Our little horror story
Disclaimer: Albert
Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Excella Gionne, Jill Valentine e
tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi
detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta
per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo.
Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto
rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne
è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia
autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.
"I loved you to the point of ruin.
I loved you
until my lungs were filled with ash."
- Tina Tran -
Our
little horror story
I remember when all the
games began.
Excella studia la notte, blandisce i suoi orrori.
Alle sue spalle l'orizzonte gocciola nero e grigio, una distesa gonfia
e tumefatta - un'oscena bolla di menzogne e memorie.
È la Venezia che non ricorda,
il riflesso di una
città che aveva amato con l'innocenza di una bambina di
cinque anni.
È la Venezia di cui ha percepito l'odore prima, quando
l'Uroboros si era fatto strada tra le sue viscere, lungo la gola.
Una nascita ributtante;
il parto indecente di una bestia infernale.
Inspira, e il sapore è sempre quello; acqua marcia e sangue.
Il vento cambia direzione, sospira sulla sua pelle.
Excella sorride e aspetta.
Marzo 2008
Gli allarmi cominciano a suonare, le porte blindate si chiudono
all'improvviso.
Excella socchiude la bocca, assottiglia gli occhi.
"Cosa sta succedendo?" le chiede uno degli scienziati (Robert. Si
chiama Robert. Due figlie, una ex moglie. Qualche capello bianco, un
accenno di psoriasi da stress.) ed Excella ascolta le sirene guaire
lungo le pareti del laboratorio - grattarle,
scuoiarle vive.
"Niente." replica, e apre la borsa "Voi restate qui." ne estrae una
pistola, arma il cane "Vado a controllare."
Due ore dopo Robert sarà il primo a mostrare i segni
dell'infezione da virus T.
Remember every little lie
and every last goodbye.
"Sei tornato."
Qualcosa cade;
qualcosa le sfiora la nuca.
"Ha fatto male?"
Una parola trattenuta; una rabbia che si schiude come la corolla di un
fiore.
Excella inclina il mento, lo cerca con la coda dell'occhio.
"Sempre bellissimo; la morte ti dona... Albert."
Wesker ride senza alcuna allegria.
Marzo 2008
Il mondo è diventato rosso e bianco (sangue e intonaco.
Allarmi e
camici strappati. Umbrella e
Tricell; nomi diversi, stesso
destino)
Excella aggira l'angolo che conduce al corridoio principale, cerca di
distinguere il suono degli infetti da quello dei vivi (ancora)
Si è tolta le scarpe e i piedi nudi scivolano sul pavimento
senza fare rumore.
Deglutisce, rafforza la presa sulla pistola.
È in quel momento che la porta laterale del laboratorio si
apre con uno schianto secco.
Promises you broke, words
you choked on and I never walked away.
Piazza San Marco brucia di una luce malata; globi marcescenti che
assomigliano a vesciche di sangue.
Excella si aggiusta la gonna, cerca un posto dove sedersi.
"Come è successo?" gli chiede, e Wesker si reclina
all'indietro, la basilica un insieme distorto di punte e cupole.
"L'Uroboros."
"Uhm." ribatte Excella, incrociando le gambe davanti a sé "E
la Dott.essa Fayer
non è stata in grado di salvarti?"
Albert snuda i denti e tace.
Marzo 2008
Excella trattiene un grido, alza la pistola.
Colpo in canna, mani ferme - spara.
Bam!
Il cranio di Robert si apre come un frutto marcio, esplode contro il
muro.
L'aria si riempie di suoni (gemiti, urla, rantoli) ed Excella
si ripete
mentalmente quanti impiegati ci siano al livello quattro di sicurezza.
Almeno una cinquantina.
Excella si volta e comincia a correre.
It's still a mystery to
me.
"Sapevo di voi due."
Qualcosa attraversa il quadrilatero della piazza; forse un'ombra, forse
un fantasma.
"L'ho capito dopo l'outbreak del duemilaotto."
Il Leone di Venezia li fissa senza sguardo, si deforma sotto il
peso di
una realtà che loro stessi hanno creato.
Loro e tutto ciò che
avevano fatto.
"Eppure ti sono rimasta vicino."
La laguna è una distesa scura e limacciosa, nerissima e
senza fondo.
Uroboros.
"Eppure ho cercato d'essere all'altezza del tuo sogno; d'essere degna
di ricevere almeno un
pezzetto della tua utopia."
Wesker appoggia i gomiti sulle ginocchia, le rivolge uno sguardo
neutro.
Excella si volta, gli cerca gli occhi - il cuore.
"Ho elemosinato laddove avrei potuto esigere. Ho chiesto
laddove avrei
potuto prendere."
stringe le dita in un pugno chiuso, le riapre "Ho
amato, Albert, laddove avrei potuto odiare."
