“Andiamo, André, vediamo chi arriva primo al
fiume” e spronò il suo puledro.
I capelli color dell’oro ondeggiarono leggeri ed io li
guardai ipnotizzato: non era una bambina come tutte le altre e,
nonostante che questo mi aveva spaventato all’inizio, adesso
non potevo far altro che essere incantato. Niente era troppo per lei,
né i duri allenamenti o i compiti assegnatici dal maestro,
né i rimproveri che riceveva dal generale o le
responsabilità di cui la caricava, a dispetto della sua
età. Insomma, aveva solo otto anni! Ma lei cadeva,
si rimproverava per averlo fatto e si rialzava con un sospiro, non
mollando mai, perché lei era un uomo o, almeno,
così le avevano sempre detto. Non avevo mai capito
perché il padrone non fosse stato contento della nascita di
Oscar: lei era la mia migliore amica ed ero così
felice che fosse nata, non mi importava come
Perciò le corsi dietro, perché io ero il suo
compagno di giochi, o meglio di spada, perché lei queste
sciocchezze non le tollerava; anche se noi due ridevamo tanto insieme e
quello per me era giocare. Riuscii a recuperare terreno e tenerle testa
per un po’ ma alla fine vinse lei, come al solito: ormai mi
ero abituato al fatto che fosse invincibile e, anche se
all’inizio mi pesava, avevo imparato ad amare la sua risata
ogni volta che accadeva e, alcune volte, la cercavo di proposito. E
così fu. Girò il puledro, mi guardò
felice e disse:
“Ti ho battuto ancora, André!”
“Sì, ma di poco!”
“Ed è proprio questo che rende la vittoria
più bella” rise ancora più forte ed io
le risposi fintamente arrabbiato:
“Sei veramente egocentrica!”
“Vedo che le lezioni del maestro fai solo finta di non
seguirle - mi disse facendo la saputella – ma questo non
cambia il fatto che io, me ne vanti o meno, abbia vinto”
sospirai, sconfitto anche nella discussione, e mi sedetti ai piedi
dell’albero più vicino. Mi si avvicinò
e mi guardò dall’alto, inclinando la testa di
lato, sovrappensiero, e poi esclamò:
“Andiamo a farci un bagno!” esitai un attimo
perché mi ricordai di quando, ignari delle conseguenze, ci
facemmo una bella nuotata nel laghetto, troppo sudati dopo
l’addestramento con la spada: porto ancora i segni
del mestolo che mia nonna mi ruppe sul didietro per quel comportamento
“sconsiderato”. Lei capì il
perché del mio silenzio e mi disse:
“Oh, non fare il coniglio, non se ne accorgerà
nessuno: dopo ci sdraieremo al sole e ci asciugheremo per bene. Non
vorrei assolutamente che Nanny finisca con lo spezzarti
addosso anche il mestolo di ferro” e mi porse la mano per
aiutarmi ad alzarmi. Io la accettai e ci togliemmo la camicia e gli
stivali, iniziando a mettere i piedi nell’acqua fredda. Fu la
prima a tuffarsi e mi ordinò di fare presto, così
la seguii: era davvero bella, una volta abituatisi al freddo. Oscar
nuotò per un pò e, quando ritornò,
pensai che volesse sfidarmi ancora in qualche gara ma non fu
così:
“André, sei felice di essere qui? Qui a casa mia,
intendo. Pensi che un giorno vorrai andare via?” io la
guardai un po’ scioccato: era una domanda molto seria e non
ci avevo mai pensato. Ci pensai un po’su e poi risposi sicuro:
“Sì, Oscar, sono felice di essere qui e non me ne
voglio andare. Nemmeno fra cent’anni!”
“Meno male, perché non voglio che tu te ne
vada” soddisfatti entrambi, iniziammo a pensare a
cosa avrebbe detto la nonna se ci avesse visto lì, tutti
fradici e infreddoliti, e a come ci avrebbe rimproverato.
