Harry Potter e il Principe Purosangue

di Herm_Granger
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Capitolo 18

Castello di Hogwarts, secondo piano, bagno delle ragazze, ora di cena.
‘Guasto’.
Era la scritta del cartello affisso sulla porta del bagno delle ragazze, ormai lì quasi perennemente.
“Deve essere un brutto momento.” Disse Ron osservando l’acqua che usciva dalla porta. “Forse è meglio tornare un altro giorno.”
“Non possiamo.” Disse Harry, cercando di mostrarsi più convinto che poteva. “Se c’è qualcuno che può aiutarci, quella è lei.”
“Detesto quella ragazza. È sempre lì a piagnucolare... fa così pena.”
Ma Harry ruppe gli indugi e aprì la porta.
Appena entrati, furono investiti da una serie indistinta di gemiti e singhiozzi disperati. La trovarono seduta accanto alla finestra, le mani sul viso, rivolta verso la notte.
“Ehm... Mirtilla? C-c’è qualcosa che non va?”
Mirtilla Malcontenta aveva sempre qualcosa che non andava. A volte a Harry sembrava di vedere la ragazzina piagnucolosa di cinquant’anni prima, che si era rifugiata in bagno perché Olive Hornby la prendeva in giro per via degli occhiali. Era come se il suo spirito si fosse fermato in quell’istante, ripetendo le stesse dinamiche in una sorta di loop temporale. Poco dopo, Mirtilla era morta, senza neanche avere il tempo di realizzare di aver visto un basilisco. Così era diventata un fantasma, e aveva iniziato a infestare il bagno delle ragazze, inconsapevole guardiana della Camera dei Segreti. Almeno finché Tom Riddle non aveva deciso di aprirla di nuovo.
Nonostante tutto, Harry le portava rispetto e le si rivolgeva con garbo. Ovviamente, non sempre la cortesia era ricambiata.
“Oh si, certo! Prendiamo in giro Mirtilla! Tanto lei è troppo stupida per sentire cosa diciamo fuori dalla porta!”
Ron divenne paonazzo: non pensava che potesse sentirlo. Mirtilla lo oltrepassò urlando, lasciandogli addosso una sgradevole sensazione di freddo umido, e fece per rientrare nel suo gabinetto.
“Aspetta! Abbiamo bisogno di te!”
Silenzio.
“ Harry Potter...”
Disse fluttuando a mezz’aria. La luna era quasi piena quella sera e i suoi raggi le passavano attraverso, creando degli strani riflessi argentati.
“Il bambino sopravvissuto ha di nuovo bisogno di me.”
Incredibilmente, i suoi occhiali da fantasma riuscivano a riflettere la luce lunare, offuscandole il volto, ma Harry distinse chiaramente un risolino divertito attraverso la luce bianca.
Forse per la prima volta, riusciva a vedere Mirtilla per quello che era: l’impronta dell’anima di un vivente, una creatura sovrannaturale, evanescente, mitica. Secondo i babbani, non sarebbe neanche dovuta esistere.
Ripensò a come gli avesse praticamente detto la soluzione dell’indovinello del Torneo Tremaghi, o a quando li aveva aiutati a trovare l’ingresso della Camera dei Segreti. Era vero: non era la prima volta che chiedeva aiuto a Mirtilla.
“Immagino che sia di nuovo una faccenda di serpenti.”
“Sai qualcosa?”
Gli occhi di Harry divennero di un verde intenso, era pronto a captare ogni singola informazione. Ovviamente alludeva a Draco.
“So che la vostra amica si è lasciata incantare da un paio di occhioni di ghiaccio dal cuore di pietra.” Disse ammiccante. Passò qualche secondo di silenzio di attesa.
“Nient’altro?”
“Non direi.”
Harry si sentì completamente scoraggiato.
“Ne sei sicura?”
“Sicurissima.” Mirtilla si girò di spalle.
“Ora devo proprio andare... nelle tubature ci sono delle strane tracce di petali di rosa e acqua di luna che danno un odore davvero piacevole...”
Petali di rosa e acqua di luna...
Il nome di questi ingredienti risvegliò qualcosa nella mente di Harry, qualcosa vecchio di anni... qualcosa che aveva letto nel libro del Principe Mezzosangue, e che non potè fare a meno di sussurrare:
Amortentia...”
“Cosa?”
“Uova di Ashwinder, peperoncino in polvere, petali di rosa e acqua di luna, Ron! Amortentia!”
Ron sbiancò. Non poteva essere vero. Harry e Ron si diedero uno sguardo di intesa.
“Dobbiamo andare. Grazie di tutto!” Disse andandosene via.
“Harry Potter!”
Harry si voltò, preoccupato.
“S-si?”
“Se mai dovessi avere ancora bisogno di aiuto...” Disse Mirtilla, facendo dei cerchi sempre più stretti intorno a lui.
“Non esitare a venire...”

 

Herm_
 




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