ahzsasaq
-POV LIV-
"Come
sta la mia guastafeste preferita?" disse Gerard entrando in camera mia.
Indossava come al solito una camicia arrotolata fino ai gomiti che non
smetteva di aggiustare, ricordo che pensai fosse una sua abitudine.
"Sono stata meglio." affermai stampandogli un bacio sulla guancia.
Adoravo il suo modo di fare, era sempre dolce e apprensivo "Oggi sono
tutto tuo, mangeremo insieme- si guardò intorno - ho comprato
cibo cinese." concluse alzando un mio reggiseno dal pavimento e
arricciando il naso "Non mi piace il cibo cinese Gerard." piagnucolai.
Gerard non era mai triste o arrabbiato, e non capivo come facesse a
restare sempre con il sorriso stampato sul viso. "Scherzo sciocchina,
ho preso la pizza." sorrisi sentendomi all'improvviso in forze, la
pizza era la cosa più bella al mondo. "Pizza a pranzo? Ma mamma
non l'ha vietato categoricamente?" feci un espressione da pensatrice "A
chi importa quello che dice tua madre- battè le mani- su su alza
le tue chiappe da quel letto e scendi -urlò- e dopo da una
ripulita alla tua camera, è un porcile- fece una breve pausa-
non capisco, sei una donna, dove sono i tuoi istinti d'ordine e
pulizia?" mi rimproverò severo, alzai gli occhi al cielo "Se li
è mangiati il gatto."
"E'
davvero carina, potresti uscirci almeno per una sera." a Gerard non
piacevano i siti d'incontri, ma volevo che incontrasse qualcuno con cui
passare il resto della vita, non lo avevo mai visto con una donna vera.
"Liv non devi sentirti in obbligo, troverò la mia dama da solo."
chiuse il computer e lo fulminai con lo sguardo "E va bene, volevo solo
aiutarti." sospirai poggiandomi alla sua spalla "Sei felice?" mi chiese
di punto in bianco , alzai la testa verso di lui "Perchè questa
domanda capellone?" lo presi in giro con sguardo innocente. Aveva
sempre avuto pochi capelli, diceva che gli erano caduti nel tempo a
causa dello stress, ma lo preferivo così, era più bello.
"Okay sai che non riesco a mentirti- mi spostò i capelli dietro
l'orecchio- tua madre voleva che ti facessi questa domanda, non smette
di ripetere che il suo sesto senso le sta dicendo che qualcosa non va."
scossi la testa "Beh dille che sto benissimo e che la mia vita va a
meraviglia." sorrisi a trentadue denti rassicurandolo. "Inizia inizia."
guardai verso lo schermo della tv e notai il nome della nostra serie
preferita scritto in grassetto rosso al centro di tutto quel nero.
-POV JUSTIN-
Dovevo
tenere gli occhi aperti. Non ero sicuro che il ragazzo che seguisse Liv
fosse da solo, quindi dedussi che era questione di tempo prima che
Charlie prendesse gli altri. Ero nel suo negozio con Marcus quella
mattina, ero stato costretto a raccontargli tutto; come mia madre non
smetteva di fare domande, e non volevo più ascoltarlo. Ad ogni
modo, avere qualcuno che mi conosceva per bene e di cui mi fidavo non
mi faceva male, sarebbe stato al mio fianco in ogni momento. Prima di
arrivare al negozio di Charlie ci eravamo presi del tempo per parlare,
non lo facevamo da tempo e ci aveva fatto davvero bene. "Le cose non
funzionavano, ma non posso negare di averla dimenticata, siamo stati
insieme per tanto tempo." mi aveva detto ricordando quello che era
successo con Claire. Non mi definivo un bravo ascoltatore, e ad una
parte di me non importava assolutamente nulla di come fosse finita la
loro storia, ma era una parte che avevo cercato di non dare a vedere in
quel bar con lui di fronte. "E' comprensibile, ma non ti preoccupare lo
supererai." lo rassicurai. Era il minimo che potessi fare o dire, non
mi ero mai trovato nella situazione di consigliare o addirittura
consolare un amico. "La verità è che mi manca." mise una
mano sulla fronte e sospirò, distolsi lo sguardo da lui a due
tavoli più lontani dal nostro e guardai attentamente. Strinsi un
pungo attorno al mio caffè macchiato quando notai il sorriso del
pivellino che avevo visto con Liv qualche giorno prima, com'era il suo
nome? Ah si Mason. Il mio amico in una frazione di secondo capì
quello che avrei fatto e mi prese il polso "Justin no." fissò i
