Gente che...

di Lily_LunaPotter
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*Angolino*
Ultimamente le cose non vanno per il verso giusto anzi, i problemi familiari e quelli a livello di amicizie e amore sono aumentati.. Mi scuso per i disagi, e credo che questa Hermione mi somigli abbastanza.. okay, tanto. BUONA LETTURA..
Fuori, pioveva.
Il temporale era iniziato da poco, colpendo violentemente i rami degli alberi già in fiore, facendo ondeggiare le foglie e tremare i vetri delle finestre.
Le gocce si abbattevano con forza, disegnando il loro cammino sul verde, lasciando tracce invisibili ed argentee, ed il ticchettio della pioggia era ritmico e ipnotico, una melodia singolare suonata dalla natura.
Piccole pozzanghere si creavano nel vuoto, riflettendo il cielo ormai violaceo, dove le nuvole si rincorrevano infuriate, scatenando la loro ira sul paesaggio sottostante.
Al centro si estendeva una coperta grigio scuro, attraverso la quale spiragli più chiari, argentei, si illuminavano di cobalto, in un susseguirsi casuale di blu ed azzurri, come il mare in inverno.
Vedeva il mondo riflesso in specchi trasparenti, ma la sua attenzione era catturata dalla notte, che scendeva prepotente, dipingendo con colori cupi ogni particolare e dettaglio di quel quadro.
Non aveva paura del temporale, ma le metteva tristezza.
I tuoni scuotevano la terra, lasciando dietro di sé un ritmico ticchettio, ed i lampi illuminavano porzioni di notte per pochi secondi, esplosioni di luce nel buio.
La natura le sembrava spaventosa e crudele, ma così bella da togliere il fiato.
Solitamente si sarebbe seduta di fronte all'entrata della tenda per osservare quello spettacolo, ma non fu cosi.
Si chiedeva chi fosse davvero. Era Hermione Granger.
Ma cosa significava? Fin da piccola il suo nome veniva associato a caratteristiche che gli altri credevano di capire, ma non era cosi.
Babbana, secchiona, Sanguemarcio, castoro.
Nonostante si fosse sempre mostrata indifferente e forte, lei non lo era. Semplicemente, andava avanti.
Ogni litigio con Ron era un duro colpo.
Quella notte, le erano rimaste solo le macerie. Era distrutta sotto il crollo di ogni certezza che negli anni aveva costruito.
Soffriva al pensiero di doversi alzare e vivere, al pensiero di tutti quei ricordi che l'avevano fatta sorridere, e piangere contemporaneamente.
Ogni piccolo particolare era sfigurato dalle lacrime che pungevano i suoi occhi, velati da tristezza e dolore represso.
Fisicamente, erano lividi, tagli inferti con precisione, e non poteva fermare la distruzione che causava il vuoto nel petto, allargandosi sempre un po di più.
Non aveva pace, ogni piccola cosa le ricordava Ron, il litigio, i suoi genitori. Si sentiva in colpa. Sbagliata.
Sbagliata perché non era riuscita ad impedire al suo mondo di crollare.
Forse però, era crollata anni prima. E da li si stava ricostruendo.
La devastazione, come se provasse troppi sentimenti e ne fosse al contempo svuotata, si faceva strada sotto la pioggia.
Hermione stava male.
Dopo anni di "sto bene", capi di stare male.
Era quel tipo di persona con cui il mondo è crudele troppo presto, che deve affrontare il dolore diversamente. Aveva cancellato la memoria ai suoi genitori, ma anche lei avrebbe voluto poter resettare tutto.
Sogni, speranze, paure. L'attesa, i ricordi.
Si sentiva stupida e patetica, come se non le fosse permesso di soffrire.
Era sempre stato cosi.
Soffocava nei singhiozzi ripetendosi che poteva accadere di peggio. Che c'era chi soffriva più di lei.
Se non poteva aiutare se stessa, doveva provare a far stare meglio gli altri.
Determinata, si alzò e raggiunse il letto.
Avrebbe provato a dormire, dimenticando che lui se n'era andato. Ancora una volta. Quando lei aveva bisogno di lui.
Non c'era.
Gli aveva detto cose che non aveva mai detto a nessuno, e lui se n'era andato.
Forse era come il temporale, inevitabile.
Forse era semplicemente lei a sbagliare, perché Hermione Granger era sbagliata.
Si sentiva inutile, vuota, dilaniata dalla sofferenza, devastata.
Era in guerra con se stessa, con il mondo, ed il teatro era proprio il suo corpo.
Non li capiva, gli autolesionisti.
Era una di loro.
Si colpiva in continuazione, torturando la sua mente, i suoi sentimenti.
Non aveva tagli sulle braccia, sulla pancia, sulle gambe. Lei aveva tagli sul cuore.
E quelli non puoi coprirli, non puoi nasconderli, non puoi guarirli.
Devi semplicemente aspettare che il tempo cambi le cose. Come il temporale.
Sarebbe andata avanti.
Chiuse gli occhi e si addormentò.
Fuori, la pioggia smise di cadere. E le lacrime si fermarono.




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