SAY
YOU LIKE ME
ATTENZIONE:
Tutti
i riferimenti a persone e luoghi sono puramente casuali e o sono
frutto della fantasia dell'autore.
+
I
do not own the lyrics nor the songs I used in this fic, it belongs to
their respective owners.
*
Note
Autore: Salve, salvino gente, ecco qui che mi cimento per la prima
volta per la gioia delle directioners in una fanfic sulla Larry. E
no, chiariamo subito che la Starbucks non mi paga per essere citata
nella mia fic. Canzoni usate in questa fic sono:
1-
Can't stand it – Never Shout Never
2-
Talking to the moon – Bruno Mars
3-
Wonderwall - Oasis
Buona
lettura e fatemi sapere se vi è piaciuta. =D
Louis,
era sommerso dai libri nel suo angolo preferito della biblioteca,
accanto al termosifone vicino alla finestra.
Non
è affatto un topo di biblioteca, ma con l'avvicinarsi della fine del
semestre gli esami erano vicini e lui aveva rimandato lo studio fino
all'ultimo minuto. Sonnecchiava sommerso dai testi accademici,
appunti e fotocopie di filosofia e scienze.
Fu
risvegliato da un odore dolce e amaro del caffè.
Alzò
lo sguardo, nel posto di fronte a lui vi era seduto di profilo un
ragazzo, appoggiato di spalle contro la finestra.
Capelli
lunghi e trascurati, gambe incrociate, stava sfogliando alcune pagine
del libro che teneva con una mano mentre sorseggiava il suo caffè
con l'altro.
Quel
ragazzo, non era la prima volta che Louis lo vedeva nella biblioteca.
Ordinato
e taciturno, concentrato sulla sua lettura, l'esatto contrario di
Louis che era disordinato e giaceva sempre in mezzo a un caos e si
distraeva facilmente.
Si
tirò su stropicciando gli occhi, aprendoli a fatica, la biblioteca
era vuota, a parte loro due. La luce del tramonto che entrava dalla
finestra illuminava il contorno del profilo del ragazzo di fronte con
un rosso arancione dei suoi caldi raggi. Era una visione
mozzafiatante, quel gioco di chiaro scuro e luce rossa del tramonto.
Tramonto.
Louis
notò solo allora del tramonto. Era raro vedere il sole in
GranBretagna, sempre cupa e grigia, e la vista del tramonto dalla
finestra della biblioteca offriva un bellissimo spettacolo di colori.
Il
cielo, l'acqua dell'oceano e le case si erano tinte d'un
rosso-arancio tenue facendo sembrare il tutto un quadro fermo nel
tempo.
Il
ragazzo alzò lo sguardo dal suo libro e incrociò gli occhi di
Louis.
"Hey!"
Louis
sbatté le palpebre, confuso se quel ragazzo gli avesse rivolto la
parola o stesse parlando con qualcun altro, si voltò indietro, ma
non vide nessuno.
Erano
soli.
Lui
e quel ragazzo misterioso, il quale gli indicò una tazza di
Starbucks posato sul tavolo di fronte a lui.
"Per
te." disse.
Louis
lo guardò sorpreso. Di solito non avrebbe accettato mai favori da un
perfetto sconosciuto, ma lo aveva visto un paio di volte studiare
fino a tardi come lui in biblioteca, e non era in condizioni di
rifiutare un caffè gratis, ne aveva bisogno come l'ossigeno.
Notando
la perplessità di Louis, il ragazzo aggiunse "...tranquillo,
non è avvelenato, oggi c'era l'offerta prendi due e paghi uno!"
spiegò sorridendo.
"Oh,
capisco...uhm, grazie!" rispose annusando intensamente il vapore
caldo che fuoriusciva dalla tazza di carta.
Il
ragazzo sorrise alla vista di Louis che teneva la tazza con entrambe
le mani cercando di assorbire il calore della bevanda.
"Mmh,
caffè caldo, Dio ti ringrazio è proprio quello che mi serviva."
"Esami?"
Luois
sospirò annuendo tristemente guardando la montagna di libri e fogli
che lo circondava.
"Forza
e coraggio, ce la puoi fare!" lo incoraggiò il ragazzo.