suoi occhi nei miei cercando di distogliere la mia attenzione, ma non
funzionò. Mi alzai di scatto scrollandomi la sua mano di dosso e
mi piantai davanti il tavolo di Mason con Marcus alle costole. "Hai
qualche problema?" sbraitai nervoso "Justin Bieber, Marcus Davis
..sedetevi prego." disse calmo. Sapevo che in lui c'era qualcosa che
non andava, me ne ero accorto già da un po' di tempo, e non mi
meravigliava il fatto che conoscesse i nostri nomi. "Ho avuto
l'opportunità di conoscere le vostre fidanzate, o dovrei dire
ex- disse rivolto a Marcus che strinse gli occhi cominciando a
scaldarsi- sono molto amiche, hanno un bel rapporto. Devo dire che
Claire è un po' fastidiosa sotto certi versi, ma Liv è
Liv." concluse leccandosi il labbro. Con un movimento rapido mi
avvicinai ad un centimetro da lui stringendo il colletto della maglia
che portava, una cameriera vedendo la scena fece cadere un bicchiere
che si infranse al suolo. "Justin non qui." disse Marcus , ma lo
ignorai "Chi sei e che cosa vuoi da noi, che cosa vuoi da Liv?" chiesi
a voce bassa contro il suo orecchio "E' bene per te se non mi tocchi,
il mio cuginetto potrebbe arrabbiarsi, e ti consiglio di evitare."
cuginetto? Di chi stava parlando? Lo guardai più a fondo e
collegai tutto. "Di a Foster che se vuole la guerra, avrà la
guerra."
Riscossi
i miei pensieri quando Charlie parlò "Quindi sarà meglio
non fare mosse azzardate." stava dicendo "Beh forse dovresti dirlo a
qualcuno che non ne fa proprio a meno." Marcus guardò verso la
mia direzione e sbuffai "Mi dispiace, ma non controllo i miei istinti."
risposi dicendo la verità "E' ora che impari a farlo,
così non aiuti nessuno. Lo sai molto bene che a Brenton basta
poco per creare più problemi di quanti ne abbia già
creati." il tono di Charlie era nervoso, e sapevo che aveva ragione.
Nella vita ne aveva passate tante, e sapeva davvero come funzionavano
certe cose, mi sarei dovuto affidare a lui e ai suoi metodi. "Io non
posso assicurarti niente, ma ci proverò." ammisi sincero "Non ci
devi provare Justin, ci devi riuscire. Pensa che lo stai facendo per
Liv, per tenerla al sicuro e lontana dai pericoli- poi si rivolse a
Marcus- tu dovrai aiutarlo, da solo non ce la farà."
-POV LIV-
Ero
tornata a scuola quel giorno, la febbre era scesa e tutto sommato mi
sentivo meglio del solito. L'aria era fredda a Seattle, in giro si
vedevano persone che si affrettavano a raggiungere gli uffici, le
scuole, i bar.. era così bella, così affollata. Il cielo
era di un colore azzurrino, e il sole era ancora nascosto tra le
nuvole. "Pronto?" risposi al telefono quando lo sentì squillare
"Sta attenta ti prego." la voce di Justin suonava incerta dall'altro
capo "Non preoccuparti, è una scuola non un manicomio; nessuno
mi farà del male." dissi salendo le scale della scuola "Liv con
Brenton e i suoi in giro , non posso essere tranquillo- fece una breve
pausa- sta alla larga da tutti, resta solo con Claire." aprì il
mio armadietto tenendo il telefono con la guancia e la spalla "Grazie
per la gabbia Justin." presi il libro di biologia e dopo aver chiuso
l'armadietto cominciai a camminare nel corridoio "Restaci chiusa
dentro. Buona giornata, ti amo." disse per poi staccare, sorrisi e misi
a posto il telefono in borsa, era così protettivo. "Signorina
Tanner sono contento di rivederla." sentì dire, mi voltai e mi
trovai il preside Lee davanti "Anche io sono contenta di vederla-
mentì felice- adesso vado in classe, non vorrei fare tardi, ho
già perso alcuni giorni..." mi affrettai a dire "Non si
preoccupi, la giustifico io- allungò un braccio verso la
direzione del suo ufficio- faccia strada, dobbiamo parlare di alcune
questioni." mi morsi un labbro stringendo il mio libro, che cosa
voleva? Una volta raggiunto il suo ufficio chiuse la porta facendomi
sussultare "Si accomodi, non sia timida." mi accomodai di fronte al
preside poggiando la borsa a terra "Non capisco di cosa voglia parlare,
mi pare di non aver fatto nulla di sbagliato se non ammalarmi."
