Angelo Solitario

di ladonnadeisegreti
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Stava passeggiando sulla riva, ammirando il mare. Restò affascinata dalle sue mille sfumature, che andavano a confondersi tra loro e brillavano alla luce del sole. Le onde si infrangevano sulla spiaggia formando una schiuma biancastra, e il loro sciabordio le sembrava quasi una melodia. Alzò lo sguardo al cielo, e vide un paio di rondini in volo. Le piaceva guardarle perché le sembrava di essere lì con loro, a vagare ovunque senza una meta precisa. Si sdraiò sulla sabbia, prendendone una manciata e lasciando che il vento gliela portasse via dalla mano, facendola passare tra le dita e creando una lieve scia che svanì poco dopo.
Le persone la chiamavano Angelo Solitario. Nessuno aveva mai avuto l'opportunità di parlarci, anche se molti ci avevano provato. Erano tutti curiosi di scoprire la storia di quella ragazza che sembrava provenire da un pianeta sconosciuto. E dico così perché lei aveva davvero qualcosa di speciale, di sovrannaturale. Mi ero fermato ad osservarla più di una volta, seduto sempre sullo stesso scoglio.
Un giorno come gli altri stavo passeggiando sulla riva, in attesa di vederla. Strano che non ci fosse. Di solito, specialmente durante le giornate di sole, era sempre qui. Girovagai nei dintorni, allontanandomi dalla spiaggia, fino a quando mi imbattei in un gruppetto di anziane signore che parlavano fitto fitto tra loro, sedute al tavolino di un chiosco. Feci finta di guardare la locandina, con l'intento di origliare. Parlavano il dialetto della zona, il che mi costò un'ulteriore fatica. Il tema principale, nonché l'unico che riuscii a cogliere durante tutto il loro discorso, era l'improvvisa scomparsa di una certa Irene. Irene? Che lei si chiamasse così? Fu la prima cosa che mi venne in mente. E dove se n'era andata? Forse era diventata una cosa sola con le onde, forse il suo abito si era trasformato nella schiuma causata dall'infrangersi di esse sulla spiaggia. E i suoi capelli, raccolti in una treccia, erano diventati corallo.
Per anni non cambiai mai il tragitto della mia consueta passeggiata. Ogni giorno in me prendeva vita una sorta di soffocata speranza nel rivederla. La immaginavo vestita di bianco, con le conchiglie in mezzo ai capelli e tutta quella semplicità e grazia di cui solo lei era capace. Però l'Angelo, a sua insaputa, mi aveva dato un insegnamento molto importante: apprezzare la solitudine e tutte quelle piccole cose che ci circondano. E così feci, attendendo in eterno il suo ritorno.




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