Louis
sforzò un sorriso sul viso al pensiero che quella montagna era solo
la metà della roba che doveva studiare.
Fece
un respiro profondo e si rimise a studiare.
Il
giorno dopo voleva ringraziare il ragazzo misterioso del caffé, così
prima di andare in biblioteca passò da Starbucks e prese due
caffè,che poi dovette berlo lui stesso, poiché quel giorno non lo
aveva visto.
Anche
il secondo giorno prese due caffè e lo dovette berlo per due,
nemmeno quel giorno il ragazzo si era fatto vivo.
In
quei due giorni d'assenza del ragazzo il tempo si era fatto sempre
più cupo, come l'umore di Louis. Non che a Londra il tempo fosse
sempre soleggiato, ma quando c'era quel ragazzo fuori c'era sempre il
sole.
Terzo
giorno, non voleva fare la figura dello scemo che si porta due caffè
per poi berlo da solo, decise di non prenderlo. Oltre al fatto che lo
teneva sveglio, gli faceva fare tanta pipì. Infastidito dall'idea di
fare la figura dello scemo per il terzo giorno di fila, decise di
evitare il caffè.
Chiese
alla bibliotecaria il nome del giovane sconosciuto, dato che
conosceva almeno bene o male quasi tutti gli studenti che
frequentavano la biblioteca dell'università, fu un tentativo invano,
a quanto pare la bibliotecaria lo aveva preso in antipatia, dato che
lasciava sempre il suo posto in disordine e non rimetteva mai a posto
i libri nei loro scaffali dopo averli usati.
Louis
cominciava a sentire la mancanza di quella silenziosa compagnia.
*
Qualche
giorno dopo, lo rivide di nuovo, ma non in biblioteca.
L'ombrello
di Louis si ruppe a causa del vento, e si trovò costretto a
ripararsi nel primo luogo asciutto e caldo che trovò. Da fuori
sembrava un locale accogliente, a Louis bastava che potesse occupare
un tavolo senza essere disturbato.
Era
un piccolo locale simile a un pub, un luogo in cui probabilmente la
sera tardi facevano musica dal vivo, il piccolo palco era allestito
da un pianoforte e la batteria e alcuni amplificatori messi qua e là.
Ordinò
qualcosa da bere e si mise comodo su un tavolo in un angolo lontano
dal resto dei clienti. Il locale era semivuoto, a parte qualche
studente diurno come lui che si era riparato là, o stava
semplicemente scroccando la connessione wi-fi gratuita del locale.
Louis
mise i suoi occhiali e s'immerse nel suo studio, era così immerso
nei suoi appunti che non si accorse quando il barista portò il suo
ordine. Non si accorse nemmeno quando una figura lo riconobbe grazie
a quel suo modo di sedersi spaparanzato ed immerso nel suo studio
dell'ultimo minuto. Sentì una mano appoggiarsi nella sua spalla che
cercava di vedere i suoi appunti oltre le sue spalle, si voltò e
vide che era lui, il ragazzo del caffè.
"Hey?!
Ancora alle prese con lo studio vedo!"
Non
era una domanda.
"Uhm...beh...oh,
si!" disse massaggiandosi il collo nervosamente.
"Posso?"chiese
indicando il posto vuoto di fronte a lui "Prego!" e solo
allora si accorse che il ragazzo aveva una chitarra sulle spalle.
"Vieni
spesso qui?" chiese.
"Um...no,
mi si è rotto l'ombrello...e..." indicò l'aggeggio distrutto e
mutilato parcheggiato accanto alla sua borsa che un tempo era stato
un'ombrello.
"Uhh,
vedo, brutta fine!" osservò.
Louis
si limitò a un sottile sorriso.
"E
tu?"
"A
volte, verso quest'ora, non c'è quasi mai un'anima viva."
Louis
si guardò intorno, e notò che il locale si era svuotato rispetto a
prima, e fuori aveva smesso di piovere ed era uscito il sole.
"Che
fai? Suoni in una band?" chiese indicando la sua chitarra.