“Sei veramente un incosciente, André! Lasciare che
madamigella Oscar si tuffasse in quell’acqua gelida, con il
pericolo di prendersi un malanno o, peggio ancora, di non riuscire a
nuotare ed essere travolta dall’acqua…oh, non
voglio nemmeno pensarci! Vieni qui, sciagurato, vediamo se con il
mestolo riuscirai ad imparare la lezione..,”e feci una
perfetta imitazione di Nanny, tanto che anche Oscar non la smetteva di
ridere. Poi, stremata, mi schizzò dell’acqua e mi
disse:
“Oh, André, basta, così mi
uccidi!” avendo tanta voglia di vederla ridere ancora, le
schizzai a mia volta e le risposi:
“Hai visto?! Almeno sono imbattibile a fare
battute!”
“Sì, ti dichiaro giullare di corte!” e
un’altra schizzata. Pian piano diventò una vera e
propria lotta, come avevo desiderato, specialmente quando io
salii a riva mentre lei era accecata dall’acqua e,
prendendo una bella manciata di fango, gliela lancia in testa, sotto la
sua espressione completamente sconvolta. Allora salì anche
lei e mi spinse a terra, facendo in modo che ci rotolassimo e ci
sporcassimo i calzoni. Ma non ce ne importava niente: non riuscivamo a
smettere di ridere e finimmo per sederci ai piedi
dell’albero dove c’erano i nostri vestiti fino ad
esaurire anche le lacrime. Era così bello stare con Oscar.
Anche se non gliel’avevo mai detto, lei era le persona a cui
volevo più bene al mondo e volevo stare sempre con lei
perché così le risate erano assicurate. A volte
sembrava…non antipatica ma dura, ma era solo
perché il padrone lo era con lei: in realtà era
molto divertente e affettuosa. Come ora che, mentre aspettavamo che
passasse la ridarella, mi abbracciava stretto stretto. Quando
finì, appoggiò la testa sulla mia spalla:
“André io ti sono simpatica?”
“Certo, Oscar. Sei la mia migliore amica” lei
sorrise. Poi continuò:
“Bene. E tu sei il mio, André. Anzi, tu sei mio
fratello!” Mi emozionarono molto quelle parole.
“Sei il mio fratello maggiore, perché mi proteggi
e ti prendi le punizioni al posto mio. Però con la spada ti
proteggo io, perché anche io sono tua sorella, vero,
André?” e mi guardò un po’
incerta. Non capivo perché avrebbe dovuto dubitarne:
“Sì, Oscar. Però se tu sei mia sorella,
e per di più anche più piccola, sono io che devo
proteggerti con la spada!” e si mise a ridere
“Ma se ti batto a duello tutte le volte!”
“Questo è perché tu hai cominciato
prima di me e perché sei molto più agile, ma con
un po’ di pratica ti farò vedere
che…”
E così ci rivestimmo, tornando a casa ancora tutti sporchi
di fango ma non ce ne preoccupammo: ci stavamo divertendo come pazzi e,
anche se avrei di sicuro fatto infuriare la nonna, non mi interessava
perché stare insieme ad Oscar rendeva sopportabili tutte le
punizioni.
E qui inizia la mia piccola "avventura". Ho intenzione di scrivere
tanti piccoli missing moments in ordine cronologico. Non ho nessuno
scopo creativo, solo la voglia di condividere con chi ama questa storia
e questi personaggi come me quella che è la mia
verità. Ringrazio e dedico tutta questa raccolta ad una mia
insostituibile ma soprattutto cara amica qui, su EFP: senza di te non
sarebbe così divertente!
Spero che a lei e a chiunque abbia la pazienza di leggermi questa
"scampagnata" piaccia. Un saluto!
P.s. se qualcuno reclama la paternità del titolo di questa
mia storia, mi scuso e rimedierò all'istante.
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