CON
UN BACIO E UNO SCHIOCCO
Quattro
settimane per quattro amici e un cuore innamorato
Jack non riusciva a
perdonarsi e, anche se erano passati giorni, i sensi di colpa gli
attanagliavano lo stomaco, impedendogli di respirare.
L'aveva lasciata andare,
aveva dovuto.
Come aveva potuto farlo?
Metterla al corrente di ciò che era?
Se solo ripensava a
quanto fosse stato felice in quei giorni, in quelle settimane, non
gli sembrava vero che fosse tutto finito, così come era
iniziato.
Con un bacio e uno
schiocco.
L'aveva trascinata in un
mondo troppo pericoloso, in un mondo da cui voleva proteggerla.
Ma la stava trasformando
in ghiaccio, freddo, come lui, e poco importava se lei, il gelo, lo
domava.
Le aveva congelato il
cuore, quasi, e non era questo ciò che voleva per lei.
Non questo.
Tutti avevano notato il
cambio d'umore di Jack, l'improvvisa allegria, le sparizioni
sospette, i sorrisi un po' ebeti, eppure sinceri, ma avevano capito
solo quando Jack era tornato al palazzo dopo tre giorni d'assenza,
con scure occhiaie sotto gli occhi, una mano ferita e lo sguardo
vuoto, di chi ha perso se stesso.
Avevano capito, i suoi
amici, solo quando, dopo aver passato giorni in una finta felicità,
talmente falsa che neanche Jack stesso ci aveva creduto, il guardiano
era scoppiato ed aveva urlato contro tutti e nessuno, per poi
accasciarsi al suolo, sussurrando frasi sconnesse- “Per
favore...va' via” “salvati, io non posso” “Ti
prego, vattene, non voglio vederti”-al vuoto, lo sguardo
fisso e vacuo.
Avevano capito, i
guardiani, quando le spalle di Jack avevano preso a tremare
violentemente, il freddo che avvolgeva qualsiasi cosa, con lui al
centro, solo.
Avevano capito,
Dentolina, Bunnymund, North, Sandman, ed era troppo tardi. Troppo
tardi per salvare Jack, per salvarlo da quel dolore che l'amore tende
a portare.
Troppo tardi.
Per la prima volta,
avevano perso.
La prima settimana dopo
quel giorno Jack la aveva passata in completo isolamento, lontano dai
suoi amici. Forse per vergogna, forse per desiderio di solitudine, ma
non era tornato nemmeno una volta in quel posto che, col tempo, aveva
imparato a chiamare “casa”.
Ovviamente i suoi amici
sapevano dove andava, cosa faceva, e non solo perché non lo
lasciavano mai solo, vegliandolo di nascosto, preoccupati per lui.
Sapevano che andava al lago, ad immergersi nelle acque fredde, per
poi lasciarsi andare, perché lo conoscevano bene.
Sempre lì Jack
aveva dormito in quella settimana, o meglio, non dormito. Al lago.
Dentolina lo aveva detto
agli altri dopo essersi presa un colpo a vederlo immobile, in piedi
sul lago ghiacciato, che congelava di notte, lasciando poi che
tornasse al suo stato normale appena i raggi del sole cominciavano a
illuminare l'emisfero.
All'inizio della seconda
settimana, Jack era tornato al palazzo, e sembrava quello di sempre,
il guardiano del divertimento che gioca con i bambini, il ragazzo che
aveva fatto tornare la fede nelle cinque leggende.
Quando era tornato aveva
sorpreso tutti. Era entrato spalancando porte e finestre del palazzo
di North, dove i guardiani passavano più o meno tutto il
tempo, quando non erano impegnati, ed una cascata di neve aveva
avvolto il posto, congelando qualche giocattolo e un paio di elfi.
Aveva riso, augurando a tutti un “Buon Natale”,
nonostante fosse presto per questo. Aveva fatto un paio di giri in
aria, per poi tornare con i piedi a terra, la mano sinistra ora
fasciata malamente, ma almeno lo era.
Erano stati felici, gli
amici di lui, ma avevano cercato di trattenere l'emozione. Far
sentire ancora più in colpa il neo guardiano era l'ultima cosa
che volevano.
Lui aveva cominciato ad
aiutare gli altri quattro anche per le più futili ragioni, di
stare con loro anche senza motivo, e, se gli chiedevano il perché,
lui rispondeva che voglio semplicemente aiutare e, tanto, non ho
niente da fare, cosa anche abbastanza vera. Peccato che i
guardiani non avevano creduto per niente alla sorprendente felicità
ritrovata di Jack. Ma la verità era che, loro, non potevano
far nulla per guarire quel cuore spezzato. Così si ritrovavano
ad avere sempre intorno la presenza di Jack, ad aiutarlo come meglio
potevano.
La notte, prima di andare
a svolgere il suo quotidiano impegno, Sandman andava nella stanza del
guardiano del divertimento, dove lo addormentava con una delle sue
palle dorate, cercando di non farsi notare, e faceva in modo che
l'albino non avesse incubi.