"Hmm,
no preferisco cantare da solo, per ora," disse alzandosi dal suo
posto, si tolse la giacca e lo poggiò sulla sedia, lasciando a Louis
l'opportunità di notare le sue braccia muscolose sotto quello strato
sottile di maglietta bianca che ricopriva, e quello che agli occhi di
Louis parve una tartaruga ben scolpita, "vuoi che ti canti
qualcosa?"
Louis
s'accorse che stava fissando troppo il corpo di quel ragazzo da non
aver notato quello che gli aveva chiesto, si schiarì la gola con
un'aria confusa.
"Dovresti
fare una pausa dallo studio, sai?!" consigliò facendogli
l'occhiolino mentre si avviava verso il palco con la chitarra.
Louis
si era abituato a vederlo come uno studente modello in biblioteca che
quasi a fatica riusciva ad accettare il fatto che fosse quel ragazzo
figo sul palco fossero la stessa persona.
Louis
scosse la testa, no, gli esami venivano prima di tutto, non poteva
permettersi una pausa, non ora che la data è ormai prossimo alle
porte.
Il
ragazzo sul palco iniziò ad accordare la chitarra.
Louis
prese il libro di testo più vicino e si immerse nella lettura.
Il
ragazzo si mise a controllare il suono.
Louis
scarabocchiò frettolosamente qualcosa su un foglio.
One...
Two...
Three...
Il
dolce suono della chitarra cominciò a interrompere il leggero brusio
del locale portando l'attenzione di tutti verso il palco.
"Baby
I love you, I never want to let you go, the more I think about, the
more I want to let it know..."
La
sua voce catturò l'attenzione di Louis, e sembrava che lui non
aspettasse altro. Non appena i loro sguardi s'incrociarono, il
ragazzo cambiò tonalità e cominciò a cantare più brioso e con un
sorriso compiacevole sul viso.
"...that
everything you do, is super fucking cute and I can't stand it..."
Louis
notò che quando sorrideva, gli si formavano due fossette adorabili
sul viso. S'accorse che il ragazzo si stava rivolgendo a lui. Le
parole, ogni sorriso, ogni sguardo erano rivolte a lui e a lui
soltanto. Sentì le sue guance riscaldarsi, e il battito salire.
Aveva una voce bellissima.
"...I've
been searching for a "boy" that's just like you...
'causeI
know your heart is true..."
Quel
ragazzo stava flirtando con lui, la canzone, le parole, i dolci
sorrisi con le fossette, ogni suo sguardo, ogni suo gesto erano
rivolte a lui. Louis rimase senza parole e respiro.
A
fine canzone Louis distolse lo sguardo dal ragazzo, scuotendo la
testa cercando di scacciare via quei pensieri strani che avevano
preso a fluttuare nella sua immaginazione.
Immaginazione.
Si,
giusto, il tutto non poteva altrimenti che essere frutto della sua
immaginazione. Forse a causa del troppo studio gli si erano bruciati
quei pochi neuroni che aveva nel cervello.
Louis
ritornò ai suoi appunti.
Il
ragazzo passò alla seconda canzone.
C'era
qualcosa di diverso questa volta, qualcosa di diverso nella sua
canzone...nella sua voce.
Comese
fosse triste.
Louis
sentì una fitta al petto, non una sensazione, ma una voce, la voce
di quel ragazzo.
Quella
canzone, quelle parole, quella voce.
Sembravano
quasi un disperato tentativo di catturare la sua attenzione, il suo
sguardo.
"...at
night, when the stars light up my room, I sit by my self. Talking to
the moon. Trying to get to you. In hopes, you're on the other side,
talking to me too..."
Alzò
lo sguardo per un istante, per vedere che stava cantando con gli
occhi chiusi. Una piccola folla si era formata davanti al palco e lui
era concentrato sulla canzone. Forse si era sbagliato, non era
rivolto a lui quelle parole. Posò tristemente gli occhi sui suoi
libri.
Voleva
andarsene.
Doveva
andarsene.
Che
sciocco per solo averlo pensato...
Cominciò
a riordinare i suoi appunti e a chiudere i libri.
Il
ragazzo passò alla terza canzone.
"...I
don't believe that anybody feels the way I do, about you now..."