Wesker sorride (vieni
più vicino, bambina mia) arriccia le
labbra sui denti (non
mordo. Non subito, almeno)
"Perché?"
Wesker affonda sulla sua bocca e strappa
- ancora, sempre.
Marzo 2008
Ha finito i proiettili, il fiato.
Excella svolta l'angolo, sbatte la mano sul pulsante di sicurezza e
sigilla il corridoio cinque - uno degli infetti vi rimane schiacciato
sotto, plotch
- due dita (l'anulare e il medio) metà faccia
(scollata,
una maschera di muscoli e nervi che digrigna i denti,
schiocca la lingua, continua a bramare
la sua carne)
Apre la bocca e inspira con forza - trattiene un conato quando il puzzo
rancido della morte la colpisce dritta allo stomaco.
Gli allarmi hanno smesso di suonare, il mondo di esistere.
Excella deglutisce, si passa una mano sulla fronte.
Il cellulare non ha campo (comunicazioni interrotte: primo punto della
sicurezza) la rete ausiliaria non funziona (secondo punto)
Lo scaglia contro il muro, afferra la pistola dalla canna e si prepara
a usarla come una piccola mazza.
Le luci si spengono, entrano in funzione quelle secondarie.
Excella si chiede se sarà quello il giorno in cui
morirà.
Well I'm so empty.
"Mi hai mai amato?"
Trattiene le dita lungo il suo collo, blandisce la linea pulsante della
carotide.
"C'è stato anche solo un
momento in cui hai pensato che..."
Che sarei stata degna.
Che c'era posto anche
per me nel tuo mondo.
Che tutto quello che
avevo fatto era servito a qualcosa.
Gli occhi di Albert sono profeti spietati.
Marzo 2008
Soggetto C-002, prototipo numero quattro.
Maschio, venticinque anni, nessuno stato patologico in corso.
Infettato con il campione di Las Plagas 2, in attesa di un
riscontro positivo circa le sue capacità cognitive.
Excella sgrana gli occhi, percepisce le sue sinapsi impazzire e
sovraccaricarsi.
L'infetto annusa l'aria, apre e chiude le dita ad artiglio.
Excella rimane immobile, una lepre spaventata dai fari di un'auto.
Dalla bocca dell'infetto cola un filo di bava rossastra e schiumosa, il
parassita un fiore grottesco che gli deforma la mandibola.
Un ragno pronto ad
attaccare.
L'infetto ringhia
- emette un suono strano (umido,
di gola. Quasi
qualcosa stesse cercando di uscirgli direttamente dal petto.)
Crick.
Excella percepisce la scarica d'adrenalina bruciarle la schiena, la
pelle rattrappirsi lungo le ossa.
Sotto il suo piede vetro (rotto)
davanti un solo istinto (fuga)
L'infetto si volta e attacca.
Well you're so unclean.
"Me la regali una rosa, Albert?"
Il venditore s'inclina verso di loro (il riflesso di un ricordo; la
pallida imitazione di una scena già vissuta) indica un mazzo
di fiori rossi e gialli (Starway of the Sun)
"L'ho già
fatto." Wesker sorride (scopre i denti) il
venditore squittisce
- cade a terra con un plof
amorfo e liquido.
Una pozza informe e
marcescente. La disgregazione di ogni sogno - ogni
speranza.
L'Uroboros tinge gli occhi di Excella della stessa sfumatura dei
tramonti africani.
Marzo 2008
Ossa che vengono spezzate (frantumate)
carne che viene strappata
(scollata)
Excella apre la bocca (ingoia aria
e paura) non chiude gli occhi
(nemmeno quando un pezzo di polmone la colpisce dritto in faccia)
L'infetto crolla sull'impiantito (macellato)
alle sue spalle un profilo
bianco e oro rosso.
L'appendice generata dal parassita dondola inerte tra le sue mani (dita
sottili, delicate) attorno alle sue labbra sangue e una piega tesa
(preoccupata)
"Vieni." le dice, ed Excella si raggomitola in un angolo "Dobbiamo
andare."
Le luci tremano, una voce metallica avvisa che il protocollo
d'autodistruzione è stato avviato.
"Excella." la chiama, e tutto quello che riceve è un
miagolio patetico.
"Excella." ripete, e le afferra un braccio "Alzati."
Una porta in lontananza viene sfondata, Alex solleva di scatto la
testa.
È allora che Excella comincia a gridare.
The lying, the bleeding,
the screaming was tearing me apart.
"Non voglio le tue scuse."
Wesker studia il profilo di Excella, alza un sopracciglio.
"Non sono così
stupida."
"Mai pensato."
Un sorriso amaro; un amore vissuto a metà.
"Però mi hai ucciso."
"L'Uroboros ha scelto."