La terza settimana era
stata la più dura. Inutile dire che tutti avevano
sperato-inutilmente-in un miglioramento, anche piccolo, ma era
tutto crollato quando Jack era andato alla tana di Bunnymund, una
sera di primavera oramai inoltrata e quasi finita. La Pasqua era
appena passata, e così il coniglio si era ritrovato senza
niente da dover fare a Jack, che sembrava supplicarlo di dargli un
qualsiasi compiti. E Bunnymund si era stancato. Non sopportava più
di vedere il suo amico in quelle condizioni, ridotto ad uno straccio,
che si fingeva il ragazzo più felice della storia. Nonostante
tra loro due c'era stato un periodo di rivalità, erano, prima
di tutto, amici, e Bunny poteva tranquillamente dichiararsi il
migliore amico di Jack. E per questo non poteva sopportare di vedere
il ghiacciolo in quelle condizioni. Voleva indietro il Jack
spiritoso, che punzecchiava sempre tutti, che era capace di far
impazzire anche una roccia, ma che aveva un sorriso sempre genuino e
sincero sul volto e la capacità innata di far ridere tutti,
anche nei momenti più oscuri. Rivoleva il vero Jack, non
quella finta imitazione. E glielo aveva detto, anzi, urlato. E Jack,
invece di rispondere alle urla, come si aspettava e desiderava il
coniglio, l'aveva guardato con sofferenza, una molto simile, eppure
diversa, a quella che aveva in volto quando tutti avevano pensato che
si fosse alleato con Pitch. Ed il ragazzo era crollato, di nuovo.
Lacrime fredde, come lui, come il suo cuore, avevano cominciato a
scendere sul volto pallido, anche più del solito, ma neppure
un singhiozzo aveva scosso il giovane guardiano. Assomigliava
tantissimo alla scena di un po' di giorni fa, quando tutti avevano
compreso cosa accadeva dentro Jack, solo che stavolta Bunny non
avrebbe permesso al suo migliore amico di andarsene. Lo aveva
abbracciato, con uno slancio, e l'albino si era lasciato andare ad un
pianto silenzioso, senza singhiozzi, ma ugualmente straziante.
Jack quella sera era
rimasto.
Ed infine, arrivò
la quarta settimana.
Jack stava tornando
quello di un tempo, lasciando che i suoi amici lo aiutassero, senza
nessun imbarazzo. Sorrideva di più ora, ma non come nelle
settimane precedenti. Quello era un sorriso vero, sincero, che
illuminava anche una stanza buia. Era tornato a scherzare con i suoi
amici, a prendere in giro Bunnymund, che rispondeva ai suoi commenti
con irritazione e mal celata allegria.
Finalmente tutto
cominciava a girare nel modo giusto, nonostante una nota stonata
continuava a perseguitarli.
North aveva trovato, un
giorno in cui aveva bisogno dell'aiuto di Jack ma non l'aveva
trovato, nella stanza dell'albino, una foto di una giovane ragazza,
molto bella e sorridente, ed allora un'idea lo aveva fulminato.
Con un po' di ricerche,
era riuscito a scoprire che la ragazza della foto, che indossava un
lungo abito principesco azzurro ed aveva i capelli quasi bianchi,
intrecciati tra loro, si chiamava Elsa, ed era la regina di un
paesino tra le montagne, un po' sperduto. Ma, la cosa più
sorprendente, era la capacità della giovane. Aveva capito,
North-come gli altri-, che quella ragazza doveva avere un qualcosa di
speciale, per spingere Jack ad innamorarsi di lei, eppure quello che
aveva scoperto era a dir poco sorprendente. La giovane aveva un
potere, un potere che assomigliava in modo incredibile a quello del
loro Jack. Poteva controllare il ghiaccio. North scoprì anche,
il perché Jack era tornato così distrutto. Elsa aveva
quasi avuto un collasso, dopo aver passato quelli che sembravano gli
ultimi giorni della sua vita, fortunatamente ancora lunga, in una
strana apatia. Aveva cominciato a diventare fredda, fredda come il
ghiaccio. E fu allora che anche
l'ultimo pezzo si mise al proprio posto. Jack si sentiva in colpa.
North
doveva trovare quella ragazza. E ci era anche riuscito.
Beh,
che dire, Babbo Natale è sempre il migliore.
Jack non riusciva a
perdonarsi e, anche se erano passati giorni, i sensi di colpa gli
attanagliavano lo stomaco, impedendogli di respirare.
Aveva avuto solo piccoli
miglioramenti, ma di notte, anche se Sandy lo aiutava, nulla poteva
impedirgli di sognare Elsa.
Oramai il suo cuore si
era congelato del tutto, e si era poi frantumato.
Ma allora perché,
quando l'aveva rivista, davanti a se, con i suoi amici che si
vedevano in lontananza-tutto merito loro, lo sapeva-, quel muscolo
aveva preso a battere con forza?
Se lui non aveva più
un cuore, come mai quello gli stava scoppiando nel petto, la morsa
allo stomaco che si allentava fino a sparire, per lasciarlo
respirare?
In quel momento era
sicuro di aver sentito un “CRACK”, il ghiaccio intorno a
lui che si spezzava.
E tutto era iniziato
così come era finito.
Con un bacio e uno
schiocco.
Perché,
nonostante lui volesse proteggerla da tutto quello, loro volevano
amarsi, e lui non poteva starle lontano.
Non poteva.
Angolo di quella
pazza della scrittrice:
Hi!
Che dire, amo la Jelsa. E come si può non amarla?! Spero
proprio che la dreamworks faccia una crossover!
Mi scuso in anticipo per eventuali orrori ortografici (si, ho scritto
proprio orrori!).
Ho scritto questa ff qualcosa come l'anno scorso e nonostante l'abbia
trovata in alcuni punti...strana? Pesante? Qualcosa del genere, ho
deciso di tenerla così, senza apportare grandi cambiamenti. Mi
viene in mente che questa è una delle mie poche het...
Beh, vi saluto!
Daughter_(perché
il nick abbreviato fa segsi!)
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