Louis
non sapeva cosa avesse quel ragazzo nella sua voce, così
magnetizzante che il solo a sentire il suo respiro tra una pausa e
l'altra gli faceva battere all'impazzata il cuore.
E
questa volta ci riuscì a catturare la sua attenzione.
Quando
alzò lo sguardo s'accorse che stava cantando il suo cuore, quelle
parole della canzone quelle esatte parole sono una dichiarazione
d'amore. Quelle esatte parole che solo Louis percepì, erano per lui,
lo fece capire con la sua voce.
Quel
ragazzo sul palco non si stava esibendo per il pubblico, no, stava
parlando a lui.
"...there
are many things that I would like to say to you, but I don't know
how..."
Nessuno
dei due osava distogliere lo sguardo l'un dall'altro, quel ragazzo
stava aprendo il suo cuore a lui, a un Louis che stava cincischiando
sul si, no, boh, non lo so e forse, mentre quel ragazzo avrebbe
accettato solo una risposta da lui.
Louis
deglutì, non riusciva più a sentire il tamburellare del suo cuore
nelle sue orecchie, sentiva solo quella melodica voce.
Il
ragazzo posò la sua chitarra, ringraziò il pubblico e si diresse
verso Louis, lo prese per il braccio e lo trascinò discretamente ai
bagni dove gli rubò il suo primo bacio bloccandolo contro la parete
del bagno.
"Mha..ashpettaH!"Louis
cercò di divincolarsi dalla presa, "...non possiamo."
"No?"
il ragazzo chiese con gli occhi da cuccioletto a cui gli era appena
stato negato il biscottino, "Sai quanto ho dovuto aspettare per
farmi notare da te? Non negarmi di questa opportunità!"
"Cioè
volevo dire, non qui, non adesso. Non posso, ho gli esami di metà
semestre fra poco e devo concentrarmi sullo studio!"
"Va
bene, tu ti concentri sullo studio e io mi concentrerò su di
te!"replicò arditamente.
"Cos...non
dovresti studiare per gli esami anche tu?"
Il
ragazzo scosse la testa con il suo sorriso spavaldo che mostrava le
sue fossette.
"E
allora perché leggevi quei mattoni di scienze?"
"Ma
io non li leggevo." Louis non riusciva a capirlo era piuttosto
confuso, "Guardavo solo le figure aspettando che il signorino
qui presente mi notasse." incrociò le braccia intorno al collo
di Louis con un sorriso sornione era quasi a un palmo dal suo naso.
"Eh?"
ora Louis era davvero confuso. "Non sei uno studente
universitario?"
"Studente
si, ma non ho mai detto di essere al college."
Louis
lo spinse contro il muro di fronte.
"Chi
cazzo sei e cosa vuoi da me?"
"Oh
giusto, non mi sono presentato ancora, sono Harry piacere di
conoscerti Louis."
"Guarda
che io non sono...insomma...gay."
"Oh,
nemmeno io."
"E
allora perché mi hai baciato?"
"Sono
gay solo per te!"
"Tornatene
a casa ragazzino, non ho tempo da perdere, ho un esame da
superare."questa volta Louis stava davvero cominciando a perdere
la pazienza.
"E
se torno dopo che avrai finito gli esami?"
"Cosa?"
"Se
ritorno dopo gli esami, potresti dedicarmi almeno 5 minuti del tuo
prezioso tempo?"
"Io...cosa?"
Louis non fece in tempo ad obiettare che Harry scoccò un bacio sulle
sue labbra prima di correre via, "...non dimenticartelo, è una
promessa eh?!"
Louis
scioccato ritornò al suo tavolo, e di Harry non vi era nemmeno
l'ombra.
Non
lo vide più da quel giorno, né al locale, né in biblioteca. E le
giornate uggiose cominciavano a influire sempre più sul suo umore.
Quando
era stato l'ultima volta che aveva visto il sole? Non se lo ricordava
più. Cominciava a sentire la sua mancanza.
Aveva
dato i suoi ultimi esami, e si era ritrovato dalle parti della
biblioteca. Preso dalla nostalgia vi entrò e si sedette al suo
solito posto, accanto alla finestra col termosifone. Con lo sguardo
perso nel vuoto fuori dalla finestra stava osservando le gocce di
pioggia scivolare sul vetro.