"Stronzate."
ribatte, e sa che Albert non può più
farle niente (non qui;
non dove anime come loro hanno trovato riposo.)
"Tu hai
scelto. Tu hai
deciso. Tu e
ancora tu."
Wesker tace - ascolta la sua rabbia.
"Perché?" ripete, e si porta le mani al volto
"Perché,
Albert?"
La verità è tutto ciò che le resta.
Marzo 2008
Gli infetti si riversano lungo i corridoi come una marea affamata e
inarrestabile, le gambe di Excella che paiono essersi fatte liquide e
inconsistenti.
"Muoviti!! la incita Alex (la Dott.essa Fayer. Quella dannatissima
risorsa che Albert aveva tirato fuori da chissà dove) "Non
dirmi che passi tutte quelle ore in palestra per poi non riuscire
nemmeno a salvarti il culo."
Excella digrigna i denti, mastica un insulto.
"Fottiti." le dice, e continua a correre "Fottetevi tutti quanti."
Alex ride (dove trova il fiato per farlo?) spappola la testa di un
infetto che si trascina davanti a loro.
"Questo ottieni quando cominci a lavorare con le B.O.W." la
redarguisce, e la spinge verso il corridoio di destra "Mi stupisco solo
che non sia successo prima."
"La Tricell non è l'Umbrella." una donna ostruisce loro il
passaggio; Alex le apre il costato in due come fosse niente.
"No." concorda Alex, e gli ascensori d'emergenza si fanno sempre
più vicini "Ma avrai bisogno di molto più di un
protocollo d'emergenza per gestire i prossimi esperimenti."
Excella le rivolge uno sguardo interrogativo, Alex la ignora.
"Perché?" e gli ascensori sono adesso a pochi metri da loro
"Perché mi stai aiutando?"
Perché mi
stai salvando?
Gli occhi di Alex le regalano l'espressione più triste che
Excella abbia mai visto.
Paint the mirrors black
to forget you.
"Mi ha salvato."
Wesker accavalla le gambe, incrocia le dita sulle ginocchia.
"La dott.essa Fayer."
Un corvo plana sulle gradinate (poi un altro e un altro ancora.)
"Alexandra Wesker."
I corvi sono diventati venti, poi trenta. Occhi piccoli, lucidi.
(feroci)
"Tua sorella."
Wesker assomiglia a un dio insondabile e crudele, pupille strette a una
fessura e occhi che bruciano.
"La tua vera Chosen One."
I corvi aprono le ali, diventano una distesa nerissima e silenziosa.
Consapevole.
"Lei mi ha salvato solo perché tu potessi
uccidermi."
Wesker si alza - alle sue spalle piume morte e promesse
infrante.
Excella accetta la verità e gli porge la mano.
Marzo 2008
"Chi sei?"
Alex digita i codici di accesso, scivola con le dita lungo il pannello
di controllo.
"Cosa sei?"
Excella si afferra una ciocca di capelli, tira.
Svegliati, bambina mia.
Svegliati: l'incubo è finito.
"Come hai fatto a... ucciderli?"
Alex striscia il tesserino d'identificazione, libera un sospiro quando
la luce diventa verde.
"Rispondimi, porca
puttana!"
Alex si volta, Excella sostiene il suo sguardo.
Non è la prima volta che avverte qualcosa di diverso in lei;
c'era stata la serata di presentazione della Tricell (vestito bianco,
labbra rosse) il suo arrivo nei laboratori pochi mesi dopo (occhi
trasparenti, viso aristocratico)
C'erano state le frasi mormorate a mezza bocca con Albert, i discorsi
interrotti all'improvviso.
C'erano stati gesti fugaci, occhiate cariche di troppo.
C'era stata una confidenza che si poteva toccare -
un'abitudine che le
aveva logorato l'animo e il cuore.
Alex indurisce lo sguardo (comprende),
preme il pulsante d'apertura.
Excella divarica le gambe (crolla
davanti alla verità) si
prepara allo scontro (non le renderà la vita facile)
Gli infetti continuano ad avanzare.
I still picture your face
and the way you used to taste.
"Jill?" chiede, all'improvviso. Come quando ti sorge un pensiero
spontaneo - una labile curiosità.
"In mano al BSAA."
Excella china il capo, mormora una vecchia canzone italiana.
"Non sopravviverà a lungo."
"No."
"Persefone è stata strappata agli Inferi solo per essere
lasciata morire sulla Terra."
Wesker annuisce, un gesto secco - disarmonico.
"E poi?"
Il cielo si contorce, brulica
come un'infezione sotto la pelle.
"E poi saremo di nuovo tutti insieme."
La ferita del cielo si spacca,
l'orizzonte gronda verde e bianco - il
vento un miasma putrido e salmastro.
Persefone sta morendo e nessuno ancora lo sa.
