Il limite della Salvatrice

di _heartbeat_
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La scuola era finita dopo quell’odioso ultimo trillo della vecchia campanella che tante mattine le aveva distrutto le orecchie quando era troppo addormentata per seguire la maestra che scriveva alla lavagna; non le dispiaceva la sua classe, bravi bambini, comunissimi e tranquilli bambini, un po’ troppo perfettini per i suoi gusti, ma quello era il meglio del peggio che poteva capitarle; anche la sua maestra era brava, simpatica e disponibile, la faceva sorridere e cercava di dimostrarsi comprensiva alla sua situazione familiare, se si poteva parlare davvero di una famiglia.
Quello era il suo grande problema, il suo magone in gola.Lei una famiglia non ce l’aveva, insomma, una di quelle che tengono a te, ti vogliono bene, vengono a prenderti dopo il pomeriggio a scuola e sono felici di vederti, loro non erano così, la meastra sì però, la vedeva molto più mamma della sua vera madre.
Quel pomeriggio come al solito dopo il suo nome seguì un lungo momento di silenzio, Emma abbassò gli occhi, poi rialzandoli indicò un punto a caso nella folla di genitori, disse che la aspettavano lì, ma sia lei che la maestra sapevano che la verità era un’altra.
Odiava ammettere di essere così sola, avrebbe voluto più amici con cui giocare.
Intravide lontano due suoi compagni, Killian Jones, vispo bimbetto, magrolino e tenebroso, le sembrava uscito da uno dei film sui Pirati che aveva visto una volta alla televisione, e insieme a lui c’era Ruby, la sua migliore amica immancabilmente tinta di rosso ovunque, dai suoi capelli ai vestiti, alle mani pacciugate con il pennarello.
Ruby era davvero l’unica vera persona per Emma, era la sua Persona, erano inseparabili e il pensiero di passare tre mesi senza vederla la rendeva triste, avrebbe dovuto recuperare il tempo perso in qualche modo.
Si avvicinò ai due salutandoli, Ruby le si gettò al collo mantre Killian saliva velocemente le scalette dello scivolo e scendeva con aria spavalda, Emma rise forte alla vista di quel gesto, adorava i tentativi di attirare l’attenzione da parte del piratino.
-Ems, siamo libere, è finita la scuola, domani dormiamo fino a tardi!- esclamò eccitata la rossa –Vero che vieni con noi ai giardini domani, la nonna ha detto che mi lascia venire solo se ci sei anche tu, ti preeegoo!- incrociò le dita stringendole forte.
Emma non sapeva cosa risponderle, avrebbe voluto ma doveva vedere i suoi genitori cosa dicevano, le avrebbero detto di iniziare a fare i compiti per non rovinare  le vacanze a loro in seguito quando avrebbe chiesto il loro aiuto.
Stava per rispondere quando fu travolta da una bambina che stava correndo a testa bassa, nel giro di pochi secondi si ritrovò a terra con la bimba sopra di sè, era leggermente stordita e sentiva il sangue colarle dalle ginocchia sicuramente sbucciate, bruciava incredibilmente e avrebbe voluto piangere ma c’era Ruby ed Emma non piangeva mai davanti a lei.Era il loro patto.Piangere sì ma non davanti all’altra, se lo avesse fatto anche Ruby avrebbe iniziato a piangere e così avrebbero allagato i giardini interi.
L’altra non sembrava essere d’accordo con loro perchè iniziò a piangere copiosamente toccandosi parti del corpo che erano distanti anni luce da dove aveva colpito.Emma alzò gli occhi al cielo sospirando e scambiandosi uno sguardo complice con Ruby.
Quella bambina era appena rientrata nella categoria: bambina smorfiosa e irritantemente un’ottima attrice.
-Tutto a posto?- chiese Emma per essere educata.
-NO!- urlò l’altra con la lingua impastata di lacrime –Sono per terra e mi sono rotta le collant!-
-Ah certo, le collant, figurati, le mie ginocchia stanno bene!- sussurrò ironicamente la bionda, quell’affermazione aveva confermato la sua ipotesi.Era una figlia di papà anche un po’ egoista dato che non si era minimamente preoccupata di vedere se Emma si era “rotta le collant” come lei oppure aveva le ginocchia tinte di sangue.
Prima le collant e poi, se mai avanzava tempo, gli altri.Quello sembrava il motto della bambina.
-Mia madre mi metterà in punizione, erano nuove, come faccio!- continuò a lamentarsi.
-Digli la verità: stavi giocando e ti divertivi e sei inciampata su un’altra bambina, cadendo ti si sono rotte, è semplice- rispose noncurante Emma, era sempre seduta per terra e con le dita stuzzicava la ferita togliendo le pellicine che le davano fastidio.
-Non è così facile.Mia madre non mi crederà-
-Ma se le dici una bugia ti crederà ancora di meno-
Ruby ascoltava in silenzio lo scambio tra le due, i suoi occhi si muovevano da una parte all’altra come un arbitro che guarda una pallina da tennis, sembrava ipnotizzata.
