'Con questo
mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare
rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi, nè offenderli in alcun
modo’
Gasoline.
[I thought we
could make a little music
You know I never really thought that we would lose it
Maybe we let it go too fast]
James sapeva che non sarebbe potuto durare per sempre, ma
comunque fa male quando un sospetto si concretizza e diventa realtà.
A volte ti ripeti una cosa per scaramanzia, perché pensi
che se te ne convinci soffrirai di meno, ma sono cazzate.
Fa comunque un male fottuto.
Da qualche mese le cose con gli altri non andavano, ma da
li a chiamarsi furoi ce ne voleva.
Lui e Mick continuavano ad avere discussioni, il clima
era così pesante che quasi si poteva annusare la tensione fra di loro, ma James
era convinto che l’avrebbero superato.
Forse era troppo ottimista.
Sembrava fosse passato così tanto da quando loro due si
erano incotrati.
Per lui non era mai stato solo ‘il bassista della band di apertura’. L’aveva notato subito.
Un ragazzo che a ventunanni va in giro vestito come se ne
avesse sedici, con borchie, capelli colorati e tutto il resto non passa
inosservato.
Uno dei primi giorni, mentre si stava esibendo con il suo
gruppo, Keith l’aveva guardato dall’alto in basso, aveva sorriso a dentri
stretti ed aveva sussurrato –Mhn..
carino-
Lo sguardo che ricevette in quel giorno da James convinse
lui e chiunque altro a non fare mai più commenti del genere.
Ma, nonostante fosse riuscito a tenere a bada la
concorrenza, James si era trovato comunque nei casini. Non era mai stato tanto
bravo ad approcciare. Certo, ci aveva
provato con un po’ di persone fino a quel momento , ma si era sempre e comunque
sentito un idiota. E la figura dell’idiota con Mick proprio non voleva farla.
E così quel
piccolo tour era finito, e lui non aveva nemmeno toccato la prima base.
Quando Javier gli disse che voleva lasciare la band James
pensò che qualcuno gli stava dando un’altra occasione. Non chiamarono nessuno
per prendere il suo posto. James si fece solamente coraggio e invitò Mick fuori
per un caffè.
-Ehi- lo salutò
Mick togliendosi gli occhiali da sole mentre entrava da Starbucks.
James sorrise e bevve un sorso di frappuccino.
Probabilmente con la fortuna che aveva gli erano rimasto i baffi con la
schiuma.
-Ascolta, ho una
proposta da farti..- aveva detto alzando lo sguardo. –Non dovresti prendere impegni perché.. vieni in tour con noi. Javier
se ne va e io ti voglio come bassista degli Eighteen Visions-
Mick se ne era andato dicendo che doveva pensarci su, ma
in tre ore faceva parte ufficilamente della band.
Da quel momento James ebbe continue occasioni per
approfondire la conoscenza; dalle mani sfiorate sul palco alle innumerevoli volte
in cui dividettero la camera d’albergo o semplicemente il lettino sul torubus..
Se non fosse stato straight-edge probabilmente si sarebbe
giustificato con una sbronza, invece era un continuo inventarsi scuse assurde ‘James aveva paura del buio’, ‘Ci nascondevamo dagli alieni’, ‘Dal letto sopra arrivano gli spifferi’..
I ragazzi facevano finta di crederci. Nella band vigeva
la scusa del vivi e lascia vivere, in più la cosa tra di loro non creava
particolari imbarazzi, quindi tutto ok.
Quando James compì 25 anni Mick prese il suv di Trevor e guidarono
fino a Malibù.
Si sedettero sulla spiaggia e, sotto un sole che spaccava
le pietre, giocarono a poker, mangiarono le tortine che avevano preso alla stazione
di servizio e improvvisarono una partita con i racchettoni.
Fu il compleanno migliore che James ricordava.
Quando stavano tornando a casa, Mick aveva staccato per
un attimo lo sguardo dalla strada per puntare gli occhi verso James. –Ma.. se uno mi chiede che cosa siamo noi,
che cosa gli devo rispondere?-
-Mhn.. che se ci
prova gli spacco la faccia- aveva risposto il cantante lapidario mettendosi
gli occhiali da sole nonostante fossero quasi le sette di sera.
-Quindi gli dico
che stiamo insieme?-
-Secondo me non
dovresti nemmeno rivolgere la parola ad un tipo così- aveva sussurrato
prima di sporgersi verso di lui e baciarlo a fior di labbra.