Marzo 2008
Le porte degli ascensori si aprono con un ding acuto, gli infetti a
pochi corridoi da loro.
"Vattene." le dice (le
ordina) Alex "Qui ci penso io."
"No."
Alex sgrana gli occhi, interdetta.
"Come, prego?"
"Ho detto di no."
Un debole lamento le giunge alle orecchie, poi un secondo.
Alex socchiude la bocca, ringhia
- un suono stranissimo (inusuale)
"Non vuoi salvarti?"
"Servirebbe a qualcosa?"
Gli occhi di Alex mutano all'improvviso, la verità un velo
che li denuda - li spoglia d'ogni maschera.
Il primo infetto svolta l'angolo e schiocca le mandibole.
Roses in a glass, dead
and wilted, to you this all was nothing.
"Starà soffrendo."
Wesker alza lo sguardo, lambisce
un'alba rossa come il sangue.
"Il dolore le renderà quasi impossibile respirare."
La realtà è fredda, il cielo una piaga suppurante
- infetta.
"Ti amava, Albert."
I ricordi di Excella sono pastosi sotto la lingua, soffocanti.
"Tutte noi l'abbiamo fatto."
Aelita.
Pelle pallida, occhi ossessionati - vivi; Wesker
è il mostro
sotto al letto al quale chiedi poi di condividerlo (il morso del
serpente, il suo veleno indolore - insapore.)
"E cosa abbiamo ricevuto in cambio?"
Excella schiude le dita, allarga le braccia attorno a sé -
mostra un buco slabbrato al centro del petto.
Wesker sfiora (spreme) un cuore miserabile e che batte ancora.
(Solo per lui. Sempre per lui.)
Marzo 2008
I polmoni le si schiacciano contro le costole, l'aria le sfugge dai
denti serrati.
Alex stende un braccio in avanti, la scaraventa dentro l'ascensore con
un gesto secco, impaziente.
Crack.
L'osso del polso si rompe, il mondo un puntolino sfocato e tremolante.
Excella scuote la testa, scivola a carponi (striscia verso Alex)
Gli infetti sono a pochi metri da loro, gli occhi di Alex orbite prive
d'espressione.
"Alex."
La donna si volta, le porte dell'ascensore cominciano a chiudersi.
"Cosa stai facendo?"
Perché lo stai facendo?
Alex sorride (arriccia le labbra) le dà le spalle.
Gambe divaricate, busto proteso in avanti; posizione d'attacco.
Un infetto scatta, Excella alza la mano sana (inutile, patetica.)
Clang.
L'ascensore comincia a muoversi verso l'alto (verso la salvezza) sotto
i lamenti degli infetti diventano mugolii mollicci e umidi.
Morenti.
Excella si reclina all'indietro e ingoia un grumo di lacrime e sangue.
Everything to you is nothing.
Excella prosegue verso una pasticceria che non ha nome, i vetri
consumati, la vernice scrostata.
Si siede su una poltroncina in stile liberty, l'imbottitura una
sfumatura indefinita di rosso e bianco.
Punta il dito verso il bancone, indica una focaccina veneziana.
"Mi è sempre piaciuto questo locale." racconta, e sorride
"Mio padre mi ci portava spesso. A volte c'era anche mia mamma; quando
non era troppo impegnata a scoparsi qualche altro uomo d'affari
europeo."
Si alza, sporgendosi oltre il bancone e afferrando il dolce.
"Non fraintendermi." prosegue, strappando un tovagliolo "Non condanno
mia madre, né la giustifico." dà un primo morso,
chiude gli occhi "Semplicemente non me ne importava nulla."
Wesker ascolta, quieto; incapace di fare altro.
"Ma tu queste cose le sai già."
Torna a sedersi, gli porge un'altra pasta.
"Ti sei informato prima di scegliermi. Mi hai osservata."
Wesker sfiora il dolce con la punta dell'indice, lo sposta con il
mignolo.
"È una fritola." lo anticipa Excella, dando un altro morso
alla sua focaccina "Una frittella ripiena alla crema. Ti
piacerà, vedrai." amplia il sorriso, non si accorge di avere
un po' di zucchero sul labbro inferiore "D'altronde, non ti
ucciderà mica, ormai."
Albert le regala uno sguardo scettico, si chiede se questa
sarà tutta la compagnia che avrà per
l'eternità.
Excella si passa il pollice sul labbro, raccoglie lo zucchero e se lo
porta alla bocca - schiocca la lingua contro il dito.
Wesker inspira con forza, ricorda quel gesto - quel momento.
Il caldo della stanza d'albergo, il bagnato delle lenzuola sotto le
mani - della sua bocca tra le cosce.
"Allora?" insiste, e Wesker cede - irritato.
