Fée Verte
Ride con il capo all'indietro e i riccioli biondi sparsi sull'erba. Delinea con voce roca il mondo che immagina, le dita disegnano angoli e linee astratte.
I suoi occhi verdi vedono oltre la linea immaginaria dell'orizzonte, la sua voce ammalia come il canto di una sirena.
Ti canta un'utopia.
Gli scruti l'anima – ti trascina, ti invita, ti chiama – ed è come hai sempre intuito, come hai sempre saputo.
Genio e follia, luci e ombre, verità e bugie.
Non importa. É lui, è Gellert.
Immerso tra le pagliuzze dorate dei suoi occhi vedi, ti perdi e sprofondi in quell'oblio verde assenzio.
È pazzo, lo sei anche tu.
Sei perduto.
[110 parole]
Note.
*Fée Verte, ovvero ‘La fata verde’ era un eufemismo per indicare l’assenzio
L'Assenzio nelle Sacre Scritture simboleggiava le vicissitudini ed i dolori della vita per il suo gusto amaro; nonostante ciò, in diverse culture, donare una pianta di assenzio rappresenta un augurio di felicità per chi lo riceve. Il confine tra benessere ed intossicazione nel caso di questa pianta è molto labile perché fin dall'antichità si riconoscono delle proprietà medicamentose anche se, convenzionalmente, rappresenta l'oblio dello spirito e del corpo.
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