LA STAGIONE
DELL’AMORE.
CAPITOLO
1: Jesse.
Quella
mattina, come al solito, Jesse si era alzato all’alba.
Gli
era sempre piaciuto essere il primo ad uscire dalle coperte.
Quando
era solo un ragazzo, e la casa era letteralmente invasa dai suoi
fratelli, quello era uno dei pochi momenti in cui riusciva a stare
solo.
Chiudendo
u attimo gli occhi gli sembrava di poter vedere ancora sua madre che lo
accoglieva in cucina con un amorevole sorriso sul volta
“Jesse,
tesoro, sei già in piedi? Vuoi fare concorrenza al gallo?
Su,siediti un po’ qui, ti preparo una tazza di
caffè….”
E
così, con le chiacchierate quasi quotidiane con sua madre,
cominciavano le sue giornate.
Poi
si era sposato.
Gli
piaceva andare in cucina e preparare il caffè alla sua
adorabile e amata Martha. Le portava la tazza, ancora calda, a letto e
guardarla svegliarsi con l’aroma del caffè.
Martha
si voltava verso di lui, gli sorrideva (un sorriso che sarebbe riuscito
a far breccia nel cuore del più misogino degli uomini e a
scioglierlo completamente, un sorriso che ogni volta induceva Jesse a
chiedersi cosa avesse fatto di buono nella vita per meritare
quell’angelo come moglie; un sorriso che lo induceva a
ringraziare il Signore ogni singolo giorno per avergli concesso un dono
così prezioso!) prima di sussurrare amorevolmente
“Tu mi vizi, Jesse Duke”.
Gli
anni erano passati però, i suoi genitori erano morti,
così come i fratelli e le cognate ed ultima, ma sempre prima
nel suo cuore, la cara Martha che, ne era sicuro, lo aspettava, a
braccia aperte, in Cielo.
Ora
la vecchia, solida casa dei Duke non risuonava più delle
voci dei suoi fratelli, ma di quelle dei suoi nipoti: Luke, Daisy e Bo.
Bhè,
a dir la verità, in quella mattina di Primavera in cui i
primi timidi raggi del sole entravano con i loro fasci
polverosi dalle imposte, ancora accostate, delle finestre e
l’aria era già calda e profumata, in
casa Duke non si sentiva ancora nessuna voce.
I
ragazzi dormivano ancora, mentre Jesse si apprestava a preparare loro
la colazione e a sorbire il primo caffè della giornata.
La
sera prima era c’era stata la “festa
dell’aratura”, tradizionale ed enorme occasione di
baldoria prima dell’inizio, per gli agricoltori, del duro
lavoro della dissodazione dei campi e della semina del grano, a cui
aveva partecipato tutta Hazzard, con barbecue, musica, fuochi
d’artificio e alcool che scorreva a fiumi.
Nemmeno
Boss o Rosco avevano osato rovinare l’allegria di quella
serata, anzi Jesse era certo di averli visti non solo partecipare, ma
anche divertirsi parecchio!
Quasi
tutti i cittadini avevano passato la serata a ballare, bere e mangiare
(i più fortunati flirtavano con una bella ragazza al proprio
fianco) e non erano ornati a casa che a notte inoltrata!
Jesse
quando il vecchio colonnello Thompson si era addormentato sulla sua
spalla, mentre chiacchieravano dei vecchi tempi aveva capito che era
giunta l’ora di riportare a casa “le sue vecchie
ossa” per cui si era diretto, di buon grado, verso il
furgone, senza preoccuparsi di rintracciare i nipoti che avevo perso di
vista diverse ore prima, sapendo che, presto o tardi sarebbero tornati
a casa.
Bhè,
in effetti, aveva sentito un piccolo brivido lungo la schiena al
pensiero di lasciarli così perché Daisy era la sua bambina
anche ora che il maschiaccio che era stata si era trasformata in una
bellezza mozzafiato che, quando passava, faceva voltare ogni uomo dagli
otto ali ottant’anni e il senso di protezione che provava, da
sempre, nei suoi confronti, non sarebbe mai venuto meno….
Luke era un soldato, un veterano del Vietnam che aveva vissuto
esperienze sicuramente più rischiose di una notte fuori casa
tra i bagordi…..e Bo….Bo era Bo! Se ci fosse
stato qualche guaio disoccupato o annoiato nel giro di una decina di km
si sarebbe fiondato su quel ragazzo come un’aquila sulla
propria preda! Quindi, come Jesse aveva imparato da tempo, era
praticamente inutile preoccuparsi del prima….casomai
avrebbe pensato poi
a come arginare il dopo e riparare le cose!
Quindi:
cos’altro avrebbe dovuto o potuto fare?
Non
gli era mai piaciuto tenere i ragazzi al guinzaglio! Li aveva cresciuti
facendo del suo meglio e confidava nel fatto che il Signore desse loro
un’occhiata quando non poteva farlo lui!
Quasi
due ore dopo, quando aveva già sbrigato buona parte delle
proprie faccende mattutine,Jesse sorrise, sotto i baffi, al pensiero
dei suoi nipoti in quella notte di Primavera…"Chissà
cos’avranno mai combinato?! –si
chiese, notando che in cucina non c’era nessuno e che la
colazione che aveva preparato loro era ancora intatta – dovrò andare a
svegliarli! Va bene: ieri avranno fatto più tardi del
previsto, ma non possono dormire tutto il giorno! Abbiamo del lavoro da
fare che ha aspettato anche troppo per oggi!”
E
con quell’idea nella mente si avviò verso la
camera dei ragazzi.
Bussò
una, due, tre volte…
“Chissà
cos’hanno combinato questi due ieri! Non sentono neppure la
porta!” pensò, mentre apriva la porta.
Il
letto di Luke, il più vicino alla porta e il primo che gli
capitò sott’occhio era vuoto…Jesse si
voltò verso quello di Bo prima ancora di poter sbattere le
palpebre e….vuoto anche quello!
“Dove
siete andati a finire, benedetti nipoti!”
borbottò,mentre andava velocemente verso la stanza di Daisy
sperando che lei potesse fornirgli qualche indizio.
Bussò
una, due, tre, quattro volte, prima di dichiarare severamente
“Daisy Duke: alzati immediatamente!”
Nulla.
Entrò
e….anche il letto di Daisy era vuoto.
Ma
dove erano finiti i ragazzi????
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