Excella ride alla fugace espressione di normalità che gli
attraversa il viso.
Marzo 2008
Excella affonda nella terra bagnata, trucco sbavato e capelli frustati
dal vento.
I soldati della Tricell le corrono incontro, davanti a loro Jill.
Persefone.
"Signorina Gionne." grida qualcuno, ed Excella si scopre asciutta di
parole e di lacrime.
Jill le allunga una coperta, la sfiora con dita morte.
Piccoli insetti che le scavano la carne, i pensieri; saprofiti
insaziabili.
"Albert." riesce a dire "Dov'è Albert?"
Jill scuote la testa e tace.
As wicked as you are, you're beautiful to me.
L'alba brucia Venezia - le sue anime erranti e disperate.
Excella osserva il mondo morire da dietro una vetrata azzurra e verde,
polvere di zucchero sulle dita e al suo fianco l'uomo che l'aveva
uccisa.
Gli cerca la mano, nuda - senza i guanti a cui si era abituata come una
seconda pelle.
"Credi che sia questo il nostro destino?"
Un'ombra rimane schiacciata a pochi centimetri dalla pasticceria, si
scioglie in impronte nerastre e appiccicose - supplici.
"Che siamo condannati a farci male in eterno?"
Wesker ignora la sua mano, irrigidisce la linea delle spalle.
"Che io sia condannata a farmi distruggere da te in eterno?"
Albert si volta, le regala uno sguardo interrogativo - perso.
Excella sospira e fissa gli ultimi scampoli della notte essere divorati
senza pietà.
Marzo 2008
La terra trema, l'orizzonte esplode.
Ciò che rimane del laboratorio 008 sono ora solo macerie e
polvere, la litania dei morti e le loro preghiere spente.
Jill è un fantasma senza voce, una bambola rotta -
inceppata.
Excella bercia ordini, si muove come se fosse posseduta - disperata.
Gesticola a uno degli operativi, s'impossessa delle mappe del
laboratorio.
"Non credo abbiate capito bene." mormora - ringhia "Là sotto
è rimasta una donna. E un uomo." aggiunge, portandosi la
mano alla gola "Voglio che andiate a riprenderli."
"Signorina Gionne, non è possibile. Anche se volessimo il
protocollo di sicurezza comprende la chiusura completa di ogni settore
del laboratorio e il processo d'autodistruzione avrà ormai
ridotto in cenere ogni superstite."
Excella sbatte la mano sana sul tavolo, lascia cadere al suolo il
cappotto.
"Non loro." dice, e inclina il viso verso il capitano del team Delta
"Voi non sapete con chi avete a che fare, ma io sì." labbra
spaccate, grondanti sangue. Occhi frenetici, pupille dilatate. Excella
ha trasceso la donna per diventare una Tisifone spietata e bellissima.
"Se io vi dico di andare, voi andate. Non mi importa a quale costo;
è il vostro lavoro."
Il capitano indurisce lo sguardo, apre la bocca per replicare.
Jill è più veloce e gli rompe il braccio in due
punti.
You're the darkest burning star, you're my perfect disease.
"Te ne andrai?"
"No."
"Perché non vuoi?"
O perché non puoi?
Wesker la fissa in tralice, rilassa i muscoli delle spalle - gambe
divaricate, occhi attenti.
Excella incrocia le braccia sotto al seno, aspetta.
Spera.
Fuori il cielo ha bruciato ogni cosa; dentro, l'ultimo giro della
clessidra è ai suoi ultimi grani.
Albert solleva una mano, unisce l'indice e il medio - li arcua,
muovendoli avanti e indietro.
Vieni, bambina mia; vieni qui.
Excella sorride (lo stesso sorriso di una vita prima; una piega
irriverente e sfacciata - spudorata) gli si avvicina (venera lo stesso
dio pagano di sempre.)
Tra le sue cosce un desiderio che non si è mai spento.
Marzo 2008
Jill squittisce; apre la bocca e la richiude, strappa la catena come un
cane inquieto e indisciplinato.
Excella segue il suo sguardo (li vede) si raccoglie nel cappotto e
comincia a correre (anche se il cuore già sanguina)
Persefone scatta in avanti, il P30 che pompa sotto la pelle e nella
coscienza.
"Albert!" grida Excella, e solo una testa risponde al suo richiamo.
La camicia bianca di Alex taglia la notte, brandelli da cui s'intravede
il lucido del peritoneo e parte dei visceri.
Albert la sorregge con un braccio, i piedi di lei che si trascinano
nella terra - lasciano solchi umidi di sangue e pioggia.
"Jill, avvisa la squadra medica, subito."
Persefone ubbidisce; Persefone si piega alla volontà di Ade
e dei suoi accoliti.