aspettando che rispondesse mi guardai intorno. Quell'ufficio mi era
molto familiare, negli anni ci avevo passato tanto tempo. Avevo
incontrato il preside molteplici volte, avevo discusso con lui dei
diversi progetti e delle diverse iniziative per la scuola e per gli
alunni. Le pareti erano color marroncino, in tinta con la scrivania
disordinata e le sedie scomode, notavo che non era cambiato nulla
dall'anno scorso. "Quando non c'era, alcune sentinelle che ho fissato a
sorvegliare i miei alunni migliori mi hanno riferito delle cose
spiacevoli sul suo conto, cosa che mi rincresce." ironia della sorte,
c'erano persone che mi seguivano anche a scuola "Che cosa le hanno
riferito?" chiesi evidentemente curiosa poggiando una mano sul legno
scuro della scrivania "Ultimamente le sue compagnie non sono delle
migliori." disse guardandomi di traverso "Signor preside, a lei non
dovrebbe assolutamente importare nulla delle persone che frequento, non
è affar suo." sbottai scioccata "Non faccia l'isterica, lo dico
solo per il suo bene- si appoggiò allo schienale della sedia-
può sembrarle strano, ma tengo a lei e a tutti i miei studenti
più intelligenti." confessò, ma perchè nessuno si
faceva i fatti suoi? Che brutta situazione. "Le consiglio di stare alla
larga da Mason e da tutto quello che gli riguarda." mi avvertì,
Mason? Era lui il problema? "Che cosa c'entra, è un ragazzo che
conosco a malapena." risposi scuotendo la testa confusa "Ed è
meglio così, mi creda. Mason Foster ha una famiglia pericolosa."
spalancai gli occhi e deglutì, adesso capivo tutta l'urgenza nel
parlarmi "Grazie, starò attenta." mi alzai ed uscì da
quella stanza di corsa. Non c'era mai pace per il mio debole corpo,
cominciavo a chiedermi se c'era qualche persona che conoscessi che non
appartenesse a quella vita orribile; c'erano ancora persone normali e
per bene in giro? Ne dubitavo parecchio. Il problema più grande
era che non riuscivo a capire le intenzioni degli altri, mi fidavo
sempre di tutti. "Hei sei tornata." rabbrividì sentendo la voce
di Mason alle mie spalle, era vero il detto: parli del diavolo e
spuntano le corna. "Si sono tornata e sono anche in ritardo." risposi
gelida sorpassandolo "Non mi saluti nemmeno come si deve?" chiese
prendendomi per un braccio, il cuore cominciò a battermi forte
nel petto "Lasciami." dissi seria, mi guardò stringendo gli
occhi "Lasciami Mason." ripetei più forte "Non capisco che ti
prende." scrollai la sua mano di dosso "Mi prende che devi stare alla
larga da me e da Claire, e con questo voglio dire che devi fingere di
non conoscerci, di non sapere nulla di noi, perchè infondo
è così, tu non sai nulla di noi." non sapevo dove avessi
trovato tutta quella sicurezza, ma ero felice di averla cacciata fuori
"Ti ho fatto qualcosa?" domandò con sguardo innocente, davvero
pensava che fossi così stupida, che non avessi saputo il suo
cognome? "Chiedilo a Brenton, sono sicuro che ti saprà
rispondere davvero molto bene." mi voltai rossa in viso per la rabbia e
lo lasciai nel corridoio, raggiungendo finalmente la mia classe.
