It's the thrill of the fight

di Generale Capo di Urano
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It’s the thrill of the fight
 

Il Campo Lotta era enorme e illuminato da decine di fari che puntavano sui due sfidanti, rischiando quasi di accecarli.
L’avversario lo fissava estremamente concentrato, lo sguardo fisso e il corpo irrigidito, poteva quasi sentire i suoi nervi a fior di pelle; si lasciò sfuggire un sorrisetto, mentre puntava i suoi occhi freddi come l’acciaio in quelli dell’altro, che preso dall’ansia pareva essersi dimenticato come si sbattevano le palpebre.
Il rumore e gli schiamazzi di tante persone radunate riempivano l’enorme sala, rendendo quasi impossibile il riuscire a capirsi anche a pochi centimetri di distanza; eppure, mentre camminava con lentezza e solennità verso il Campo gli pareva di sentire delle trombe suonare una fanfara conosciuta – ma probabilmente era tutto solo nella sua testa, poiché persino la musica che veniva fatta ascoltare ogni volta dagli altoparlanti per ingannare l’attesa era coperta dalle voci di tutta quella gente.
 
Le urla diminuirono notevolmente solo quando l’arbitro alzò un braccio, pronto a dare inizio alla battaglia. “Allenatori, cominciate!”
Ancora grida, versi, tifo scatenato; i due Pokémon avversari combattevano al meglio delle loro capacità, i corpi che cozzavano fra di loro e la determinazione che brillava nei loro sguardi accesi, identici a quelli dei loro Allenatori.
Rocco sentì i propri muscoli contrarsi e il sudore scivolargli lungo il collo, i brividi di eccitazione che lo scuotevano e l’adrenalina scorrergli nel sangue come una droga; il cuore gli batteva a mille, entusiasta ed energico al massimo, sembrava non accorgersi neppure del fatto che in quel momento stesse perdendo.
 
Le domande impazienti e insistenti dei giornalisti gli parvero, se possibile, più assordanti e insopportabili degli schiamazzi dei tifosi. Cercò in tutti i modi di farsi strada tra la folla opprimente, ignorando le richieste che gli rivolgevano a destra e a manca – cercava in mezzo alla ressa un volto familiare, girandosi ora da una parte, ora dall’altra come un ragazzino che si è perso in un supermercato.
“Campione, Campione, cosa pensa che farà d’ora in poi, in futuro?”
“Ma cosa me ne frega a me del futuro, si sposti!”
E lo vide: un ciuffo di capelli del colore dell’oceano, che si spostavano di qua e di là senza una direzione precisa, al pari di un Pokémon confuso. Tentò di correre verso il suo unico punto di riferimento, bloccato però dalla calca che non faceva che tirarlo indietro. Allora lo fece: urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in corpo.
“ADRIAAAANOOOOOOOOOOOOOOOO!!!”
 
 
 
 
“Questa te la potevi risparmiare però, eh.”
“Nah, era una vita che sognavo di farlo.”

 









Angolino del disagio
Credo che "disagio" riassuma tutto. Chiedo perdono.
Non so se "parodia" ci stia - ma un po' sì dai. OOC perché ho dei gravi problemi mentali. E sì, so che "Ma cosa me ne frega a me" è un errore.
Ah, e non ho mai visto Rocky per intero.


 




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