Excella si volta, Albert a pochi centimetri da lei (genuflesso davanti
a ciò che resta di Alex)
Scivola al suo fianco, appoggia le mani sul petto della donna (lo
senti? È ancora qui; questo strano e corrotto cuore batte
ancora.)
Alex respira a malapena, il viso una maschera di capelli e pelle
bruciata.
"Come...?"
Albert dismette le sue parole con un gesto brusco della mano
- nervoso.
Excella le solleva una palpebra (pupilla dilatata, iride spenta -
opaca) cerca una porzione di pelle sana in cui infilare l'ago della
flebo.
Alex si lamenta, cerca Albert - istinto.
Wesker si porta la mano sotto al mento, occhi nudi, frenetici.
"Aggiustala." dice, ed Excella non ha tempo per soffermarsi sulla
stranezza di quella parola "Ora!" ruggisce, facendola trasalire.
Alex s'inarca all'indietro, le gambe che si muovono in spasmi
involontari - dolorosi.
Apre la bocca, gorgoglia qualcosa e vomita saliva e sangue - bolle
nerastre che scivolano agli angoli delle sue labbra come la tela di un
ragno.
Wesker le raccoglie il viso tra le mani, se lo porta in grembo.
Le accarezza la fronte, china il capo verso di lei e mormora parole
rassicuranti in una lingua che Excella non capisce (ma il tono
sì; oh, quello non potrebbe sfuggirle nemmeno se volesse.)
Wird alles in ordnung sein, meine liebe.
Shhh, zu beruhigen, wird alles in ordnung sein.
Per un attimo il mondo si ferma: per un istante (un solo) Excella si
sente un'estranea nel suo stesso corpo - nella sua stessa storia.
È una cosa oscena quella che Albert stringe tra le braccia;
il rimasuglio di una donna sfibrata, un insieme di ossa e nervi e
muscoli tenuti insieme solo da un virus mutageno.
È grottesca e ributtante, eppure Albert la guarda come se
fosse la cosa più preziosa al mondo.
Meine liebe.
L'arrivo di Jill interrompe quella sensazione e la squadra medica
è subito addosso alla Dott.essa Fayer (è davvero
quello il suo nome?) ma per Excella è ormai troppo tardi.
Persefone aiuta Wesker a caricare Alex sull'elicottero, entrambi la
ignorano - la dimenticano.
Scarpe troppo alte, vestiti indossati per apparire - per conquistare.
Excella solleva lo sguardo (le sue mani in quelle di Alex) gli cerca
gli occhi (sul corpo di Alex, attorno alle sue ferite e alla sua
sofferenza) non trova nulla (tutto - troppo. Un amore che non
è destinato a lei e mai lo sarà)
È in quell'istante che Excella sceglie - si sacrifica.
Alla pioggia le briciole di una bambina che aveva giocato a fare la
donna.
The lying, the bleeding, the screaming was tearing me apart.
The hatred, the beatings; it's over
Disaster.
It's over now...
Non c'è dolore negli occhi di Excella, nessuna traccia di
sofferenza.
Lo fissa con uno sguardo limpido, azzurro come i cieli africani sotto i
quali era morta.
Macellata sull'altare di un dio tiranno e ingiusto.
"Non so se questa sia la nostra punizione."
Wesker piega il capo verso destra, un movimento lento - curioso.
"Non so se sia l'ennesima presa in giro del karma oppure se davvero ci
siamo meritati uno spazio tutto per noi all'Inferno."
Gioca con il tovagliolo che stringe ancora tra le mani, sorride a
malapena.
"Non voglio restare da sola per l'eternità, Albert." dice -
confessa "Lo sono stata fin troppo in vita."
Strappa un bordo del tovagliolo, cerca di ricomporlo - scatti nervosi,
tesi.
"Io..."
Wesker le afferra il polso, placa l'inquieto gesticolare delle sue
dita.
Excella libera un respiro spezzato, gli cerca gli occhi - si aggrappa a
lui con una disperazione che ha lo stesso sapore del sangue fresco.
In quella realtà fatiscente le sue labbra sono l'unica cosa
che abbia colore.
****
Marzo 2008 - esterno del laboratorio 008, Tricell Inc.
Località sconosciuta.
"Trattienila." le dice, e Jill annuisce "Quando avrò
recuperato Alex non farla entrare."
Wesker si è tolto gli occhiali e le ombre mormorano -
tremano.
Allora è vero. dicono Ha fatto di se stesso un mostro.
Dunque è questo il potere del Progenitore. sussurrano
Immortalità e decadenza in un solo corpo.
Una bestia. giudicano Null'altro che l'ennesima B.O.W. lasciata
scappare dai laboratori caduti dell'Umbrella.
Wesker ignora tutte quelle voci (patetiche creature) si concentra
sull'unica che conti davvero.
"Guida tu gli operativi; non posso fidarmi di nessun altro."
