Ma amarlo era rosso

di Itsamess
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Amarlo sarà anche rosso, ma è Avorio il nostro primo litigio e i piatti che ci lanciamo addosso senza volerci colpire davvero. Peter se ne andato due ore fa ed io ancora non mi sono alzata dal pavimento della cucina, circondata da un mucchio di cocci rotti e taglienti, nella testa il solo desiderio di non vederlo mai più, altro che Canto della Sirena per chiamarlo a me.

Non volevo alzare la voce, ma doveva sapere come mi sento ogni volta che torna a casa senza neanche passare dal Pronto Soccorso, coperto di tagli e lividi e ustioni perché ancora una volta ha voluto fare l’eroe. Un tempo lo ammiravo, per questo, oserei dire che mi sono innamorata di lui, per questo: Peter era il mio principe dal cavallo bianco, dolce fidanzato di giorno e vendicatore mascherato di notte. Assorbiva un sacco di poteri utili, come forza o velocità, che gli permettevano di arrivare sempre sul posto prima che per la vittima fosse troppo tardi. Il suo costante desiderio di fare la cosa giusta lo faceva apparire altruista e generoso ai miei occhi. Senza protestare gli medicavo le ferite con il piccolo kit che teniamo nell’armadietto del bagno, lavavo le sue t-shirt sporche di sangue cercando di non chiedermi se fosse suo o di altri, perché entrambe le alternative mi lasciavano atterrita. Non gli dicevo nulla. Non credo sapesse che mi uccideva vederlo sparire improvvisamente. Ogni secondo che passavo con lui cercavo di imprimere nella memoria i dettagli del suo viso e la forma delle sue mani e il modo in cui si scostava i capelli dalla fronte quando era concentrato.

Non gliel’ho mai detto, ma nel fissarlo così intensamente io stavo solo raccogliendo il materiale per i ricordi, per quando se ne sarebbe andato. Perché lo sapevo- un giorno sarebbe uscito per andare a salvare il mondo e non sarebbe più tornato a casa. Si esponeva troppo. Sempre in prima linea per aiutare il prossimo, quando la prima persona da aiutare era lui stesso e il suo bisogno compulsivo di fare la cosa giusta.

Stasera le sue condizioni non erano peggiori di mille altre volte, eppure quando ha varcato la soglia di casa il sangue sulla sua camicia bianca mi è sembrato molto più intenso e vivido.  Ebbi l’impressione che la sofferenza gli aderisse addosso come un abito bagnato e che lui non volesse fare nulla per asciugarsi. 

Gli ho chiesto di promettermi che questa sarebbe stata l'ultima volta, ma lui mi ha urlato che non poteva. Non c’era bisogno del sonoro, perché gli leggevo la rabbia negli occhi.
Eppure sono stata io a tirare il primo piatto, gridandogli che se davvero gli importava di noi doveva smettere, perché ogni giorno rischiava la vita come se non avesse niente da perdere e non ci fosse nessuno ad aspettarlo, a casa, per cena.
E invece c’era, quel qualcuno. C’ero io.

Non deve essergli bastata, come risposta, perché se ne è uscito di casa sbattendo la porta.
 

Angolo dell'autrice
Unica storia lievemente angst della raccolta, nonchè penultimo capitolo.
Il prossimo sarà fluff e al gusto cheesecake, prometto
Un abbraccio,
Itsamess




 




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