Luna d'argento: Alfa e omega

di Emmastory
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Capitolo II

Aura

Il dorato sole del mattino mi solleticava il muso e gli occhi, e svegliandomi, continuavo a guardarmi intorno. Ogni membro della mia famiglia era ancora accanto a me, e nulla sembrava cambiato. Molti sostengono che la notte sia portatrice di consigli, ma a mio avviso, la stessa dispensa novità. Difatti, qualcosa di nuovo aleggia nel bosco. Trasportato dal vento, un nuovo odore. Non ricordo di averlo mai sentito, eppure mi giunge incredibilmente familiare. In questo preciso istante, vorrei davvero svegliare i miei congiunti e allertarli di quello che credo essere un pericolo, ma notando la stanchezza e lo stato in cui versano, preferisco lasciare che riposino. Ad ogni modo, i minuti passano, e quell’odore non scompare. Le mie narici ne sono ormai piene, e il bosco mi attende. Lanciandomi quindi in una corsa sfrenata, annuso alternativamente l’aria e il terreno, sperando di raccogliere ulteriore indizi circa l’ora sospetta provenienza di quella scia odorosa. Nulla da fare. Le mie speranze si affievoliscono, e improvvisamente, un suono mi distrae. I miei amici gufi sono corsi in mio aiuto, e volando silenziosi, solcano i cieli a me irraggiungibili. Squarciando il silenzio, lanciano strilli acuti, e continuando a correre, mi concentro sul mio obiettivo. La mia corsa pare non aver fine, e mentre il bosco si fa progressivamente più fitto, qualcosa mi blocca. Una voce conosciuta pronuncia il mio nome, e guardando dritto di fronte a me, lascio che i nostri sguardi si fondano. Silver mi ha raggiunta, e incredibilmente non è solo. Una femmina è immobile al suo fianco, e un particolare, il colore dei suoi occhi unito a quello del suo pelo, mi colpiscono. Iridi verdi come la foresta stessa, e un manto color dell’avorio. Non riesco a crederci, eppure quella lupa condivide con il mio Scott una somiglianza a dir poco disarmante. “Cosa vuoi da me? e chi è lei?” chiedo, confusa e spaventata dalla sua vista. “Runa, ti prego, sta calma. Noi vogliamo aiutarti.” Esordì Silver, avvicinandosi lentamente al solo scopo di ammansirmi. Indietreggiando, facevo in modo che la distanza esistente fra me e lui rimanesse uguale, e tremando come una leggera foglia, mi scoprivo incapace di calmarmi. “Andrà tutto bene, te lo prometto. Ora seguici, e lasciati aiutare.” Continuò la lupa dal pelo scuro, sorridendo in maniera debole ma al contempo convincente. Scuotendo leggermente la testa, mi decisi, e accostandomi ai miei due amici, iniziai a camminare senza proferire parola. Il tempo scorreva, e un dubbio mi lacerava le membra. Tentavo in ogni modo di non pensarci, ma l’aspetto della lupa che aveva scelto di aiutarmi non fa che ricordarmi il mio amato, e guardandola, fui vinta dalla tentazione di porre la fatidica domanda. “So che è incredibile, ma somigli moltissimo a…” in quel momento, la vergogna mi impedì di parlare, e la frase mi morì in gola. Sorprendentemente, la mia amica parve leggermi nel pensiero. “Scott?” azzardò, sempre sfoggiando quel debole sorriso. “Come lo sapevi?” chiesi, venendo colta alla sprovvista dal suo acume. “Era mio fratello.” Rispose, lasciando che la felicità abbandonasse il suo viso spegnendosi come una candela. A quelle parole, non risposi, ma un ricordo mi fece letteralmente sussultare. Stando alle mie nitide rimembranze, Scott non mi aveva mai parlato della sua famiglia, ma ad essere sincera, avrei dovuto capirlo. Un branco non è che un nucleo familiare, e ora la cruda verità si mostrava ai miei occhi, confondendomi e spiazzandomi come mai prima. Barcollando, rischiai di cadere, e sforzandomi di rimanere in equilibrio, fissai lo sguardo su un immaginario punto lontano, scoprendo quindi di essere ormai giunta a destinazione. Silver si era ormai fermato, e con lui quella che credevo essere la sua compagna. “Benvenuta alla tana.” Disse lei, che intanto aveva ritrovato la calma e appariva tranquilla. Sorridendo a mia volta, mi guardai intorno. “Sembri felice, osservai, sedendomi e continuando a guardarla in attesa di scoprire la sua identità. “Lo siamo.” Proruppe Silver, interrompendo il flusso dei miei pensieri e avvicinando alla lupa unicamente per deporre un bacio sul suo muso. A quella vista, sorrisi. Istintivamente, ricordai i tempi felici trascorsi al fianco della mia metà, e rompendo il silenzio, scelsi di parlare. “Non conosco il tuo nome.” Dissi, riferendomi alla compagna di Silver. “Sono Aura.” Rispose, sperando che riuscissi a perdonare quella sorta di dimenticanza. Avvicinandomi, la salutai, e tornando a sedermi ai piedi di un albero, continuai a studiare l’ambiente circostante. Avevo appena stretto una nuova amicizia, entrando in contatto con una femmina dal nome enigmatico quanto il corso degli eventi nella mia vita.    




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