"Ti
prego risolvimi questo esercizio, è davvero difficile."
piagnucolò Claire come una bambina. Eravamo a casa mia a cercare
di studiare qualcosa, ma avevo la testa altrove. "Se faccio l'esercizio
al posto tuo, non capirai mai come si fa." dissi mordicchiando la
matita che avevo in mano "Non voglio capire infatti- fece gli occhi
dolci sperando che mi addolcissi- fallo per me che sono la cosa
migliore che ti sia mai capitata nella vita." era davvero una ruffiana,
e sapeva dove colpirmi "Va bene va bene." mi arresi prendendo il suo
quaderno e cominciando a risolvere l'equazione. In quel momento il
campanello bussò "Non muoverti e non distrarti, vado io, tu
finisci i miei compiti." si alzò velocemente e corse alla porta
"Non potresti tornare più tardi? Sta studiando e ha molte cose
da recuperare." sentì dire da Claire , alzai lo sguardo e
scoppiai a ridere "Lascia entrare Justin." con un sorriso lo
lasciò passare ed entrare dentro casa. Quando mi fu vicino lo
abbracciai "Mi sei mancato." dissi baciando il suo collo "Oh qualcuno
mi ha chiamato, vado a rispondere... in camera tua... al piano di
sopra." Claire era davvero di buon umore quel pomeriggio, non smettevo
di ridere. In una frazione di secondi mi lasciò da sola con
Justin. "Stare lontano da Marcus le fa bene." affermò Justin, lo
trascinai sul divani e mi accomodai tra le sue braccia robuste e piene
di tatuaggi "Può darsi." sospirai finalmente in pace "Che cosa
stavate studiando?" chiese cercando di fare conversazione "Cose
interessanti." risposi semplicemente, mi baciò la fronte "E'
successo qualcosa oggi a scuola?" domandò, quella domanda aveva
un non so che di strano "Sono stata dal preside, voleva parlarmi della
mia sicurezza- lo guardai alzando un sopracciglio - non lo trovi
strano? Sembra che tutti siano preoccupati per me." sentivo che sapeva
tutto di Mason, lo conoscevo troppo bene "Forse non lo sai, ma molte
persone ti voglio bene, e infondo sono contento che ti tenga d'occhio."
rispose tranquillo alzando di poco le spalle "Ah si, poi ho pranzato
con Mason." mentì cercando di notare qualcosa nel suo
comportamento che dimostrasse che era a conoscenza delle cose che
riguardavano quella brutta persona. "Che cosa ti avevo detto di fare al
telefono? Ti avevo pregato di stare alla larga da tutti, perchè
non l'hai fatto Liv? E' troppo pericoloso." sbottò agitato
passandosi poi una mano tra i capelli "Come hai saputo che è un
familiare di Foster?" si zittì in un secondo "Me lo ha detto lui
personalmente, l'ho incontrato in un bar con Marcus e ho avuto
l'occasione di parlarci." scossi la testa incredula "E perchè
l'ho dovuto sapere dal mio preside e non da te? Se non fosse stato per
lui, avrei davvero pranzato con Mason, e non so davvero dove mi sarei
potuta trovare a quest'ora." mi abbracciò stringendomi forte
"Non avevi bisogno di sapere tutto, quando ti avevo detto di stare alla
larga da tutti, avresti dovuto farlo senza dire nulla, a prescindere di
quello che ti ha detto il preside, saresti stata al sicuro anche senza
sapere le cose nei minimi dettagli. Quello che succede là fuori
con Brenton e tutti quelli dalla sua parte, non dovrebbe riguardarti
per niente." alzai gli occhi al cielo "Io devo sapere quello che
succede, la cosa mi riguarda tanto quanto riguarda te. Lo sai che non
ti avrei ascoltato in ogni caso, avresti dovuto pensarci
Mistergrancervello." incrociai le braccia al petto "Non è vero,
mi fidavo di te, sapevo che mi avresti ascoltato questa volta." aveva
un dolce sorrisino che mi fece sciogliere il cuore "Perchè avrei
dovuto questa volta?" chiesi mordendomi il labbro "Per due motivazioni:
la prima perchè mi ami da impazzire, la seconda perchè
adesso sai davvero che questa volta le cose sono serie e pericolose." e
aveva ragione, aveva ragione perchè avrei fatto quello che mi
aveva detto.
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