"Son
giorni che piove ininterrottamente!"
"Eh
già!" concordò annuendo.
"Preferisco
il sole alla pioggia!"
"Anche
io."
"Vedi?
Abbiamo già una cosa in comune!" disse Harry sedendosi al posto
di fronte a Louis.
"Wow,
dovrei essere impazzito, sento così la tua mancanza che ti sto
addirittura sognando qui di fronte a me!"
"Ti
sono mancato?" chiese Harry mostrando il suo sorriso con le
fossette.
"Mi
son mancate le tue fossette!" rispose allungando una mano per
toccare con un dito le guance di Harry e...no, non era affatto un
sogno.
"Waah!"
Louis sobbalzò sulla sedia rompendo la quiete che aleggiava nella
biblioteca, guardando scioccato Harry che era compiaciuto dalla sua
reazione.
"Anche
tu mi sei mancato e non sai quanto!"
"Ma
non eri sparito?"
"Mi
hai detto di ritornare a fine esame."
"Si,
ma li ho finiti secoli fa, come mai hai deciso di farti vivo ora?"
In
risposta Harry tirò fuori dal suo zaino un foglio con un'espressione
trionfante sul viso.
"Guarda,
mi sono diplomato, e mi sono iscritto alla tua stessa università!"
"Diplomato?"prese
il foglio dalle mani del ragazzo, "Cosa, diamine? Oh, per Diana,
sei illegale!"
"Non
più, ora sono un adulto a quasi tutti gli effetti!"
"Si,
ma quando ci siamo baciati eri ancora un ragazzino! Ti rendi conto
che mi potevano arrestare?"
"Ora
non lo sono più, quindi possiamo andare anche oltre al bacio!?"
"Cosa
ti fa pensare che io abbia voglia di toccare un'infante?"
"Lo
sai!"
"So
cosa?"
"Quando
ci siamo visti l'ultima volta. Quando ho cantato quelle canzoni tu
hai provato qualcosa, non negare."
"E
anche se lo fosse?"
"È
amore!"
"Ma
tu sei pazzo!"
"Si
pazzo di te!"
Louis
sorrise non poteva negare. Si era convinto che un'emozione del
momento e che forse nel tempo quel sentimento si sarebbe placato,
dimenticato, come se fosse un terribile mal di testa che passa. E
invece era cresciuto ed era diventato avido nel corso del tempo, nei
giorni di pioggia e solitari trascorsi senza la sua silenziosa
compagnia. Sorrise per il fatto di essere stato così lento a capire
che verso Harry poteva provare qualcosa più di una semplice
compagnia di studio, ma non voleva nemmeno ammettere la sua sconfitta
di fronte a quel marmocchio e di aumentare il suo ego, avrebbe
preferito a prendersi a pugni in faccia piuttosto.
"Spero
che non ti sia dimenticato della promessa!"
"Quale
promessa?" Louis si alzò mettendosi la giacca.
"Non
fare il finto tonto!" Harry seguì Louis fuori dalla biblioteca.
"Non
ricordo d'aver fatto alcuna promessa. Ricordo solo che "tu"
hai parlato di una promessa e che poi sei scappato via prima che
potessi rispondere. Però ricordo che ti devo un caffè!"
Il
viso di Harry s'illuminò di un dolce sorriso.
"Oops!"
Si
rese conto di quanto era emozionato quella volta e la fretta che
aveva di crescere e di finire il liceo solo per poter stare accanto a
quel ragazzo tutto il tempo del mondo, che non si rese conto delle
sue azioni. Arrossì ripensando a quanto era stato stupido allora.
"Allora
che fai? Non entri?"
Harry
era perso nei suoi pensieri che non aveva notato d'aver seguito Louis
fino al Starbucks vicino alla biblioteca e che Louis gli stava
tenendo la porta aperta.
"Mentre
ci beviamo un caffè caldo, magari mi racconti anche un po' di te,
dato che sembra tu su di me sappia già tutto. E...magari mi racconti
anche il perché io ti piaccio così tanto." disse facendogli
l'occhiolino. |