembrava che avesse un’aura totalmente
differente rispetto a quando lavorava con lui nel loro paesino.
- E’ un bel posto – ammise Yukihira.
- Si, è stata una fortuna essere assunto qui e poi mi pagano abbastanza
bene. Piuttosto non mi hai detto il motivo per cui ti trovi qui. Insomma sono
felice che tu sia venuto a trascorrere un po’ di tempo insieme a me, ma credevo
che avresti voluto ritornare ad aprire il nostro locale, durente l’estate. –
- Si lo farò, ma prima dovevo venire a New York per una persona. –
- La nipote di Senzaemon, giusto? –
- Come lo sai? –
- L’ho incontrata. È già venuta nel mio ristorante anche se solo per
una volta. –
Soma rimase sorpreso, ma non del tutto visto l’ammirazione di Erina nei
confronti di suo padre. Joichirou mostrò a Soma la sua stanza e gli propose di
aiutarlo in cucina come i vecchi tempi. Yukihira si entusiasmò moltissimo e
accettò senza problemi tirando fuori il suo inseparabile fazzoletto bianco.
La cucina era fornitissima, Joichirou presentò suo figlio al capo e ai
suoi colleghi. Soma si sentì subito a suo agio, come se fosse uno di loro e
rispettò ogni ordine che gli veniva impartito. Dopo lo staigeaire Yukihira era
diventato più professionale nel gestire un ristorante, suo padre infatti era
contento che avesse fatto dei progressi. Mentre preparavano i vari piatti
Joichirou chiese a Soma – Cosa è successo tra te e Nakiri Erina? Perché per
come ti sei precipitato a New York, prima delle vacanze, deve essere qualcosa
di importante. –
- Non proprio. Azami non è un ottimo padre, tu dovresti conoscerlo
meglio di me visto che è stato un tuo ex compagno di scuola. –
- Si non è certo la persona più bella del mondo ma è pur sempre il papà
di Erina, perciò non è facile intromettersi tra loro, poi è anche una persona
influente. –
- Ad ogni modo devo rimediare a un problema. Un ragazzo dell’accademia
ha scattato una foto di me e Nakiri che ci baciamo e Azami l’ha vista. Ci sono
stati dei fraintendimenti tra me e lei non saprei. Il fatto è che non ha più
contattato la sua amica ne sua cugina, quindi nessuno sapeva come stesse Nakiri
perciò sono qui per risolvere la situazione di malinteso che c’è stata tra noi.
–
- Aspetta, tu e Erina vi siete baciati? – si fermò di colpo suo padre.
- E’ stato un incidente. –
- Chiaro, quindi è stato accidentale. Ma davvero? – continuò a chiedere
incredulo.
- Dai non prendermi in giro, vecchio. – disse un po’ irritato e
imbarazzato allo stesso tempo.
- Ok, come vuoi. Sei già andato a trovarla? –
- Si e mi ha cacciato. Diciamo che non è stata proprio felice di
vedermi. –
- Beh che cosa ti aspettavi. Chiaramente Azami le avrà fatto il
lavaggio del cervello un’altra volta. –
- Si è probabile. Comunque fra qualche giorno dovrebbero arrivare altri
amici dell’accademia per vedere Nakiri. –
- Sul serio! Allora devi farmeli conoscere! –
- Certo! – sorrise raggiante Soma – Sono fantastici. –
- Ti consiglio, però, prima che arrivino i tuoi amici di sistemare i
problemi con Erina, secondo me sarebbe meglio per entrambi. –
Soma non capiva bene a cosa alludesse suo padre, ma rifletté a quelle
parole. Avrebbe dovuto fare un altro tentativo prima di mollare. Spostò lo
sguardo sul menu e vide una pietanza che non aveva mai assaggiato. Chiese al
padre che tipo di ricetta fosse e lui rispose subito – Quando è venuta a
trovarmi Erina, lei ha voluto sperimentare una nuova ricetta e così io alla
fine l’ho approvata per il ristorante. –
Soma pensò che quella fosse un’ottima occasione per assaggiare qualcosa
creata da Erina. Perciò con il consenso di Joichirou, Soma ricreò fedelmente il
piatto per assaggiarlo e momentaneamente lasciare il posto di aiutante chef. Il
piatto era fenomenale ma sentiva un sapore vagamente familiare. Gli ricordava
li bacio. Anche Erina aveva avuto la sua stessa idea di riprodurre quel gusto?
Non gli sembrava possibile. Un po’ sperava che fosse così, magari era l’unica
soluzione che gli restava per parlare con la ragazza. Senza pensarci due volte
prese alcuni ingredienti e cominciò a cucinare.
- Scusa Soma che stai facendo? – chiese perplesso suo padre mentre
tagliava l’aglio.
- E’ un problema se sperimento un piatto che mi è venuto in mente? –
- No, ma come mai di punto in bianco? –
- Voglio aggiungere degli ingredienti che mi sembrano perfetti alla
ricetta di Erina. –
- Sul serio? Allora hai trovato quello che mancava! Erina mi ha
lasciato apposta la ricetta perché io potessi aiutarla a trovare l’elemento
mancante. Secondo lei era incompleto il suo piatto. Tu invece l’hai capito? –
Finalmente Soma aveva la conferma che sia lui che Erina volevano
riprodurre lo stesso sapore percepito durante il bacio. Anche se era solo
un’ipotesi doveva provarci.