Jill si toglie la maschera, si chiede se sia il P30 a farle alzare lo
sguardo per cercare il suo.
Uno scienziato corre da una tenda all'altra, perde un foglio e torna
indietro per raccoglierlo prima che la pioggia lo rovini.
"È viva?" domanda, e Wesker chiude gli occhi, reclina
leggermente la testa all'indietro.
Jill ne studia il profilo, i movimenti frenetici sotto le palpebre, il
totale abbandono che lo attraversa quando entra in contatto con
un'altra B.O.W.
Con Alex.
Inspira, emette un suono a metà tra il gemito e il sospiro.
Una vibrazione che a Jill fa venire in mente tutt'altro.
"Sì." risponde poi "Ma non ancora per molto."
"Excella?"
Wesker indurisce la mandibola, la pupilla una fessura nerissima e
spietata.
"Ascensore 3A, a meno di otto piani da noi."
Avanza, Jill tre passi dietro di lui - alla sua sinistra, vicino alla
mano che ne ha fatto quello che è.
"L'ha salvata."
Wesker la ignora, fende la terra circostante.
"È rimasta per rallentarli."
Individua l'ingresso del laboratorio, squarcia le porte blindate.
"Eppure sa di voi due."
Percorre corridoi silenziosi, mani morte che sbattono contro i vetri di
contenimento - vite distrutte in pochi minuti.
"Avrebbe potuto lasciarla morire."
Svolta a sinistra, poi a destra.
"Sarebbe bastato così poco..."
Wesker individua gli ascensori d'emergenza, sfiora con lo sguardo il
3A.
"Un morso e via: addio, Excella Gionne."
Sfonda l'ascensore adiacente, ne fissa il fondo - calcola le misure per
il salto.
Jill china il capo, stira le labbra in una smorfia.
"Non meriti d'essere così tanto amato."
Wesker si sporge oltre il bordo, tende i muscoli.
"Francamente..." replica - ringhia "Non me ne fotte proprio niente
della tua opinione, Valentine."
Jill lo osserva cadere ed essere inghiottito dall'abisso delle sue
stesse menzogne.
Marzo 2008 - telecamere di sicurezza corridoio 07. Interno del
laboratorio 008.
Alex inspira, espira; scioglie i muscoli delle spalle, del collo.
Il primo infetto cade a terra come il sacco di carne e ossa che
è, il secondo non riesce nemmeno a liberare la propria
appendice.
Alex è un fantasma bianco e rosso, la potenza di una bestia
racchiusa in un corpo incredibilmente fragile.
Excella ha urlato il suo nome prima che le porte degli ascensori si
chiudessero, ha invocato la sua anima.
Specchio specchio delle mie brame: chi è la donna
più crudele del reame?
Capelli aggrovigliati, labbra esangui, mai come in quel momento le era
parsa giovane - indifesa.
Innocente.
Abbatte un terzo infetto, poi un quarto e un quinto, fino a quando il
Progenitore non guaisce e la fatica comincia a rallentarle i movimenti.
Non è Albert, l'enfant prodige di una nidiata di cuccioli
sperduti; non è quello che avrebbe potuto essere - che
doveva essere.
Il respiro si accorcia, qualcosa la colpisce al fianco, poi alla gamba.
Un infetto riesce a morderle la schiena, i denti che affondano nella
carne e pungono - divorano.
La testa di Alex scatta all'indietro, il mento verso l'alto, le dita
contratte ad artiglio.
Grida, e la voce disinteressata degli altoparlanti annuncia che mancano
tre minuti alla detonazione finale.
Un altro infetto la raggiunge all'addome - intestini che si lacerano,
sangue che cola lungo le cosce, tra le dita dei piedi.
Alex gli afferra il collo, stringe - splatch, la spina dorsale segue la
testa come la corda rotta di una vecchia bambola.
Le ginocchia cedono, Alex cade.
Due minuti alla detonazione.
Colpisce con il gomito un infetto, ruota su se stessa e apre la gola a
un altro con le unghie.
Il Progenitore cerca di rigenerare i tessuti, la malattia lo rallenta.
Gli infetti si concentrano sulla polpa morbida del ventre, la mangiano
viva.
Alex emette un verso furioso, si rialza e ne schiaccia due sotto i
piedi, rovina miseramente pochi metri più avanti.
Ha perso tre dita alla mano destra, due alla sinistra.
Le manca un pezzo di polpaccio, un rene e il peritoneo lacerato pende
come i bordi di una camicia strappata.
Tossisce - vomita sangue e bile.
Non ha potere sugli infetti da Las Plagas e il Progenitore le annebbia
la vista - la mente.
Un minuto alla detonazione.
Un infetto allunga la sua appendice verso di lei, Alex snuda i denti
e...
