7 - atra mors
È
venuta dal mare.
Con
il vento del sud, con la punizione divina.
Le
navi, i villaggi, la gente, tutti messi in quarantena. E tu, Rodolfo,
sei lì,
rinchiuso da quelle mura nei lazzaretti, sapendo che i soldati sono
fuori e aspettano
solo di colpire.
In
due hanno provato a fuggire: una madre e la sua bambina. Le
hai viste varcare le
grandi porte della
città per fermarsi dinanzi alle guardie, pregare e invocare
aiuto, e sei
rimasto immobile mentre spiegavano di essere sane, di non volersi
ammalare.
«Lasciateci
andare!» erano state le parole della donna.
E
i dardi hanno solcato lo spazio e il tempo, mettendo fine a quelle
lacrime.
Hai
visto uomini riportarne i corpi all’interno delle mura, e da
allora non ci sono
più stati pianti, né preghiere.
Ma
a te non importa…
L’unica
cosa che conta è che anche lei,
ora,
si sia ammalata. La peste l’ha posseduta con le sue febbri,
tu le hai aperto le
vene con le tue lame.
Sembrava
che stesse guarendo, ti sei detto. Sembrava che potesse superarlo.
Ma
ora la vita sembra fuggire dal suo corpo, come nugoli di topi fuggono
dalle
navi in quarantena.
Devi
dirle addio, lo sai, perché aspetti? Un altro momento e
potresti non farlo più.
Potresti doverla guardare morire, mentre hai le mani impiastrate di
sangue, dei
suoi escrementi, del suo sudore.
E
anche tu inizi a sudare…
Hai
le tue erbe aromatiche con te, ma a cosa sono servite?
A
cosa sono servite le fumigazioni, i fuochi del mattino,
l’aver evitato il sole?
Non le hai permesso di dormire, hai bagnato il suo cibo nel vino, hai
fatto
salassi e usato la canfora mentre mangiava cibi caldi.
A
cosa è servito, Rodolfo? Lo sai?
Non
certo a salvarla.
Forse
è vero che la peste colpisce le donne giovani e
belle… Forse è vero che a
salvarsi sono gli anziani, come te. O forse la colpa è dei
miasmi della terra,
della discrasia, del vento del sud.
Non
ti importa, sai solo questo.
Sta
morendo, puoi solo dirle addio, è inutile pensare,
è inutile disperarsi.
Non
suoneranno campane per lei, non ci saranno donne e bambini a portare
fiori
sulla sua tomba.
Il
viso che hai amato verrà bruciato dalla calce viva, gettato
in una fossa in
mezzo ad altri volti. E tu non potrai più vederla…
Salutala
ora, baciala se vuoi, prima che la malattia uccida anche te.
Dopo
non potrai più farlo.
Note
dell’autrice:
Ho
scritto questa storia grazie a un prompt di Crateide, dato sul Giardino
di Efp.
Amo
scrivere storici, sono circa tredici anni che lo faccio, ed
è la mia passione.
Grazie
a chiunque leggerà la storia!
Celtica
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