- Si credo di aver trovato una soluzione. –
Joichirou trovò molto cambiato suo figlio rispetto a un tempo. Sembrava
più maturo. Soma era assorto nella sua cucina, ripensò agli insegnamenti di
Shinomya, il mago delle verdure, alle sue sconfitte con il padre e con i
ragazzi con cui aveva gareggiato alla Tootsuki. Mischiò tutte le sue conoscenze
per creare un valido piatto e possibilmente straordinario per il palato di
Nakiri Erina.
Soma era arrivato come se niente fosse e ancora una volta le
stravolgeva la vita. Erina era arrivata a pensare che le fosse capitato un
beffardo destino e che giocasse con i suoi sentimenti.
Soma era la sua speranza o un ostacolo da abbattere come pensava Azami?
La domanda era ancora senza risposta. Erina non sapeva come fermare il suo
cuore ogni volta che Yukihira appariva, però sentiva fortemente l’oscurità
dentro di sé una barriera scura che opprimeva il suo cuore e la mente. Vedeva
tutto negativo e monotono. Le foto del ballo le apparivano un ricordo lontano,
quasi estraneo, come se non avesse mai vissuto quei momenti allegri e
spensierati. Soma era diventata la sola persona per cui provare dei sentimenti,
in quella gabbia dove Azami l’aveva rinchiusa. Anche se in un altro continente
Erina sapeva che la differenza erano le persone, se non c’è chi ami, a cui vuoi
bene, nessun posto può essere bello o luminoso. New York era diventata la sua
nuova gabbia. La ragazza non voleva contare sull’unica persona che ogni volta
allontanava da sé quasi fosse una malattia da evitare, ma Soma era l’unico che
poteva aiutarla a svagarsi ed essere libera da tutto. Sentiva di volerlo vedere,
magari scusarsi per come l’avesse trattato ma il suo umore, nero, gli impediva
qualunque scelta avesse a che fare con Yukihira.
Proprio quando stava pensando a lui, Yukihira apparve con il suo solito
sorriso luminoso.
- Ehilà Nakiri! –
- Esci subito da qui! – lo intimò Erina con il volto paonazzo.
- No, non ci penso neanche, che ti piaccia o meno. Ho una proposta da
farti che non potrai rifiutare. –
Erina non voleva sentire ragioni e continuò a sbraitare contro Soma.
- Ti propongo uno shokugeki. Se vinco io dovrai ascoltare tutto ciò che
ti dirò. Caso contrario, me ne andrò come vuoi tu. –
- Cosa? Certo che no! E poi non vinceresti mai contro di me. Io ti sono
nettamente superiore. –
- Allora visto che sei tanto convinta, dimostralo con questa sfida!
Però ad una condizione che tu utilizzi uno dei cibi che sono su quel menu –
indicò il menu tipico del ristorante scelto da Azami in persona.
- Sei diventato matto? Chiedermi uno shokugeki e per di più vorresti
battere uno dei cibi più costosi e prelibati di questo ristorante! Non ci sono
neanche i tre giudici che dovrebbero fare la prova assaggio. –
- Dei giudici non preoccuparti, ho trovato qua e là dei cuochi disposti
ad aiutarci, stanno per arrivare. Inoltre voglio dimostrarti che la cucina di
tuo padre non è la migliore e il fatto che sia tu a prepararla non farà alcuna
differenza. Ho una ricetta che batterà questo tipo di cucina, che tu stai
approvando insieme e tuo padre. –
Erina ebbe un po’ di timore a quelle parole. Forse Soma poteva avere
ragione riguardo la cucina di suo padre, ma c’era in ballo la sua dignità e
doveva dare il meglio. Aveva le spalle al muro, non poteva tirarsi indietro.
- D’accordo accetto la sfida e le condizioni. Sappi, però, che lo
faccio per provarti che ti stai sbagliando su tutto. –
Soma non fiatava, era sicurissimo di vincere, ma ogni tanto sbirciava
il lavoro di Nakiri. Lei era talmente assorta da non sentire minimamente la
pressione o l’ansia. Non poteva perdere, anche se cucinare uno dei piatti del
ristorante di suo padre non era il massimo per dimostrare quanto valeva
realmente.
Anche Erina gettò uno sguardo sulla cucina di Soma. Qualcosa di quello
che stava preparando il ragazzo le sembrava molto somigliante a una ricetta che
aveva creato, ma non ci diede peso. Non poteva essere la stessa, pensò.
Joichirou gustò fino all’ultima briciola la ricetta che aveva
sperimentato Soma. Aveva un sorriso malinconico, ma non solo. Aveva le lacrime
agli occhi. Lacrime per qualcuno. Quel gusto gli ricordava, infatti, il suo
primo amore. Di certo Soma era migliorato, ma quel piatto era l’unione di due
pensieri quello di Erina e di suo figlio. Era una ricetta speciale e Joichirou
la chiamò proprio “Il sapore dell’amore”.