-Non dovevo giocare, aveva ragione lei, dovevo andare subito a casa e fare i compiti!- tirò su con il naso.
-Principessina sul pisello, come ti chiami?- chiese Ruby sedendosi alla fine dello scivolo.
-Regina- disse l’altra.
Emma e Ruby si guardarono prima di esclamare in coro un “ modesta” e scoppiare a ridere.
-Rapunzel e Pomodoro, la finite di ridere, Regina è il mio vero nome!-
-Ehi, io non ho i capelli lunghi come Rapunzel-
-Perchè io Emma ti sembro un pomodoro?- si difese ridendo Ruby.
-Bhe, in un’altra dimensione o un’altra vita nascerai pomodoro, o se preferisci direttamente Ketchup!- la prese in giro Emma.
-La potete finire, sù, aiutami a liberarmi così la tua compare è libera e smette di lamentarsi e io posso andare a casa mia e scappare da mia madre.Non la sopporto, preferirei non averla mai avuta!- protestò Regina, Emma si era rabbuiata e aveva abbassato il capo, Ruby le diede una pacca affettuosa sulla spalla.
-No, non lo vorresti, nessuno lo vorrebbe!- disse con un filo di voce la bionda.
-Io sì, non posso fare niente da sola-
-Quando inizi a fare tutto da sola ti rendi conto di quello che ti manca-
-Ma cosa ne sai tu, non mi conosci nemmeno-
Emma cercò di bloccare il braccio di Ruby che si era precipitato a sollevare Regina per la camicia, nessuno doveva permettersi di fare allusioni a qualche madre davanti a loro, proprio loro che non l’avevano mai vista.
-Sentimi bene piccola stronzetta, dovresti imparare a non lamentarti di ciò che hai perchè quando lo perdi, lo perdi e non puoi più tornare indietro e piangere per una ferita sperando che tua madre ti consoli perchè lei non c’è più e tu sei da sola e ti devi arrangiare- disse arrabbiata, i capelli rossi sembravano più accesi del solito –E alzati da Emma, se non era per lei altro che collant rotte!-
La prese per un braccio e la strattonò via tirando poi su Emma che stava continuando a giocare con la sbucciatura.
-Ruby...Rubs, basta, davvero.Non l’ha fatto apposta, non voleva, ne sono sicura- si intromise Emma facendo calmare le due.
-Sì, non volevo farlo apposta, non volevo fare quello che ho fatto- si scusò a disagio Regina, non aveva capito bene in cosa avesse sbagliato, ma preferì non fare ulteriori danni.
-Come punizione dovrai accompagnare Emma alla fontana e aiutarla a disinfettare le ferite, magari l’acqua fredda ti aiuterà a non rifarlo più- disse Ruby imitando un tono altezzoso e precisino che fece sorridere le altre.
Regina annuì e si lasciò guidare fino al rubinetto, mentre Emma si sciacquava le ginocchia Regina la guardava e la studiava: sembrava così sicura di sè, autonoma e in certi casi più grande della sua età eppure era una bambina come lei.
-Scusa, non pensavo che Ruby ti avrebbe spaventato così, di solito lo fa solo con i bambini più grandi e i maschi-
-La conosci da tanto?-
-Tantissimo, da quando eravamo piccole, è come una sorella per me-
-Posso chiederti perchè si è arrabbiata così tanto-
Emma si asciugò con dei fazzoletti che le aveva dato Regina.
-E’ che ci fa arrabbiare quando qualcuno si lamenta dei propri genitori davanti a noi perchè essere senza di loro ci fa sentire diverse, lei vive con sua nonna, io sono in affido, solo per questo: non sapete godervi il momento della vostra famiglia, voi che ce l’avete veramente-
Regina la abbracciò istintivamente, un gesto naturale tra le sue amiche.
-Mi dispiace, non volevo-
-Tutto a posto!Non sei la prima-
Regina estrasse dalla tasca del grembiule un paio di cerotti con le principesse disegnate sopra, li mostrò ad Emma e poi si accucciò per metterglieli sulle ferite cercando di evitare che la colla finisse sulle zone arrossate.
Emma sorrise per l’inaspettata gentilezza e dolcezza della mora e si ricordò di avere anche lei qualcosa che faceva al caso di Regina.
-Aspetta!Tieni queste, io non le uso, so che non sono belle come le tue, però possono andare- disse porgendole un paio di collant blu che poche ore prima aveva messo sotto la gonna.
-Ma...ma sono le tue, te come farai?-
-Sopravviverò un’estate senza calze, tienile tu e salvati il culo da tua madre e abbracciala dopo-
Regina sorrise abbracciandola di nuovo.
-Magari il prossimo anno giochiamo insieme ai giardini- propose la mora.
-Ci conto-
-Io sono Emma...comunque- le tese la mano.
-L’avevo capito...Regina- gliela strinse forte nella sua.




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