Plotch.
Stretching out my arms I let you comfort me.
Our bodies moving in the dark, you take the pain from me
And then I am in love.
Trenta secondi alla detonazione.
Wesker sostiene ciò che resta di Alex, la solleva di peso.
Raggomitolata contro il suo petto è niente - un involucro
miserevole e spezzato.
Contrae le dita sul bavero del suo cappotto, gli rivolge un sguardo
opaco - occhi vitrei, pupilla dilatata.
"Non ce la faremo." gli dice, e Albert sa che è la
verità: che per quanto possa correre veloce il fuoco lo
raggiungerà prima.
"Lasciami qui."
Venti secondi alla detonazione.
Wesker ha raggiunto uno degli ascensori d'emergenza, digita il codice
di sicurezza senza incertezze.
"È finita per me." e lo costringe a guardarlo, una presa
insolitamente forte per una creatura così devastata
"Albert." lo chiama - lo invoca "È finita." ripete, e gli
rivolge un sorriso sporco di sangue "Lasciami."
Salvati.
Albert vorrebbe chiederle il perché.
Vorrebbe chiederle perché ha scelto di salvare Excella
(stupida puttana) perché ha avuto pietà di una
donna già morta. (Avevi promesso che avremmo cambiato il
mondo insieme!)
L'ascensore comincia a salire, le domande rimangono senza risposta.
Dieci secondi alla detonazione.
Alex chiude gli occhi, si abbandona tra le sue braccia - respira a
malapena.
Albert l'avvolge nel cappotto, dà le spalle alle porte
dell'ascensore.
Le nasconde il viso contro il suo petto, intreccia le dita tra i suoi
capelli - protegge la parte delicata della nuca.
Cinque secondi alla detonazione.
"Aspettami." mormora, e stringe - si arrotola attorno al suo corpo come
un serpente (Uroboros.)
Due secondi alla detonazione.
Le sue grida si uniscono al ruggito dell'esplosione.
If only for a moment a pure feeling.
I'm scared to control it.
E sono tutti lì adesso, fantasmi e mostri - re e pedoni
(regine e alfieri)
La regina crolla - si scopre pedone e vittima.
Il fantasma osserva il mostro e ne scorge la debolezza -
l'umanità che tanto disperatamente si era sforzato di
soffocare.
Il re piange il suo alfiere - capo cinto d'oro, labbra rosse sangue;
tra i capelli bruciati la corona di una vera regina.
La scacchiera tace e aspetta.
****
Another conversation with no destination
Another battle; never won
And each side is a loser
So who cares who fired the gun?
Non l'ha mai amata (mai lo farà.)
Excella si lascia baciare la fronte, le guance; un gesto morbido - che
le strappa il cuore.
Venezia sorge e muore nell'arco di una notte - si scioglie per loro,
con loro.
Non c'è tempo, non c'è spazio in questa non -
vita (non - morte)
Ogni tanto qualche errante attraversa la piazza, altre volte sono i
corvi ad annunciare il loro arrivo.
Le ombre diventano venditori di rose, bambini che inseguono una
tortora, anziani che comprano il pane.
Excella sorride, gli tende la mano.
Un giorno se ne andrà (perché agli dèi
è destinato l'Olimpo, non l'Ade)
Un giorno sarà di nuovo sola, senza alcuna
possibilità di redenzione (di felicità)
Un giorno Era tornerà a prendersi il suo Zeus e lei, povera
Latona, dovrà accontentarsi dei ricordi.
Un giorno.
"Andiamo." gli dice, e Wesker avanza "Palazzo Ducale è un
incanto al tramonto."
Albert accetta il suo invito, l'affianca.
Prende la sua mano.
Excella si lascia cullare da un sogno già morto.
"I want you to love the untold side of me.
Beauty is for everyone.
Just lovers and poets can appreciate the darkness."
- Francesca Ricci -
Note dell'autrice: Albert Wesker e Alex Wesker non sono fratello e
sorella. Non hanno nessun legame di sangue e non sono stati cresciuti
nella stessa famiglia come tali (ne hanno avute due ben diverse e
distinte) per cui non ritengo che questa storia richieda l'avvertimento
incest. Appartengono allo stesso progetto scientifico di selezione
genetica (Project W.) e per questo si definiscono "fratello" e
"sorella" e possiedono lo stesso cognome (in onore del creatore del
progetto), ma nei fatti non lo sono e non hanno mai avuto l'occasione
di comportarsi come tali.
Secondo la legge italiana non sono né discendenti
né ascendenti, e neppure affini in linea retta, per cui il
reato d'incesto non sussiste.
Le canzoni utilizzate nei paragrafi sono "The Bleeding", dei
Five Finger Death Punch, "St. Jude" e "Pure feeling" dei Florence + The
Machine.
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