I giudici arrivarono con anticipo. Due di loro erano proprietari di
pasticcerie e non conoscevano Nakiri Erina mentre il terzo apparteneva a una
famiglia di salumieri e aveva già assaggiato nel locale dei Nakiri.
Soma e Erina presentarono i loro piatti. Entrambi sembravano entusiasti
ma solo uno di loro poteva fare la differenza.
I giudici anche se un po’ combattuti furono molto chiari nella loro scelta:
il vincitore fu Yukihira.
- Come è possibile che il mio piatto abbia perso? C’è stato un qualche
trucco forse? Eravate d’accordo? – domandò a raffica Erina.
- No, per capirlo dovrai assaggiare il mio piatto. – la invitò Soma.
Erina era troppo scossa da prendere in giro Yukihira, voleva capire a
tutti i costi come era riuscito a vincere contro di lei. Ingoiò subito un
boccone fumante ed esplose di felicità. La stessa emozione che aveva provato
nel baciare Soma. Lo stesso sapore. Yukihira aveva reso completa la sua
ricetta, solo perché?
- Allora, non ti ricorda qualcosa di familiare? – la provocò Soma.
- Hai preso la mia ricetta come base, per poi trasformarla. Si l’ho
notato. – disse con le guance rosse.
- Come ti sembra? Non credi che abbia fatto un ottimo lavoro? – disse
sorridente. Erina guardò i suoi occhi dolci e vivaci. Il sapore di quel bacio,
che aveva quasi dimenticato, ormai era diventato di dominio pubblico con quel
piatto. Avvampò come non mai, sentiva un caldo insopportabile. Di lì a pochi
secondi tutto le sembro insopportabile, doveva esplodere prima o poi, così
rispose di getto – Non è assolutamente paragonabile ai miei piatti! Ricordati
che questa volta non ho gareggiato con le mie specialità perciò non ti montare
la testa. –
- Ahahahah – scoppiò a ridere Soma – Lo sapevo che avresti detto
qualcosa di simile. Comunque non avevo intenzione di batterti in uno shokugeki
per discutere su chi di noi fosse il migliore. So bene che i tuoi piatti sono migliori
di quelli di tuo padre, anche se in verità non li ho mai assaggiati. Questa
battaglia era un pretesto per chiederti di assaggiare la ricetta che tu hai
cominciato e io l’ho migliorata, modestamente. –
La ragazza sentì con ammirazione le parole di Soma, ma l’ultima frase
la fece incavolare – Come sarebbe a dire “io l’ho migliorata”! Guarda che non l’avevo
terminata quella ricetta e di certo non avrei chiesto a te l’aiuto perciò non
so di cosa tu stia parlando! – sbuffò.
Soma pensò tra sé “ Certo che a volte ha un caratteraccio”!
Si sentirono delle voci in lontananza ma Erina riconobbe i passi di suo
padre e dei suoi uomini.
- Presto, devi andartene Soma. Se ti vedesse mio padre sarebbero guai! –
- Certo, ma come la metti con la cucina? È tutto in disordine. –
- Non c’è tempo, sarà qui a momenti mio padre, lo capisci? Ci penso io
a sistemare. – disse la ragazza invitando anche i giudici dello shokugeki a
uscire dalla porta sul retro. Soma non era d’accordo sul piano di Erina e
infetti fece a modo suo.
- Io me ne vado, ma tu vieni con me. – le prese un braccio e la
trascinò con sé mentre la guardia del corpo, Sai, li aiutava nella fuga –
Fidati di me! – disse infine Yukihira guardando il volto sgomento di Nakiri
correre di fianco a lui. Era una follia ma per la prima volta a New York quello
fu il momento in cui Erina si sentì più libera e viva.
Quando Azami trovò la cucina sotto sopra e sua figlia scomparsa si
preoccupò. Diede una veloce occhiata alla stanza e vide il piatto ancora caldo
che aveva preparato Soma. Per curiosità lo assaggiò, senza sapere il perché –
Ma che cosa…? – si chiese incredulo.
Di lì a poco uno dei suoi uomini avvertì Azami che c’erano delle visite
per lui. Nakamura non aveva voglia di vedere nessuno, ma doveva sapere cosa era
successo in quella cucina e perché sua figlia era andata via senza la sua
guardia del corpo. Quest’ultima era mortificata dell’inconveniente e sarebbe
andata subito a cercare Erina.
- No, la cercherò di persona. – disse serio Nakiri.
- Lascia perdere Azami, piuttosto perché non facciamo due chiacchiere. –
apparve all’improvviso Joichirou.
- Saiba, tu qui? – si stupì l’uomo.
- Mi dispiace signore, voleva entrare a tutti i costi. – si scusò la fidata
guardia del corpo di Azami.
- Qui c’è una persona che ti vuole parlare. – continuò il padre di Soma
indicando una persona alle sue spalle.
Azami non poteva credere ai suoi occhi – Tu che cosa ci fai qui? – si rivolse
alla persona accompagnata da Joichirou che a sua volta aveva uno sguardo
severo.
|