Quella fu la prima volta che parlarono della loro
posizione nei confronti dell’altro. Probabilmente perché non ne erano i tipi, e
quel giorno la domanda di Mick fu dettata più dalla curiosità che da altro.
Non vedevano la necessità di certe cose. Il loro rapporto
era fatto dalle cose ovvie e sottintese, dai pensieri che ronzavano nella mente
di entrambi ma a cui nessuno aveva mai avuto la voglia, o forse il coraggio, di
accennare.
La prima volta che James disse ‘Ti amo’ a Mick fu il giorno in cui lui lo lasciò.
Era il sei di Aprile, un venerdì abbastanza caldo.
James era sdraiato sul suo letto, intento ad accarezzare
il suo gatto quando il suo cellulare vibrò.
Mick gli diceva di vedersi da Starbucks.
Ironico come tutto per loro due fosse iniziato e finito
dentro una caffetteria, soprattutto perché lui era straight edge e il caffè non
lo beveva.
Dalla sua espressione quando lo vide, James capì che non
erano belle notizie.
La sera prima Mick era andato da lui, avevano litigato e James
aveva finito per cacciarlo di casa; ma lui intuì che non era solo per quello.
Era come se tutte le serate no, le litigate, le parole
non dette dietro cui James si nascondeva avessero finito per creare un qualcosa
di grosso e scuro dentro Mick.
Nella mente di James si formarono un sacco di alternative
di come avrebbe dovuto comportarsi in passato o come si sarebbe potuto
comportare in futuro, tutto pur di non lasciare andare nulla di loro. Si poteva
recuperare tutto, James lo sapeva. E lo sapeva anche Mick, forse..
-Io non posso più
continuare ad andare avanti così, ho parlato con i ragazzi e anche loro sono d’accordo…-
-Ma di che cazzo stai
parlando..?- biascicò James.
-Di noi, della band..
–
James prese un sorso di latte e qualche secondo per
riordinare le idee.
Avrebbe voluto litigare, prenderlo a pugni, e poi
baciarlo, riempirlo di insulti e poi sussarargli di non andarsene, ma al posto
di tutto questo gli vennero fuori dalla labbra solo quattro piccole parole. –Ma io ti amo..-
L’annuncio ufficiale dello sciglimento della band arrivò
tre giorni proprio, direttamente dal blog di Mick. Così facendo il bassista non aveva distrutto
solo la sua vita sentimentale, ma la sua vita intera. Non ne era rimasto un
aspetto integro, visto che lui e la Musica la occupavno tutta.
Per il primo mese James non si avvicinò nemmeno ad una
chitarra, ma poi la sua vita ricominciò lentamente.
Il fatto era che non era pronto ad essere lasciato, lui
aveva bisogno di Mick, più di quanto avesse mai confessato; lui lo amava. E forse
a Mick questo non interessava, o non lo sapeva o lo sapeva ma..
Nel bene o nel male avevano passato quasi dieci anni
insieme e l’unica cosa Mick aveva fatto era bruciare quei ricordi con la
benzina.
[You checked out
from the moment didn't think it was over
I gave you the best of me
Got my collection of photos and an old box of letters
Gonna soak 'em up in gasoline]
Gasoline: Burn Halo
NdA: E, sorpresa generale, sono ancora viva!
Lo so, ho un sacco di storie abbandonate e sono qui con
una nuova short. Il fatto è che ho un blocco che mi perseguita da mesi e mesi. Ma
ora voglio rimettermi in carreggiata.
Quindi ho deciso di ricominciare con la mia band
preferita. Lo so qui questo fandom non ha molta fortuna, anzi è proprio vuoto
(and it’s a shame!) ma non importa, piace a me ed è questo che conta.
Mick è una delle poche persone con cui potrei accettare
di dividere James, e questa è in breve
una mia piccola interpretazione di come possono essere andate le cose.
Questa storia non mi soddisfa appieno, ma almeno non mi fa
schifo completamente, ed è già qualcosa.
I Burn Halo sono il gruppo fondato da James dopo che gli
Eighteen Visions si sono sciolti. E’ uscito il loro album da poco ed è pieno di
canzoni slashiosissime (almeno per come la vedo io) anche se gli 18V rimarrano
per sempre nel mio cuoricino infranto.
That’s all folks.
Ringrazio chiunque leggerà questa cosuccia e chi la
commenterà.
xxx
Fede.